LA CHIACCHIERINA
di Roberto Bracco
(Monologo da dirsi in gran fretta, senza interruzioni, senza pause, senza perder lena)
Il mio nome è Nora, anzi Noruccia. È un bel nome, lo so. Non l'ho scelto io, ma mi piace di chiamarmi Noruccia. Quando mi si dice "Noruccia vieni qua", "Noruccia mia", "Noruccia cara", "Noruccia buona", io sono tanto contenta, sono tanto felice e mi pare che tutte le bambine, che non si chiamano Noruccia mi debbano invidiare. Ma, disgraziatamente, non sempre mi si chiama così. E sapete come mi si chiama spesso spesso? Voi non lo potete immaginare. Mi si chiama chiacchierina! Io ne ho una rabbia, peggio che se mi si desse della ragazza cattiva! Chiacchierina a me? Avete mai udita la mia voce, voi? Mi avete mai udita chiacchierare? La mia abitudine è di starmene zitta zitta, senza fiatare, con la bocca tappata. E alle volte - che credete? - non sono capace di aprirla nemmeno alla scuola quando la maestra mi ordina di recitare la lezione. Tanto è vero che essa suole sgridarmi dicendo: "Che cos'è? Siete diventata muta?" E allora è lei, è lei che si mette a parlare. E che diluvio di parole! Io non so come faccia a dirne tante, l'una dopo l'altra, come se le leggesse un libro. "Visto che venite a scuola soltanto per scaldare le panche e per guardare il soffitto e per insudiciarvi le dita d'inchiostro e per tormentare le cocche del vostro grembiule e per torcere il collo a destra e a sinistra e per fare merenda nell'ora di ricreazione, io vi consiglio di non venirci più. Così non va bene, mia cara. Non va bene, non va bene. Che figura farete agli esami? Che figura farete dinanzi alla vostra Direttrice, dinanzi alle vostre compagne, dinanzi alle vostre amiche, dinanzi ai vostri genitori? E questo non è ancora niente. C'è dell'altro, c'è dell'altro! Non resterete mica sempre bambina. Oggi siete bambina, ma un bel giorno sarete una signorina. Lo capite sì o no che una signorina ignorante non è una signorina a modo? Lo capite sì o no che una signorina ignorante è la sventura della sua famiglia? Lo capite sì o no che una signorina ignorante è più brutta d'una signorina gobba?" E continua per un pezzo, lei, su questo tono, mentre io resto lì come al solito, zitta zitta, senza fiatare, con la bocca tappata. Io non dico che la maestra abbia torto. Una maestra non ha mai torto. E questa è verità. Ma, con tutto il rispetto dovuto a una maestra, io vi domando: fra me e lei chi e che parla di più? Perché sono io la chiacchierina? Perché? Perché? Se fossi proprio una chiacchierina, non amerei tanto di stare con le mie compagne che hanno una carrucola nella gola e con quel loro cicaleccio insistente non mi lasciano dire neppure una paroletta. Una mi racconta che la mamma le ha comperato una bambola che fa sì e no con la testa ed ha i capelli veri e cammina coi piedi suoi; un'altra mi racconta che la nonna porta gli occhiali, la cuffia e il bastone e piglia tabacco ed ha una bella tabaccheria d'oro e i denti finti; un'altra mi racconta che la sua pecorella è fuggita perché le galline se la volevano mangiare; un'altra mi racconta che il suo gatto si è ammalato perché un topolino gli ha dato un morso sul muso; un'altra mi racconta la storiella della Regina che, scacciata dal Re, si nasconde in un uovo e si fa portare a tavola nel piatto d'argento quando il Re ordina il pranzo; un'altra mi regala tutti i discorsi che balbetta il pappagallo della zia, e sono discorsi così bisbetici che a sentirli non se ne capisce niente. Se li facessi io quei discorsi senza capo né coda, poveretta me, poveretta me! Chi fuggirebbe di qua, chi fuggirebbe di là, chi si metterebbe la bambagia negli orecchi e chi mi darebbe sulla voce o addirittura mi prenderebbe a scappellotti. Ma li fa un pappagallo, ed ecco che la gente va in sollucchero e non manca qualche ragazza che si da la pena d'impararseli a memoria e di ripeterli a me. Io lo sopporto perché voglio bene alle mie compagne come se fossero le mie figliuole. Sì, sì: né più, né meno: come fossero le mie figliuole. E non c'è da ridere. Che conta che sono una bambina anch'io? Tutte le bambine si pigliano per figliuole le bambole. E dunque che c'è di straordinario se io mi piglio per figliuole le mie compagne? Sono più buone, sono più belline, sono più carine, sono più affezionate, e quando cascano non si rompono. E bisogna vedere come mi rispettano! Bisogna vedere come mi obbediscono! "Ninetta, fammi una riverenza." E Ninetta, subito, si piega nella vita sino a toccare la terra col naso. "Ida, cantami una canzoncina napoletana." E Ida, senza pensarci su due volte, mi canta la canzone del sole che sta sulla fronte o quella degli occhi che