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sabato 30 maggio 2009

Neo-avanguardia



Hamletmachine (omaggio a Nevio Gàmbula)

Il dramma non ha avuto luogo. Il testo si è perduto.
I volti degli attori appesi nel guardaroba. Muto,
nella sua fetida buca, marcisce il suggeritore.
Ofelia si strappa l'orologio che le faceva da cuore.
In platea cadaveri irrigiditi, spettatori divenuti pazzi.
Non si può certo dire che sia l’Amleto di Albertazzi.


‘63 + ‘77 = ‘48!

Colto da ebete straniamento.
da illusionistica epifania,
con rizomatico travestimento,
m’inabissai nella poesia.
Con Bachtin sul comodino
e mise en abyme cognitiva,
gustai Celati con Arbasino,
e Balestrini appena usciva.
Fumata Malerba con gli Indiani,
tergendo un po’ di Sanguineti,
mi risvegliavo l’indomani
territorializzando i miei secreti.
Farsesco nonsenso della vita
e sbeffeggiante batter d’ali,
decisi un giorno di farla finita
con siffatte seghe mentali.


Balestriniana

Specchio del tempo, il bello di cattivo gusto,
è la merda, del mezzobusto, del bellimbusto,
del pubblico di merda che paga per applaudire,
stelline di merda, conduttori da interdire.
È difficile ribellarsi al letame che passa:
vivere in sintonia con la cultura di massa
è vivere nel miglior mondo oggi possibile.
Per tutti la merda pare ormai irresistibile.


Culex pipiens

Si posa, bilanciandosi alta
su trampoli segmentati,
curvando in basso gli estremi,
per nostalgia della gravità.

Decolla con ali sottili,
le zampe oscillanti, silenziosa,
fastidioso coagulo d’aria,
fluttuante frantume di spettro.

Si avvicina furtiva,
invisibile nucleo di una forza
che intorpidisce, fiaccando
l’umana diffidenza.

In un lampo succhia il suo liquore,
il sangue rosso e vivo:
il tempo di assaporarlo rapita,
con un sorriso di trasgressione.

Ondeggia soddisfatta,
petulante kazoo nell’orecchio,
quando va in cerchi e spirali,
a ribadire il suo potere.

Uno spruzzo l’avvolge,
e cade gonfia e attonita:
il suo cadavere traslucido
si unisce a decine di altri.

Dicono che le sue impronte
paiono visi di potenti:
giurano alcuni di aver visto
quelle facce di Culex.


La fine (lessico per vincere un premio letterario)

Pena, tristezza,
mestizia, dolore,
sfinimento, lacrime,
incomprensione.

Rimpianto,
attesa vana,
speranze infrante,
separazione.

Cielo grigio,
sforzi inutili,
sudori freddi,
magone.

Afa insopportabile,
malattia,
solitudine,
delusione.

I nostri poveri morti,
requiem aeternam,
corona di spine,
prostrazione.

Occasioni perdute.
Suicidio? No,
lenta
consunzione.

10 commenti:

  1. Mi è piaciuta moltissimo la poesia sulla Culex! Le altre un po' meno...
    Sono tutte tue?
    Complimenti per questo sito.
    Graziella

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  2. Sì, ahimè, sono tutte mie. Grazie per l'apprezzamento, Graziella.

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  3. Certe volte agogno un semplice binomio sai Popinga, un distico vagamente contenutivo di un senso, quando leggo una poesia che dovrebbe essere di un contemporaneo, ma di un contemporaneo, che più contemporanea di così non si può. Mi sconforto per l'erudizione noiosa dei Baustelle, mi stizzisco per la mescolanza concettuale fuori contesto o troppo nel contesto di Battiato (che adesso lo so che tu mi fustighi), come pure piangevo sul Panella che mi aveva devastato Battisti e il Gran Mogol. O sono io che non li capisco questi qui, eh?
    Ho preso spunto da questa cosa che hai scritto = La fine (lessico per vincere un premio letterario) che mi è piaciuta molto e ho fatto questo.

