domenica 13 settembre 2009

Le zirudèle geologiche di Edoardo Semenza


Edoardo Semenza (1927-2002), figlio dell’ingegner Carlo Semenza, progettista e costruttore della diga del Vaiont, fu il geologo che scoprì la grande frana del Monte Toc nell’agosto 1959, ipotizzando che potesse muoversi nuovamente con il riempimento del lago ("Papà sono 50 milioni di metri cubi"). Quattro anni dopo il suo inascoltato avvertimento, cui si opponevano le rassicurazioni di alcuni baroni dell’italica geologia, il 9 ottobre 1963, la frana scivolò nel bacino artificiale, provocando una delle più grandi tragedie della nostra storia recente. Semenza ha insegnato per più di quarant’anni all’Università di Ferrara varie materie geologiche, in particolare Geologia applicata. La sua attività non si è limitata alle ricerche e alla formazione accademica, ma si è realizzata sul campo con numerosi studi e interventi di sistemazione di versanti in frana, sempre guidato dall’idea, maturata proprio al Vaiont, che lo studio approfondito della geologia prima della progettazione di qualsiasi lavoro di ingegneria civile è fondamentale per la prevenzione dei disastri che solo l’ignoranza o l’interesse definiscono poi naturali.

Semenza è stato autore di moltissime pubblicazioni scientifiche, editi anche su riviste straniere, ma me ne occupo per un libretto dalla copertina di cartone grezzo che diede alle stampe nel 1983 per la Pitagora Editrice di Bologna, dallo strano titolo Quant’è bella geologia! Ve lo dico in poesia… - Zirudèle geologiche. Si tratta, come promette il titolo, di zirudèle, poesie umoristiche in versi ottonari con rima baciata, suddivisi in quartine, tipici della tradizione popolare dell’Emilia orientale (Bologna, Modena, Ferrara). Semenza le scriveva in italiano (ma anche in tedesco e latino italianizzati!), soprattutto durante le pause dei convegni geologici e delle relative escursioni cui partecipava, per poi recitarle alla fine dei pranzi conviviali, che, com’è tradizione dei geologi di tutto il mondo, suggellano l’impegno scientifico con abbondanti mescite di vino(1).

Naturalmente, date la modalità e lo scopo delle composizioni, la qualità letteraria non è eccelsa, ma l’originalità delle poesie di Semenza ne fa forse l’unico successore di Alberto Cavaliere, autore della celebre Chimica in versi, alla quale tempo fa ha dedicato un articolo Dario Bressanini sul suo blog.

Le zirudèle di Semenza sono suddivise in base alla data e all’occasione in cui furono scritte e sono precedute da una breve introduzione che spiega gli avvenimenti. Spesso sono citati i nomi di suoi colleghi, in particolare quello di Alberto Castellarin, oggi decano del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Bologna, che scrisse la divertita presentazione dell’opera. Presento le poesie scritte in due occasioni, affidando alle note la spiegazione dei concetti o dei nomi ignoti ai non addetti.

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LA BATTAGLIA DEL SOLSTIZIO
Roma, 20-21 dicembre 1977

Se non sbaglio, con questo nome fu chiamata la battaglia scatenata dagli austriaci sul Grappa attorno al solstizio d'inverno del 1917. Un niente in confronto con il dramma geologico che continuamente si svolge nella collisione e nella subduzione tra le placche. Molto di più, invece, di quella combattuta sessantanni dopo nell'aula magna del C.N.R. tra geologi e geofisici da una parte, e chi (assente) ci aveva spedito il sig. Zimei, portatore di una strana teoria, comparsa anche sui giornali, che pretende di individuare la causa dei terremoti nella "ipercolazione", ossia con la penetrazione forzata (da chi?) dell'acqua nel sottosuolo (!). Andreotti, allora presidente del consiglio, evidentemente investito della questione, non essendo in grado di giudicare, aveva indirizzato lo Zimei alla direzione del progetto Finalizzato Geodinamica; ma molti nell'assemblea si sentirono offesi per questa presenza non qualificata e per questa teoria palesemente sballata, e cominciarono ad inveire contro il mittente!

Dell'inverno nel solstizio
a qualcun venne lo sfizio
di riunire mezza Italia,
per studiar la gran battaglia

che tra lor (gaudio e contento!)
fan le placche in movimento.
Chi le muove? Subduzione,
o soltanto lo Scandone?