ragionano. "Mimi, ballami un poco la tarantella." E Mimi mi gira intorno battendo le mani e girando la testolina. Queste, s'intende, sono le più piccole. Ma le più grandi mi obbediscono ugualmente, ed, essendo più istruite, è una gioia ad averle per figlie. Figuratevi che ce n'è di quelle che mi obbediscono in francese e in tedesco come se niente fosse. Oh io non lo nego di essere la più fortunata delle mamme! Il solo difetto che hanno tutte le mie figliuole, dalla prima all'ultima, ve l'ho già detto. Cinguettano troppo. E il guaio è che non mi danno mai il tempo di fare un predicozzo, un ammonimento, un'osservazione. Cerco di dar loro il buon esempio standomene sempre zitta zitta, senza fiatare, con la bocca tappata. Ma questo non basta. Esse parlano, parlano, parlano, parlano, e, con tutta l'obbedienza che hanno per me, su questo punto sono cocciute e non si accorgono che mi fanno venire il capogiro. Il più strano poi è che nessuno le chiama chiacchierine. E se nessuno le chiama chiacchierine, dobbiamo convenire che il vecchio servo di casa mia ha ragione da vendere quando dice che questo mondo è pieno di ingiustizie. Già, secondo lui, tutte le cose vanno a rovescio: e perciò passa la giornata a brontolare. Anche egli, quel bravuomo, - per dirvela come la sento - il difettuccio di parlare troppo, lo ha. Si lamenta del caldo, si lamenta del freddo, si lamenta del sole, si lamenta della pioggia, critica le persone che portano l'ombrello, critica quelle che vanno in carrozza, critica quelle che vanno a piedi, critica un signore che abita al piano superiore e che suona il violino dalla mattina alla sera, critica un altro signore che abita accanto e che gli dà l'ipocondria perché non se ne ode il più piccolo rumore, critica i colombi che si posano sulle ringhiere dei balconi perché essi tubano ed egli deve pulire, critica i pipistrelli perché non stanno mai fermi e non lasciano vedere la faccia che hanno, critica il calendario quando ci sono molte feste in una settimana perché la gente se ne sta con le mani alla cintola ed egli invece è costretto a spolverare ogni giorno, critica il calendario quando nella settimana non c'è nessuna festa perché allora i negozi sono aperti il lunedì, il martedì, il mercoledì, il giovedì, il venerdì e il sabato ed egli è obbligato ad andare e venire mille volte per comperare mille cose, critica il cuoco perché è pagato più di lui, critica la cameriera perché è pagata meno di lui e abitua male i suoi padroni, critica il portinaio perché fa la vita comoda, critica il facchino perché lavora sempre e non si stanca mai, critica la governante perché si pettina come una signora e si mette la cipria sulle guance e critica perfino me perché gli dico sul viso che quella sua parlantina non la posso soffrire! Ma è inutile. Tutti mi raccomandano di essere schietta, e io sono schietta. Vado matta per coloro che parlano poco, e il solo spettacolo che davvero mi diverte è il cinematografo, dove si vedono a centinaia uomini, donne e animali che non parlano affatto. Lì, cavalli che corrono, soldati che sparano, pagliacci che saltano, viaggiatori che arrivano, briganti che scappano, contadini che si azzuffano, mariuoli che rubano, buoi che dormono, scimmie che graffiano, monache che pregano, vecchie che mangiano, parrucche che volano, pompieri che smorzano il fuoco, e mai un grido, mai una parola, mai una sillaba! Io sono tale e quale. Mi danno della chiacchierina, forse per burlarsi di me, forse per ischerzare. forse per stuzzicarmi, forse per indispettirmi, forse per addolorarmi, ma il certo è che la mia voce non l'avete sentita ancora, e, mentre avevo tante cose da dirvi, non ve ne ho detta proprio nessuna. Pazienza! Sono io diventata muta, come crede la maestra? Meglio muta che chiacchierina!
(Il Giornalino della Domenica, n.1, 24 giugno 1906, pp. 6-7), tratto da Aa. Vv., Il Giornalino della Domenica, Antologia di fiabe, novelle, poesie, racconti e storie disegnate. A cura di Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi, Edizioni BD, Milano, 2007.
Il Giornalino della Domenica fu in Italia uno dei primi prodotti editoriali pensati esplicitamente per bambini e ragazzi. Il periodico nacque nel 1906 a Firenze, su iniziativa di Luigi Bertelli (Vamba) e dell’editore Enrico Bemporad, con un programma che si proponeva di “dare tutte le domeniche al suo giovine pubblico una lettura che sia istruttiva senza stancarne l’attenzione; che sia educatrice senza essere noiosa; interessante senza troppo sforzare l’immaginazione; divertente senza sguaiataggini e senza volgarità”. Essa inoltre voleva suscitare l’amor patrio e per l’umanità ed educare alla “Religione del dovere”.
