Attribuisco a ciascuna casella una contrainte che indirizzi la costruzione degli episodi della narrazione. L’idea è quella che ogni quadrato latino dello schema costituisca la guida su cui basare un singolo episodio. Così tutti i numeri che compariranno nella casella in alto a sinistra indicheranno chi sarà il protagonista dell’episodio, tutti quelli in basso a sinistra guideranno lo stile della scrittura, e così via:
Numero 2 : Lui - Giornalista; Luogo - Biblioteca; Tempo - Afoso; Mese - Dicembre; Musica - Opera; Mezzo - Bicicletta; Stile del testo - Scientifico; Lei - Suora; Passione - Simpatia.
Numero 3 : Lui - Mafioso; Luogo - Parco; Tempo - Variabile; Mese - Ottobre; Musica - Rap; Mezzo - Automobile; Stile del testo - Comunista; Lei - Studentessa liceale; Passione - Violenza omicida.
Numero 4 : Lui - Operaio; Luogo - Via cittadina; Tempo - Nebbia; Mese - Aprile; Musica - Liscio; Mezzo - Tram; Stile del testo - Giallo; Lei - Badante ucraina; Passione - Disprezzo.
Numero 5 : Lui - Libraio; Luogo - Teatro; Tempo - Sereno; Mese - Giugno; Musica - Anni '60; Mezzo - Automobile; Stile del testo - Comunista; Lei - Studentessa liceale; Passione - Terrore.
Numero 6 : Lui - Fisico; Luogo - Università; Tempo - Neve; Mese - Gennaio; Musica - Disco music; Mezzo - Pattino; Stile del testo - Predica; Lei - Vecchia maestra; Passione - Amicizia.
Numero 7 : Lui - Carabiniere; Luogo - Bosco; Tempo - Pioggia; Mese - Febbraio; Musica - Punk; Mezzo - Treno; Stile del testo - Manuale d'istruzioni; Lei - Prostituta; Passione - Indifferenza.
Numero 8 : Lui - Tassista; Luogo - Appartamento; Tempo - Temporale; Mese - Agosto; Musica - Barocca; Mezzo - Metropolitana; Stile del testo - Lettera commerciale; Lei - Docente universitaria; Passione - Amore.
Numero 9 : Lui - Rabbino; Luogo - Bar; Tempo - Vento; Mese - Novembre; Musica - Jazz; Mezzo - Sedia a rotelle; Stile del testo - Elenchi; Lei - Vigilessa; Passione - Attrazione fisica.
Lo schema iniziale e i suoi 9 quadrati costituenti saranno percorsi con moto a spirale in senso orario, partendo dall’elemento in alto a sinistra e finendo con quello centrale.
Ed ecco i nove episodi risultanti, con l’indicazione delle contraintes. Ne ho scritti alcuni. C'è chi vuole aiutarmi a completare il lavoro?
Primo episodio
Lei: Studentessa liceale
Luogo: Spiaggia romagnola
Tempo: Nebbia
Mese: Agosto
Musica: Disco music
Mezzo di trasporto: Moto
Stile letterario: Elenchi
Passione: Indifferenza
Armando parcheggiò la moto ed estrasse dal bauletto:
- il costume da bagno;
- il telo da spiaggia;
- il lettore mp3;
- gli occhiali da lettura;
- la penna a sfera nera;
- il taccuino sul quale aveva incominciato l’articolo che il direttore gli aveva chiesto per il lunedì successivo.
Una spiaggia romagnola in agosto con la nebbia non l’aveva mai vista, ma sperava che, con l’avanzare del giorno, quella compagna inopportuna e imprevista si potesse dissolvere. Si avvicinò al bagnasciuga e si mise a contemplare il mare, intravedendo:
- il muraglione di scogli frangiflutti,
- tre barche a vela in lontananza;
- un pattino rosso con due tedeschi che remavano forte;
- un sacchetto di plastica che galleggiava, sfuggito alle cure dei bagnini.
Dopo essersi cambiato, andò a sedersi sul telo, inforcò gli occhiali e si mise a leggere quanto aveva scritto. Accese il lettore mp3 e ascoltò la sua amata disco music, sentendo:
- I feel love di Donna Summer;
- Can’t get enough of your love, babe di Barry White;
- That’s the way I like it di KC & the Sunshine Band;
- I will survive di Gloria Gaynor;
- Long train running dei Doobie Brothers.