Con quell'aria da profeta (2)
tutto ei sa dall'A alla Zeta,
e perciò nel Geodinamico
ha il coltello per il manico:

sprizza i magmi, fa gli scoppi,
e profili, non mai troppi,
e profondi press'a poco
giù giù giù, fino alla Moho; (3)

sì da fare, bene o male,
un modello strutturale;
ma non fermo, come un plastico,
bensì vivo, palinspastico.(4)

Tutto ei pensa, vede e sente,
e non lascia indietro niente;
tutto invece spinge avanti...
e ci rompe tutti quanti!

Sinché infin, tra gli altri nei,
ci regala lo Zimei,
che con l'ipercolazione
spiega tutta la questione.

Qui divampa la polemica,
e si insinua la politica,
che di ciò vuoi fare un perno
per girare anche il governo!

Ma alla fin della manfrina
Scriverem ‘na letterina,
sol per dire ad Andreotti
Che Zimei ci ha un poco rotti!

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LA VERA STORIA DELLA FRANA DI ANCONA
del 13 dicembre 1982
(con licenza dei superiori)

La "poesia dello scandalo". Mi ha detto, qualche giornalista, che son stato crudele, e anche scemo. Ma in verità io ho voluto soltanto riassumere in versi quel che c'è nella relazione di Crescenti et al. (tra questi al. ci sono anch'io) magari propendendo piuttosto decisamente per una delle due interpretazioni là riportate (la mia); e se c'è scappata qualche rima divertente, che male c'è? Comunque la responsabilità è di tutti, dato che tutti han voluto che la facessi (la "poesia"), e una volta fatta l'han voluta allegare alla relazione. Certo chi ha fatto viste di scandalizzarsi, credo che fosse soprattutto seccato per il contenuto della relazione..., ma lasciamo perdere. Altri han detto che mi diverto a scherzare sulle disgrazie altrui: direi di no. Però forse c'è un po' di "deformazione professionale". Come un medico, davanti a una malattia ben evidente e ben diagnosticabile, dice ai colleghi: «vedeste che bella polmonite!», così vedendo la frana dì Ancona, non ho potuto fare a meno di dire a tutti: «vedeste che bello scivolamento rotazionale, da manuale!» Ma uno che si occupa di frane, dovrebbe piangere tutto il giorno? E poi io credo veramente che si possa rimediare: alla frana intendo, non allo scandalo. Comunque non son stato io a provocarlo!

Fu Montàgnolo per gli avi (5),
che ci fecero gli scavi,
ma l'immemore figliolo
l'ha chiamato Montagnòlo!

È per voglia di vendetta
che ha mollato giù una fetta?
Veramente ci son prove
che non sono cose nuove,

perché quello ch'è accaduto
poco o tanto ha ripetuto
fatti noti e pubblicati
fin dai secoli passati!

Verso il monte una scarpata
assai ripida e striata;
poi ripiani basculati
con ristagni mal drenati,

ed il piede rigonfiato,
che la strada ha sollevato,
e incurvato anche i binari
della via Bologna-Bari.

È una sindrome evidente
di una frana scivolante
lungo un piano principale
che va in giù, rotazionale,

e rIsale verso il mare;
ma altro piano similare,
a metà, e da lunga data,
la gran massa ha ritagliata.

Non ha fatto un gran percorso
(nel dicembre ultimo scorso),
ma è una massa colossale,
e al contatto fa un gran male!

Sopra, trovi distensione,
alternata a compressione:
qua, una fossa sprofondante,
là, più ripido è il versante;

e ritrovi un gran corteggio
di franette, che fan peggio.
Son dei tipi più svariati
(fettolini scivolati,

colatine sbrodolate
e anche fette ribaltate)
che han prodotto gran misfatti
alle case e ai manufatti.

Tutto questo ha interessato
un contesto già fagliato,
e fiaccato (il fatto è noto)
da un gagliardo terremoto (6).

Ma la causa scatenante
della frana più recente
certo è l'acqua penetrata
nell'argilla screpolata:

rigonfiossi, e la pressione (7)
ebbe gran diminuzione;
pur l'attrito s'annullò,
e il fettone scivolò.

Scesa a valle la gran fetta,
i geologi in gran fretta
d'ogni dove sono accorsi,
a tenere i lor discorsi;

ma un gruppetto si è trovato
a raccoglier qualche dato,
e a dar l'interpretazione,
per contarla alle persone (8).

Nel frattempo il Cienneerre
fa studiare queste terre
con analisi e sondaggi
sparpagliati nei paraggi;

cosicché non sarem senza
di una valida sentenza,
che permetterà un futuro
ben più stabile e sicuro

per il verde Montagnòlo
(o Montàgnolo); e sul suolo
di Borghetto e Posatora (9)
si potrà contare ancora (!?)

