Dopo la laurea, Hutton andò a Londra, poi tornò a Edimburgo e riprese gli esperimenti chimici con un caro amico, James Davie. Il loro progetto di produzione di sale ammoniacale dalla fuliggine portò alla loro collaborazione in un redditizio stabilimento chimico, producendo il sale cristallino, fino ad allora disponibile solo da fonti naturali importate dall'Egitto, che veniva utilizzato per la tintura, la lavorazione dei metalli e per preparare sali profumati.
Hutton ereditò dal padre due fattorie, una in pianura a Slighhouses, e una in collina a Nether Monynut. All'inizio degli anni ‘50 del secolo si trasferì a Slighhouses e iniziò ad apportare miglioramenti, introducendo pratiche agricole da altre parti della Gran Bretagna e sperimentando l'allevamento di piante e animali. Registrò le sue idee e innovazioni in un trattato inedito sugli Elementi di agricoltura.
In una lettera del 1753 scrisse che si era “appassionato molto allo studio della superficie della Terra, e guardavo con ansiosa curiosità ogni pozzo o fossato o letto di fiume che cadeva sulla mia strada". Il matematico John Playfair, suo amico, raccontò che Hutton aveva notato che "una vasta proporzione delle rocce attuali è composta da materiali ottenuti dalla distruzione di corpi, animali, vegetali e minerali, di formazione più antica". Le sue idee teoriche iniziarono a coagulare nel 1760. Mentre le sue attività agricole continuavano, nel 1764 intraprese un tour geologico del nord della Scozia con George Maxwell-Clerk, antenato del grande fisico James Clerk Maxwell.
Nel 1768, Hutton tornò a Edimburgo, lasciando le sue fattorie ai mezzadri, ma continuando a interessarsi ai miglioramenti delle fattorie e alla ricerca, che includeva esperimenti effettuati a Slighhouses, come quello che gli permise di produrre un colorante rosso ricavato dalle radici della robbia. Un visitatore qualche anno dopo descrisse il suo studio come "così pieno di fossili e apparati chimici che non c'è quasi spazio per sedersi".
Tra il 1767 e il 1774 Hutton fu coinvolto in prima persona nella costruzione del canale Forth e Clyde, sia come azionista sia come membro del comitato di gestione, e partecipò a riunioni che comprendevano numerose ispezioni di tutti i lavori, sfruttando appieno le sue conoscenze geologiche. Nel 1777 pubblicò un opuscolo di “Considerazioni sulla natura, la qualità e le distinzioni del carbone e della polvere di scarto”, che lo aiutò con successo a ottenere l'esenzione dalle accise sul trasporto di piccole quantità di carbone. Nel 1783 fu uno dei fondatori della Royal Society di Edimburgo.
Hutton fu uno dei più influenti esponenti dell'Illuminismo scozzese e conobbe numerose menti di prim'ordine, tra cui il matematico John Playfair, il filosofo David Hume, il fisico e inventore James Watt e l'economista Adam Smith. Hutton non ricoprì mai alcuna carica all'Università e comunicò le sue scoperte scientifiche attraverso la Royal Society.
Hutton sviluppò diverse ipotesi per spiegare le formazioni rocciose che vedeva intorno a sé, ma secondo Playfair "non aveva fretta di pubblicare la sua teoria, perché era uno di quelli che sono molto più felici per la contemplazione della verità, che per le lodi di averla scoperta”. Dopo circa 25 anni di lavoro, la sua Theory of the Earth; or an Investigation of the Laws observable in the Composition, Dissolution, and Restoration of Land upon the Globe (Teoria della Terra o un'indagine sulle leggi osservabili nella composizione, dissoluzione e ripristino della terraferma sul globo) fu presentata alle riunioni della Royal Society di Edimburgo in due parti nella primavera del 1785. Hutton successivamente lesse il 4 luglio un estratto della sua dissertazione Concerning the System of the Earth, its Duration and Stability (Sul sistema della Terra, la sua durata e stabilità), che aveva stampato e fatto circolare privatamente. In esso, così delineò la sua teoria:
“Le parti solide dell'attuale terraferma sembrano in genere composte da prodotti del mare e da altri materiali simili a quelli che ora si trovano sulle coste. Quindi troviamo motivo per concludere:
1°, Che la terra su cui ci posiamo i piedi non è semplice e originaria, ma che è una composizione, ed è stata formata dall'azione di cause secondarie.
