mercoledì 11 novembre 2009

All'incrocio delle verità differenti

Nel bellissimo film Rashōmon girato nel 1950 da Akira Kurosawa, con attore protagonista Toshiro Mifune, ambientato nel Giappone medievale, un boscaiolo, un monaco e un passante si fermano a parlare dell’omicidio di un samurai, ucciso da un brigante che avrebbe anche abusato della moglie di lui. I tre uomini danno tre versioni diverse dell'accaduto, facendo apparire responsabile di volta in volta il samurai, la donna o il brigante. Il film è diventato famoso, tra gli altri motivi, proprio per il montaggio dei flashback, in cui ciascuno dei personaggi racconta la propria verità come un ricordo, in un concatenarsi di finali multipli che invitano lo spettatore a riflettere sulla relatività e sulle mille sfaccettature della verità.

Lo stesso meccanismo è stato adottato dallo scrittore inglese Iain Pears ne La quarta verità (Longanesi & C., Milano, 1999), romanzo epistolare complesso, colto e raffinato, in cui l’omicidio di Robert Grove, un docente del New College, compiuto a Oxford nel 1663, è l’occasione per i racconti di quattro testimoni, ciascuno dei quali fornisce una versione interessata, diversa e verosimile dei fatti. Nel frattempo una ragazza, Sarah Blundy, viene accusata dell'assassinio e condannata all'impiccagione; durante il processo viene accusata di stregoneria e di comportamenti depravati. Quattro testimoni (un cattolico veneziano, Marco da Cola; uno studente in medicina, Jack Prestcott; un insegnante, matematico e teologo, John Wallis; uno studioso dell'antichità, Anthony Wood) per quattro "verità", in cui la stessa vicenda è vista da quattro prospettive diverse. Ciascuno di essi mette in risalto particolari veri, ma la diversa importanza attribuita a questi particolari porta a una ricostruzione differente dalle altre. Ma soltanto uno di loro dice tutta la verità. Due dei protagonisti del racconto, Wallis (tra le altre cose fondatore della Royal Society) e Wood, sono personaggi esistiti veramente, mentre fanno una breve comparsa anche figure storiche come John Locke e Robert Boyle.

Le quattro parti del racconto sono precedute da altrettante epigrafi prese dal Novum Organum di Francesco Bacone (1562-1626). Le prime tre descrivono tre dei suoi “idoli della mente”, mentre la quarta citazione è quella che dà il titolo originale del romanzo (An Instance of the Fingerpost, “Un’istanza cruciale”, dove l'aggettivo denuncia chiaramente la sua origine da crux). Ecco le quattro epigrafi:

1) Vi sono idoli che (…) chiamiamo idoli del foro, riferendoci al commercio e al consorzio degli uomini. Il collegamento tra gli uomini avviene per mezzo della favella, (…) e basta questa informe e inadeguata attribuzione di nomi a sconvolgere in modo straordinario l’intelletto, (…) Perché le parole fanno gran violenza all’intelletto e turbano i ragionamenti, trascinando gli uomini a innumerevoli controversie. (N.O., I, 43)

2) Gli
idoli della spelonca derivano dall’individuo singolo (…). Ciascuno di noi (…) ha una spelonca o grotta particolare in cui la luce della natura si disperde e si corrompe (…) per causa della diversità delle impressioni, secondo che esse trovino l’animo già occupato da preconcetti oppure sgombro e tranquillo (N.O., I, 42)

3) Altri idoli (…) sono penetrati nell’animo umano a opera delle diverse dottrine filosofiche e a causa delle pessime regole di dimostrazione; noi li chiamiamo
idoli del teatro; perché consideriamo tutti i sistemi filosofici (…) come altrettante favole preparate per essere rappresentate sulla scena, buone a costruire mondi di finzione e di teatro . (N.O., I, 44)

4) …Quando, durante la ricerca di una natura, l’intelletto sta incerto e come in equilibrio, nel decidere a quale tra due nature, o più di due, debba essere assegnata o attribuita la causa della natura esaminata, (…)
le istanze cruciali mostrano che il vincolo di una di queste nature con la natura data è costante e indissolubile (…) Così la questione è risolta (…) Tali istanze portano quindi una grandissima luce e hanno quasi una forte autorità; così che il processo dell’interpretazione qualche volta, giunto ad esse, in esse si arresta. Qualche volta le istanze di croce si rinvengono tra quelle notate in precedenza (N.O., II, 36).

Manca nelle citazioni scelte come epigrafe un riferimento al primo degli idola baconiani, cioè gli idoli della tribù, che sono i pregiudizi comuni a tutto il genere umano: è probabile che Pears abbia giudicato eccessivo un capitolo ulteriore!

L’ultima citazione fa parte invece della parte costruttiva del Novum Organum e riguarda il modo in cui deve essere organizzata l’esperienza della realtà. In questa sezione dell’opera il filosofo inglese elabora la sua teoria dell’induzione, basata sul confronto tra i vari casi, la loro interpretazione, la formulazione di ipotesi, la loro verifica sperimentale. Un lavoro lungo e difficile consente spesso di giungere all’ipotesi cruciale, la cui verifica chiarirà la causa e la natura del fenomeno in esame. Le idee di Bacone avrebbero costituito il sostrato del metodo sperimentale, basato però sull’analisi quantitativa e l'utilizzo del "linguaggio matematico", nato proprio nel secolo in cui è ambientata La quarta verità. Secondo Pears, dunque, solo il metodo scientifico consente (e non sempre!) di trovare la strada nella foresta delle opinioni, dei falsi idoli che allontanano dalla verità e che sono altrettante false piste per chi indaga.