Accanto a lui si sedette un gruppo di ragazze. Dai loro discorsi comprese che erano studentesse liceali promosse dal quarto al quinto anno. Parlavano infatti di:
- versioni dal greco;
- verbi semideponenti;
- Newton e il suo rapporto con l’Illuminismo;
- quella di inglese che era una vera e propria stronza,
- Mazzoni e la Bollo che si erano messi assieme.
Una delle giovani, quella seduta più vicino a lui, sbirciava sul suo taccuino per vedere che cosa ci fosse scritto. Approfittando del momento in cui s’era tolto le cuffie, gli chiese se per caso fosse un insegnante. Armando, senza togliere gli occhi dalla pagina, disse di no e continuò la lettura.
Secondo episodio
Lui: Operatore immobiliare
Lei: Vigilessa
Luogo: Via cittadina
Tempo: Sereno
Mese: Gennaio
Musica: Opera
Mezzo di trasporto: Treno
Stile letterario: Lettera commerciale
Passione: Violenza omicida
Con riferimento alla cortese richiesta del dott. Armando Cassani, Bruno si recò al catasto per visionare le pertinenze della casa che il suddetto era interessato ad acquistare presso Riccione. Il prezzo dell’immobile era stato stimato in € 150.000,00 (Euro centocinquantamila/00), pagabili con un anticipo di un terzo al rogito e il rimanente in rate mensili. Tale doveva essere considerata la loro migliore offerta, alla quale si chiedeva gentilmente di rispondere entro 15 gg. dal ricevimento della stessa.
Il treno era semivuoto, cosa comprensibile in gennaio, il che consentiva all’operatore immobiliare, rag. Bruno Amadori, di rilassarsi seduto vicino al finestrino. Il sole e l’aria fredda e tersa davano alla città un aspetto inconsueto. L’architettura eclettica della stazione gli ricordò l’allestimento dell’Aida che aveva visto all’Arena di Verona nell’estate precedente la data in oggetto. Fischiettò sottovoce la Marcia Trionfale, alla quale si rimanda per ulteriori chiarimenti sul suo umore.
Giunto in città, uscì dalla stazione per recuperare la bicicletta che la sera precedente aveva legato ad un cartellone pubblicitario sul marciapiede prospiciente. Trovò nelle vicinanze una vigilessa, la signora Francesca Delogu, intenta a redigere un verbale, la quale chiese ad Amadori di esibire un documento. Nell’attesa di un cortese riscontro da parte dell’operatore immobiliare, la poliziotta locale si pregiò di significargli i motivi per i quali egli era in contravvenzione: la bicicletta ostacolava il passaggio dei pedoni sul marciapiede. A fronte delle decise rimostranze dell’uomo, la Delogu minacciò di chiamare alcuni colleghi che stazionavano nei pressi. Dichiarò inoltre che tale comportamento poteva configurarsi come ingiuria e resistenza a pubblico ufficiale, ai sensi del Codice Penale e del regolamento di P.U.
L’Amadori incominciò a far ruotare la catena con la quale aveva assicurato la bicicletta al palo, inviando alla sua sanità mentale distinti saluti.
Terzo episodio (scritto da un'amica)
Lui: Operaio
Lei: Docente
Luogo: Teatro
Tempo: Pioggia
Mese: Dicembre
Musica: Rock
Mezzo di trasporto: Automobile
Stile letterario: Predica
Passione: Attrazione fisica
“Sarebbe sempre meglio riflettere prima di spingersi sotto la pioggia privi di ombrello”.
“Era dai tempi della scuola che non sentivo “privi”, ma come parli, anche te, ma dai!"
“Sarebbe stato meglio riflettere prima di accettare quel lavoro per il quale non sei all'altezza, ammettilo, a casa del ragionier Amadori... Vincenzo, tu sei un operaio, senza offesa, mica un artigiano. Adesso devi preoccuparti di consegnare il lavoro in tempo, hai meno di un mese, per il suo nuovo ufficio. Mi farai fare brutta figura come al solito, quando io ti ho fatto un favore.”
“Ma grazie! Ma guarda...”
“Sì, perché se non fosse stato per la cugina del ragioniere che è una collega della mia sezione... E poi ci tiene il ragioniere, adesso che sta bene. È stato in clinica sai... Una cosa molto sgradevole per tutta la famiglia, ma ora sta meglio. Nessun episodio di follia o di violenza dalla scorsa primavera. È guarito, dicono i medici. Riprendere il suo lavoro sarà senz’altro la cosa migliore”.
