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giovedì 22 novembre 2012

Il bignami delle risposte dei candidati: sicurezza del territorio


Nell'era della rete e di Wikipedia, molti giovani non sanno che cosa hanno rappresentato per generazioni di studenti i “bigini” della casa editrice Bignami, piccoli libri in formato tascabile contenenti una sintesi degli argomenti trattati nei programmi ministeriali delle varie materie scolastiche. Il “bignami” è diventato sinonimo di un compendio sintetico, anche in ambiti esterni alla scuola, alla preparazione di esami o all'affannoso recupero di saperi prima sottovalutati. 

Per aiutare me stesso e il lettore a comprendere e confrontare le risposte fornite dai 5 candidati alle primarie ai quesiti che abbiamo formulato, ho redatto un piccolo bignami delle loro risposte a una delle domande, la seconda: 

Quali misure adotterà per la messa in sicurezza del territorio nazionale dal punto di vista sismico e idrogeologico? 

Di seguito fornisco un ampio riassunto della risposta di ciascuno, in ordine strettamente alfabetico. La lunghezza della sintesi è proporzionale a quella della risposta originale. Come usiamo fare noi insegnanti, ho cercato di evidenziare con il rosso i punti che mi sono sembrati più importanti in ciascun “intervento” (Il grassetto nero nella risposta di Tabacci era già presente nell’originale). Come non dovremmo fare noi insegnanti, ma spesso facciamo, mi sono permesso qualche riga, anche questa sintetica, di commento finale.

Pierluigi Bersani 

I recenti terremoti e alluvioni confermano una triste statistica: in Italia c'è un evento distruttivo ogni sei anni, con vittime e danni enormi. Bisogna uscire da una logica dell'emergenza per realizzare un progetto di intervento coordinato e preventivo che si concentri da subito su tre priorità
· investimenti per la sicurezza delle scuole
· interventi sulle situazioni a più alto rischio sismico e idrogeologico; 
· incentivi fiscali per l'applicazione delle nuove tecnologie alle costruzioni e al territorio. 

Occorre inoltre un programma decennale, dotato delle risorse certe necessarie, per finanziare le misure di prevenzione: la messa in sicurezza del territorio sarà la più importante opera pubblica da realizzare nel Paese. Bisogna anche fermare il dissennato consumo di suolo, ad esempio ponendo fine ai condoni

Il ruolo di scienziati e tecnici deve essere indipendente dalla politica: essi dovranno definire diagnosi e terapie adeguate, con un ruolo consultivo: non si può chiedere agli scienziati di prevedere i terremoti. È necessario anche ripensare il modello organizzativo della protezione civile

Laura Puppato 

Non siamo di fronte a eventi eccezionali ma a uno stato di conclamato dissesto idraulico e geologico di una parte consistente del territorio italiano. I cambiamenti climatici sono l'acceleratore al problema, il primo ostacolo da rimuovere è quello rappresentato da una "cultura dell'emergenza" che ci fa intervenire solo a posteriori, con costi economici e umani enormi. Al centro del programma politico ci deve essere la vera, unica e impellente Grande Opera che serve al nostro Paese: un piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio. Vale 2.5% di PIL e 40 miliardi di euro. Si tratta di un investimento che, se inserito in un piano organico di prevenzione, permetterebbe di utilizzare, coordinando Stato e Regioni, le risorse oggi destinate all'emergenza e di recuperare oculatamente i fondi Europei disponibili per progetti coordinati aventi questo obiettivo. Tutto questo significa lavoro, maggiore sicurezza e tutela della qualità urbana e agricola. 