(questo articolo è dedicato all’amico Paolo Pascucci)


10 commenti:

  1. Ecco, siamo alle solite: parli sempre di bei libri, a me vien voglia di leggerli, e so di non poterli trovare (almeno non qui) e resto tutta ingrugnata a pensare che ....non è giustooooo!!!
    Ciao
    LPN

    RispondiElimina
  2. LPN: In effetti La cuarta verdad (Editiones Emece, 2003) è fuori catalogo. Lo trovi online nei siti specializzati a 10-11 € circa. Io l'ho trovato su Iberlibro.
    Ciao.

    RispondiElimina
  3. In italiano anche qui:
    http://www.deastore.com/libro/la-quarta-verita-iain-pears-r-ambrosini-a-tutino-tea/9788850213146.html?&ref_id=W07
    Comunque LPN ha ragione. Lo stesso effetto, a volte, me lo fa Antonio D'Orrico sul supplemento del Corriere (sempre che non sia un offesa, visto che il tipo ha delle fissazioni particolari)

    RispondiElimina
  4. Ecco che il caro Pop, nel comporre articoli di rara sapienza , per mezzo di stupefacenti analogie e richiami cine-letterari, sapientemente conduce l'attonito lettore lungo un percorso che va dal noto e statuito al riflessivo e sorprendente. L'incastro degli eventi è strutturato in modo tale che il leggente, dapprima consolato dai solidi terreni della consuetudine esperienziale sia poi portato soavemente ma indefettibilmente a osservare non solo il proiettivo punto di fuga, lo specchietto o finto traguardo dei nostri mentali incedere, no, lo si induce a osservare anche i lati dell'incedenza , là dove si annida una poltiglia cognitiva, all'aspetto e all'olezzo purulenta, che stalla il buon camminlettore, in una sorta di rodimento dubitoso. E facesse solo questo! Con l'allegare a tal rosicchiamento mentale fior fiore di testimoni e fonti, egli, subdolamente direi, instilla nell'ignaro la consapevolezza che tal rosìo abbia le giuste fondamenta e che lo stordimento che cagiona, oltre che dovuto, sia in sè guiderdone adeguato a cotal sua (dell'ignaro) ignorìa. Che dire dunque?
    Ognun sa quanto l'umana razza, vieppiù la mascolina, sia, nel passato e al presente, direi naturaliter, portata verso l'idolo nominato del foro, qual forza della natura a cui, se non debolmente e invano, si resiste.
    Ma, essendo di questi tempi, e come voi ben sapete, una tremenda morìa della vacche, la tanta gente s'inidola ciò che possiede e a quella riede com'ultima certezza in un mondo confuso: la spelonca!
    quanto al teatro, chi non ne usa in suo parlare et agire, voi ditemi sù? che è la vita istessa, gentili signore, a così farci, esser teatranti non per scelta, ma per...necessità.
    e infine, bonariamente, come chi avendoti mostrato l'abisso e fintamente spintoti, sta, e sorridendo dice: a me pur vieni! Ti vo' spiegar perchè, l'usar l'intelligenza, tra virtù veraci è la più vera essere, et tu a seguirla induciti.
    Così, calmati i scossi nervi l'umanlettore, dopo d'aver vissuto lo spaurìo dell'anima s'attinge beveroso come alla fonte di saggezza e ride, come a uno scampato periglio.
    E questo è il sommo e terribilis scriptore: l'inducente pensiero che ti salva.
    Si... insomma Pop... ti volevo ringraziare, ma non trovavo le parole...
    ahahahahah
    grazie vecio ;)

    RispondiElimina
  5. Peppe, la mia fissazione è apertamente dichiarata nel profilo: scienza e letteratura, e poi poesia umoristica e letteratura potenziale. Grazie per l'accostamento: De Bortoli prenda in considerazione la tua nota! :-)

    RispondiElimina
  6. Paopasc: Popinga farebbe tutte quelle cose lì? E vecio lo dici a un altro, che io sono giovane e bello come un attore del cinema. Se non fossi impedito dal sostegno della fleboclisi ti inseguirei di corsa per tutta la rete, altroché.

    RispondiElimina
  7. Ops, parlavo della fissazione di D'Orrico per "scrittori" come Faletti. Le tue non sono fissazioni .....

    RispondiElimina
  8. e comunque il pazzo sono io che ho letto il commento di paopasc per intiero ....

    RispondiElimina
  9. Ben lo sapevo caro notulando l'età tua che per vezzoso vezzo palindromico è del resto la mia, riversamente! et con ciò, barattando la distanza per li vetusti esser significante, per codesta sicurezza m'appropinquavo a cotal coraggiosi e sfacciati lai.

    RispondiElimina
  10. bello!
    Mi han colpito in particolare gli Idoli "della spelonca". Verità!
    g

    RispondiElimina