martedì 28 aprile 2009

Novecento 2010



L’uomo di Lugagnano quella mattina s’alzò presto, si fece la barba anche se era di mercoledì e prese la corriera per Fiorenzuola. Arrivato in stazione comprò il giornale e ordinò il solito caffè corretto grappa. Si sedette al tavolino del bar mentre attendeva il treno per Parma. I titoli del giornale lo disgustarono: “Abolita la legge 194”, “Il ministro Dell’Utri pone la prima pietra del ponte sullo Stretto”. Il titolo dell’editoriale di Francesco Giavazzi gli provocò uno di quei rigurgiti di cui da tempo soffriva: “Competitività dell’impresa e mito della scuola pubblica”. Per fortuna arrivò il treno regionale.

L’uomo di Lugagnano non andava a Parma, scese infatti a Fidenza. Sul piazzale della stazione girò intorno al grattacielo, prese in discesa la strada del sottopasso e poi girò in una di quelle vie a sinistra che portano in centro, guardando attentamente le targhe stradali, perché lì non c’era mai stato. L’indirizzo gli era stato suggerito sottovoce dal proprietario del bar degli inglesi, che già aveva fatto il suo stesso itinerario una settimana prima. Il fatto di essere stato preceduto da un amico lo tranquillizzò un poco, perché era la prima volta che metteva piede in un posto del genere.

L’uomo di Lugagnano entrò in un cortile e vide finalmente l’insegna, la sagoma stilizzata in lamierino dipinto di nero di una donna nuda a cavallo. Il nome “Lady Godiva” indicava in modo abbastanza chiaro che tipo di merce avrebbe trovato lì dentro. Si rassettò i capelli con le mani, ingoiò una mentina per togliersi di bocca il saporaccio di caffè e grappa maldigeriti e suonò il campanello.

L’uomo di Lugagnano si aspettava un tipo completamente diverso. Invece gli aprì una signora sulla cinquantina, rossa di capelli, vestita in modo tutt’altro che provocante, che lo guardò studiandolo attraverso spesse lenti da miope. La signora capì subito l’imbarazzo dell’uomo e gli sorrise: “Posso esserle utile?” – “Mi manda Nino di Lugagnano, quello del bar.” – “Ah, sì. Venga, ne ho ancora una copia, l’ho tenuta apposta per lei”. Lo condusse nel retro del negozio, tra scatole di vibratori e bambole gonfiabili. Una porta aperta dava su un giardinetto interno, dove razzolavano alcune galline.

L’uomo di Lugagnano si trovò in mano il pacchetto, si deterse il sudore con il fazzoletto e chiese: “E’ proprio questo? C’è tutto, senza tagli?” – “C’è tutto, l’ho masterizzato io stessa” – “Anche la scena di Olmo con il nonno? E quella… quella…” – “Sì, anche quella in cui giustiziano il fascista Attila. Ma stia attento uscendo da qui. Glielo metto nella custodia di un film lesbo, casomai le Guardie Padane la fermassero. E’ meglio essere prudenti.”

1 commento:

  1. Daimò, su! Valà!
    Quest'ultima crisi, un ultimo sforzo,
    e verrà la Libbertà!

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