venerdì 1 maggio 2009

Primo Maggio



Kalenda Maia

Kalenda maia
Ni fueills de faia
Ni chans d'auzell ni flors de glaia
Non es qe.m plaia,
Pros dona gaia,
Tro q'un isnell messagier aia
Del vostre bell cors, qi.m retraia
Plazer novell q'amors m'atraia
E jaia,
E.m traia
Vas vos, donna veraia,
E chaia
De plaia
.l gelos, anz qe.m n'estraia.

Ma bell' amia,
Per Dieu non sia
Qe ja.l gelos de mon dan ria,
Qe car vendria
Sa gelozia,
Si aitals dos amantz partia;
Q'ieu ja joios mais non seria,
Ni jois ses vos pro no.m tenria;
Tal via
Faria
Q'oms ja mais no.m veiria;
Cell dia
Morria,
Donna pros, q'ie.us perdria.

Con er perduda
Ni m'er renduda
Donna, s'enanz non l'ai aguda
Qe drutz ni druda
Non es per cuda;
Mas qant amantz en drut si muda,
L'onors es granz qe.l n'es creguda,
E.l bels semblanz fai far tal bruda;
Qe nuda
Tenguda
No.us ai, ni d'als vencuda;
Volguda,
Cresuda
Vos ai, ses autr'ajuda.

Tart m'esjauzira,
Pos ja.m partira,
Bells Cavalhiers, de vos ab ira,
Q'ailhors no.s vira
Mos cors, ni.m tira
Mos deziriers, q'als non dezira;
Q'a lauzengiers sai q'abellira,
Donna, q'estiers non lur garira:
Tals vira,
Sentira
Mos danz, qi.lls vos grazira,
Qe.us mira,
Cossira
Cuidanz, don cors sospira.

Tant gent comensa,
Part totas gensa,
Na Beatritz, e pren creissensa
Vostra valensa;
Per ma credensa,
De pretz garnitz vostra tenenza
E de bels ditz, senes failhensa;
De faitz grazitz tenetz semensa;
Siensa,
Sufrensa
Avetz e coneissensa;
Valensa
Ses tensa
Vistetz ab benvolensa.

Donna grazida,
Qecs lauz' e crida
Vostra valor q'es abellida,
E qi.us oblida,
Pauc li val vida,
Per q'ie.us azor, donn' eissernida;
Qar per gencor vos ai chauzida
E per meilhor, de prez complida,
Blandida,
Servida
Genses q'Erecs Enida.
Bastida,
Finida,
N'Engles, ai l'estampida.

Calendimaggio

Né calenda di maggio né foglia di faggio né canto di uccello né fiore di gladiolo c'è che mi piaccia, nobile e gaia signora, finché uno svelto messaggero io riceva dalla vostra bella persona, che mi riferisca di un nuovo piacere, sicché amore mi attiri e giaccia con voi e mi spinga verso voi, dama sincera; e cada ferito il geloso prima che mi ritiri.

Mia bell'amica, in nome di Dio, non avvenga mai che il geloso rida del mio male, perché pagherebbe caramente per la sua gelosia, se separasse due amanti come questi; perché io non sarei mai più gioioso, né, senza di voi, gioia mi varrebbe: tale via prenderei che più nessuno mai mi vedrebbe; il giorno che vi perdessi, dama eccellente, io morirei.

Come sarà perduta e come potrà essermi restituita una dama se non l'ho avuta? Infatti non si può essere amanti solo con il pensiero; ma quando l'innamorato si muta in amante, grande è l'onore che cresce in lui, e l'espressione felice fa sorgere questo mormorio. Eppure non vi ho mai tenuta nuda, né vinta in altro modo: vi ho desiderata e ho riposto in voi la mia fede senza altra ricompensa.

Difficilmente avrei gioia, Bel Cavaliere, se mi separassi tristemente da voi perché altrove il mio cuore non si rivolge né mi attira il mio desiderio, ch'altro non desidera; perché so, signora, che piacerebbe ai maldicenti, che diversamente non starebbero in pace: qualcuno vedrebbe, ascolterebbe le mie disgrazie e di esse vi sarebbe grato, qualcuno che vi guarda, che vi pensa pieno di speranza, sicché il cuore sospira.

Così gentilmente nasce e sopra tutti si ingentilisce e cresce, donna Beatrice, il vostro valore; nella mia opinior onorate il vostro dominio di pregio e di belle parole senza errore; di nobili fatti possedete il seme; avete scienza, pazienza e conoscenza; incontestabilmente rivestite il vostro valore di benevolenza.

Dama gentile, ciascuno loda e proclama il vostro valore che è amabile, e chi vi dimentica poco gli vale la vita, sicché io vi adoro, signora distinta; perché io vi ho scelta come la più nobile e la migliore, perfetta in pregio, e vi ho corteggiata e servita meglio di quanto Erec fece con Enide. Composta, finita, signor Inglese, ho l'estampida.

Raimbaut de Vaqueiras, (prima metà del XII secolo – 1207 ?)

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Ben venga maggio

Ben venga maggio
e 'l gonfalon selvaggio!
Ben venga primavera,
che vuol l'uom s'innamori:
e voi, donzelle, a schiera
con li vostri amadori,
che di rose e di fiori,
vi fate belle il maggio,
venite alla frescura
delli verdi arboscelli.
Ogni bella è sicura
fra tanti damigelli,
ché le fiere e gli uccelli
ardon d'amore il maggio.
Chi è giovane e bella
deh non sie punto acerba,
ché non si rinnovella
l'età come fa l'erba;
nessuna stia superba
all'amadore il maggio
Ciascuna balli e canti
di questa schiera nostra.
Ecco che i dolci amanti
van per voi, belle, in giostra:
qual dura a lor si mostra
farà sfiorire il maggio.
Per prender le donzelle
si son gli amanti armati.
Arrendetevi, belle,
a' vostri innamorati,
rendete e cuor furati,
non fate guerra il maggio.
Chi l'altrui core invola
ad altrui doni el core.
Ma chi è quel che vola?
è l'agiolel d'amore,
che viene a fare onore
con voi, donzelle, a maggio.
Amor ne vien ridendo
con rose e gigli in testa,
e vien di voi caendo.
Fategli, o belle, feste.
Qual sarà la più presta
a dargli el fior del maggio?
-Ben venga il peregrino.-
-Amor, che ne comandi?-
-Che al suo amante il crino
ogni bella ingrillandi,
ché gli zitelli e grandi
s'innamoran di maggio.-

Angelo Poliziano (1454- 1494)

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Canzone del maggio

Lottavano così come si gioca
i cuccioli del maggio era normale
loro avevano il tempo anche per la galera
ad aspettarli fuori rimaneva
la stessa rabbia la stessa primavera...
………

Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credervi assolti
siete lo stesso coinvolti.

Anche se avete chiuso
le vostre porte sul nostro muso
la notte che le "pantere"
ci mordevano il sedere
lasciandoci in buonafede
massacrare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c'eravate.

E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le "verità" della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.

Fabrizio De André, da “Storia di un impiegato”, 1973

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