    L'incipit (stile per vendere milioni di copie)
    A
    capo
    senso
    senza
    punto
    ti con
    RSVP

    "ti con" è la prima scelta di una lista disponibile per chi eventualmente volesse scrivere un romanticissimo "ti amo" con il T9, me l'hanno dovuto spiegare, Popinga, perchè io il T9 non lo so usare. Io scrivo sempre tutte le letterine senza abbreviare (consumando regolarmente i tastini anzitempo), metto anche gli spazi dopo le virgole e così a scrivere un esseemmeesse ci metto una vita, ma tanto la vita ce l'ho e la uso per rallentarla. Comunque questo "ti con" a me sembrava sempre una presa per... e rispondevo sempre con delle cose ironiche che non c'entravano un fico secco. Mi sa che è un po' da lì che ho capito che nemmeno io c'entravo un fico secco con questo tizio del "ti con"...
    Il linguaggio è forse l'unico mezzo che abbiamo a disposizione per non capirci. Bisognerebbe annusarsi, certe volte (bellissima quella cosa del cognato e del pelo di cane).
    B

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  4. B.:
    Anch'io non invio sms perché odio la tastierina del cellulare. Non ti fustigo per Battiato: io lo considero un bravo musicista e un gran furbacchione. Basta una qualche parolina esoterica qua e là per farsi la fama di maestro spirituale. Il ti con mi ha fatto venire in mente Calvino: Ti con zero.
    Comunque la mia invettiva non è contro Malerba, Balestrini, Celati, Sanguineti: è contro una certa sottocultura intellettualoide che si annidava in certi posti fino a pochi anni fa. Un esempio: il DAMS.

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  5. Certamente già saprai che uno dei carmi dell'Appendix Vergiliana s'intitola proprio "Culex".

    "Hamletmachine", secondo me, è la migliore.

    Saluti!

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  6. Sai Popinga, il DAMS era una specie di posto dove dovevi avere la cresta nera e il tatuaggio degli anarchici sul braccio scarno, farti le canne spudoratamente e sputare sentenze su ogni cosa. Si fumava nelle aule (questo era bello però...) e si attendeva pazienti qualche folgorazione. Io ci andavo, anche se non era la mia facoltà, soprattutto per le lezioni sul cinema, per vedere la moviola, studiare le sceneggiature, cose così e anche per seguire Nanni, in Estetica, che tci parlava ad esempio di Pupi Avati (che mi piace tanto, magari a te no?). Era così: una facoltà non seria, senza fonti approfondite, senza studio vero. Tutto troppo facile e nessun talento, nessuna lezione che valesse veramente la pena, a parte qualche eccezione. Ora non lo so com'è però allora fu una delusione. Io ho capito con chi te la sei presa, scrivendo le tue poesiole e penso la stessa cosa di Battiato: è un furbo scaltro che però spero non entrerà nella storia della musica, nè in quella della lettaratura. Va bene per pensatori da T9, secondo me.
    B

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  7. Ti confesso di non avere avuto voglia di leggere tutte le poesie. Sono le 3 e 20 di una serata partita male, rischiando botte da un fascista facinoroso (perdonami l'ormai obsoleto termine mediatico), ma mi ha colpito particolarmente Culex pipiens. Non credo di aver colto il senso, mi occorre più di una semplice occhiata, ma hai mai pensato di dividere i versi? La prima strofa dal mio punto di vista forma già una poesia. Sono attratto ultimamente da poetica molto breve, tremendamente ermetica, e forse sto mettendo davanti al mio spirito critico mie personali scelte stilistiche, ma da quell'unica poesia potresti tirare fuori una raccolta di sette poesie con protagonista questo Culex pipiens.
    Quindi due domane:
    1. Ti prego spiegami di cosa si tratta, sono curioso.
    2. Cosa ne pensi del mio punto di vista?

    di nuovo,
    MantaOfIndigo:

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  8. MantaOfIndigo: in effetti lo scopo della poesia era rovinare una poesia sulla zanzara, partita seria, con un finale assolutamente imprevisto e volgare, un po' buffonesco, se vuoi alla maniera futurista. Distruggere le aspettative è una tecnica che, in quanto poeta umoristico quale mi considero, adotto spesso nei miei limerick e versi maltusiani. Non uso di proposito l'inflazionata parola straniamento che mi sta sulle scatole. Il mio programma poetico, se c'è, è il "lasciatemi divertire" di Palazzeschi. Come ci sono arrivato è un po' spiegato nella poesia con titolo numerico. Tornando a Culex, la tua idea di trasformarla in una sequenza di poesie più corte va bene solo se rinuncio all'ultima quartina, che non avrebbe più senso. Ti ringrazio per l'attenzione, ricordando che il fascista buono è solo quello morto. Ciao!

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  9. Dopo l'altra sera sono d'accordo con te. Mi ha stravolto la mancanza di ragione che possedeva la sua testolina pelata.

    Assolutamente continua per la tua strada, la libertà di espressione è il pane della vita, questo fattaccio mi ha spinto a crederci ancora di più.

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