Contare l’infinito / La sorella di Wordsworth
Il cielo è una scommessa. E chiamarlo cielo
è un tentativo di dare un senso
dalla nostra parte visibile, all’impensabile.
In questa infinità s'annegava il pensiero
di Leopardi, che diceva assurdo –
distrazione da bambini – contar le stelle
(e ne possiamo vedere meno di tremila).
Ricostruiamo da tutte le frequenze
solo ciò che possiamo pensare
degli oggetti celesti, oscuramente
morenti e fecondi. Decifriamo il lampo
di una stella che muore, supernova –
Aleph uscito dalla cantina di Buenos Aires –,
il nero inquietante di ciò che si cela
sotto l’orizzonte degli eventi.
Diciamo “oggetti”, “lampi”, “buchi neri”,
perché il linguaggio riduce l’enormità
delle scale che possiamo tollerare,
perché la fantasia ha le nostre dimensioni,
e non siamo in grado di superarle.
Perché i nostri poveri sensi sono fatti
per guidarci entro gli orizzonti terrestri.
Quando andarono a Crewkerne,
lei e il fratello, Dorothy Wordsworth
misurò il cammino spingendo un contapassi:
sette miglia. Suo fratello William
si trastullava con la poesia sui narcisi.
Diecimila ne vidi con un solo sguardo:
con ciò intendeva troppi per contarli tutti,
ma avrebbe potuto dirlo solo contandoli.
Fonti:
Questa poesia è un rifacimento e una scopiazzatura di quella dell’americano Albert Goldbarth, The Way, pubblicata sul New Yorker il 13 ottobre 2008, che ho voluto contaminare con i miei amati Primo Levi e Jorge Luis Borges. Forse dovrei pagargli i diritti. Ecco gli altri ingredienti del minestrone:
"Comincia qui la mia disperazione di scrittore. Ogni linguaggio è un alfabeto di simboli il cui esercizio presuppone un passato condiviso dagli interlocutori; come trasmette agli altri l'infinito Aleph che la mia tremula memoria a stento capta? (…) Ciò che videro i miei occhi fu simultaneo; quello che trascriverò, è successivo, perché lo è il linguaggio."
(Jorge Luis Borges, da L'Aleph, Feltrinelli, Milano, 1959)
“(…) generazioni di amanti e di poeti avevano guardato alle stelle con confidenza, come a visi famigliari: erano simboli amici, rassicuranti, dispensatori di destini, immancabili nella poesia popolare ed in quella sublime; con la parola “stelle” Dante aveva terminato le tre cantiche del suo poema. Le stelle d’oggi, visibili ed invisibili, hanno mutato natura: sono fornaci atomiche. Non ci trasmettono messaggi di pace né di poesia, bensì altri messaggi, ponderosi ed inquietanti, decifrabili da pochi iniziati, controversi, alieni (…) non è ancora nato, e forse non nascerà mai, il poeta-scienziato capace di estrarre armonia da questo oscuro groviglio, di renderlo compatibile, confrontabile, assimilabile alla nostra cultura tradizionale ed all’esperienza dei nostri poveri cinque sensi fatti per guidarci entro gli orizzonti terrestri (…)”
(Primo Levi, da “Notizie dal cielo”, in L’altrui mestiere, Einaudi, 2006).
“(...) la nostra capacità di rappresentazione è scarsa, e chi voglia o debba farci capire quanto grandi sono le cose molto grandi, e quanto piccole le piccole, urta contro una nostra antica sordità, oltre che contro l’insufficienza del comune linguaggio. Se ne sono resi conto da sempre i divulgatori di scienze quali l’astronomia e la fisica nucleare, ed hanno cercato di compensare questa insufficienza ricorrendo al paradosso e alla proporzione: se il sole fosse ridotto alla grandezza di una mela (…), se un miliardo di anni fosse compresso a un giorno (…), ma in molti casi “capire” vuol dire invece rendersi conto che di alcuni oggetti e fenomeni non ci è concesso costruirci un’immagine…la nostra fantasia ha le nostre dimensioni, e non le possiamo imporre di superarle (…)”
(da “Il libro dei dati strani”, in L’altrui mestiere, cit.).
Continuous as the stars that shine
And twinkle on the Milky Way,
They stretched in never-ending line
Along the margin of a bay:
Ten thousand saw I at a glance
Tossing their heads in sprightly dance.
(William Wordsworth, da I Wandered Lonely as a Cloud, 1807-1817)
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la foto coi narcisi è stupend, magnific, belliss!
RispondiEliminaquando mi è passato lo shock per la foto leggo il post con più attenzione.
ciao
yop