Si dall’inizio e per tutta la sua breve vita, il settimanale, di 16 e poi 24 pagine illustrate, con una tiratura di qualche migliaio di copie vendute soprattutto per abbonamento, si avvalse della collaborazione di scrittori importanti e prestigiosi. Oltre allo stesso Vamba, che vi pubblicò a puntate il suo Giornalino di Gian Burrasca, Ugo Ojetti, Salvatore di Giacomo, Emilio Salgari, Grazia Deledda, Scipio Slataper, Luigi Capuana, Giorgio Tremisot, Ada Negri, Emma Perodi, Marino Moretti e molti altri. In un’epoca in cui l’immagine, il disegno, la caricatura erano diventate importanti quanto il testo scritto, particolare cura fu affidata all’illustrazione, che vide i contributi, tra gli altri, di Filiberto Scarpelli, Ugo Finozzi, Ottorino Andreini e Antonio Rubino (sua la copertina che apre l’articolo).
Il periodico chiuse la sua prima gloriosa serie nel 1910, vinto dai debiti e dalla concorrenza del Corriere dei Piccoli, voluto da Luigi Albertini, storico direttore del Corriere della Sera. L’indirizzo più “popolare” di questa seconda rivista, che si accaparrò anche alcuni dei migliori autori del Giornalino e ebbe l’intuizione di pubblicare i primi fumetti provenienti d’Oltreoceano, la vinse sulla qualità un po’ aristocratica e autarchica voluta da Vamba. Sempre per l’iniziativa infaticabile dello stesso Vamba, il Giornalino sarebbe rinato nel 1918, senza mai raggiungere tuttavia i vertici di classe e di successo del suo primo periodo.
Questo articolo è dedicato all’amico Enrico Bo, che teme a torto di essere un chiacchierone.
di Roberto Bracco
(Monologo da dirsi in gran fretta, senza interruzioni, senza pause, senza perder lena)
Il mio nome è Nora, anzi Noruccia. È un bel nome, lo so. Non l'ho scelto io, ma mi piace di chiamarmi Noruccia. Quando mi si dice "Noruccia vieni qua", "Noruccia mia", "Noruccia cara", "Noruccia buona", io sono tanto contenta, sono tanto felice e mi pare che tutte le bambine, che non si chiamano Noruccia mi debbano invidiare. Ma, disgraziatamente, non sempre mi si chiama così. E sapete come mi si chiama spesso spesso? Voi non lo potete immaginare. Mi si chiama chiacchierina! Io ne ho una rabbia, peggio che se mi si desse della ragazza cattiva! Chiacchierina a me? Avete mai udita la mia voce, voi? Mi avete mai udita chiacchierare? La mia abitudine è di starmene zitta zitta, senza fiatare, con la bocca tappata. E alle volte - che credete? - non sono capace di aprirla nemmeno alla scuola quando la maestra mi ordina di recitare la lezione. Tanto è vero che essa suole sgridarmi dicendo: "Che cos'è? Siete diventata muta?" E allora è lei, è lei che si mette a parlare. E che diluvio di parole! Io non so come faccia a dirne tante, l'una dopo l'altra, come se le leggesse un libro. "Visto che venite a scuola soltanto per scaldare le panche e per guardare il soffitto e per insudiciarvi le dita d'inchiostro e per tormentare le cocche del vostro grembiule e per torcere il collo a destra e a sinistra e per fare merenda nell'ora di ricreazione, io vi consiglio di non venirci più. Così non va bene, mia cara. Non va bene, non va bene. Che figura farete agli esami? Che figura farete dinanzi alla vostra Direttrice, dinanzi alle vostre compagne, dinanzi alle vostre amiche, dinanzi ai vostri genitori? E questo non è ancora niente. C'è dell'altro, c'è dell'altro! Non resterete mica sempre bambina. Oggi siete bambina, ma un bel giorno sarete una signorina. Lo capite sì o no che una signorina ignorante non è una signorina a modo? Lo capite sì o no che una signorina ignorante è la sventura della sua famiglia? Lo capite sì o no che una signorina ignorante è più brutta d'una signorina gobba?" E continua per un pezzo, lei, su questo tono, mentre io resto lì come al solito, zitta zitta, senza fiatare, con la bocca tappata. Io non dico che la maestra abbia torto. Una maestra non ha mai torto. E questa è verità. Ma, con tutto il rispetto dovuto a una maestra, io vi domando: fra me e lei chi e che parla di più? Perché sono io la chiacchierina? Perché? Perché? Se fossi proprio una chiacchierina, non amerei tanto di stare con le mie compagne che hanno una carrucola nella gola e con quel loro cicaleccio insistente non mi lasciano dire neppure una paroletta. Una mi racconta che la mamma le ha comperato una bambola che fa sì e no con la testa ed ha i capelli veri e cammina coi piedi suoi; un'altra mi racconta che la nonna porta gli occhiali, la cuffia e il bastone e piglia tabacco ed ha una bella tabaccheria d'oro e i denti finti; un'altra mi racconta che la sua pecorella è fuggita perché le galline se la volevano mangiare; un'altra mi racconta che il suo gatto si è ammalato perché un topolino gli ha dato un morso sul muso; un'altra mi racconta la storiella della Regina che, scacciata dal Re, si nasconde in un uovo e si fa portare a tavola nel piatto d'argento quando il Re ordina il pranzo; un'altra mi regala tutti i discorsi che balbetta il pappagallo della zia, e sono discorsi così bisbetici che a