Il matematico, filosofo e logico George Boole morì l’8 dicembre 1864 a soli 49 anni, a causa di una polmonite contratta in seguito a un banale raffreddore non curato. Ciò che molti non sanno è che egli fu assai probabilmente ucciso dall'omeopatia, o almeno da una sua interpretazione eccessivamente letterale.
Nel 1849 Boole, matematico autodidatta e insegnante, che già era diventato famoso per uno studio sui metodi algebrici per la risoluzione di equazioni differenziali (grazie al quale aveva ottenuto una medaglia della Royal Society), ottenne la nomina alla cattedra di matematica al Queen's College di Cork, in Irlanda. In questa sede egli insegnò per il resto della sua vita. A Cork, l’anno successivo, il futuro caposcuola della logica algebrica conobbe Mary Everest, che era la nipote del Colonnello George Everest, il Topografo Generale dell’India da cui il monte più alto del mondo prese poi il nome. A partire dal 1852, George Boole divenne l’insegnante privato di matematica di Mary e, quando il padre di lei morì nel 1855 senza lasciarle alcun mezzo di sostentamento, Boole le propose di sposarlo. La cerimonia ebbe luogo l’11 settembre 1855. Nonostante una grande differenza d’età (lei aveva 17 anni di meno), si trattò di un matrimonio felice, dal quale nacquero cinque figlie, una delle quali, Alicia, più tardi maritata Stott, nata nel 1860, sarebbe diventata una valente matematica, esperta nella geometria dimensionale (fu lei a coniare il termine politopo).
Mary Everest Boole era una donna intelligente, che sopravvisse al marito per 52 anni, durante i quali fu divulgatrice delle idee e delle scoperte di George, con una libertà di spirito e concezioni pedagogiche che l’hanno resa a suo modo un’icona del femminismo. Ella, tuttavia ebbe una grande responsabilità proprio nella sua morte. Vediamo come andarono i fatti, secondo il resoconto che ne diede Alexander Macfarlane in Lectures on Ten British Mathematicians of the Nineteenth Century (New York, 1916):
“One day in 1864 he walked from his residence to the College, a distance of two miles, in the drenching rain, and lectured in wet clothes. The result was a feverish cold which soon fell upon his lungs and terminated his career (...)”
“Un giorno del 1864 egli percorse a piedi le due miglia dalla sua residenza al College sotto un violento acquazzone, e fece lezione con gli abiti bagnati. La conseguenza fu un’infreddatura con febbre, che ben presto si trasformò in una polmonite e pose fine alla sua carriera (…)”
Purtroppo per lui, il padre di Mary era stato un fervente seguace delle teorie mediche di Samuel Hahnemann, il fondatore dell’omeopatia, e gli Everest avevano vissuto per anni nella residenza parigina del medico tedesco in rue de Milan, dove anche la futura signora Boole era diventata una discepola delle sue idee eterodosse.
Mary Boole, affascinata dal principio dei simili, cardine del pensiero omeopatico, e cioè che similia similibus curantur (i simili si curano con i simili), pensò, forse su consiglio di un medico ciarlatano, che il freddo era la miglior cura per un raffreddore e che bisognava esporre George alle stesse condizioni che lo avevano fatto ammalare. Lo mise a letto e gli gettò addosso alcuni secchi d’acqua fredda. Per la donna questo trattamento, che oggi giudicheremmo crudele e avventato, era perfettamente logico. Per diversi giorni Boole rimase a letto mentre Mary bagnava le lenzuola. Il matematico, che i biografi descrivono come geniale ma assai ingenuo, lasciò fare, si ammalò di polmonite e morì. Vano fu il tentativo di un medico, il professor Bullen, chiamato troppo tardi al suo capezzale, di curarlo con metodi tradizionali. Il certificato di morte indicò la causa del decesso in una pleuro-polmonite e stabilì che la durata della malattia era stata di 17-19 giorni.