“Beh, alla fine l‘ha quasi ammazzata quella poveretta, la vigilessa, dicevano così almeno. Comunque lo sapevo che il tuo invito a questa noia mortale di stasera voleva solo dire che dovevi farmi la tua solita predica e cazziarmi per qualcosa, capirai!”
“Vincenzo io non ti rimprovero.”
“Tu mi cazzi, Elisa, mi CAZZI! Mi “rimproveri”.... E parla come la gente normale per una volta, cazzo!”
“Vincenzo, io non ti rimprovero, te lo ripeto. Ti ricordo soltanto che passi troppo tempo chiuso in quel garage a suonare tutte quelle cose rumorose e anche nostalgiche, ma cresci, cresci che è ora!”
“Elisa: i Pink Floyd non sono nostalgici. Led Zeppelin, Elisa, Deep Purple, Elisa, mai sentiti nominare? Ma sei ignorante allora veh. Proprio una Prof ignorante. Senti... Senti: questa è Immigrant Song. Senti che è attualissima?”
“Ma va bene dai, la conosco, l’ho già sentita mi sembra, dai. E spegni questa radio che tutte queste urla assurde mi urtano, e non sarà mica musica questa! Accendi il riscaldamento che fa un freddo allucinante qui. Ma ce l'hai il riscaldamento in questa auto, Vincenzo? Mai sentito così freddo come stasera, certi spifferi anche durante lo spettacolo che ero quasi tentata di andare a recuperare il cappotto al guardaroba durante l'intervallo.... Manca poco a Natale. Non sarebbe male che quest'anno ti facessi vedere da nostra madre, che non hai nemmeno visto la badante. E' una ucraina, sai, non so se te lo avevo detto. Sembra molto onesta. La mamma è contenta. Tra l'altro non l'hai nemmeno informata del tuo ennesimo licenziamento, la mamma...”
“Ma che “auto”!. Questa è una macchina, Elisa, una MACCHINA USATA. Ma chi è che ti sente parlare così? “Auto”! ahahah! Ma chiama le cose col nome che hanno, che sei ridicola. C'è la crisi Elisa, CRISI! Certo non tocca a te: voi statali chi vi manda a casa voi!”
“Vincenzo, guidi sempre male come una volta e sei sempre maleducato, però sei sempre il mio uomo preferito, lo sai?”
“Elisa, tu non ti sposerai mai, se continui a farmi certi discorsi e a guardarmi così...Io le tue parole “dotte” non le conosco, ma tu mi guardi sempre in un modo che.... Beh dai, lo sai. Ma tu. Ma tu sei mia sorella o cosa?...”
“Non ti permettere di insinuare desideri reconditi e incestuosi da parte mia nei tuoi riguardi. Dovresti vergognarti anche solo di pensarle certe cose. Sai essere veramente disgustoso. Sei ignorante. Sai solo avvitare bulloni, non so nemmeno perché continuo a cercare di “acculturarti”. Hai capito qualcosa di Cechov stasera?”
“'Sto Giardino dei ciliegi, una palla di 3 ore. Ecco, ho capito questo.”
“Ecco vedi... Ricordati che la vita non sarà sempre così per te, prima o poi io ti lascerò solo, Vincenzo. Il tergicristalli ha un ritmo quasi ipnotico, non ti sembra?... Quasi come una cosa tribale sai... Adesso ho persino caldo, tu no?... Stavi bene stasera vestito così. Hai sempre le belle spalle che ricordavo sai. Anche il resto, cioè volevo dire che stavi bene ecco.”
“Elisa, tu non mi lascerai mai. Diventi rossa quando ti guardo e sei fantastica quando sei assorta. Qualche volta fai pensieri strani. Con una mano, una mano ti sfiori. Tu sola dentro l'aula e tutto il resto fuori.”
“Ma di cosa parli" Sei un villano, sei malato, sei un depravato!”
"Vasco de Gama, Elisa, dalle sue memorie, era solo una citazione... Chiudi gli occhi, smettila di stare attaccata alla portiera e guardare fisso nel buio della strada ghiacciata. Fai un sorriso, Elisa, immagina la pioggia su di te... Magari prendi una sigaretta che lo so che non fumi ma ti fa bene dai, respirala tutta e... godi”.
