"Rientrando in casa, vi trovai Quantorzo in seria confabulazione con mia moglie Dida. […] E poiché erano due a vedermi entrare, mi venne la tentazione di voltarmi a cercare l'altro che entrava con me, pur sapendo bene che il "caro Vitangelo" del mio paterno Quantorzo non solo era anch’esso in me come il Gengè di mia moglie Dida [...] Mia moglie, nel vedermi voltare, domandò. «Chi cerchi?» M'affrettai a risponderle, sorridendo: «Ah, nessuno, cara, nessuno. Eccoci qua!» Non compresero, naturalmente, che cosa intendessi dire con quel "nessuno" […]; e credettero che con quell'"eccoci" mi riferissi anche a loro due, sicurissimi che lí dentro quel salotto fossimo ora in tre e non in nove; o piuttosto, in otto, visto che io - per me stesso - ormai non contavo piú. Voglio dire: 1. Dida, com'era per sé; 2. Dida, com'era per me; 3. Dida, com'era per Quantorzo; 4. Quantorzo, com'era per sé; 5. Quantorzo, com'era per Dida; 6. Quantorzo, com'era per me; 7. il caro Gengè di Dida; 8. il caro Vitangelo di Quantorzo. S’apparecchiava in quel salotto, fra quegli otto che si credevano tre, una bella conversazione".
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giovedì 23 marzo 2023
Pirandello combinatorio
Bruno de Finetti (1906-1985) scrisse sul settimanale  letterario Quadrivio un articolo dall’insolito titolo Pirandello maestro di  logica,  dicendo: “Considero Pirandello come  uno dei  più grandi spiriti matematici; così dicevo a un  collega nel giorno della sua morte, e tale affermazione  mi  parve accolta con meraviglia. Ed essa non può infatti non sembrare  paradossale se, cullandosi nelle inveterate  illusioni razionalistiche, si considera la matematica  come  un complesso di verità assolute che col relativismo pirandelliano sarebbe addirittura agli antipodi.” 
Qui, in un famoso brano nel libro sesto di Uno, nessuno, centomila (1926), il protagonista  Vitangelo  Moscarda, Gengé per la moglie Dida,  dà un piccolo saggio di  calcolo combinatorio:  come  io vedo me stesso, come  tu vedi me,  come io vedo  te, come l'altro vede me, come l'altro vede se stesso, ecc.  Tre  persone prese due a due danno 32 = 9 disposizioni con ripetizione.

In realtà (3^2)-1=8, visto che per "che io - per me stesso - ormai non contavo piú", tanto più che per se stesso sarebbe contato ancora meno, vista l'ascetica dissoluzione finale del sedicente Moscarda.
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