Purtroppo i tempi di un lettore non sono gli stessi del mercato editoriale e solo in questi giorni, con mesi di ritardo sulla sua uscita, ho letto Seconda stella a destra di Amedeo Balbi, anche se in parte già conoscevo le sue narrazioni perché sono un frequentatore del blog Keplero e ho seguito le Vite semiserie di astronomi illustri sin dalla loro nascita sulle pagine elettroniche, attraverso la loro prima raccolta in un e–book autoprodotto, fino al meritato approdo editoriale presso De Agostini nello scorso settembre.
Nel frattempo le dieci brevi biografie sono maturate e cresciute di numero, arrivando a 29 e perdendo, ma forse è solo una mia impressione dovuta a un dispetto della memoria, un po’ della rugosità iniziale e diventando più scorrevoli e rotonde. Preciso subito che a me piacevano tantissimo già alla prima stesura, perché in un certo qual modo mi hanno ricordato, come scrissi in un commento, le Vite brevi di uomini eminenti di John Aubrey, strano capolavoro di letteratura biografica del seicento inglese, per il gusto di raccontare una vita anche attraverso l’aneddoto, come se si ascoltasse la conversazione brillante e sfrontata di qualcuno che parla di una terza persona “così come l’ha conosciuta”, non omettendo anche i particolari imbarazzanti. Il libro ha conservato questa leggerezza della scrittura, questa abilità di parlare di concetti scientifici raccontando delle vite reali, lontana parsec (mi si concederà questa unità di misura in tema con l’argomento) dalle noiose e agiografiche note di certa divulgazione tutta a tesa a spiegare un uomo attraverso le sue opere e non viceversa. Le grandi conquiste dell’astronomia a partire dall’antichità fino a oggi emergono così come un percorso di individui immersi nella società del loro tempo, con i loro pregi e i loro difetti, con il loro ingegno e i loro errori talvolta ostinati.
Seduto di fronte a noi, come ricorda Alessandro Bonino nella gustosa postfazione, magari con una birra in mano, Amedeo Balbi possiede il dono affabulatorio del linguaggio concettualmente rigoroso e allo stesso tempo semplice, con riferimenti alla realtà odierna, “con un occhio alla cultura pop, e (sporadiche) divagazioni personali”, come recita l’esergo del suo blog. Secondo il mio parere Seconda stella a destra, anche per gli “spiegoni” della sua seconda parte, che ne conservano inalterato lo stile, è un’ottima opera di narrazione della scienza, fatta per essere letta, ripresa, manipolata, discussa anche a scuola. Questo è un libro di scienza che non fa paura.
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