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mercoledì 15 luglio 2009

Tre lettere di Jacques Roubaud



1

Ho appena ricevuto la tua ultima lettera e ti rispondo immediatamente. Mi chiedi se ho ricevuto la tua ultima lettera e se ho intenzione di rispondere.

Mi permetto di farti notare che l’invio della tua ultima lettera fa sì che la lettera che mi hai inviato in precedenza non è più ormai la tua ultima lettera e che se rispondo come sto facendo alla tua ultima lettera, non rispondo a quella che è ora la tua penultima lettera. Non posso quindi soddisfare la richiesta che mi fai nella tua ultima lettera.

Osservo d’altra parte che la tua ultima lettera non risponde, contrariamente a quanto affermi, ti cito: “ho ricevuto la tua ultima lettera e rispondo immediatamente”, alla lettera in cui ti domandavo, se non erro (ma non mi sbaglio, ho la copia) se tu avevi ricevuto la mia ultima lettera e se avevi intenzione di rispondere.

In assenza di chiarimenti e di risposte da parte tua su questi due punti ai quali attribuisco (a ragione, penso) una certa importanza, mi vedrò, mio malgrado, costretto a interrompere la nostra corrispondenza.

2

Non ho ancora ricevuto la tua prossima lettera, ma rispondo immediatamente. In essa mi chiedi se ho ricevuto la tua ultima lettera e se ho intenzione di rispondere. Forse ti chiederai come, non avendo ancora ricevuto la tua prossima lettera, io possa sapere che mi chiedi se ho ricevuto la tua ultima lettera e se ho intenzione di rispondere.

La risposta è semplice: tutte le tue lettere, e questa sarà la trecentodiciasettesima (le ho tutte, come ho le copie di tutte le mie lettere), cominciano con “Hai ricevuto la mia ultima lettera? Se sì, e sarei fortemente sorpreso che tu non l’abbia ancora ricevuta (se fosse il caso, fammelo sapere), hai intenzione di rispondere?”

È così che cominciava la prima lettera che ho ricevuto da te. È così che cominciava la seconda, la terza, e così di seguito fino alla tua ultima lettera, la trecentosedicesima.

Ragionando dunque per induzione, ne deduco che la tua prossima lettera comincerà come le precedenti. Mi considero perciò autorizzato a rispondere come se l’avessi già ricevuta.

E ti rispondo così:

“Ho appena ricevuto la tua ultima lettera e ti rispondo immediatamente. Mi chiedi se ho ricevuto la tua ultima lettera e se ho intenzione di rispondere.

Mi permetto di farti notare che l’invio della tua ultima lettera fa sì che la lettera che mi hai inviato in precedenza non è più ormai la tua ultima lettera e che se rispondo come sto facendo alla tua ultima lettera, non rispondo a quella che è ora la tua penultima lettera. Non posso quindi soddisfare la richiesta che mi fai nella tua ultima lettera.

Osservo d’altra parte che la tua ultima lettera non risponde, contrariamente a quanto affermi, ti cito: “ho ricevuto la tua ultima lettera e rispondo immediatamente”, alla lettera in cui ti domandavo, se non erro (ma non mi sbaglio, ho la copia) se tu avevi ricevuto la mia ultima lettera e se avevi intenzione di rispondere.

In assenza di chiarimenti e di risposte da parte tua su questi due punti ai quali attribuisco (a ragione, penso) una certa importanza, mi vedrò, mio malgrado, costretto a interrompere la nostra corrispondenza”.

3

Ho appena letto la tua prima lettera: datata 23 novembre 1960. Tu mi hai dunque scritto, in media, da quella data, una lettera ogni sei settimane e due terzi – non c’è mai stato un intervallo di meno di sei e di più di sette settimane tra due tue lettere – e qualcosa mi ha colpito:

Mi scrivevi, te lo ricordo, nel caso che tu l’abbia dimenticato: “Hai ricevuto la mia ultima lettera? Se sì, e sarei fortemente sorpreso che tu non l’abbia ancora ricevuta (se fosse il caso, fammelo sapere), hai intenzione di rispondere?”