Quarto episodio
Lui: Rabbino
Lei: Badante ucraina
Luogo: Appartamento
Tempo: Neve
Mese: Febbraio
Musica: Rap
Mezzo di trasporto: Bicicletta
Stile letterario: Vispa Teresa
Passione: Aggressività
Qual culo di mucca da tafan infastidito, il vecchio Shlomo era assai inviperito. In preghiera rivolto al suo divin giustiziere, quella slava femmina gli ricordava il clistere; leggeva la Torah di filatteri avvolto e lei con le chiacchiere lo faceva sconvolto. Facealo spostar per la ramazza passar, accendeva la radio per la musica ascoltar.
E che musica bestial!
E che suono fatal!
Chiamata rap dal suo negro inventore, invadeva la casa a quasi tutte l’ore. Quel dì di febbraio, di neve ammantato, il diavolo Eminem causò il suo peccato. Bramava il giudeo, come pastor arcade, di esser solingo per silenziosa beltade. Il dito inanellato nel ricciol sulla tempia, fu alfine vinto da rabbia empia.
E che collera bestial!
E che ira fatal!
Andò all’ingresso, dov’era rossa bicicletta, che l’ucraina donna avea per staffetta. L’alzò sopra le spalle, qual novello Sansone, e gettolla verso lei con forza di leone. Sol l’intervento della pietosa vicina, docente e persona carina, salvò la poveretta con grande pietà, strappando al levita la santa Menorah.
E quanto fu provvidenzial!
Ma che vittoria di Baal!
Quinto episodio
Lui: Tassista
Lei: Cameriera
Luogo: Aula universitaria
Tempo: Afoso
Mese: Ottobre
Musica: Jazz
Mezzo di trasporto: Piedi
Stile letterario: Manuale d’istruzioni
Passione: Disprezzo
AVVERTENZA IMPORTANTE: La presente introduzione va letta con attenzione prima di proseguire, per evitare spiacevoli incidenti derivanti da un uso improprio del testo, che è stato concepito nel rispetto delle norme di ortografia e sintassi in uso nella lingua italiana.
L’episodio si svolge in un’aula universitaria (U) dove convengono casualmente un tassista (A) e una cameriera (B). Introdurre A e B in U. A attende la professoressa di Arti dello Spettacolo (C) perché deve portarla in un’altra città, mentre B è giunta per consegnare le chiavi di casa alla stessa C. Non considerare C. La scena si svolge in ottobre (O), ciononostante il tempo è afoso (Af). A causa di Af, B è sudata perché è arrivata a piedi (P) e le sue ascelle maleodoranti indicano scarsa pulizia. Anche in U considerare Af. Poiché C fa sapere a A e B di essere in ritardo, essi si recano a P nel bar di U per prendere un caffè. Nel bar è accesa una radio che trasmette un brano di Keith Jarrett (KJ). Far entrare la musica di KJ nelle orecchie di A e B. A commenta favorevolmente KJ, mentre B sostiene di amare i neomelodici napoletani. B conclude la frase con un rutto senza neanche scusarsi. Far tornare A e B in U, facendoli ancora attendere C. B comincia a spazientirsi, bestemmiando ad alta voce e inviando improperi irriferibili a C. I presenti la guardano scandalizzati. A prova disprezzo (D) per B. Far allontanare A con una scusa.
Sesto episodio
Lui: Libraio
Lei: Vecchia maestra
Luogo: Bosco
Tempo: Variabile
Mese: Luglio
Musica: Liscio
Mezzo di trasporto: Sedia a rotelle
Stile letterario: Scientifico
Passione: Amore
Settimo episodio
Lui: Fisico
Lei: Prostituta
Luogo: Biblioteca
Tempo: Burrasca
Mese: Novembre
Musica: Barocca
Mezzo di trasporto: Tram
Stile letterario: Comunista
Passione: Timore
Ottavo episodio (inviato da Leonardo, che mi immagino giovane, ma con talento)
Lui: Carabiniere
Lei: Suora
Luogo: Parco
Tempo: Vento
Mese: Aprile
Musica: Anni ‘60
Mezzo di trasporto: Metropolitana
Stile letterario: Gossip
Passione: Amicizia
- “Vedi perché mi piace la primavera? Guardati attorno, è Aprile appena iniziato e senti che bel sole, fa quasi caldo!”
