lunedì 31 maggio 2010

Gli enigmi erotici di Papillon de Lasphrise


Poco si sa della vita di Marc Papillon, “capitano” di Lasphrise. Nacque nel 1555 nei pressi di Amboise, in Turenna, nel piccolo feudo di Lasphrise, da una famiglia nobile impoverita dalle guerre. Orfano di padre, intraprese la carriera militare nelle armate cattoliche, preferendo tuttavia Venere a Marte e chiedendosi perché mai i cristiani dovessero continuare a massacrarsi tra loro. Si ritirò nel suo feudo nel 1587, iniziando a scrivere opere poetiche consacrate più alle battaglie nella camera da letto che a quelle delle guerre di religione. Le sue due opere maggiori, di tono barocco e libertino, sono entrambe dedicate a due donne: Les Amours de Théophile e L’Amour passionnée de Noémie celebrano due femmine ardentemente desiderate e forse mai possedute, l’una perché novizia e l’altra perché sua cugina. Scrisse anche una commedia, La Nouvelle tragicomique. Morì intorno al 1599.

Come molti contemporanei, Marc Papillon de Lasphrise era affascinato dall’aspetto formale della poesia, ai giochi di parole, all’invenzione linguistica e alla “meraviglia”, aspetti che l’erotismo delle sue opere ha fatto spesso sottovalutare. Così fu autore di un sonetto in “lingua bambinesca” e di uno in “lingua sconosciuta”, che inizia con questa quartina:

Cerdis Zerom deronty toulpinye,
Purois harlins linor orifieux,
Tictic falo mien estolieux,
Leulfiditous lafar relonglotye.

La vena giocosa e piccante dell’opera di Lasphrise raggiunge l’apoteosi negli Enigmes, pubblicati per la prima volta nel 1597 nella raccolta Les Premières Œuvres poétiques du capitaine Lasphrise (alle pagine 309–328 del testo in linea offerto dal portale Gallica della Bibliothèque Nationale de France). Si tratta di 22 poesie senza titolo che sembrano descrivere con linguaggio crudo ed esplicito qualche particolare dell’anatomia umana o alludere al sesso e ai suoi giochi. Poi l’autore dà una spiegazione che confonde completamente il lettore, fornendo un’interpretazione fintamente innocente e banale. Si tratta di un rovesciamento totale della metafora erotica, con un’inventiva dall’effetto fortemente umoristico. Di seguito ne presento alcune, accompagnate dal mio tentativo di traduzione:


I
Estant couchée en foule, estant couverte toute,
Elle ondoye eschauffée au masle feu nouveau,
Estrange effect qu’un feu face sortir une eau,
Qui par la roide queuë entierement s’esgoute.

Stando distesa in gruppo, stando tutta coperta,
ella ondeggia eccitata dal maschio fuoco nuovo,
strano effetto che un fuoco faccia uscire un’acqua
che dalla dura coda si sgocciola completamente.

Explication
C’est quelque herbe que l’on met en presse dans un alambicq justement fermé, & par l’ardeur du feu il en distile de l’eau, qui sort toute goutte à goutte par la queuë de la chapelle, qui est de plomb, & qui encor qu’elle soit courbée, ne laisse pas d’estre roide & forte.

Si tratta di una qualche erba che si mette pressata in un alambicco ben chiuso, e per l’ardore del fuoco se ne distilla dell’acqua, che esce tutta goccia a goccia per la coda della cappella*, che è di piombo e che, per quanto sia piegata, non manca di essere dura e forte.

*La cappella è il coperchio dell’alambicco.


II
Quand je sens l’ardent flot (non point extremement)
» Car toute extremité n’est saine tant soit bonne,
Ma duisable chaleur atteinct plus la personne,
Si mon interieur sort du trou mollement.
Venus mere d’Amour me desire ardemment,
La mesme chasteté ainsi m’affectionne,
Toutesfois sans Venus, qui de son surjon donne,
Nul ne voudroit jouyr de mon bien nullement.
En m’aydant je luy ayde avec naïfve flame,
Et de plusieurs façons on use de mon ame,
Roys, Bergers, sont remplis de sa fecondité.
Qui sans coust est utile, à la longue on s’en fasche,
Trop de mol fait vomir, trop de dur serre & lasche,
Mais son Ovale engendre oeuvre plus souhaitté.

Quando sento l’ardente flotto (nient’affatto oltre misura)
“Perché ogni estremità non è sana tanto sia buona”,
il mio piacevole calore attinge più la persona
se il mio intimo esce dal buco mollemente.
Venere madre d’Amore mi desidera ardentemente,
la stessa castità ugualmente mi predilige,
tuttavia senza Venere, che dalla sua fonte dona,
nessuno vorrebbe gioire del mio bene vanamente.
Aiutandomi io l’aiuto con naturale fiamma
E in più maniere si usa la mia anima,
Re, Pastori sono colmati dalla sua fecondità
che senza costo è utile, alla lunga ci si arrabbia,
troppo molle stomaca, troppo duro stringe e rompe,
ma il suo Ovale genera l’opera più desiderata.

