Era la sera di domenica 20 luglio 1969. Avevo finito le medie da un mese e, qualche giorno più tardi, mi sarei iscritto al Liceo Scientifico. Io c’ero, ho assistito, come mezzo miliardo di persone in tutto il mondo, a uno degli eventi più importanti del Novecento, la diretta televisiva dello sbarco dell’uomo sulla Luna. La qualità delle immagini era quella che era, ma tutto ciò che si vedeva aveva del prodigioso.
Chi appartiene alla mia generazione difficilmente può dimenticare quei minuti, ingigantiti nel ricordo anche dalla diatriba tutta italiana tra Tito Stagno da Roma e Ruggero Orlando da Houston sull’esatto momento in cui il modulo lunare toccò la superficie del nostro satellite.
Ma quanto è rimasto di quell’impresa nell’immaginario di chi allora non era ancora nato? Chi sa della competizione con l’Unione Sovietica, dei missili Saturn, del programma Apollo, del LEM, di Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins? Naturalmente non parlo di chi, per studio o contingenze sociali e famigliari, ha la possibilità di essere informato. Parlo dei ragazzi che frequentano la scuola primaria, dei giovani della secondaria, e dei loro fratelli più grandi, e anche di molti dei loro genitori.
Dal mio punto di osservazione particolare, cioè quello di insegnante in un Centro di Formazione Professionale, la risposta al quesito è poco confortante: si sa che l’uomo è andato sulla Luna, ma potrebbe essere successo in un intervallo di tempo compreso tra i tempi di Napoleone e l’altro ieri, e si ignora come ci sia andato, a meno di aver visto qualche film di successo (penso ad Apollo 13) o qualche cartone animato giapponese. I più informati sono i non pochi negazionisti, che trovano affascinanti i vaneggiamenti di oscuri complotti visti nelle trasmissioni della TV-spazzatura o su Internet, gli stessi che credono agli sbarchi alieni di Giacobbo e rifiutano di credere che l’uomo possa essere riuscito in questa straordinaria impresa perché l’ombra di una bandierina non sembra naturale.
Sicuramente in altri tipi di scuole la situazione è migliore, ma ho il timore che questa ignoranza si collochi in un contesto generale all’interno del quale molti dei giovani di oggi vivono in un eterno presente senza passato e, ahimè, senza futuro come prospettiva ideale.
Non spetta a me indicare le cause di tale stato delle cose (di sicuro esistono responsabilità della scuola, ma anche delle famiglie, in un trionfo dell’indulgenza e del pressapochismo che investe tutta la società): posso solo tentare di indicare un antidoto nella lettura, sin da piccoli, di libri che parlino di scienza in modo adatto all’età.
Sulla splendida avventura dello sbarco sulla Luna esiste un bellissimo libro illustrato di 40 pagine, adatto ai bambini in età prescolare, che è stato letto e consigliato da Michael Collins e altri astronauti delle missioni Apollo e che meriterebbe di essere tradotto nella nostra lingua. L’ha realizzato l’illustratore di libri per bambini Brian Floca, il quale si è a lungo documentato per poi ripercorrere tutta la vicenda, in un testo ricco di bellissimi disegni e di testi semplici e chiari. Si tratta di Moonshot, The flight of Apollo 11, ed è stato pubblicato nel 2009, in occasione del quarantesimo anniversario della missione, presso Atheneum. Costa intorno ai 13 euro. Ho trovato anche il promo:
Nel libro si conserva il senso dell’impresa collettiva, giunta a compimento dopo una lunga preparazione. Pur fornendo notizie particolareggiate e dati tecnici sulla missione di Apollo 11 e suoi successi, Floca non tralascia mai il lato umano dei protagonisti della vicenda.
Spero proprio che, magari per il 2019, in occasione del 50° anniversario, anche i bambini italiani abbiano l’occasione di sfogliare, ammirare, leggere queste bellissime pagine.
età prescolare, d'accordo, ma potrebbe essere impiegato, secondo te, anche nel corso di lingua alla elementari invece dei romanzetti idioti?
RispondiEliminaSenza dubbio! Anche alle medie.
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