sentirli non se ne capisce niente. Se li facessi io quei discorsi senza capo né coda, poveretta me, poveretta me! Chi fuggirebbe di qua, chi fuggirebbe di là, chi si metterebbe la bambagia negli orecchi e chi mi darebbe sulla voce o addirittura mi prenderebbe a scappellotti. Ma li fa un pappagallo, ed ecco che la gente va in sollucchero e non manca qualche ragazza che si da la pena d'impararseli a memoria e di ripeterli a me. Io lo sopporto perché voglio bene alle mie compagne come se fossero le mie figliuole. Sì, sì: né più, né meno: come fossero le mie figliuole. E non c'è da ridere. Che conta che sono una bambina anch'io? Tutte le bambine si pigliano per figliuole le bambole. E dunque che c'è di straordinario se io mi piglio per figliuole le mie compagne? Sono più buone, sono più belline, sono più carine, sono più affezionate, e quando cascano non si rompono. E bisogna vedere come mi rispettano! Bisogna vedere come mi obbediscono! "Ninetta, fammi una riverenza." E Ninetta, subito, si piega nella vita sino a toccare la terra col naso. "Ida, cantami una canzoncina napoletana." E Ida, senza pensarci su due volte, mi canta la canzone del sole che sta sulla fronte o quella degli occhi che ragionano. "Mimi, ballami un poco la tarantella." E Mimi mi gira intorno battendo le mani e girando la testolina. Queste, s'intende, sono le più piccole. Ma le più grandi mi obbediscono ugualmente, ed, essendo più istruite, è una gioia ad averle per figlie. Figuratevi che ce n'è di quelle che mi obbediscono in francese e in tedesco come se niente fosse. Oh io non lo nego di essere la più fortunata delle mamme! Il solo difetto che hanno tutte le mie figliuole, dalla prima all'ultima, ve l'ho già detto. Cinguettano troppo. E il guaio è che non mi danno mai il tempo di fare un predicozzo, un ammonimento, un'osservazione. Cerco di dar loro il buon esempio standomene sempre zitta zitta, senza fiatare, con la bocca tappata. Ma questo non basta. Esse parlano, parlano, parlano, parlano, e, con tutta l'obbedienza che hanno per me, su questo punto sono cocciute e non si accorgono che mi fanno venire il capogiro. Il più strano poi è che nessuno le chiama chiacchierine. E se nessuno le chiama chiacchierine, dobbiamo convenire che il vecchio servo di casa mia ha ragione da vendere quando dice che questo mondo è pieno di ingiustizie. Già, secondo lui, tutte le cose vanno a rovescio: e perciò passa la giornata a brontolare. Anche egli, quel bravuomo, - per dirvela come la sento - il difettuccio di parlare troppo, lo ha. Si lamenta del caldo, si lamenta del freddo, si lamenta del sole, si lamenta della pioggia, critica le persone che portano l'ombrello, critica quelle che vanno in carrozza, critica quelle che vanno a piedi, critica un signore che abita al piano superiore e che suona il violino dalla mattina alla sera, critica un altro signore che abita accanto e che gli dà l'ipocondria perché non se ne ode il più piccolo rumore, critica i colombi che si posano sulle ringhiere dei balconi perché essi tubano ed egli deve pulire, critica i pipistrelli perché non stanno mai fermi e non lasciano vedere la faccia che hanno, critica il calendario quando ci sono molte feste in una settimana perché la gente se ne sta con le mani alla cintola ed egli invece è costretto a spolverare ogni giorno, critica il calendario quando nella settimana non c'è nessuna festa perché allora i negozi sono aperti il lunedì, il martedì, il mercoledì, il giovedì, il venerdì e il sabato ed egli è obbligato ad andare e venire mille volte per comperare mille cose, critica il cuoco perché è pagato più di lui, critica la cameriera perché è pagata meno di lui e abitua male i suoi padroni, critica il portinaio perché fa la vita comoda, critica il facchino perché lavora sempre e non si stanca mai, critica la governante perché si pettina come una signora e si mette la cipria sulle guance e critica perfino me perché gli dico sul viso che quella sua parlantina non la posso soffrire! Ma è inutile. Tutti mi raccomandano di essere schietta, e io sono schietta. Vado matta per coloro che parlano poco, e il solo spettacolo che davvero mi diverte è il cinematografo, dove si vedono a centinaia uomini, donne e animali che non parlano affatto. Lì, cavalli che corrono, soldati che sparano, pagliacci che saltano, viaggiatori che arrivano, briganti che scappano, contadini che si azzuffano, mariuoli che rubano, buoi che dormono, scimmie che graffiano, monache che pregano, vecchie che mangiano, parrucche che volano, pompieri che smorzano il fuoco, e mai un grido, mai una parola, mai una sillaba! Io sono tale e quale. Mi danno della chiacchierina, forse per burlarsi di me, forse per ischerzare. forse per stuzzicarmi, forse per indispettirmi, forse per addolorarmi, ma il certo è che la mia voce non l'avete sentita ancora, e, mentre avevo tante cose da dirvi, non ve ne ho detta proprio nessuna. Pazienza! Sono io diventata muta, come crede la maestra? Meglio muta che chiacchierina!
