Ettore Majorana pubblicò in vita solo nove articoli scientifici, scritti quasi tutti nel biennio 1931-32, a parte il primo, pubblicato nel 1929 subito dopo la laurea in fisica assieme all’amico Giovanni Gentile jr (figlio del filosofo che era allora ministro fascista dell’educazione nazionale), e l’ultimo, Teoria simmetrica dell’elettrone e del positrone, uscito sul Nuovo Cimento nel 1937 ma pronto dal 1932-33. Lasciò anche molti lavori incompleti, alcuni dei quali sono andati perduti. Di tutta la produzione scientifica edita e inedita di Majorana (oltre che di molti aspetti della sua vita) si occupa un articolo di Erasmo Recami, il fisico che è senza dubbio il miglior biografo dello scienziato siciliano, al quale rimando chi volesse approfondire l’argomento.
Su segnalazione dell’amico Ignazio Licata, mi occupo qui di un decimo articolo, che Majorana scrisse per una rivista di sociologia e che poi decise di non pubblicare, anzi lo cestinò. Si tratta di un articolo divulgativo che Giovanni Gentile jr. ebbe dal fratello del fisico, che aveva trovato il manoscritto tra le carte lasciate dopo la scomparsa. Gentile lo presentò su Scientia, il glorioso quadrimestrale scientifico pubblicato tra il 1907 e il 1988, che l’Università di Bologna ha meritoriamente reso disponibile in formato digitale nella collezione AMS Historica. L’articolo, dal titolo Il valore delle Leggi Statistiche nella Fisica e nelle Scienze Sociali uscì sul fascicolo 36 della rivista, nel Febbraio-Marzo del 1942, alle pp.58-66. Dopo di allora non è stato più ripubblicato in lingua italiana fino agli inizi del 2006, quando Erasmo Recami ne rese note varie riduzioni su differenti quotidiani italiani e sulla rivista Fisica in Medicina, correggendo alcuni evidenti errori dell’articolo originale dovuti alla cattiva interpretazione della grafia di Majorana. Una duplice versione dell’articolo di Majorana, riassunta e completa, si può trovare anche nel paper di Recami nel catalogo ArXiv al quale faccio riferimento.
Non si conosce la data in cui fu scritto, ma il riferimento alla meccanica quantistica standard, senza alcun accenno alle critiche emerse negli anni ’30, fa pensare al 1930. L’articolo è una critica al determinismo, cioè la concezione per cui in natura nulla avviene a caso, ma tutto accade secondo ragione e necessità. Majorana sostiene invece che le recenti scoperte della meccanica quantistica autorizzano a “riconoscere (oltre ad una certa assenza di oggettività nella descrizione dei fenomeni) il carattere statistico anche delle leggi ultime dei processi elementari. Questa conclusione ha reso sostanziale l'analogia tra fisica e scienze sociali, tra le quali è risultata un'identità di valore e di metodo”. Per Majorana il caso ha rilevanza anche nell'analisi statistica dei fenomeni sociali, quando, prendendo in esame un evento, per l'elevata presenza di cause che l'hanno determinato, oppure nell'impossibilità di risalire alla conoscenza del primo elemento che l'ha causato, oppure ancora per la stessa natura indeterminata del fenomeno in esame, si osserva l'impossibilità di prevedere gli effetti di quel singolo fenomeno e si può solo dichiararne la probabilità statistica, riferita ad un insieme di fenomeni simili.
Questa critica al determinismo non deve però portare, per il grande fisico siciliano, a posizioni come quella di Georges Sorel (1847-1922), il quale, in De l’Utilité du Pragmatisme (1921), testo assai debitore alle idee di William James, sosteneva che, detto con le parole di Majorana, “l’effettiva eterogeneità dei fenomeni naturali esclude che se ne possa avere una conoscenza unitaria. Ogni principio scientifico sarebbe quindi applicabile a un determinato ambito di fenomeni, senza poter mai aspirare ad una validità universale”. Tale idea nega l’unità della scienza, ma “dobbiamo invece rilevare che il principio pragmatista, di giudicare le dottrine scientifiche in base alla loro reale utilità, non giustifica in alcun modo la pretesa di condannare l'ideale dell'unità della scienza, che si è rivelata più volte un efficace stimolo al progresso delle idee”. Sorel parlava di préjugés scientistes a proposito dell’illusione determinista degli scienziati e dei politici positivisti al volgere del secolo XIX, e, per quanto lo criticasse su più di un aspetto, Majorana ne condivideva almeno questa idea, anche a giudicare da come si sarebbe espresso nel 1934 in una lettera all’amico Giovannino Gentile: “presto sarà generalmente compreso che la scienza ha cessato di essere una giustificazione per il volgare materialismo”.