Ora, non ho alcuna traccia nei miei archivi, nei quali conservo in modo sistematico e assoluto tutte le lettere che ricevo e le copie di tutte quelle che invio, non ho alcuna traccia, dicevo, di una tua lettera anteriore a quella del 23 novembre 1960, della quale ti ho appena ricordato la prima frase.

Né, d’altra parte, e ciò è almeno assai sconcertante, di quella mia lettera alla quale fai allusione a metà della tua lettera del 23 novembre 1960 che, nei miei archivi, porta, di mia mano, scritta in alto a destra del quarto di foglio 21x27, formato dal quale non ti sei mai separato in tutti questi anni, a matita, il numero 1.

Tuttavia mi ricordo - non si può più chiaramente - dell’arrivo della tua lettera del 23 novembre 1960. Ero appena rientrato in casa dopo una riunione di lavoro con degli amici. La scrittura mi era sconosciuta, così come la firma, Q. B. Non conosco ancora, dopo quarant’anni, altro delle tue generalità se non le iniziali. Risposi immediatamente e la nostra corrispondenza, quarant’anni dopo, dura ancora.

Come mi dici in quella stessa lettera, quella del 23 novembre 1960, tu conservi nei tuoi archivi le copie di tutte le lettere che invii come di tutte quelle che ricevi (informazione che non manchi di ripetere, lo noto rileggendo la nostra corrispondenza in tutte, dico bene tutte, le tue lettere), tu hai certamente conservato la copia di quella di cui parli all’inizio della lettera del 23 novembre 1960. Potrai pertanto chiarire facilmente questo piccolo mistero.


Jacques Roubaud (1932) è un poeta, romanziere e saggista francese docente universitario di matematica. Fu cooptato nell’Oulipo nel 1966 su proposta di Raymond Queneau. La sua opera, di difficile classificazione, mostra diversi centri d’interesse per il sovrapporsi di poesia e prosa, realtà e finzione, letteratura e matematica. Lui stesso si è definito come un “compositore di matematica e di poesia”. La sua opera più famosa è il ciclo di “pseudoromanzi” incentrato attorno al personaggio della Belle Hortense. Ha introdotto in Francia l’affascinante gioco orientale del Go. Come tutti gli oulipiani è inventore di contraintes e non disdegna talvolta di scrivere testi divertenti.

7 commenti:

  1. :-) :-)
    un po' folle (bèh, come i Matematici!)
    ciao!
    g

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  2. prestidigitazione della prosa e della frase
    fa sorridere questo estremizare della comunicazione, come fanno tanti comici ed folli rindondanti...
    saluti
    Blas.
    ps. non sono assolutamente deluso per il discorso numerologico, non volevo una spiegazione della "smorfia", mi pare si chiami così..

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  3. Divertente. Insomma 'sta storia della stampa non si può fare... Sai cosa faccio? Mi sviluppo un piccolo applicativo che punta al tuo blog, e dalla pagina in html pesco i testi che mi interessano, per poi stamparli. Posso? Se c'è qualcosa in contrario, dimmelo.
    A proposito. Qui sotto c'è il link al "Post più vecchio". Non è bello. "Post più anziano" è più rispettoso e politicamente corretto.

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  4. Bacillus, tutto ciò che scrivo è di libero accesso, a meno che se ne faccia un utilizzo commerciale. Tra gentiluomini è d'uso citare la fonte. Ma lo scrivo a te per dirlo al mondo.

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  5. Io ho un dubbio simil a certezza, ma aspetto la nuova alba per chiarirmene la natura...

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  6. Come supponevo... anche io, per ovvie ragioni di età, preferisco godermi stampate le "Delizie di Pop", e quindi seleziono e mando in stampa.
    Viene benissimo, ci fa pure la cornicetta, senza puntargli contro niente e pescare con o senza licenza... non è che a volte a prenderci mano ci si complica un po' la vita, eh, Bac?
    Caso mai, dan fastidio le freccette avantindrè che non funzionano, almeno a me (nemmeno quelle suggiù).
    E poi dove sarebbe il link al post più vecchio? Perché io non ce l'ho (non che me ne farebbi qualcosa, s'intende)?
    E' un gomblotto!

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  7. Ah, no: ce l'ho anch'io, ma prima non si vedeva... ah, ve ve...

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