Oggi ho finalmente trovato su un libro di scuola le dritte giuste per scrivere un testo descrittivo, perché la mia ambizione è di dedicarmi al mestiere di scrittore famoso. Sono istruzioni che variano a seconda dell’oggetto della descrizione, che non deve essere per forza un oggetto, ma è sempre oggetto anche se è una persona, un animale, o luogo, è una cosa della grammatica. Meglio però che mi limiti a un oggetto, tanto per cominciare, anche se uno può cominciare descrivendo una persona, un animale, un luogo all’aperto o uno al coperto, anche se forse è più difficile. Ne approfitto subito per raccontarvi delle crocchette per il mio gatto Moretto e lo farò seguendo alla lettera le indicazioni del libro, anche se non è una lettera, ma un testo descrittivo, appunto.
Dunque, ho comprato le crocchette per Moretto e la prima cosa che devo fare è fornire una descrizione dettagliata dell’oggetto, specificando tante cose, anche se è solo una voce, ma sono tante cose. Le crocchette sono fatte di una scatola di cartone leggero, a forma di parallelepipedo, di colore giallo come sfondo, anche se c’è sopra la foto di un gatto che si sbarlecca i baffi con la lingua e c’è scritto il nome della marca, anche se non posso dirla per non fare pubblicità. In realtà le crocchette sono dentro la scatola, e mi sono confuso un po’, anche se quando dico prendo le crocchette, io prendo la scatola, perché altrimenti si sparpagliano da tutte le parti.
Le crocchette sono appunto fatte di tante parti, ciascuna delle quali si chiama crocchetta, che è un nome singolare, mentre crocchette è plurale. Adesso devo dire la forma e il colore, anche se il colore varia proprio a seconda della forma, oppure è la forma che cambia con il colore. Ci sono le crocchette rotonde che sono verdi perché sono alle verdure, anche se sono quelle che piacciono di meno a Moretto, che le lascia nella ciotola quasi tutte. Poi, anche se non posso dire poi perché non vengono dopo, ma sono mescolate, ci sono le crocchette quadrate, che sono colorate di marrone e sono alla selvaggina, anche se non ho mai capito che animale è la selvaggina. La selvaggina può essere una lepre, un fagiano, se sei un leone può essere una gazzella, ma qui non è specificato, anche se non credo che importino le gazzelle dall’Africa per fare le crocchette dei gatti. L’ultimo tipo sono le crocchette rosse, che hanno una forma difficile da descrivere, perché sono come tre quadrati messi in circolo, come una croce ma senza un braccio, anche se non voglio dire con questo che Gesù era mutilato, solo che la forma è così. Queste crocchette sono al manzo, che è un tipo di mucca giovane che può essere maschio o femmina, anche se lo chiamano pure bovino.
Adesso tocca alle dimensioni, che sono piccole, perché la bocca dei gatti non è grande come quella dei cani, anche se tutti questi animali hanno i canini, che sono denti e non cani piccoli. L’utilizzo è quello che le crocchette servono ai gatti per mangiare, che quando le mangiano fanno croc croc e da qui deriva il nome, anche se i gatti mangiano tante altre cose, come il paté, la muss, i bocconcini, che sono detti cibi umidi, e poi anche i pesci, che chissà perché non sono detti umidi anche se sono pesci e vivono nell’acqua. E poi se gli va mangiano anche il prosciutto, i topi, le mosche e le lucertole. Adesso devo dire le modalità di funzionamento ed è la parte più difficile, perché è tutto un tirare su di colpo, sgranocchiare e poi buttar giù, anche se i gatti non masticano come noi e allora ogni tanto vomitano e si vede che hanno mandato giù anche delle crocchette intere. Se non vomitano, le crocchette seguono il loro percorso più naturale ed escono a fine gatto sotto forma di cacca, anche se non è igienico e allora ci vuole sempre una lettiera con la sabbiolina pulita, meglio se fa la palla.
Segue che devo dire la provenienza delle crocchette e raccontare il modo in cui ne sono venuto in possesso. Sulla scatola c’è scritto MADE IN ITALY, per cui sono state fatte qui in Italia, anche se non capisco perché se sono fatte in Italia lo devono scrivere in inglese, come se io andassi a bere una birra a Monaco (quella di Baviera, che è in Germania) e sui boccali tedeschi ci trovo scritto FATTA IN GERMANIA in italiano. Sul come ne sono venuto in possesso ho già detto che le ho comprate, mica le ho rubate, non è che per scrivere un testo descrittivo di un oggetto devo conservare lo scontrino, sempre che il commerciante lo faccia, anche se magari non ci penso e lo butto via. E se l’oggetto me lo hanno regalato? Insomma, uno che legge deve avere un po’ di fiducia, che non è il mod. UNICO, anche se io consegno solo il CUD perché casa mia non è mia, anche se ci vivo in affitto da quando c’erano ancora i miei, che sono morti, anche se li ricordo sempre con affetto e sarebbero contenti se diventassi uno scrittore famoso.