Riguardo al rischio sismico, bisogna prendere esempio dal Giappone, paese che da tempo attua politiche di prevenzione del danno. A tale scopo si potranno utilizzare in parte anche i fondi per le politiche EU per l'edilizia a risparmio energetico. Una riflessione parallela va poi condotta sulla dissennata cementificazione che l'Italia ha subito negli ultimi decenni, alimentata anche dal ripetersi di condoni edilizi

Matteo Renzi 

Il territorio italiano è minacciato da problemi antichi - scarsa manutenzione, abusivismo edilizio, eccessivo consumo di suolo - e da pericoli più recenti, primi fra tutti le conseguenze dei cambiamenti climatici. Per fronteggiare questi rischi vanno messe in campo azioni a breve termine (1 anno), come lo sviluppo di un servizio meteo-climatico nazionale allineato agli standard europei e una nuova legge d'indirizzo urbanistica che privilegi la riqualificazione del già costruito rispetto al consumo di suolo, e strategie a medio termine (3-5 anni), come un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici e lo spostamento verso la manutenzione territoriale (lotta al dissesto idrogeologico, migliore gestione delle risorse idriche) e la mobilità sostenibile delle risorse finalizzate a nuove infrastrutture. 

E' inoltre fondamentale il ruolo degli amministratori locali nel definire le priorità di intervento sui propri territori, che conoscono meglio di chiunque altro, e di coordinare i lavori di messa in sicurezza, lasciando al Governo centrale il controllo certo e rigoroso di quanto effettuato. 

Bruno Tabacci 

Quanto alle strategie, è evidente la priorità dell'obiettivo e le parole chiave sono prevenzione e manutenzione per entrambi i fronti con diversi contenuti specifici, quali stringenti criteri di anti sismicità per le nuove costruzioni e per gli edifici esistenti ed un piano di messa in sicurezza per le nuove costruzioni; mentre sulla dimensione idrogeologica è necessario riprendere, rivisitandola, la cultura del presidio del territorio che il nostro Paese ha adottato per secoli: è evidente che è necessario un piano pluriennale, anzi pluridecennale, ma questo è motivo per partire subito, non per differire l'avvio. Positivo del resto sarebbe anche l'effetto sull'occupazione attraverso la domanda di consumi virtuosi che avrebbe il beneficio di far ripartire il settore dell'edilizia. 

Sul fronte del reperimento delle risorse non si può che operare attraverso un'integrazione tra pubblico e privato attraverso: 
· sgravi fiscali mirati, 
· finalizzazione degli attuali contributi agricoli anche di fonte UE, riqualificando, per esempio, meccanismi quali il sostegno del cosiddetto set-aside (contributi a chi lascia i terreni incolti) con il principio dei costi evitati (ti pago se non abbandoni il territorio e così evitiamo dissesti che costerebbero di più); 
· per le Regioni del Mezzogiorno destinazione a questo obiettivo dei fondi comunitari finora utilizzati non adeguatamente, quando non utilizzati e quindi restituiti. 

Riguardo agli attori dell'intervento occorre superare una frammentazione di competenze che dà luogo a paralisi sotto la mitologia di una malintesa autonomia; vanno riprese, aggiornandole, esperienze positive quali l'antico Genio Civile o i Consorzi di Bonifica che avevano veste privata e funzioni pubbliche, superando attribuzioni generiche con obiettivi troppo diversificati e confusi e con sproporzione fra fini e mezzi; è opportuno inoltre rivitalizzare il modello dei Parchi che in molti casi hanno operato bene, soprattutto quando hanno trovato equilibrio tra protezione e promozione E sarebbe auspicabile varare un Piano Nazionale del Territorio che riunisca volontà e risorse in un disegno coordinato e soprattutto con un respiro temporale coerente con le dimensioni delle tematiche da affrontare. 

In sede UE, infine, le risorse destinate a interventi di solidarietà in caso di emergenze dovrebbero essere affiancate da sostegni alle opere di prevenzione e dovrebbe essere introdotto - se concordato con gli altri partner - un meccanismo di deroga ai vincoli sul pareggio dei bilanci nazionali per le spese di messa in sicurezza dei territori

Nichi Vendola 

Elemento imprescindibile dell'agenda di chi si candida a governare il Paese è occuparsi del dissesto idrogeologico, dell'erosione della costa e dell'urgenza di custodire il territorio. In un Paese in cui 8 comuni su 10 sono ad alto rischio quando piove e nevica, il tema del dissesto idrogeologico ha valore paradigmatico di quali debbano essere le politiche necessarie per curare l'Italia