- “Non lo so, sai, io preferisco l’estate con 30 gradi e il mare della Liguria che ci attende. E poi tutto sto vento. Mi viene sempre il mal di gola.”
- “Ma che mal di gola… si chiama brezza primaverile e poi serve per tenere lontane le nuvole, così continua a splendere il sole. Non senti i rumori della primavera? Siamo al parco Lambro e sembra di essere nel fitto di un bosco della bassa.”
- “Se solo ci fosse anche Adamo in sottofondo, sarebbe una giornata perfetta.
Affida una lacrima al vento
e fa che la porti da me
il vento mi ha detto sta attento
la tua bella non pensa più a te.
lalalala….
- “Ahahah, Maria, hai tanti pregi, ma non quello della voce, ahahah”
- “Guarda, guarda i bambini... Le scuole finalmente cominciano a far uscire gli alunni, così non si intristiscono più in quelle aule tutte grigie.”
- “Tu ti sei abituata alla metro?”
- “Insomma, mi fa sempre un po’ paura, forse soffro di claustrofobia.”
- “Ormai è da più di un anno che funziona cara, la prendiamo tutti i giorni, non dovresti avere più paura. L’hanno collaudata, è sicura”
- “Ehh.. sicura, speriamo.”
- “Che poi hai presente quel carabiniere che vediamo tutte le mattine? Quello che sale a Lambrate e scende in Duomo?”
- “Carabiniere? Carabiniere... Ah ho capito di chi parli, eh dimmi.”
- “E’ lui che sta indagando sullo scandalo al monastero”
- “Cosa dici? Quale scandalo?”
- “Sì, sì, scandalo. Suor Luisa è incinta.”
- “Incinta? E di chi?”
- “Ma non lo so. Come faccio a saperlo? Però se ne parla da un po’. Il Bambino non è ancora nato e forse non nascerà mai. Non si sa mai come vanno a finire certe storie.”
- “Povera quella suora, tanto sfortunata da giovane..”
“Perché?”
- “Ma Anna, ma non sai mai niente... Sua madre era una di quelle li.. dai quelle donne di strada...”
- “Cosaaaa???”
- “Da piccolina l’ha abbandonata in un orfanotrofio perché voleva continuare a fare il mestiere. Così quella piccola senz’arte né parte è finita in convento quasi senza accorgersene, forse per redimere i peccati della madre.”
- “Mi vien da dire: tale madre, tale figlia... Adesso anche lei ha un bimbo in grembo che non si sa dove finirà.”
- “Oh, com’è triste la vita. Vedi quando meno te l’aspetti succedono queste cose.”
- “Che poi ieri sera sono andata al cinema a vedere “Giulietta degli spiriti”. Ma com’è brava la Masina. Dovrebbero darle l’Oscar. Sai chi ho trovato? Il carabiniere, sì sì, sempre lui, ma com’è piccolo il mondo...”
- “Comunque non era solo, era con la moglie, e sembravano felici. Lui è un bell’uomo, ma lei mi pareva insignificante, piccolina e coi capelli scuri.”
- “Ma dimmi dello scandalo”
- “Ma poi vedi che tutte le mattine è sempre in compagnia di una suora, anzi della stessa suora”
- “Sì sì, li ho notati anche io, sono una coppia strana.”
- “Quella è la badessa del monastero, e tutte le mattine va in questura per avere degli aggiornamenti sulle indagini. Si chiama Suor Enrica. E’ una vita che è dentro a quel monastero, sempre con l’abito grigio addosso, che ti scruta in maniera inquisitoria, quasi a ricordarti tutti i tuoi peccati. Adesso è lei che ha un segreto da mantenere e non vuole che nulla trapeli da quelle vecchie mura, ma ormai la notizia è pubblica, o quasi.”
- “Suor Enrica vuol sapere com’è è successo, chi s’è intrufolato nel monastero...”
- “E il carabiniere che fa?”
- “Che fa..., lui indaga, cerca di capire se sia stato un prete a fare tutto ciò. Pensa che roba. Un notizione da prima pagina. Nasce in monastero il figlio della Chiesa, ahahha”
- “Non si dicono queste cose, Maria...”
- “Sì, hai ragione, ho detto una cattiveria, che il cielo mi perdoni...”