Trovare Sorel tra le letture di Majorana può sembrare strano, soprattutto vederlo citato in uno scritto destinato, almeno inizialmente, alla pubblicazione negli anni della definitiva affermazione del fascismo. Georges Sorel, teorico del sindacalismo rivoluzionario, predicatore della violenza come strumento della lotta di classe, sostenitore dell’autonomia operaia da partiti e organizzazioni e dell’azione rivoluzionaria diretta attraverso lo sciopero generale, era anche ferocemente anti-borghese e considerava il positivismo come una religione della scienza e del progresso, diretta eredità dell’illuminismo, l’ideologia borghese per eccellenza. Ad un primo sguardo, sarebbe un po’ come trovare citato il Toni Negri degli anni ’70 in uno scritto divulgativo di Carlo Rubbia. In realtà le idee di Sorel, assai più note in Italia di quanto lo fossero in patria, erano molto popolari negli anni antecedenti e successivi alla prima guerra mondiale, in quanto si inserivano in quella critica alla borghesia mediocre e inetta che accomunava l’estrema sinistra e l’estrema destra. Sorel fu citato da Gramsci, era in corrispondenza con Benedetto Croce, Vilfredo Pareto e Antonio Labriola, ispirò il pensiero sindacalista rivoluzionario in cui maturò inizialmente l’esperienza politica di Benito Mussolini. In quei decenni convulsi era un maître à penser, ma non può essere indicato come sostenitore di alcun movimento politico che venne in contatto con le sue idee. Nel suo articolo, Majorana non si occupa di questioni politiche, ma solo delle idee di Sorel come teorico del pragmatismo: il fatto che parli del pensatore francese è solo un indice della grande influenza culturale di quest’ultimo.
L’articolo di Majorana si apre con la considerazione che nei tempi moderni le leggi della meccanica sono state il riferimento fondamentale del pensiero scientifico. Si tratta di “così dette leggi esatte, consistenti in formule relativamente semplici che, escogitate originariamente in base a indicazioni frammentarie e approssimative dell'esperienza, si rivelano in seguito di universale validità, sia che vengano applicate a nuovi ordini di fenomeni, sia che il progressivo affinamento dell'arte sperimentale le sottoponga a un controllo sempre più rigoroso”. Così, dal moto di un corpo materiale alla gravitazione universale, il successo della meccanica ha dato luogo “alla concezione meccanicistica della natura” secondo la quale “tutto l'universo materiale si svolge obbedendo a una legge inflessibile, in modo che il suo stato in un certo istante è interamente determinato dallo stato in cui si trovava nell'istante precedente; segno che tutto il futuro è implicito nel presente, nel senso che può essere previsto con assoluta certezza purché lo stato attuale dell'universo sia interamente noto”. Anche la relatività è sembrata confermare il punto essenziale della concezione meccanicistica, cioè la completa causalità fisica.
“Non è contestabile che si debba al determinismo il merito principale e quasi esclusivo di aver reso possibile il grandioso sviluppo moderno della scienza, anche in campi lontanissimi dalla fisica. Eppure il determinismo, che non lascia alcun posto alla libertà umana e obbliga a considerare come illusori, nel loro apparente finalismo, tutti i fenomeni della vita, racchiude una reale causa di debolezza: la contraddizione immediata e irrimediabile con i dati più certi della nostra coscienza”.
“Secondo la moderna teoria atomica, (…) dall'unione di due o più atomi di specie uguale o diversa, o talvolta da atomi isolati, risultano le molecole, [che] lungi dall'occupare una posizione fissa, sono animate da un movimento rapidissimo di traslazione e di rotazione su se stesse. La struttura molecolare dei corpi gassosi è particolarmente semplice. Infatti nei gas in condizioni ordinarie le singole molecole si possono considerare come particolarmente indipendenti, e a distanze reciproche considerevoli rispetto alle loro ridottissime dimensioni; segue, per il principio di inerzia, che il loro moto di traslazione è rettilineo e• uniforme, subendo modificazioni quasi istantanee nella direzione e nella misura della velocità solo in occasione di urti reciproci. Se supponiamo di conoscere esattamente le leggi che regolano l'influenza mutua delle molecole, dobbiamo attenderci, secondo i principii generali della meccanica, che basti inoltre conoscere nell’istante iniziale la disposizione di tutte le molecole e le loro velocità di traslazione e di rotazione, per poter prevedere in principio (…) quali saranno le esatte condizioni del sistema dopo un certo tempo. L'uso dello schema deterministico proprio della meccanica subisce tuttavia una reale limitazione di principio quando teniamo conto che i metodi ordinari di osservazione non sono in grado di farci conoscere esattamente le condizioni istantanee del sistema, ma ci danno solo un certo numero di informazioni globali”.
