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mercoledì 26 giugno 2013

Piccola antologia dei poeti inesistenti (15): Pio Né

La vita di Pio Né è stata estremamente breve. Di lui si sa che nacque a Viù nel 1950 e morì a Bra nel 1977. Poeta della sintesi, era giunto a concezioni estetiche radicali meditando sulla sillaba primordiale Aum dopo un breve soggiorno in India. Si era poi avvicinato all'estrema sinistra, militando in AO. La sua unica raccolta, intitolata Po, venne rifiutata da tutti gli editori ai quali si era rivolto. Sentendosi incompreso persino dai suoi compagni di militanza (le sue poesie Mao e Che non erano state accettate dal Quotidiano dei Lavoratori), cadde in una profonda depressione dalla quale non si risollevò più. 

La critica, anche quella politicamente non schierata, ha rivalutato recentemente l’opera di Pio Né, particolarmente dopo la pubblicazione di Po da parte della casa editrice Ut. Ardito sperimentatore linguistico, il poeta faceva uso esclusivamente di monosillabi, convinto che le parole più lunghe siano una “sovrastruttura dei sentimenti”, frutto di un “imperialismo linguistico della quantità”. Coerentemente, colpito dalla morte in una sparatoria di un brigatista, gli dedicò, pur non condividendo la scelta della lotta armata, questi versi pieni di rispetto nei quali Ugo Re (Poeti essenziali degli anni ‘70, Ka, Rho, 2010) ha intravisto l’eco del Carducci di Pianto antico

Oh! 
Tu vai giù, 
via dal sol, 
tu non più, 
sei or là: 
a che pro? 

Poeta dalla forte identità politica, Pio Né non rinunciava a cantare anche le piccole cose della vita, come in questa delicata poesia d’amore: 

Tu 
In me 
con te 
c’è il re. 
Il sé, 
si sa, 
sta per es, 
ma l’io, l’io, 
è più in. 
Se son giù 
ci sei tu, 
e io lo so: 
sì, ti ho. 


Proprio in Po, la poesia che dà il titolo alla raccolta, sono riscontrabili forti sintomi del male di vivere che lo aveva colpito. Dedicata all'industrializzazione di Torino e al dramma dell’immigrazione dal meridione, l’opera vede nel fiume inquinato la metafora della crisi della società italiana. Il lessico essenziale dell’inizio si trasforma in una serie di timbri stranieri, quasi che il flusso di coscienza del poeta porti il suo linguaggio a immergersi nell'elemento idrico fino a perdersi nella glossolalia: 

Po 
Che ne è 
del Po? 
E di me? 
Lui va, 
non più blu 
a est, chi lo sa. 

E chi è 
del sud, 
ora in blu 
sa che più 
non va giù: 
ei fu. 

Lui con me, 
nel Po, 
che non è 
più il Po. 
No! Don’t stop, 
Po, flow! 

Je suis, 
là–bas 
dans l’eau, 
dans l’eau 
que n’est pas 
bleu, plus. 

Je suis mort, 
en toi, Pô, 
in der Tot, 
Pol Pot. 
Più può 
Pio Né. 

Pio Né si tolse la vita nella casa di un’amica, lasciando un biglietto con scritta la sola parola Boh. Il suo funerale a Torino fu teatro di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, come di rito.

7 commenti:

  1. Alcuni critici sostengono che l'arte di Pio sorgesse, come spesso accade agli artisti più tormentati, dal contrasto fra il sé percepito e il sé fattuale.
    Ne individuerebbero l'origine nel suo stesso cognome Né che l'artista, sin dai più teneri anni, in quanto originario di Viù, pronunciava Nè, aperto, secondo la tipica fonetica di quelle valli piemontesi.
    Il doversi definire per iscritto Né e vocalmente Nè, anzi [nèhhh], lo avrebbe proprio portato ad esplorare le contorte e quasi infinite possibilità della poesia monosillabica.
    Il suo coinvolgimento in uno scontro a fuoco con un appartenente alle BR, da lui percepite foneticamente [brrrr], quasi a sottolineare il brivido per lo scampato pericolo - avrebbe potuto essere colpito un po' più in "là", come ben evidenzia nella citata, e splendida, poesia "Oh" - avrebbe accentuato la depressione artistica che lo indusse al suicidio.

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  2. Mah. So che fu compagno di classe con Ugo Bo e Bernd Ottovordemgentschenfelde (che odiava).

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  3. Popinga, sai in realtà Ugo Re non inserisce appositamente l'eclettico Pio Né nel Club 27 in quanto non dipendente da sostanze stupefacenti. Ma ci sono dubbi a riguardo, nel senso che in Tu, secondo la critica più militante, vi è non un riferimento intimista, ma bensì un inno al pacchetto morbido di sigarette, che il poeta utilizza come possesso consolatorio.
    Personalmente propendo per questa ipotesi, essendo tra l'altro il brigatista ucciso (che come sottolinea correttamente Martino Benzi era un brrr) un isolato tabagista.
    Tu cosa ne pensi?

    B

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  4. Pio Né
    par
    Nick Drake
    a me,
    xké?!
    Boh.

    ciao
    yop

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  5. Rispetto molto i poeti impegnati nel sociale,come pure rispetto gli artisti impegnati nel sociale.
    Gli editori che contano amano poco i poeti,specialmente quelli impegnati nel sciale.Gli editori che contano sono apparati di potere.Per cui se poeta o poetessa sei ma non sei massone o altrimenti per loro interessante non ti pubblica nessuno.Stiamo vivendo,noi poeti e poetesse impegnati nel sociale,e in difesa della natura,dell'ambiente,il conservatorismo oscurantista dei nostri tempi.

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