- “Comunque il figlio di mia cugina fa l’appuntato nella stessa caserma, è lui che racconta le cose alla mamma. Meglio della televisione. Ho le notizie in direttissima. Mi dice che quel carabiniere è una brava persona, un uomo tutto d’un pezzo. E’ venuto su dal sud, s’è trasferito qui due anni fa, con la moglie. Si Chiama Franco, Franco Esposito e gli è appena nato un figlio: Antonio.”
- “Va che è arrivato il mio Giovanni a prendermi. Ci vediamo domani mattina alla fermata della metropolitana, Anna, e mi raccomando tienimi aggiornata... Anzi se vediamo ancora il carabiniere e la suora cerchiamo di sederci vicino a - loro, così magari li sentiamo parlare.”
- “Ciao Maria, buona serata.”
Nono episodio (scritto dall'amica di prima)
Lui: Mafioso
Lei: Acrobata
Luogo: Bar
Tempo: Temporale
Mese: Giugno
Musica: Punk
Mezzo di trasporto: Pattino
Stile letterario: Giallo
Passione: Simpatia
Per tutta la sua vita aveva sempre pensato di non avere il “fisico”. Era cresciuta in fretta, ma solo nelle cosce. La calzamaglia e i body, i lustrini e il trucco pesante l’avevano fatta sentire spesso decisamente “in luogo” e “in posto”, ma fuori da sé e a volte anche di sé.
Stasera spettacolo nella piccola arena della Bambinopoli, all’inizio del Lungomare Spalato, non mancate!
Inizio stagione, turisti stranieri abituati alle renne e ai caribù e al caldo che sentono solo loro, nelle spiagge ancora semideserte. A giugno non ha senso fare nulla, a parte smettere la scuola. Lei l’aveva smessa volentieri la scuola, però.
Tonino era di poche parole. L’unico stabilimento balneare aperto sotto la pioggia era questo, dove alla fine si incontravano quando lui era in zona. Sempre lo stesso bar squallido, con le pronipoti della Luisona che ancora resistevano, oltre le h 22.
Anche Tonino aveva spettacolo stasera.
“But I still supplied, some people I knew died / Murders and homicides for bottles of suicide...”
“Poi come fa? ...Ah sì:
Money, jewelry, livin' like a star / And I wasn't too far from a Jaguar car / In a small-time casino, the town's Al Pacino”
“E poi il finale dai, te lo ricordi?”
“Be like John Gotti, and drive a Maserati” se lo dicono in coro, Yanna e Tonino, sorridendosi abbastanza.
“Fai sempre cover?”
“ E tu ti arrampichi sempre su quelle corde tra due sedie ad altezza nano?”
“Sì dai, prendimi pure in giro...”
La famiglia di Yanna era da sempre una famiglia di “circensi” di ultraperiferia, i Bravo’s. Il posto di incantatore di serpenti albini era già stato occupato dal convivente della madre, quello di pagliaccio anche (sempre il convivente), il mangiatore di fuoco era suo fratello Walter mentre il giocoliere il fratello piccolo, fratellastro a dire la verità: Weber. Weber raccoglieva anche le offerte nel cestino e Walter preparava le sedie e il tendone, insieme al “patrigno”. Così a lei era toccato fare l’acrobata, con la calzamaglia lisa e una gran voglia di tenere i capelli lisci del suo colore e non inchinarsi col sedere al vento davanti a nessuno. Adesso poi la madre si era messa in testa che Yanna dovesse cambiare look, ma era rimasta indietro con le mode di almeno 2 generazioni. Diceva che, per attirare il pubblico giovane ci voleva della violenza. Yanna così aveva dovuto tagliarsi i capelli castani, colorarli di un nero corvino improbabile e farsi la cresta col gel, tipo punk insomma, che vergogna!... E poi la madre aveva scovato “God save the Queen” che Yanna non era nemmeno nata e glielo “smartellava” nelle orecchie tutto il giorno. La faceva provare con quella musica lì e Yanna sbagliava i tempi e le prese, non sapeva quando attaccare con quella musica, si confondeva e alla fine cadeva, sotto gli insulti della madre novella pistola sexy.
Tonino era un “mafioso” (1), Yanna preferiva di gran lunga il “gangster”, ma non glielo avrebbe mai detto: erano amici da troppo tempo.