2°, Che prima che fosse creata la terra attuale, era esistito un mondo composto di mare e terra, in cui c'erano maree e correnti, con tali azioni in fondo al mare come avvengono ora.
E, infine, che mentre la terra attuale si stava formando sul fondo dell'oceano, la terra precedente accoglieva piante e animali; almeno il mare era allora abitato da animali, in modo simile a come lo è attualmente.
Quindi siamo portati a concludere che la maggior parte della nostra terra, se non tutta, è stata prodotta da operazioni naturali su questo globo; ma che per fare di questa terra un corpo permanente, resistente alle azioni delle acque, due cose furono necessarie:
1°, Il consolidamento di masse formate da accumuli di materiali sciolti o incoerenti;
2°, L'elevazione di quelle masse consolidate dal fondo del mare, luogo in cui sono state raccolte, ai luoghi in cui ora si trovano al di sopra del livello dell'oceano”.
Più tardi, sempre nel 1787, Hutton notò ciò che oggi è nota come "Grande discordanza di Hutton” a Jedburgh, in strati di roccia sedimentaria. In questa località, gli strati di grovacca negli strati inferiori della parete rocciosa sono inclinati quasi verticalmente e, sopra uno strato intermedio di conglomerato, si trovano strati orizzontali di arenaria rossa. In seguito, scrisse che si rallegrava “della fortuna di imbattermi in un oggetto così interessante nella storia naturale della Terra e che da tempo cercavo invano".
Nella primavera del 1788 partì con John Playfair verso la costa sul Mare del Nord a sud di Edimburgo e trovò altri esempi di questa sequenza. Fecero un'escursione in barca lungo le falesie con il geologo Sir James Hall. Trovarono nella scogliera a Siccar Point la sequenza che Hutton chiamò "una bellissima immagine di questa giunzione lavata dal mare". A Siccar Point la giustapposizione di strati verticali di scisto grigio e strati orizzontali sovrastanti di arenaria rossa poteva essere spiegata solo dall'azione di forze formidabili su vasti periodi di tempo. In quel luogo Hutton si rese conto che i sedimenti ora rappresentati dallo scisto grigio, dopo la deposizione, erano stati sollevati, inclinati, erosi e quindi ricoperti da un oceano, dal quale si era poi depositata l'arenaria rossa. Il limite tra i due tipi di roccia a Siccar Point è ora chiamato discordanza di Hutton.
Proseguendo lungo la costa, fecero ulteriori scoperte comprendenti sezioni degli strati verticali che mostravano evidenti increspature (ripple marks), che diedero a Hutton "grande soddisfazione" a conferma della sua supposizione che questi strati fossero stati posti orizzontalmente nell'acqua.
La forza fondamentale, teorizzava Hutton, era il calore sotterraneo, come testimonia l'esistenza di sorgenti termali e vulcani. Dalle sue dettagliate osservazioni, dedusse abilmente che alte pressioni e temperature nelle profondità della Terra avrebbero causato le reazioni chimiche che hanno creato formazioni di basalto, granito e vene minerali. Propose anche che il calore interno provoca il riscaldamento e l'espansione della crosta, provocando gli sconvolgimenti che formano le montagne. Lo stesso processo fa inclinare, piegare e deformare gli strati rocciosi, come esemplificato dall'affioramento di Siccar Point. Questa teoria è stata soprannominata "plutonismo" in contrasto con la teoria allora prevalente del “nettunismo”, ispirata dal diluvio universale.
Sebbene Hutton avesse fatto circolare privatamente una versione stampata dell'abstract della sua Teoria (Concerning the System of the Earth, its Duration, and Stability, “Sul Sistema della Terra, alla sua Durata e Stabilità”), il resoconto completo della sua teoria non apparve in stampa fino al 1788. L’opera contiene la frase "da ciò che è stato effettivamente, abbiamo dati per concludere riguardo a ciò che deve avvenire in futuro”, che ribadiva il concetto espresso da David Hume nel 1777 come "tutte le deduzioni dall'esperienza suppongono (...) che il futuro assomiglierà al passato", e che Charles Lyell avrebbe riformulato in modo memorabile negli anni '30 dell'Ottocento come "il presente è la chiave del passato". Hutton descrisse un universo molto diverso dal cosmo biblico: quello formato da un ciclo continuo in cui rocce e suolo vengono dilavati nel mare, compattati in substrato roccioso, spinto in superficie dai processi vulcanici, e alla fine consumato nuovamente in sedimenti.