Che queste vicende non siano voci o leggende popolari è testimoniato da diverse fonti, tra le quali una significativa lettera scritta dalla figlia più piccola, Ethel sposata Voynich, che diventò una grande intellettuale e scrittrice apprezzata. Ethel non nasconde di attribuire alla madre la colpa della morte del padre:
“… My sister Mary Hinton, who had a friendship with her, and who collected various anecdotes about the family, told me that, in Aunt Mary Ann’s view at least, the cause of father’s early death was believed to have been the Missus’ belief in a certain crank doctor who advocated cold water cures for everything. Someone – I can’t remember who – is reported to have come in and found Father “ shivering between wet sheets”. Now for myself, I am inclined to believe that this may have happened. The Everests do seem to have been a family of cranks and followers of cranks. The Missus’ father apparently adored Mesmer and Hahnemann and the Missus herself ran theories to death.”
“(…) Mia sorella Mary Hinton, che fu sua amica, e che raccolse diversi aneddoti sulla famiglia, mi disse che, almeno secondo Mary Ann [la sorella di Boole], la causa della morte prematura di papà fu ritenuta la fede della Signora [Mary Everest Boole] in un certo bizzarro dottore che prescriveva cure con acqua fredda per ogni cosa. Qualcuno, non sono in grado di ricordare chi, pare che sia entrato in casa e abbia trovato il papà “che tremava tra lenzuola bagnate”. Ora, per quanto mi riguarda, sono incline a credere che ciò possa essere accaduto. Gli Everest sembra proprio che fossero una famiglia di gente eccentrica, che seguiva degli eccentrici. Il padre della Signora a quanto pare adorava Mesmer e Hahnemann e la stessa Signora seguì le teorie fino alla morte”.
Di sicuro Hahnemann non avrebbe mai “curato” Boole con il metodo sciocco e disgraziato utilizzato dalla moglie Mary. Il principio dei simili riguarda i principi attivi, i rimedi, che il medico deve utilizzare per produrre una malattia artificiale simile a quella reale, che ad essa si sostituisce per poi scomparire. Le dosi da utilizzare devono essere ridotte al minimo indispensabile, in modo da minimizzare o annullare gli effetti sfavorevoli. Questi rimedi sono somministrati in dosi infinitesimali e opportunamente “dinamizzati”, al punto che è difficile trovarne traccia nella soluzione acquosa o nello zucchero. L’omeopatia fu la causa della morte di Boole solo perché interpretata in modo aberrante. Utilizzata correttamente, essa semplicemente non avrebbe avuto alcun effetto.
E poiché un normale raffreddore passa da sé in una settimana, il merito della guarigione sarebbe stato attribuito all'omeopatia correttamente utilizzata... ;)
RispondiEliminaDal punto di vista omeopatico la cura corretta sarebbe consistita nel fargli annusare un bicchiere di acqua fredda :)
RispondiElimina@ Martino.
EliminaAttenzione la tintura madre di acqua fredda può andar bene, ma va ripetutamente diluita in acqua e succussa.
Anzi, suqqussa, come scriverebbe la gelmini.
Dove si dimostra che razza di babbeo può essere un genio, il che, anagrammando, si può anche scrivere:
RispondiEliminaÈ meglio che non xxxxx, se no direi:
quel Boole, che xxxxx!
Ciao
yop
Nessun effetto, tranne che sul portafoglio del babbeo.
RispondiEliminaChe fortuna essermi imbattuto in questo blog, casualmente... volevo vedere quante possibilità avevo di essere scoperto fingendo di tradurre le poesie di Hilario Lambkin Formento o di Tulio Herrera... Complimentissimi!!! Cataldo Antonio Amoruso y Garay. (Dovrò cercarmi un altro nome di fantasie per le sciocchezze che scrivo... pazienza). Ciao.
RispondiEliminaPuò essere utile a tutti coloro che a volte soffrono di raffreddore ricordare l'esistenza di questo sito web, in cui si spiega "how does the homeopaty work".
RispondiEliminahttp://www.howdoeshomeopathywork.com/
W.Nonimo
Metto il collegamento diretto, così il lettore non deve far fatica: How does homeopathy work
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