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giovedì 15 gennaio 2009

Scienza e poesia, e via citando


Le grandi spire hanno piccole spire

Nel 1920 il fisico e matematico inglese Lewis F. Richardson (1881-1953), che si occupò di fisica applicata alla meteorologia e di matematica computazionale, mise come epigrafe e sintesi al suo articolo The supply of energy from and to Atmospheric Eddies (“L’apporto di energia da e verso i vortici atmosferici”) la seguente quartina, il cui ritmo ricorda le filastrocche per i bambini (nursery rhymes):

Big whorls have little whorls
That feed on their velocity,
And little whorls have lesser whorls
And so on to viscosity.


Le grandi spire hanno piccole spire
che si cibano della loro velocità,
e le piccole spire hanno più piccole spire
e così di seguito, fino alla viscosità.

Questa poesiola, che si riferisce simpaticamente alla natura frattale della turbolenza, ha in realtà illustri precedenti. Si tratta infatti di una parodia della parafrasi che Augustus De Morgan (ancora un grande matematico e logico!) aveva a sua volta fatto dell’originale quartina sulle pulci di Jonathan Swift (1667-1745). La quartina di Swift (da Poetry, a Rhapsody) così recitava:

So, naturalists observe, a flea
Has smaller fleas that on him prey;
And these have smaller still to bite 'em;
And so proceed ad infinitum.


Così una pulce, i naturalisti concordano,
di pulci più piccole che la predano è il sito;
e queste ne hanno di più piccole che le mordono;
e così si va avanti all’infinito.

E quella di De Morgan (da A Budget of Paradoxes, pubblicato postumo nel 1872, ma scritto tra il 1861 e il 1864):

Great fleas have little fleas upon their backs to bite 'em,
And little fleas have lesser fleas, and so ad infinitum.
And the great fleas themselves, in turn, have greater fleas to go on;
While these again have greater still, and greater still, and so on.


Le grandi pulci portano piccole pulci che le mordono con appetito,
e le pulci piccole hanno pulci più piccole, e così all’infinito.
E le stesse grandi pulci, a loro volta, hanno pulci più grandi per campare;
mentre queste ne hanno di ancor più grandi, e più grandi, e via andare.

Canta il corpo rigido

Come si sa, un corpo rigido è, in fisica, un modello ideale di corpo esteso, utilizzato per studiare le leggi della meccanica nel caso in cui non sia verosimile l’approssimazione al punto materiale. Un corpo rigido è indeformabile: le distanze tra i suoi punti non cambiano nel tempo.

Rigid Body Sings è il titolo della più famosa delle poesie dello scozzese James Clerk Maxwell (1831-1879), uno dei più grandi fisici dell’Ottocento. Della sua attività di valido poeta dilettante, cultore di canzoni popolari, poco conosciuta in Italia, parlerò in un prossimo articolo. In realtà il corpo rigido della fisica c’entra poco con il contenuto della poesia, tuttavia questa è la sua opera più famosa. Pare che Maxwell usasse cantarla accompagnandosi con la chitarra:

Gin a body meet a body
Flyin' thro the air,
Gin a body hit a body,
Will it fly? And where?
Ilka impact has its measure
Ne'er a' ane hae I
Yet a' the lads they measure me,
Or, at least, they try.

Gin a body meet a body
Altogether free,
How they travel afterwards
We do not always see.
Ilka problem has its method
By analytics high;
For me, I ken na ane o' them,
But what the waur am I?


Se un corpo incontra un corpo
volando in mezzo all’aria,
se un corpo urta un corpo
Volerà? E dove?
Ogni impatto ha la sua misura,
io non ne ho mai avuto uno,
eppure le donne loro mi misurano,
o, almeno, ci provano.

Se un corpo incontra un corpo,
tutti insieme in libertà,
come viaggiano in seguito
non sempre lo si vedrà.
Ogni problema ha il suo metodo
secondo le analitiche altezze;
io, io non ne conosco alcuno,
ma come sono sfortunato!

La poesia è sottotitolata In Memory of Edward Wilson, Who Repented of What Was In His Mind to Write after Section (“In memoria di Edward Wilson, che si pentì di ciò che aveva in mente di scrivere dopo la riunione”) e sembra una presa in giro dei problemi con il gentil sesso di un collega della sezione di fisica e matematica della British Association. La stranezza di molti dei termini usati è dovuta al fatto che la lingua è l’inglese degli scozzesi, lo Scots (ad esempio gin = if; ilka = each; ken = know).

La parodia poetica è una passione di molti scienziati anglosassoni, e anche Rigid Body Sings lo è. Maxwell si riferisce infatti alla celeberrima Comin’ thro’ the Rye del poeta scozzese Robert Burns (1759-1796), il “poeta contadino”, le cui strofe centrali recitano:

Gin a body meet a body
Comin thro' the rye,
Gin a body kiss a body,
Need a body cry?


Se una persona incontra una persona
che arriva attraverso la segale,
se una persona bacia una persona,
deve una persona piangere?

Le rime di Robert Burns non hanno ispirato solo Maxwell. Il titolo originale del famoso e stupendo romanzo “Il giovane Holden” di Jerome D. Salinger è The catcher in the rye e allude alla storpiatura che il protagonista opera in uno dei passaggi fondamentali del romanzo (capitolo XXII), quando la saggia sorellina Phoebe lo interroga su che cosa vuol fare da grande:

“Ad ogni modo, mi immagino sempre tutti questi ragazzi che fanno una partita in quell'immenso campo di segale eccetera eccetera. Migliaia di ragazzini, e intorno non c'è nessun altro, nessun grande, voglio dire, soltanto io. E io sto in piedi sull'orlo di un dirupo pazzesco. E non devo fare altro che prendere al volo tutti quelli che stanno per cadere nel dirupo, voglio dire, se corrono senza guardare dove vanno, io devo saltar fuori da qualche posto e acchiapparli. Non dovrei fare altro tutto il giorno. Sarei soltanto il ricevitore nella segale (the catcher in the rye) e via dicendo. So che è una pazzia, ma è l'unica cosa che mi piacerebbe veramente fare. Lo so che è una pazzia”.

2 commenti:

  1. Ho letto e sono deliziato. Sto girando l'URL (aargh!) a parenti ed estimatori del genere. Ho anche messo il link sulla mia pagina di Facebbok bravo Luca Alberti

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  2. Che bello l'infinito del grande e l'infinito del piccolo in rima.

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