Dal 1996 al 2008 sono stati spesi per le emergenze, per rincorrere le calamità naturali, quasi 30 miliardi di euro, cioè 2-3 miliardi all'anno contro i 250 milioni di Euro all'anno spesi per la prevenzione. Dal 1950 ad oggi contiamo 6.500 vittime. Siamo stati l'Italia della furbizia, delle sanatorie, dei condoni, un bilancio assolutamente inaccettabile. Dobbiamo invertire definitivamente e con efficacia questa rotta. L'Italia sta sprofondando letteralmente nel fango. Bisogna mettere in campo la più grande opera pubblica dal dopoguerra ad oggi: un Piano straordinario di messa in sicurezza, manutenzione e tutela del territorio

In sintesi estrema 

Con accenti diversi, tutti i cinque candidati si sono impegnati per l’istituzione di un piano a lungo termine per la messa in sicurezza del territorio dal rischio sismico e geologico. Per tutti è necessario uscire dalla logica dell’emergenza e passare a quella della prevenzione. Tutti stigmatizzano le politiche di condoni degli abusi edilizi. 

Bersani, Renzi e Tabacci propongono anche interventi a breve-medio termine. Puppato e Renzi associano l’aumento di alluvioni e dissesti ai cambiamenti climatici. Bersani sottolinea il ruolo consultivo di scienziati e tecnici e vuole riorganizzare l’organizzazione della Protezione Civile, Puppato e Renzi sottolineano il ruolo che devono avere le amministrazioni locali, mentre Tabacci propone organismi più centralizzati a carattere pubblico-privato, con competenze tecniche e meno dipendenti dalla politica. 

Di risorse per realizzare tutto ciò parlano Bersani (sgravi fiscali), Puppato (risorse dall'emergenza alla prevenzione, fondi comunitari), Renzi (risorse da nuove infrastrutture verso manutenzione territoriale e mobilità sostenibile) e Tabacci (utilizzo mirato e riveduto dei fondi comunitari, sgravi fiscali, esclusione dai vincoli di stabilità per le spese di messa in sicurezza dei territori). 

Commento

Indipendentemente dalle mie opinioni politiche personali, valutando solo l’aspetto tecnico delle risposte, quelle di Bersani, Renzi, nonostante l’estrema sintesi, e Tabacci mi sono sembrate le più articolate. Puppato e Vendola, soprattutto quest’ultimo, sono andati poco al di là delle petizioni di principio, anche se dette con forza. Da laureato in scienze geologiche e parente di ingegneri civili, mi è piaciuta l’idea del candidato a me politicamente più lontano, cioè Tabacci, di istituire un organismo nazionale tecnico scientifico, indipendente della politica, tipo il vecchio Genio Civile. Non ho invece capito che cosa intende per consumi virtuosi.

Sottolineo positivamente i punti comuni, che a questo punto considero un impegno di tutto il centrosinistra. Se poi si allea con forze più affini nelle tematiche ambientali e la smette di inseguire i mercati è meglio.

6 commenti:

  1. Ottima analisi, aspetto le altre

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  2. Non credo di riuscire a fare i bignami di tutte, soprattutto per questioni di tempo. Domani mi dedico alle medicine alternative, poi basta. Lo sai a che ora mi sono alzato stamattina? Alle sette meno un quarto, e la bambina ha vomitato.

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  3. Lo sai a che ora sono andato a letto stanotte? Alle tre per pubblicare il mio commento generale :(
    In compenso stamattina, il bambino era sanissimo.

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  4. alle sette meno un quarto si alza solo lui
    http://www.youtube.com/watch?v=H0l8T9oGW_4
    ciao
    yop

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  5. alle sette meno un quarto si alza anche lui. Io evito.
    http://www.youtube.com/watch?v=H0l8T9oGW_4
    ciao
    yop

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  6. azz! ho sbagliato link
    http://www.youtube.com/watch?v=lpYSFPO7pqw
    ri-ciao
    ri-yop

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