Hutton sostenne che dovevano esserci innumerevoli cicli, ciascuno dei quali comportava la deposizione sul fondo del mare, il sollevamento con l'inclinazione e l'erosione, quindi una nuova fase sottomarina con il deposito di ulteriori strati. Credendo che le stesse forze geologiche operanti nel passato sono come le lentissime forze geologiche viste oggigiorno, gli spessori degli strati rocciosi esposti implicavano enormi periodi di tempo. L'articolo così si concludeva "Il risultato, quindi, della nostra presente indagine è che non troviamo traccia di un inizio, nessuna prospettiva di una fine" (No vestige of beginning, no prospect for an end). Questa memorabile dichiarazione di chiusura è stata a lungo celebrata.
A seguito delle critiche, in particolare di quelle del chimico e biologo irlandese Richard Kirwan, che pensava che le idee di Hutton fossero atee e non logiche (il povero Kirwan non ne azzeccava una: vide dei fossili in un basalto, che era in realtà uno scisto metamorfosato, e, da chimico, era un fiero avversario delle idee di Lavoisier). Hutton pubblicò una versione della sua teoria nel 1795, consistente nella versione del 1788 (con lievi aggiunte) insieme a molto materiale tratto da appunti più brevi che aveva già scritto su vari argomenti come l'origine del granito. Comprendeva anche una confutazione di teorie alternative, come quella di Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon, che pure non accettava la cronologia biblica, ma era un convinto nettunista, almeno per la fase più recente della storia della Terra, e pensava che il vulcanismo fosse prodotto dalla combustione sotterranea di zolfo e carbone.
Il nuovo libro era intitolato An Investigation of the Principles of Knowledge and of the Progress of Reason, from Sense to Science and Philosophy. Le sue 2.138 pagine in tre volumi spinsero Playfair a notare che "La grande dimensione del libro, e l'oscurità che si può giustamente obiettare in molte parti di essa, hanno probabilmente impedito che fosse accolta come merita”.
Oltre a combattere i nettunisti, Hutton inaugurò anche il concetto di tempo profondo. Invece di accettare che la Terra non ha più di qualche migliaio di anni, sostenne che essa doveva essere molto più antica, con una storia che si estendeva indefinitamente nel lontano passato. La sua principale argomentazione era che gli enormi spostamenti e cambiamenti che stava vedendo non erano avvenuti in un breve periodo di tempo per mezzo di una catastrofe, ma che i processi che ancora avvenivano sulla Terra ai giorni nostri li avevano causati. Poiché questi processi erano molto graduali, la Terra doveva essere antica, per consentire il tempo per i cambiamenti. In poco tempo, le indagini scientifiche provocate dalle sue affermazioni avevano spinto indietro l'età della terra di milioni di anni, ancora troppo breve se confrontata con l'età oggi accettata di 4,6 miliardi di anni, ma un netto miglioramento.
Dal 1791 soffrì di forti dolori a causa di calcoli alla vescica e rinunciò al lavoro sul campo per dedicarsi al completamento dei suoi libri. Un'operazione pericolosa e dolorosa non riuscì a risolvere la sua malattia. Morì a Edimburgo nel 1797.
L'effetto che questo ritratto di un pianeta antico e dinamico ebbe sui pensatori che lo seguirono nel secolo successivo fu profondo. Charles Darwin, ad esempio, conosceva bene le idee di Hutton, che fornivano una base per gli enormi intervalli di tempo richiesti dall'evoluzione biologica che osservava nei reperti fossili. Il geologo inglese Charles Lyell, nato l'anno in cui Hutton morì e il cui influente libro Principles of Geology favorì un’ampia accettazione per la teoria dell'uniformismo, scrisse che “L'immaginazione fu dapprima affaticata e sopraffatta dal tentativo di concepire l'immensità di tempo richiesta per l'annientamento di interi continenti da un processo così impercettibile”. Le "idee di sublimità" risvegliate da questo "piano di tale estensione infinita", come lo chiamava Lyell, ispirarono le generazioni di geologi successive.
Una meraviglia di post. Mi domando quale fosse lo stato della geologia in Italia nel frattempo. Aveva comunque cultori
RispondiEliminaGrazie! La geologia italiana, come scuola o istituzione, era ancora da venire, e i pochi cultori erano ancora condizionati da un ambiente isolato e provinciale. Consiglio la lettura di questa voce dell'Enciclopedia Treccani, da cui è possibile partire per ulteriori ricerche: https://www.treccani.it/enciclopedia/la-geologia-e-la-conoscenza-della-terra_%28Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Scienze%29/
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