Il valore dell’oggetto in sé, sia materiale che affettivo, non è mica tanto facile da descrivere. So che ho pagato quasi 2 euro per una scatola (mica vuota, con dentro le crocchette) e questo è il valore di mercato, anche se non le ho prese al mercato, ma nel negozio sotto casa, anche se sotto casa è un altro modo di dire perché non è che il negozio si trova sotto la casa, in cantina, ma vicino a dove sto. Mi preoccupa invece parlare del valore in sé. In fondo sono crocchette, e in sé non hanno altro che gli ingredienti, le verdure, la selvaggina, il manzo, o bovino. Che valori possono avere delle crocchette per gatti oltre a questo, anche se a me non vengono in mente e magari ci sono? Solo che non riesco a pensare a delle crocchette patriottiche, eroiche, religiose, oneste, e chi più ne ha più ne metta, anche se pure questo è un modo di dire, perché più di tot nella scatola non ce ne stanno. E il valore affettivo delle crocchette, per me che sono un uomo e non un gatto, non è granché, anche se magari uno è affezionato a una determinata marca o a un certo tipo di gusto, perché sa che piacciono al gatto mentre altri no. Io posso assicurare che le crocchette che sto descrivendo, delle quali non posso dire la marca perché è pubblicità, piacciono a Moretto, e quando ho provato a cambiare ha storto il naso, anche se non è vero che ha storto il naso, perché i gatti ce l’hanno così attaccato che è difficile vedere se lo stortano, è un modo di dire.
Le opinioni che gli altri (amici, familiari) hanno delle crocchette di Moretto proprio non le conosco. Non è che la sera uno va al bar, trova gli amici e si mette a parlare delle crocchette del gatto, anche se non si può mai dire e magari succede, anche se penso che è più una cosa da femmine. Famigliari non ne ho: i miei genitori sono morti e mia sorella è sposata da sei anni ed è andata a vivere lontano, anche se qualche volta prendo il tram e la vado a trovare, o viene lei con mio cognato, che è uno che fa il professore di italiano ed è lui che mi ha prestato il libro di scuola.
Alla fine devo dire le riflessioni personali su ricordi, sentimenti, desideri e problemi, anche se per delle crocchette non è tanto semplice. Ricordo che la prima volta le crocchette le ho comprate appena è arrivato Moretto, che lo hanno portato delle volontarie di Mondo Gatto, anche se io sarei andato a prendere il gatto anche se non me lo portavano. Ricordo anche che tre anni fa costavano di meno, ma forse perché la prima volta le ho prese al Super, e nella grande distribuzione ci sono le economie di scala, anche se non è detto che ci siano le scale, è un modo di dire, che quando uno è grosso spende di meno, ma qui non voglio inoltrarmi in altre spiegazioni. Il mio più grande desiderio è che le crocchette costino di meno, perché adesso Moretto è cresciuto e mangia tanto e io mica posso lavorare per lui, anche se gli voglio tanto bene. Il problema è proprio questo, anche se, a pensarci bene c’è anche quello che se sbagli a versarle nella ciotola vanno dappertutto, anche se sotto ci metto il giornale, ma è sempre una fatica raccogliere le crocchette di Moretto.
E’ uscito il nuovo numero di Tèchne, la “rivista di bizzarrie letterarie e non” diretta da Paolo Albani, giunta all'anno XXVII e al n.22. Il tema di questo numero, I consigli inutili, è stato declinato da P. Albani, L. Malerba, J. Swift, E. Satie, J. Cortázar, C. Peri Rossi, D. Charms, R. Bolaño, G. Manganelli, E. Flaiano, U. Eco, E. Cavazzoni, P. Morelli, A. Somenzari, G. Mammi, E. Mazzardi, S. Salomoni, E. Grimalda, A. Breton e P. Éluard, E. Ionesco, A. Campanile, A. Merce, R. Butazzi, A. Bove, J. Kolář, D. Baldi, B. Munari, M. F. Barozzi, W. Szymborska, J. R. Wilcock, P. Pergola, G. Zauli, S. Tonietto, L. Di Lallo, P. Barchi, L. Pignotti, R. Aragona, A. Debenedetti, P. Grassini, A. Castronuovo, F. Gabici, A. De Pirro, R. de Rosa e da un paio di grandi anonimi.
L’intero numero è scaricabile gratuitamente in formato pdf dal sito della rivista. Qui sopra il lettore paziente ha trovato il mio contributo, ma sicuramente la bella, intelligente e prestigiosa rivista contiene di meglio.
Mi sembra che il mestiere di scrittore famoso ormai lo possiedi appieno, anche perché, essendo scrittore famoso , il mestiere ti appartiene per logica di definizione. Poi, tanto per fare una precisazione tecnica, il manzo è solo maschio, la femmina si dovrebbe definire manzetta (mentre il manzetto non esiste, strano).
RispondiEliminaA proposito, c'è una domanda che mi assilla da anni, e a cui nessuno finora ha saputo dare una risposta convincente. "Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno" ecc. ecc., è da considerarsi testo descrittivo o narrativo?
RispondiEliminaMesso così direi scrittore famoso no. Toglierei il famoso, sì, ma pure scrittore, in effetti. Scrivente ecco... sono uno scrivente! senza aggettivo.
RispondiEliminaComunque le crocchette non son tutte uguali (non intendo le diverse forme e i diversi colori dell'accozzaglia di crocchette contenute nella medesima scatola) nel senso che marche diverse hanno gusti diversi per davvero.
Io lo so perché le assaggio tutte, una tantum e uno max. due specimen per prodotto. Se sono un po' ciucco riesco più facilmente nella degustazione che è quindi e di solito operata tra due sorsi di vin bianco di qualità inversamente proporzionale al grado di ciucchezza medesimo.
Dott. Barozzi, non facci il furbo! pure ella ha già degustato i croccantini, sì?!
Ciao
yop
Già che ci sono oso pure rispondere al quesito che cotanta ambascia cagiona a Paolo Beneventi, nella speranza di alleviare le annose sofferenze che ben comprensibilmente ne derivano, nevvero.
RispondiEliminaOrbene, essendo i Promessi sposi indubitabilmente un romanzo storico, ne discende che esso appartiene al genere narrativo, fatto questo che non preclude la possibilità che esso possa sfoggiare elementi descrittivi, ergo "Quel ramo del lago etc." è un testo descrittivo all'interno di un'opera di narrativa.
Et voilà.
y