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(1) Il sottoscritto, laureatosi in scienze Geologiche a Milano, ricorda le assidue frequentazioni di tutti gli studenti in una bottiglieria poco lontana dall’Istituto di piazza Gorini. Per alcuni, uno dei principali problemi delle esercitazioni e delle lezioni pomeridiane era vincere il sonno (e non sempre era colpa dei docenti).

(2) Paolo Scandone, Professore ordinario di Geologia strutturale all’Università di Pisa, vestiva allora sgargianti camicioni un po’ “alternativi”.

(3) Con Moho si indica per comodità la discontinuità di Mohorovicic, dal nome del geofisico croato che la scoprì. È una discontinuità alla base della crosta terrestre, in corrispondenza della quale si verifica un brusco aumento della velocità delle onde sismiche, in particolare di quelle longitudinali (onde P). Il brusco cambiamento delle caratteristiche elastiche viene spiegato con una variazione di composizione delle rocce alla base della crosta, dove comincia il mantello. La Moho è mediamente a circa 30-50 km di profondità, ma risale anche a meno di 10 km al di sotto degli oceani, mentre sotto le catene montuose può raggiungere i 70 km.

(4) In ambito geologico una ricostruzione palinspastica o carta palinspastica è una mappa paleogeografica con la ricostruzione della disposizione originaria degli strati geologici di un'area geografica, prima che ad essi venisse applicata una spinta tettonica deformante.

(5) Cfr. F. De Bosis, Il Montagnolo: studi e osservazioni, Enciclop. Contemp., Gabrielli, Fano, 1859

(6) La sera del 25 gennaio 1972 un terremoto del 7° grado della scala Mercalli colpì la città di Ancona. Iniziò una lunga serie di scosse telluriche che durarono fino al novembre successivo, anche più forti rispetto a quella iniziale. La lunga durata, oltre che l'intensità, di questa serie sismica fu disastrosa per la città, anche se non ci furono vittime. Gran parte degli edifici fu lesionata in modo più o meno grave.

(7) Semenza si riferisce alla pressione efficace. Il comportamento meccanico dei terreni saturi è controllato dalla differenza tra la pressione totale e la pressione dell’acqua, definita pressione efficace. Effetti misurabili quali una variazione di volume, una distorsione o la resistenza a taglio sono dovuti esclusivamente ad una variazione di pressione efficace.

(8) Si tratta della relazione alla quale fu allegata questa zirudèla.

(9) Sono i rioni di Ancona interessati dal movimento franoso, caratterizzati da terreni tradizionalmente considerati instabili, sui quali l’imprevidenza delle amministrazioni dell'epoca aveva consentito l'espansione edilizia e localizzato due ospedali, il distaccamento della Polizia Stradale e la sede della facoltà di Medicina. Ora a Posatora, al posto degli edifici demoliti, sorge il nuovo parco Belvedere.


4 commenti:

  1. Doveva essere un tipo simpatico, magari aveva conosciuto mio nonno, che era nello staff dei progettisti dell'impianto elettrico della diga (il suo ultimo lavoro: nel '63 era già in pensione ma venne comunque svegliato nel cuore della notte quando ci fu il fatto. Ho qui una sua busta con grandi foto zenitali del lago subito dopo, e altre che prese lui stesso...)

    Quindi, le zirudele intese come quartine ottonarie in rima baciata non hanno sinonimi in altri dialetti o altre lingue?
    Se per esempio un tognino se ne inventa una in tetesco, la presenta anche in cermania come "zirutela"?

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  2. il buon Semenza... che ricordi...

    ci fece da guida alla "gita" di geologia applicata proprio al Vajont. Che racconto e che commozione quando eravamo lì sotto la pioggia a sentirlo.

    Alcuni suoi componimenti sono in coda a dei volumi delle Memorie della società geologica italiana. Un vero spasso...

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  3. Bel post, Pop,
    simpatiche le zirudèle che allo stesso tempo ingenerano una certa amarezza alla luce degli accadimenti geologici recenti.
    "l’imprevidenza delle amministrazioni" è sempre attuale purtroppo. Cos'è accaduto in Abruzzo??? Ieri sera ho seguito Presa diretta...
    ciao Pop,
    g

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  4. Grazie!!!

    Non sapevo di questi componimenti anche se sapevo chi era dal libro della Merlin

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