Possiamo determinare a livello macroscopico lo stato di un sistema fisico, ad esempio quello risultante da una certa quantità di un determinato gas: conoscendo pressione e densità è possibile risalire a tutte quelle altre grandezze, come temperatura, coefficiente di viscosità, ecc., che potrebbero essere oggetto di particolari misure. Tuttavia esse non sono “evidentemente sufficienti a stabilire in ogni istante la sua esatta struttura interna, cioè la distribuzione delle posizioni e velocità di tutte le sue molecole”.
Immaginiamo che A sia lo stato macroscopico di un sistema e a il suo stato reale. Ad A corrisponde un gran numero di possibilità effettive a, a’, a’’.... che le nostre osservazioni non ci permettono di distinguere. Il numero N di queste possibilità interne secondo la fisica classica sarebbe infinito, ma la teoria dei quanti ha introdotto nella descrizione dei fenomeni naturali una discontinuità per la quale N è finito, sebbene grandissimo. “Il valore di N dà una misura del grado di indeterminazione nascosta del sistema; è però praticamente preferibile considerare una grandezza proporzionale al suo logaritmo, ovvero S = k log N, essendo k la costante universale di Boltzmann, determinata in modo che S coincida con una grandezza fondamentale, già nota, della termodinamica: l'entropia”.
Non è difficile determinare il complesso di configurazioni interne a, a’, a’’ ..... che corrisponde allo stato macroscopico A. Si può invece discutere se tutte le singole possibilità a, a', a" .... si debbano considerare come egualmente probabili. Ebbene, secondo la cosiddetta ipotesi ergodica, “se un sistema persiste indefinitamente in uno stato A, allora si può affermare che esso passa un'eguale frazione del suo tempo in ciascuna delle configurazioni a, a’, a’’....; si è così condotti a considerare effettivamente come egualmente probabili tutte le possibili determinazioni interne. (…) Risulta così interamente definito il complesso statistico associato ad ogni stato macroscopico A”.
“Il problema generale della meccanica statistica si può così riassumere: essendo definito statisticamente, come si è detto, lo stato A iniziale del sistema, quali previsioni sono possibili in riguardo al suo stato al tempo t? (…) Supponiamo (…) che lo stato iniziale del sistema in esame risulti da un complesso statistico A = (a, a', a" ..... ) di casi possibili e, per quanto si è detto, egualmente probabili. Ciascuna di queste determinazioni concrete si modifica nel corso del tempo secondo una legge che, in accordo con i principii generali della meccanica, dobbiamo ancora ritenere rigidamente causale, cosicché dopo un certo tempo si passa dalla serie a, a’, a’’ ... a un’altra serie ben determinata b, b’, b’’....; il complesso statistico (b, b', b" ..... ), che è anch’esso costituito da N elementi egualmente probabili come il complesso originario A (…), definisce tutte le possibili previsioni sullo svolgimento del sistema. [Ora], accade in generale che tutti i casi semplici appartenenti alla serie b, b’, b’’.... salvo un numero del tutto insignificante di eccezioni, costituiscono in tutto o in parte un nuovo complesso statistico B definito come A da uno stato macroscopicamente ben determinato. Possiamo allora enunciare la legge statistica secondo la quale vi è la pratica certezza che il sistema debba passare da A in B. Per quanto si è detto, il complesso statistico B è almeno così ampio come A, cioè contiene un numero di elementi non inferiore a N; segue che l'entropia di B è uguale a quella di A o maggiore. Durante qualunque trasformazione che si compia spontaneamente in accordo con le leggi statistiche si ha quindi costanza o aumento di entropia, mai diminuzione: è questo il fondamento statistico del famoso secondo principio della termodinamica”.
