lunedì 26 settembre 2011

L’Aritmetica del Bambino. Uno, Due e Tre!

Il 5 ottobre 1914 la casa editrice Salani di Firenze pubblicava, all’interno di una meritoria collana di libri per l’infanzia, L’Aritmetica del Bambino. Uno, Due e Tre! di Enrichetta Susanna Brés, nome italianizzato della pedagogista francese Henriette Susanne Brés, la collaborazione della quale il lungimirante editore si era assicurato già da due anni con un contratto di 4379,05 franchi insieme a La Storia Sacra del Bambino e La Storia Naturale del Bambino. L’edizione italiana, riccamente illustrata con 585 incisioni in bianco e nero con 4 tavole fuori testo a colori, constava di 64 pagine e riprendeva quella francese, che era stata pubblicata da Hachette nel 1912. La copertina, litografata su cartoncino, era illustrata da un disegno rappresentante una coppia di bambini intenti a giocare con alcuni giochi di società. Data la bellezza del libricino, non ho resistito alla tentazione di procurarmene la copia che ho visto sulla bancarella di un venditore, nell’ormai tradizionale appuntamento mensile con i libri usati e antichi che si svolge a Milano intorno a Piazza Diaz la seconda domenica del mese.

La Brés (1855-1919) fu una figura importante della pedagogia transalpina d’inizio secolo, cui contribuì con alcuni testi teorici e con una serie di pubblicazioni dedicate ai bambini, tutte edite da Hachette, che coprivano un po’ tutto lo scibile umano, dalla grammatica, alla religione, dalle scienze all’aritmetica. Collaborò intensamente con Pauline Kergomard, colei che con perseveranza e intelligenza aveva fatto sì che gli Asili francesi diventassero Scuole materne. Entrambe condividevano l’impostazione educativa derivata da Pestalozzi e, soprattutto, da Froebel, che per molti aspetti anticipò il metodo di Maria Montessori. Così ad esempio scriveva Friedrich Froebel ne L’Educazione dell’uomo (1826):

“Il giocare, il giuoco costituisce il più alto grado dello sviluppo del bambino, dello sviluppo dell'uomo in questo periodo, Poiché è la rappresentazione libera e spontanea dell'interno, la rappresentazione dell'interno per necessità ed esigenza dell'interno stesso. Il giuoco è la manifestazione più pura e spirituale dell'uomo in questo periodo e insieme l'immagine e il modello della complessiva vita umana, dell'intima, segreta vita naturale nell'uomo e in tutte le cose. Esso procura quindi gioia, libertà, contentezza, tranquillità in sé e fuori di sé, pace con il mondo”.

Per la Brés il gioco, la creatività artistica e l’attività fisica erano elementi fondamentali dell’azione pedagogica per i bambini in età prescolare, idee che trovarono applicazione nei suoi libri per l’infanzia, ricchi di giochi, indovinelli, quesiti divertenti, filastrocche e canzoncine di cui veniva persino fornita la partitura.

L’Aritmetica del Bambino si apre con una lunga prefazione rivolta alle mamme, considerate le principali educatrici dei bambini di quattro, cinque o sei anni, e persino di tre, anche in campo aritmetico. Ad esse la Grés dice che le quattro operazioni possono benissimo esser insegnate senza menzionarle, bastando l’osservazione dei disegni e la pratica quotidiana con tutto ciò che circonda il bambino. Importante è la sottolineatura che il primo calcolo da fare è quello mentale, essendo poi più facile passare a quello scritto. Il passaggio dall’operazione di contare alla rappresentazione con le cifre è mediato con le tessere del domino, di più facile comprensione.

Meglio di tante parole (anch’io adotto il metodo dell’autrice!) è comunque lo sfogliare qualche pagina che riproduco con lo scanner, nella convinzione che il lettore saprà cogliere la modernità pedagogica di un libro scritto all’inizio della Grande Guerra, quasi cent’anni fa, assai prima dei noiosissimi sussidiari sui quali si sono formate generazioni di scolari, compreso, ahimè, il sottoscritto.











5 commenti:

  1. Che meraviglia! E negli asino c'è un errore di stampa... Dove sarà, Popinguccio?

    Stupendo.

    B

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  2. Bellissimo. Mi sembra di ricordare di averlo già visto. Siccome non sono così vecchio potrebbe essere che ci siano state edizioni successive e una copia sia arrivata fino agli anni '60. Forse, la memoria non è più quella di un tempo.

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  3. B.: sospetto che non sia un errore di stampa: la pagina precedente si intitola proprio IL TETTE (sic)

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  4. Meraviglioso! E' più avanti di tanti, oggi. Purtroppo...
    Grazie Pop! ;-)

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