In quel bar li lasciavano cantare fino a tardi, e anche provare le mosse. Tonino non demordeva, prima poi ci avrebbe partecipato anche lui, all "UK B-boy Championship", tanto per tornare a Londra. Si stava perfezionando nel beatboxing (2), era già abbastanza bravo, secondo lui
I tuoni sembravano provenire direttamente dal mare quella sera, più che giugno pareva di essere a inizio ottobre, il tempo in cui ci si decide di scrivere delle storie un po’ improvvisate sulla fine dell’estate, con qualche flash back e qualche morto ammazzato, (prima di cominciare a pensare a quelle che necessitano del camino e ai ceppi e alla neve e all’infanzia inviolata, di tipo Harmony Blue).
Tonino era figlio di un carabiniere, ma non si sarebbe mai detto.
Yanna era proprio figlia di sua madre, anche “degna”, se vogliamo, ma nessuno lo avrebbe mai sospettato.
“Senti, ti va di fare un giro, come ai vecchi tempi?
“Ma con quest’acqua? Ma tu sei matto... E poi è anche tardi...”
“Ma no che ancora non piove, il temporale arriverà, ma faremo in tempo a tornare dai!”
Tonino prepara gli scalmi e arma il moscone di compensato marino, sistema tra le gambe anche l’ancora, non si sa mai: chissà se è ancora capace di fare il “cowboy”...
Fa freddo e la sabbia è meno sabbia che mai. I due pattini si guardano: uno resta disarmato sulla riva e l’altro salpa coi due ragazzi a bordo.
Gli scogli artificiali sembrano lontani, nella notte. La luna non c’è.
Le luci del bar non sport sono spente ormai. Viene un’acqua che pare squarci il sereno, tra nuvole e lenzuola di chi dorme già (beato lui).
I Bravo’s non trovano l’acrobata stasera, dove si sarà “predata”?
Il proprietario della “Zanna Psichedelica” ha già in testa un ultimatum da dare a quel deficiente ragazzino che non rispetta gli impegni: che vada a fare la sua musica altrove e che non si ripresenti mai più!
Il carabiniere è il primo a fare il genitore-mestierante, per l’occasione e inizia a indagare con interrogatori sommari .
La madre di Yanna non sa cosa pensare, né cosa credere, né perché.
Yanna avrebbe voluto morire. Tonino voleva andarsene lontano.
Qualcuno li ha visti di sicuro non tornare, coi remi in mano.
Note: (1) Mafioso indica una particolare sezione del rap; (2) Beatboxing è l’arte di imitare con la voce il suono degli elementi della batteria.
Altro che due giorni... qui ci vuole un'intera vacanza dedicata, per gustare appieno il Gioco e potervi partecipare con scienza e coscienza.
RispondiEliminaBel Gioco, comunque, bella idea: si vede che ti han dato buone notizie riguardo all'età pensionabile, oppure soffri di terrificanti insonnie (in quanto Insegnante, sei autorizzato ad accamparle entrambe, mi sa...).
Ci sarà tempo e modo, intanto me lo stampo e me le leggo con calma, le regole del Gioco...
Bella, Pop!
Ohi Pop, ze tosto mica no sto gioco.
RispondiEliminaCi devono essere dei collegamenti tra un episodio e l'altro? Cioè dove finisce uno deve cominciare l'altro, no? Il quarto è proprio forte. Infatti dice bene Zeb, così a comando non è facile come quando fai andare libera la fantasia.
Proviamoci, i prossimi giorni.
Bye
Paopasc: hai ragione. Non ho detto che, seppur minimo, ci vuole un richiamo, come avviene nei due primi episodi (è Armando, il giornalista del primo episodio, che vuol comprare la casa per la quale Bruno va al catasto nel secondo).
RispondiEliminaMi è venuto in mente Italo calvino ne : il castello dei destini incrociati.
RispondiEliminaIn quel caso lui come contrainte usò i tarocchi "come una macchina narrativa combinatoria".
Prima di mettermi disegnare mi impongo delle restrizioni, non tanto per limitarmi quanto per non perdermi.
e comunque che si usi la penna o il pennello rimane il terrore del foglio bianco, quindi una "restrizione" può anche essere comoda per partire.
Mi piacciono i giochi di Ludolinguistica, ed ho scritto l'episodio numero 8. Purtroppo non riesco a postarlo perché supera il numero massimo di caratteri ammessi. Posso inviarlo per mail?
RispondiEliminaGrazie
Leonardo
Leonardo, certo: info@moondance.it
RispondiEliminaGrazie per il giovane, che fa sempre piacere.
RispondiElimina