“È notevole che dal punto di vista pratico il passaggio da A a B si può considerare come certo; ciò che spiega come storicamente le leggi statistiche siano state considerate dapprima altrettanto fatali delle leggi della meccanica e solo per il progresso dell'indagine teorica se ne sia in seguito riconosciuto il vero carattere. Le leggi statistiche abbracciano gran parte della fisica. (…) Vi è inoltre una intera branca della fisica, la termodinamica, i cui principii, benché fondati direttamente sull'esperienza, si possono ricondurre alle nozioni generali della meccanica statistica. Per quanto abbiamo fatto finora, si può così riassumere il significato delle leggi statistiche secondo la fisica classica:
l) i fenomeni naturali obbediscono ad un determinismo assoluto;
2) l'osservazione ordinaria non permette di riconoscere esattamente lo stato interno di un corpo, ma solo di stabilire un complesso innumerevole di possibilità indistinguibili;
3) stabilite delle ipotesi plausibili sulla probabilità delle diverse possibilità, e supposte valide le leggi della meccanica, il calcolo delle probabilità permette la previsione più o meno certa dei fenomeni futuri”.
“Possiamo ormai esaminare il rapporto che passa fra le leggi stabilite dalla meccanica classica e quelle regolarità francamente empiriche che sono note con lo stesso nome in modo particolare nelle scienze sociali”.
(…) “L'analogia formale non potrebbe essere più stretta. Quando si enuncia, ad es., la legge statistica: «In una società moderna di tipo europeo il coefficiente annuo di nuzialità è prossimo a 8 per 1000 abitanti», è abbastanza chiaro che il sistema su cui dobbiamo eseguire le nostre osservazioni è definito solo in base a certi caratteri globali, rinunziando deliberatamente a indagare tutti quei dati ulteriori (come per es. la biografia di tutti gli individui che compongono la società in esame) la cui conoscenza sarebbe indubbiamente utile”. (…) Analogamente, quando “si definisce lo stato di un gas semplicemente dalla pressione e dal volume, si rinunzia deliberatamente a investigare le condizioni iniziali di tutte le singole molecole”.
“Una differenza sostanziale si potrebbe invece scorgere nel carattere matematicamente definito dalle leggi statistiche della fisica a cui fa riscontro quello chiaramente empirico delle leggi statistiche sociali; [oppure] si potrebbe dare speciale importanza alla differenza nei metodi di rilevazione, che nella fisica sono globali (così basta lettura di uno strumento di misura per conoscere la pressione di un gas benché essa derivi dalla somma degli impulsi indipendenti che le singole molecole trasmettono alle pareti), mentre nelle statistiche sociali si registrano di solito i fatti individuali”, ma non si tratta di differenze sostanziali. “Ammesse così le ragioni che fanno credere all'esistenza di una reale analogia fra le leggi statistiche fisiche e sociali, siamo indotti a ritenere plausibile che, come le prime presuppongono logicamente un rigido determinismo, così le ultime siano da parte loro la prova più diretta che il più assoluto determinismo governa anche i fatti umani, (…), argomento” avvalorato dalla “tendenza a vedere nella causalità della fisica classica un modello di valore universale.” (…)
“Sarebbe qui fuor di luogo riprendere discussioni antiche e mai concluse” sul diverso approccio di scienze fisiche e scienze sociali, ma va accolto con grande attenzione “l'annunzio che negli ultimissimi anni la fisica è stata costretta ad abbandonare il suo indirizzo tradizionale rigettando, in maniera verosimilmente definitiva, il determinismo assoluto della meccanica classica”.
(…) “Vi sono dei fatti sperimentali noti da gran tempo (fenomeni di interferenza) che depongono irrefutabilmente a favore della teoria ondulatoria della luce; altri fatti scoperti da recente (effetto Compton) suggeriscono, al contrario, non meno decisivamente l'opposta teoria corpuscolare. Tutti i tentativi di comporre la contraddizione nel quadro della fisica classica sono rimasti assolutamente infruttuosi (…). Senonché di tali fatti inesplicabili (…) si è trovata realmente da pochi anni la spiegazione unica e meravigliosamente semplice: quella contenuta nei principii della meccanica quantistica. (…) Gli aspetti caratteristici della meccanica quantistica, in quanto essa si differenzia dalla meccanica classica sono i seguenti:
a) non esistono in natura leggi che esprimano una successione fatale di fenomeni; anche le leggi ultime che riguardano i fenomeni elementari (sistemi atomici) hanno carattere statistico, permettendo di stabilire soltanto la probabilità che una misura eseguita su un sistema preparato in un dato modo dia un certo risultato, e ciò qualunque siano i mezzi di cui disponiamo per determinare con la maggior esattezza possibile lo stato iniziale del sistema. Queste leggi statistiche indicano un reale difetto di determinismo, e non hanno nulla di comune con le leggi statistiche classiche nelle quali l'incertezza dei risultati deriva dalla volontaria rinunzia, per ragioni pratiche, a indagare nei più minuti particolari le condizioni iniziali dei sistemi fisici. (…)
b) una certa mancanza di oggettività nella descrizione dei fenomeni. Qualunque esperienza eseguita in un sistema atomico esercita su di esso una perturbazione finita che non può essere, per ragioni di principio, eliminata o ridotta. Il risultato di qualunque misura sembra perciò riguardare piuttosto lo stato in cui il sistema viene portato nel corso dell'esperimento stesso che non quello inconoscibile in cui si trovava prima di essere perturbato. Questo aspetto della meccanica quantistica è senza dubbio più inquietante, cioè più lontano dalle nostre intuizioni ordinarie, che non la semplice mancanza di determinismo”.