Explication
C’est un oeuf molet, que l’on a mis bouillir , qui par sa chaleur eschauffe la personne à luxure, & qui est fort sain, dont les plus sages en mangent ainsi; mais sans estre salé on n’en pourroit manger, l’un s’accommode avec l’autre, le sel seul, ni l’oeuf sans sel ne seroit trouvé bon: on en mange diversement, de pochez, fricassez, &c. C’est une viande dont les Princes usent & tous les pauvres gens comme d’une manne feconde, qui est bonne sans despense. Mangeant ordinairement des oeufs molets on s’en degouste, ils font mal au coeur & sont vomitifs, & estans durs ils restreignent le ventre, & en prenant trop ils le dévoyent & gastent l’estomach. L’oeuf, d’où vient ce mot d’ovale, estant faicte comme un oeuf, engendre un poulet, qui vault mieux, & que l’on desire plus que luy.

Si tratta di un uovo morbido che si è messo a bollire, che per il suo calore scalda la persona con gran godimento, e che è assai sano, perciò i più saggi lo mangiano così; ma senza essere salato non lo si potrebbe mangiare, l’uno si accompagna all’altro, il sale* da solo, né l’uovo senza il sale sarebbero considerati buoni: lo si mangia in modi diversi, in camicia, strapazzato. È un cibo che utilizzano i Principi e tutti i poveri come una manna feconda, che è buona senza spesa. Mangiando normalmente delle uova morbide ci si disgusta, fanno male al cuore e fanno vomitare, e essendo dure stringono il ventre, mangiandone troppe lo corrompono e guastano lo stomaco. L’uovo, da cui viene la parola ovale che è fatta come un uovo, genera un pulcino, che vale di più e che si desidera maggiormente.

*Il sale nella poesia è rappresentato da Venere, nata dalla schiuma del mare.


XX
Quand le long instrument entre mon trou barbu
En langottant je souffle, & le remuant dru
Je lasche quelque flux avec rumeur si doulce
Que l’on s’en resjouyst encore que j’en tousse.

Quando il lungo strumento penetra il mio buco barbuto
muovendo la lingua io soffio, agitandolo duro
lascio qualche goccia con rumore così dolce
che ci si diletta ancora anche se tossisco.

Explication
C’est un homme qui met une fluste da sa bouche barbue tout atour, & faut que pour en bien ioüer il remue soudainement les doigts, & ne se peut faire ainsi qu’en soufflant & langottant il ne lasche de la salive: quiconque entend le doulx bruit & doulx son, se rejouiyst: mais de la peine qu’a le ioüeur il ne tousse ordinairement.

Si tratta di un uomo che mette un flauto nella sua bocca barbuta tutto intorno, e bisogna che per ben suonare egli muova le dita improvvisamente, e non si può fare così se non soffiando, e muovendo la lingua egli lascia cadere della saliva: chiunque ode il dolce rumore e il dolce suono: ma per la fatica che fa il suonatore di solito ne tossisce.


XXII
Madame le veid rouge estant en grand’ chaleur,
Le prend à pleine main pour le mettre en sa fente
Puis ayant d’un bon coup receu ceste liqueur,
Soufflant souspire d’aise, & n’est plus si ardente.

La Signora lo vede rosso, avendo un gran calore,
lo prende a piene mani per metterlo nella sua fessura,
poi avendo d’un buon colpo ricevuto questo liquore,
soffiando sospira di piacere e non è più così ardente.

Explication
C’est une Dame ayant chaud, qui void un verre plein de vin cleret, qu’elle prend à plein poingt pour le boire, & apres avouir beu ce grand coup, elle souspire d’aise, & en souffle comme l’on faict toujours, & estant desalterée, sa chaleur n’est plus si grande.

Si tratta di una Signora che ha caldo, che svuota un bicchiere di vino chiaretto, che prende a pugno pieno per berlo, e dopo aver bevuto questo grande bicchiere, sospira di piacere, e sbuffa come si fa sempre, ed essendo dissetata, il suo calore non è più così grande.

5 commenti:

  1. Grosso o piccin che sia
    ma sempre duro assai
    penetra la calda via
    umida come non mai.

    Poco lo lasci immerso,
    e lo scuoti anelante,
    poi lo ritrai riverso
    pur molle e gocciolante.

    Explication.

    Il biscotto nel caffelatte.

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  2. Enrico: :-) E' tua? Se no, ne conosci la fonte?

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  3. Tendere il capo lungo,
    ma non troppo.
    A inumidirlo in punta una sol mano, esperta.
    Poi infilarlo
    dritto
    nel foro ovale.
    Così si fa,
    se un cammello nella cruna
    tu vuoi passare.

    E poi
    repente
    con mosse sicure e lente
    infili e togli
    ripetutamente.

    Ma
    senza ditale
    tu un'esperta
    non potrai diventare

    Explication = una sarta esperta che insegna a un'allieva i rudimenti del mestiere

    Anonimo Veneziano

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  4. Son duro e tutto rosa
    quando entro nella bocca
    la lingua assai vogliosa
    mi lecca e si balocca.

    Quando esco dalle labbra
    son molle e appiccicoso
    perchè non ho più il succo
    che mi rendea gustoso.

    Explication
    La gomma da masticare

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  5. mia mia, rieditazione versificata di un indovinello scolastico dell'infanzia

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