giovedì 29 novembre 2012

Tragedie famigliari in due battute


IL MARITO : “Ti ammazzo!”
LA MOGLIE: “No, non con quel coltello! È un ricordo di mamma!” 

LA MOGLIE: “Ti ammazzo!” 
IL MARITO : “Dopo, che c’è il rigore!” 

IL MARITO : “Ti ammazzo!” 
LA MOGLIE: “Ti ammazzo!” 
IL MARITO : “Facciamo bim-bum-bam?” 

IL MARITO: “Chi è quell'uomo nel nostro letto? Vi ammazzo!” 
LA MOGLIE: “Ma è un cliente!” 
IL MARITO: “Ah, meno male.” 

IL MARITO : “Ti ammazzo!” 
LA MOGLIE: “Ma mozzati!” 
IL MARITO : “Si anagramma anche come mimo tazza.” 
LA MOGLIE: “Se è per questo anche come ma ti mozza.” 


IL MARITO : “Ti am...”
LA MOGLIE: “Caro..."
IL MARITO : "...mazzo!"
LA MOGLIE: "...gna!"

IL MARITO : “Ti ammazzo!” 
LA MOGLIE: “Ti ammazzo!” 
(Rumore di spari) 
LA MOGLIE: Quando un marito con la pistola incontra una moglie con il fucile, quel marito è un marito morto. 

IL MARITO : “Ti ammazzo!”
LA MOGLIE: “Ti ammazzo!”
IL MARITO : “Copiona!”
LA MOGLIE: “Chi lo dice sa di essere!”
IL MARITO : “Specchio riflette!”
LA MOGLIE: “Arimo! Bolle l’acqua della pasta!”
IL MARITO: “Perché hai paura di perdere!”

IL MARITO : “Ti ammazzo!”
LA MOGLIE: “Ti tolgo dagli amici!”
IL MARITO : “Quello no!”
LA MOGLIE: “LOL!”

IL MARITO : “Ti ammazzo! Tuttavia le parole non possono descrivere quello che sto per dirti.”
LA MOGLIE: “Comunque non si inizia mai una frase con tuttavia.”
IL MARITO : “Se questa frase non esistesse, nessuno l’avrebbe mai detta!”
LA MOGLIE: “Come al solito ti sei superato!”
IL MARITO: “Nel nostro rapporto solo le variabili rimangono costanti!”
LA MOGLIE: Qual è la domanda che contiene la parola melone senza alcun motivo apparente?

IL MARITO : “Ti ammazzo!”
LA MOGLIE: “Finalmente una decisione, coglione!”

IL MARITO : “Buh!”
LA MOGLIE: “Aaaaah!”
(muore)

lunedì 26 novembre 2012

Letteratura e giochi combinatori: una presentazione


Centrodestra (Boule de neige)

E
si 
sta 
come
brune
foglie 
fattesi 
precarie, 
autunnali, 
aspettando 
inevitabile 
destinazione 
rigorosamente 
costituzionale.  


Una boule de neige (palla di neve) è una composizione in cui ogni verso, fatto da una sola parola, possiede una lettera in più di quello che lo precede. È possibile congegnare anche boules de neige decrescenti.

giovedì 22 novembre 2012

Il bignami delle risposte dei candidati: sicurezza del territorio


Nell'era della rete e di Wikipedia, molti giovani non sanno che cosa hanno rappresentato per generazioni di studenti i “bigini” della casa editrice Bignami, piccoli libri in formato tascabile contenenti una sintesi degli argomenti trattati nei programmi ministeriali delle varie materie scolastiche. Il “bignami” è diventato sinonimo di un compendio sintetico, anche in ambiti esterni alla scuola, alla preparazione di esami o all'affannoso recupero di saperi prima sottovalutati. 

Per aiutare me stesso e il lettore a comprendere e confrontare le risposte fornite dai 5 candidati alle primarie ai quesiti che abbiamo formulato, ho redatto un piccolo bignami delle loro risposte a una delle domande, la seconda: 

Quali misure adotterà per la messa in sicurezza del territorio nazionale dal punto di vista sismico e idrogeologico? 

Di seguito fornisco un ampio riassunto della risposta di ciascuno, in ordine strettamente alfabetico. La lunghezza della sintesi è proporzionale a quella della risposta originale. Come usiamo fare noi insegnanti, ho cercato di evidenziare con il rosso i punti che mi sono sembrati più importanti in ciascun “intervento” (Il grassetto nero nella risposta di Tabacci era già presente nell’originale). Come non dovremmo fare noi insegnanti, ma spesso facciamo, mi sono permesso qualche riga, anche questa sintetica, di commento finale.

Pierluigi Bersani 

I recenti terremoti e alluvioni confermano una triste statistica: in Italia c'è un evento distruttivo ogni sei anni, con vittime e danni enormi. Bisogna uscire da una logica dell'emergenza per realizzare un progetto di intervento coordinato e preventivo che si concentri da subito su tre priorità
· investimenti per la sicurezza delle scuole
· interventi sulle situazioni a più alto rischio sismico e idrogeologico; 
· incentivi fiscali per l'applicazione delle nuove tecnologie alle costruzioni e al territorio. 