“Fra le leggi probabilistiche riguardanti i fenomeni elementari è nota da più antica data quella che regola i processi radioattivi. (…) La meccanica. quantistica ci ha insegnato a vedere nella legge esponenziale delle trasformazioni radioattive una legge elementare non riducibile .ad un più semplice meccanismo causale. Naturalmente anche le leggi statistiche note alla meccanica classica e riguardanti sistemi complessi, conservano la loro validità secondo la meccanica quantistica”.
“Quest’ultima modifica peraltro le regole per la determinazione delle configurazioni interne, e in due modi diversi, a seconda della natura dei sistemi fisici, dando luogo rispettivamente alle teorie statistiche di Bose-Einstein, o di Fermi. Ma l'introduzione nella fisica di un nuovo tipo di legge statistica, o meglio semplicemente probabilistica, che si nasconde, in luogo del supposto determinismo, sotto le leggi statistiche ordinarie, obbliga a rivedere le basi dell'analogia che abbiamo stabilita più sopra con le leggi statistiche sociali”.
Esistono infatti le condizioni per fondare l’analogia tra le leggi statistiche della fisica e delle scienze sociali su basi nuove. A questo punto Majorana propone un esperimento mentale a supporto della sua tesi, e cioè che, come nelle scienze fisiche, così anche in quelle sociali il caso può giocare un ruolo fondamentale, in grado di contestare radicalmente ogni forma di rigido determinismo anche in questo ambito:
“La disintegrazione di un. atomo radioattivo può obbligare un contatore automatico a registrarlo con effetto meccanico, reso possibile da adatta amplificazione. Bastano quindi comuni artifici di laboratorio per preparare una catena comunque complessa e vistosa di fenomeni che sia comandata dalla disintegrazione accidentale di un solo atomo radioattivo. Non vi è nulla dal punto di vista strettamente scientifico che impedisca di considerare come plausibile che all'origine di avvenimenti umani possa trovarsi un fatto vitale egualmente semplice, invisibile e imprevedibile. Se è così, come noi riteniamo, le leggi statistiche delle scienze sociali vedono accresciuto il loro ufficio, che non è soltanto quello di stabilire empiricamente la risultante di un gran numero di cause sconosciute, ma sopratutto di dare della realtà una testimonianza immediata e concreta. La cui interpretazione richiede un'arte speciale, non ultimo sussidio dell'arte di governo”.
Così, secondo Majorana, come una catena di fenomeni può essere comandata dalla disintegrazione accidentale di un solo atomo radioattivo, nulla impedisce di considerare plausibile che all'origine di avvenimenti umani (e, possiamo aggiungere, biologici) possa trovarsi un fatto vitale egualmente semplice, invisibile e imprevedibile, con buona pace di chi nega all'evoluzionismo lo statuto di scienza perché esso comporta mutazioni accidentali non riconducibili a “una trattazione matematica”. Forse il riduzionismo è la malattia senile di certi noti fisici, che pure l’opera di Majorana dovrebbero conoscerla a menadito.
Erasmo Recami (1998). Catalog of the scientific manuscripts left by Ettore Majorana (with a
Recollection of E.Majorana, sixty years after his disappearance) Quad.Storia Fis. 5 (1999) 19-68 arXiv: physics/9810023v5
Erasmo Recami (2007). L'articolo di Ettore Majorana su "Il valore delle Leggi Statistiche
nella Fisica e nelle Scienze Sociali" (Ettore Majorana's article on "The
value of Statistical Laws in Physics and in Social Sciences") Fisica in Medicina (2006), issue no.3, pp.261-265 arXiv: 0709.3537v1
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