(Il Giornalino della Domenica, n.1, 24 giugno 1906, pp. 6-7), tratto da Aa. Vv., Il Giornalino della Domenica, Antologia di fiabe, novelle, poesie, racconti e storie disegnate. A cura di Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi, Edizioni BD, Milano, 2007.
Il Giornalino della Domenica fu in Italia uno dei primi prodotti editoriali pensati esplicitamente per bambini e ragazzi. Il periodico nacque nel 1906 a Firenze, su iniziativa di Luigi Bertelli (Vamba) e dell’editore Enrico Bemporad, con un programma che si proponeva di “dare tutte le domeniche al suo giovine pubblico una lettura che sia istruttiva senza stancarne l’attenzione; che sia educatrice senza essere noiosa; interessante senza troppo sforzare l’immaginazione; divertente senza sguaiataggini e senza volgarità”. Essa inoltre voleva suscitare l’amor patrio e per l’umanità ed educare alla “Religione del dovere”.
Si dall’inizio e per tutta la sua breve vita, il settimanale, di 16 e poi 24 pagine illustrate, con una tiratura di qualche migliaio di copie vendute soprattutto per abbonamento, si avvalse della collaborazione di scrittori importanti e prestigiosi. Oltre allo stesso Vamba, che vi pubblicò a puntate il suo Giornalino di Gian Burrasca, Ugo Ojetti, Salvatore di Giacomo, Emilio Salgari, Grazia Deledda, Scipio Slataper, Luigi Capuana, Giorgio Tremisot, Ada Negri, Emma Perodi, Marino Moretti e molti altri. In un’epoca in cui l’immagine, il disegno, la caricatura erano diventate importanti quanto il testo scritto, particolare cura fu affidata all’illustrazione, che vide i contributi, tra gli altri, di Filiberto Scarpelli, Ugo Finozzi, Ottorino Andreini e Antonio Rubino (sua la copertina che apre l’articolo).
Il periodico chiuse la sua prima gloriosa serie nel 1910, vinto dai debiti e dalla concorrenza del Corriere dei Piccoli, voluto da Luigi Albertini, storico direttore del Corriere della Sera. L’indirizzo più “popolare” di questa seconda rivista, che si accaparrò anche alcuni dei migliori autori del Giornalino e ebbe l’intuizione di pubblicare i primi fumetti provenienti d’Oltreoceano, la vinse sulla qualità un po’ aristocratica e autarchica voluta da Vamba. Sempre per l’iniziativa infaticabile dello stesso Vamba, il Giornalino sarebbe rinato nel 1918, senza mai raggiungere tuttavia i vertici di classe e di successo del suo primo periodo.
Questo articolo è dedicato all’amico Enrico Bo, che teme a torto di essere un chiacchierone.
ma che onore, addirittura una dedica! Grazie carissimo, l'ho letto proprio di gusto il pezzo, anche perchè io ero un lettore del Corriere dei piccoli, la mia mamma mi comprava solo quello e mi ha sempre negato l'acquisto di topolino che avrei bramato, forse perchè pensava che fosse più politically correct. Chissà.
RispondiEliminaMolto bello e molto bello pure che esista un volume del 2007 che li ripropone. Anch'io , come per Enrico, subivo il pensiero unico del Corriere dei Piccoli ma sotto il materasso nascondevo Tex, Zagor, Spider Man e i Fantastic Four. Poi i grandi disegnatori sudamericani e francesi (ma forse sono fuori tema). Ciao a tutti.
RispondiEliminaPost molto interessante ma avrei un paio di osservazioncelle, se mi è consentito. Devo anche premettere che le faccio con timore per via di una nuova commentatrice, ma non sono uso mettere il carro davanti ai buoi.
RispondiEliminaRubino da piccolo mi affascinava, poi la raccolta del "corrierino" è andata dispersa, amen.
La maestra parla così delle "signorine" ma ha torto marcio: 1) non ci sono più "signorine" oggi, caso mai "ragazze"; e (ancora più grave) 2) non ha previsto la nascita delle "veline". Proporrei di censurare la maestra.
È vero che il "Corriere dei Piccoli" universalmente noto come "corrierino" pubblicava i fumetti ma (orrore!) togliendo i fumetti! E appiccicando alle vignette normalizzate le rime sciocche. Credo che anche a questo si possa imputare la deriva culturale della Nazione.
Naturalmente non bisogna generalizzare: certe storie (a proposito come si chiamavano? non certo fumetti, se avevano un nome me lo sono dimenticato) autarchiche non riesco a immaginarmele con i ballons, vedi il signor Bonaventura di Sto (lo so, lo so il suo nome intero ma qui va bene così).
Poi, non so se la cosa sia generalizzabile, il corrierino non veniva letto dai "piccoli": erano i genitori, seduti sul canapè che lo leggevano ai bambini, seduti o appollaiati intorno. (così mi è stato raccontato).
E ancora: chi ha il coraggio di chiamare "piccolo" un ragazzino?
E ancora-ancora: per i cattolici della mia generazione niente corrierino ma "il Giornalino" con tanti angeli e frati.
Sembrerebbe da quanto sopra che io sia contemporaneo al corrierino contemporaneo al Giornalino del Vamba ma no, sono più giovane: ho usufruito della conservazione di materiale da parte della generazione precedente.
Chissà perchè, con la storia di inserirci le vignette e i disegni, mano a mano hanno soppiantato del tutto (o quasi) il testo scritto relegandolo solo nelle nuvolette? Esiste oggi un analogo di quei mitici giornalini?
RispondiEliminaA proposito di fumettizzazione: sabato ho visto un libro di un disegnatore che racconta novanta romanzi, ognuno in 4 vignette. Mi sono riguardato quelli che conoscevo e le conoscenze precedenti aiutano, gli altri, beh, qualcosina si perde. Resta il divertimento dell'assurdità dell'impresa.
RispondiEliminaMiiizzeca, che carino il pezzo!
RispondiEliminaCerto che la presenza di nemmeno un capoverso favorisce proprio la lettura d'un fiato. Molto riuscito. Per altri generi lo stratagemma non mi sarebbe piaciuto, qui funziona alla grande.
Da sottoscrivere anche la "missione" proposta:
«dare tutte le domeniche al suo giovine pubblico una lettura che sia istruttiva senza stancarne l’attenzione; che sia educatrice senza essere noiosa; interessante senza troppo sforzare l’immaginazione; divertente senza sguaiataggini e senza volgarità".»
Sull'obiettivo di «suscitare l’amor patrio e per l’umanità» mi sa invece che c'è ancora molto da lavorare in questi nostri patrii italici loci (mica male questo verso, potrebbe sembrare Foscolo o Alfieri, che dici Pop, ho detto una sesquipedale* cavolata? forse è più stile Minculpop rivisto da Guzzanti)...
Comunque, non so perché – mi sento un po' la coda di paglia –, volevo dire che io NON sono proprio così “chiacchierina”, e nemmeno stupidina come potrei sembrare ;)
Anche se condivido a pieno la morale del pezzo: sono spesso quelli che chiacchierano o vorrebbero chiacchierare di più a dirti che non li fai mai parlare :)
* Per Juhan, che poi mi cazzia: cfr. http://espresso.repubblica.it/slangopedia/s .
Juhan, che timore, non sono cattiva, dai! Scherzo, io scherzo! Com’è difficile a volte interagggire …
:)
Ho scritto un commento quasi serio, eh? Forse rinsavisco...
RispondiElimina(tra parentesi, ma quanto suona bene la parola ‘chiacchierare’, vuoi mettere con quel brutto calco di ‘chattare’?)
P.S.: Pop, l’illustrazione di Rubino te la frego. Uomo avvisato, mezzo citato ;)
e, a proposito, dove la trovi ‘sta roba? voglio l’indirizzo dei tuoi fornitori… :)
Strardinario :-))
RispondiEliminaanch'io ho letto di gusto e ...d'un fiato!
"senza perder lena".
[o, mamma, quella maestra!!! buuh buuh!:-)]
- Pure io, Corriere dei Piccoli! Poi ... l'Intrepido! :-)
g
Giovanna, qualcosa mi dice che anche tu devi essere una brava prof. ;)
RispondiEliminaCiao!
Non era ironico, eh? dicevo sul serio, Giovanna :)
RispondiEliminaPer quanto riguarda le letture giovanili: Corrierino a gogò e poi Topolino e Soldino (con il mitico Geppo diavolo buono e Pugaceff il luposki della steppaski). Solo più tardi ho incontrato Tex, Blek macigno e Il Monello.
RispondiEliminaRoberta: l'immagine l'ho catturata con lo scanner dal libro che ho citato. Poi ho una soffiata per chi vuole belle immagini senza problemi di diritti: http://www.photo.rmn.fr/ , che nasce dalla riunione delle fonti iconografiche dei principali musei francesi.
Paopasc: i giornalini per bambini e ragazzi sono oramai defunti, con o senza immagini, soppiantati dalle diavolerie elettroniche. I fumetti sono un genere per adulti, mentre i ragazzini sono passati al porno.
Juhan: il Giornalino in casa mia non entrava (e meno male): troppo laico il mio papy.
A me piaceva Diabolik
RispondiEliminaE Paperino e Qui Quo Qua
Grazie per la dritta, Pop! :)
Del Corriere dei piccoli oltre al signor bonaventura mi ricordo solo il negretto Bilbolbul (mi sembra uno spirito antirazzista di un razzismo micidiale, ma forse non ricordo bene)e la signora Tordella. Il Monello e Topolino erano banditi da casa mia perchè "poco istruttivi" ? boh? Riuscivo qualche volta a mettere le mani sul grande Black di un amico e capitan Miki dove c'era un dottor qualcosa che diceva sempre "per mille laparatomie" . Non sapevo cosa volesse dire ma era affascinante.
RispondiEliminaDiabolik era vietato: tutti i grandi erano d'accordo. Io lo leggevo da Luciano che veniva a scuola con me anche se era più vecchio. Vent'anni dopo (suona bene, il numero può essere affetto da errore, anche considerevole) l'ho rivisto nei volumi di Repubblica. È cambiato completamente e anche il disegno non era poi così entusiasmante, tanti retini messi male, sigh.
RispondiEliminaIl Monello e l'Intrepido li leggeva anche la mamma, anzi me li comprava senza chiederglielo, ma ero già un po' più cresciuto, chissà?
Invece il "papy" (se sa che lo chiamo così gli viene lo sciupùn) era rimasto a Bibì e Bibò. Che ci sono ancora, io li leggo tutte le domeniche, qui: http://www.sfgate.com/comics/?feature_id=Katzenjammer_Kids
Ma su teh toobz ci sono un sacco di meraviglie quali http://wpcomics.washingtonpost.com/client/wpc/ga/ e http://www.sfgate.com/comics/?feature_id=Bizarro e anche www.washingtonpost.com/wp-srv/opinions/cartoonsandvideos/toles_main.html?hpid=opinionsbox1
I geeks leggono http://xkcd.com/ e http://abstrusegoose.com/
Stai imparando Juhan, bravo, bravo.
RispondiEliminaManca solo qualche faccina, tipo questa :)
(vaccinatevi, io l'ho detto)
Ad ogni modo, il capostipite di tutti i fumetti è stato The Yellow Kid, come tutti sanno. Anche se io non c’ero e se c’ero dormivo.
RispondiEliminaE i link col cavolo che ce li metto, Juhan :P
Juhan, domani me li guardo tutti, poi ti saprò dire.
RispondiElimina@ Roberta
RispondiEliminaCome se non conoscessi Yellow Kid!
Ma io sono tutto per:
Little Nemo;
Krazy Kat;
Li'l Abner;
Pogo;
Calvin & Hobbes;
e tanti altri che mica ve li dico subito e poi resto senza argomenti. A richiesta potrei anchefornire i links, per chi non sa googlare.
Mafalda e BC ueber Alles.
RispondiEliminaDa rivedere "La Linea" di Cavandoli.
RispondiEliminaJuhan, non ti ci mettere anche te a scassare che non è giornata...
Io odio il Web 2.0!
E ho sempre mangiato la minestra, Pop.
@ Roberta
RispondiEliminaCi dev'essere un fraintendimento. Io non ho parlato del Web 2.0. Sono contro l'uso di Flash e penso che i video debbano essere messi solo quando servono. È vero che propugno(1) il Web semantico nell'accezione di TBL(2)(3) ma nel caso specifico di cosa sono accusato? Mi fa un po' senso citarlo ma oggi papi ha detto che "l'amore vince l'odio", o qualcosa del genere. Di lui non mi fido ma però... Ancora 'mici?
-------------
1) Pop se trovi un sinonimo più tranquillo cambialo, sai di questi tempi non vorrei che un Cicchitto o un Maroni di passaggio ti chiudessero il blog.
2) http://www.nature.com/nature/debates/e-access/Articles/bernerslee.htm
3) http://www.w3.org/People/Berners-Lee/Weaving/Overview.html c'è anche in italiano, è leggibilissimo.
Roberta, avrei apprezzato un :) dopo la parola giornata, per evitare equivoci...
RispondiEliminaA me piacevano Flash Gordon, Topolino ma ancor più Paperino, il primo Superman quando si chiamava ancora Nembo Kid (gli albi del '55-'56), poi ho letto i Monello e gli Intrepido che mi passava un'amica, poi Eureka (ho dovuto regalare la collezione quando sono partita dall'Italia), BC, Beetle Bailey, Peanuts, Mafalda ecc. Ora solo letture sporadiche di fumetti, quando mi capitano sotto mano.
RispondiEliminaJuhan, perché Tim Berners-Lee si spaccia per the inventor of the World Wide Web? E perchè dovrei comunicare i miei limerick a una macchina?
RispondiEliminaAh, dimenticavo: Barney è grande, ma ho scoperto che mi piace anche Abstruse Goose: sono un geek?
RispondiElimina@ Popinga
RispondiEliminaRisposta volante, non so se è quella che vuoi: il WWW è la parte di Internet che si vede con un browser. Il primo browser (WorldWideWeb) l'ha fatto lui, su hardware Next, contemporaneamente alle specifiche del HTML. Con TBL c'era R.Cailliau, che di solito viene dimenticato. Se ricordo bene queste cose le racconta nel libro "Tessere il Web" nella versione originale. Io l'ho comprato almeno tre volte ma adesso non saprei ritrovarlo.
Il paper su Nature non l'ho riletto, avevo il link che ho usato per un caso simile e spero di non aver toppato.
Parlare con le macchine: introduciamo Turing? ora, sotto le feste?
@ Laperfidanera
Linus era molto più bello di Eureka, anche piu trendy ;-)
E poi, a dirla tutta, i disegni di Max Bunker (spero di ricordare bene il nome) erano troppo pesanti. Anche quando ha cominciato a disegnare Alan Ford che a un certo punto tutti leggevano & adoravano.
Flash Gordon: la grafica era stupenda, il plot meno. Poi di Flash si è fatto un film dove la cosa migiore, assolutamente fantastica non era Ornella Muti ma la colonna sonora dei Queen.
E la scuola belga nessuno la tira fuori: Tin-Tin, Asterix, i Puffi (da leggere in francese), ...
@ Pop
RispondiEliminaContinuo a citare a memoria (che non è più quella di una volta). Dunque Forrest Gump diceva, se ricordo bene, vedi disclaimer precedente, "geek è chi geek fa".
Roberta: "La Linea" di Cavandoli è assolutamente spassoso. Lo sai che parla in milanese?
RispondiEliminaLPN: più o meno abbiamo lo stesso background fumettistico. Non ho mai amato però i supereroi americani.
Juhan: Grazie per le informazioni su un argomento di cui sono assai ignorante, altro che geek!
Amo la scuola franco-belga (e ricordo che gli Shrumps li leggevo - ovviamente in italiano - sul Corriere dei Piccoli): di Asterix mi piacciono persino i film. Il vecchio Tintin lo conosco poco. A proposito di francesi: qualcuno ricorda i fumetti del pilota automobilistico Michel Vaillant?
Popinga, sapevo che parla in grammelot, di milanese non ci capisco né un’acca, né due O, ma mi ha sempre divertito lo stesso (funziona anche per questo, no?)
RispondiEliminaQuoto la perfida, eccetto per Superman che sostituisco con Batman, Nembo Kid cui preferisco Spiderman, e al posto di Monello e Intrepido metto Jacovitti e Popeye. Beetle Bailey non lo conosco, ma mi sta simpatico Cipputi e pure Handy Capp.
Flash Gordon, noooo, non me lo ricordavo più! Flash, a-ah :)
Gli Schtroumpfs, Juhan, mi sa che erano di un belga. Lo sapevi che ci ha scritto su pure Eco sugli Schtroumpfs?
Comunque se serve io ho leprime annate di Linus dal numero 4 o 5 in avanti....
RispondiEliminaEnrico, allora non sono andate perse nell'alluvione del '94 (Berlusconi al governo, NdR), come temevi. Le hai trovate!
RispondiEliminaEnrico, mi sembri un po’ perplesso...
RispondiEliminaIo ho appena fatto incorniciare dei numeri de' La Domenica del Corriere.
A proposito di milanese, Pop, ieri ho conosciuto una storia su una parola curiosa, che si dice anche dalle mie parti: "teppa". Googlando ho trovato questa storia, mi sai dire se è vera?
http://milano.corriere.it/arte_e_cultura/articoli/2003/03_Marzo/05/teppa.shtml
Grazie Pop, sei un vero amico, lo sapevo :)
WOW! uau!
RispondiEliminaNon si finisce più di tirar fuori le cose di quando il mondo era giovane. E mi viene da dire sì a Batman, Popeye e no a Jacovitti.
Roberta non lo sapevo ma vado subito alla ricerca, grassie dell'info.
Posso aggiungere (gli ultimi, promesso) Eisner, Pericoli (non solo come fumettista, anzi) e Moebius? Quest'ultimo ha una cosa che m'intriga: condivide il cognome con una delle mie nonne; sarà un caso? Noi crediamo di sì.
Allora, scusate il ritardo, ma nevica e, abitando in una casa isolata, ho dovuto: correre a far la spesa prima di rimaner bloccato dalla neve, gettare il sale nella corte e sui 150 m di stradina non asfaltata che ci collega alla provinciale, pulire la lettiera dei gatti scoprendo che il rubinetto esterno è gelato, pulire la pipì di Cecu che, non trovando la lettiera, ha fatto come se ci fosse, sul pavimento.
RispondiEliminaRoberta, non riesco ad aprire il file, ma la versione che conosco è che la teppa era il muschio dei fossati attorno al Castello Sforzesco, luogo di ritrovo di giovinastri nell'800.
Juhan: Moebius lo leggevo, non mi ricordo più se su Metal Hurlant. Non sapevo che eri imparentato anche con un nastro paradossale.
@ Popinga
RispondiEliminaa fioca anche sì!
Sì Metal Hurlant, ma io vengo prima del nastro, il nome vero è un altro, meno detesko ma lo stesso intrigante: i miei parenti lo leggono "come si scrive" e non "come si legge".
@ Roberta
Ritrovato Eco e Scht--quella roba lì. Avevo rimosso, grazie.
Posso aggiungere Dick Tracy? OPS avevo promesso che smettevo, non tenetene conto.
E poi mi stupisce che nessuno abbia citato Dylan Dog (che pare leggano tutti tranne me).
Come direbbe uno dei Puffi: io LO ODIO Dylan Dog! Come si vede, anche i Puffi sono responsabili di questo clima d'odio che avvelena il paese.
RispondiEliminaL'alluvione del 94 è un'altra delle malefatte dell'Innominato, solo pronurciarne il nome porta sfiga, io ci ho perso il camper ma i Linus li avevo lasciati a casa dei miei con una collezione completa di Storia Illustrata dalla fine anni cinquanta. Che bellezza Lil Abner e Pogo
RispondiEliminaops, in ritardo rispondo a Roberta (non ero tornata a leggere altri commenti!)
RispondiEliminaEmozionata, ti ringrazio Roberta! :-)
Sei gentile.
salutone a tutti :-)
g