Occorre inoltre un programma decennale, dotato delle risorse certe necessarie, per finanziare le misure di prevenzione: la messa in sicurezza del territorio sarà la più importante opera pubblica da realizzare nel Paese. Bisogna anche fermare il dissennato consumo di suolo, ad esempio ponendo fine ai condoni

Il ruolo di scienziati e tecnici deve essere indipendente dalla politica: essi dovranno definire diagnosi e terapie adeguate, con un ruolo consultivo: non si può chiedere agli scienziati di prevedere i terremoti. È necessario anche ripensare il modello organizzativo della protezione civile

Laura Puppato 

Non siamo di fronte a eventi eccezionali ma a uno stato di conclamato dissesto idraulico e geologico di una parte consistente del territorio italiano. I cambiamenti climatici sono l'acceleratore al problema, il primo ostacolo da rimuovere è quello rappresentato da una "cultura dell'emergenza" che ci fa intervenire solo a posteriori, con costi economici e umani enormi. Al centro del programma politico ci deve essere la vera, unica e impellente Grande Opera che serve al nostro Paese: un piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio. Vale 2.5% di PIL e 40 miliardi di euro. Si tratta di un investimento che, se inserito in un piano organico di prevenzione, permetterebbe di utilizzare, coordinando Stato e Regioni, le risorse oggi destinate all'emergenza e di recuperare oculatamente i fondi Europei disponibili per progetti coordinati aventi questo obiettivo. Tutto questo significa lavoro, maggiore sicurezza e tutela della qualità urbana e agricola. 

Riguardo al rischio sismico, bisogna prendere esempio dal Giappone, paese che da tempo attua politiche di prevenzione del danno. A tale scopo si potranno utilizzare in parte anche i fondi per le politiche EU per l'edilizia a risparmio energetico. Una riflessione parallela va poi condotta sulla dissennata cementificazione che l'Italia ha subito negli ultimi decenni, alimentata anche dal ripetersi di condoni edilizi

Matteo Renzi 

Il territorio italiano è minacciato da problemi antichi - scarsa manutenzione, abusivismo edilizio, eccessivo consumo di suolo - e da pericoli più recenti, primi fra tutti le conseguenze dei cambiamenti climatici. Per fronteggiare questi rischi vanno messe in campo azioni a breve termine (1 anno), come lo sviluppo di un servizio meteo-climatico nazionale allineato agli standard europei e una nuova legge d'indirizzo urbanistica che privilegi la riqualificazione del già costruito rispetto al consumo di suolo, e strategie a medio termine (3-5 anni), come un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici e lo spostamento verso la manutenzione territoriale (lotta al dissesto idrogeologico, migliore gestione delle risorse idriche) e la mobilità sostenibile delle risorse finalizzate a nuove infrastrutture. 

E' inoltre fondamentale il ruolo degli amministratori locali nel definire le priorità di intervento sui propri territori, che conoscono meglio di chiunque altro, e di coordinare i lavori di messa in sicurezza, lasciando al Governo centrale il controllo certo e rigoroso di quanto effettuato. 

Bruno Tabacci 

Quanto alle strategie, è evidente la priorità dell'obiettivo e le parole chiave sono prevenzione e manutenzione per entrambi i fronti con diversi contenuti specifici, quali stringenti criteri di anti sismicità per le nuove costruzioni e per gli edifici esistenti ed un piano di messa in sicurezza per le nuove costruzioni; mentre sulla dimensione idrogeologica è necessario riprendere, rivisitandola, la cultura del presidio del territorio che il nostro Paese ha adottato per secoli: è evidente che è necessario un piano pluriennale, anzi pluridecennale, ma questo è motivo per partire subito, non per differire l'avvio. Positivo del resto sarebbe anche l'effetto sull'occupazione attraverso la domanda di consumi virtuosi che avrebbe il beneficio di far ripartire il settore dell'edilizia. 

Sul fronte del reperimento delle risorse non si può che operare attraverso un'integrazione tra pubblico e privato attraverso: 
· sgravi fiscali mirati, 
· finalizzazione degli attuali contributi agricoli anche di fonte UE, riqualificando, per esempio, meccanismi quali il sostegno del cosiddetto set-aside (contributi a chi lascia i terreni incolti) con il principio dei costi evitati (ti pago se non abbandoni il territorio e così evitiamo dissesti che costerebbero di più); 
· per le Regioni del Mezzogiorno destinazione a questo obiettivo dei fondi comunitari finora utilizzati non adeguatamente, quando non utilizzati e quindi restituiti. 

Riguardo agli attori dell'intervento occorre superare una frammentazione di competenze che dà luogo a paralisi sotto la mitologia di una malintesa autonomia; vanno riprese, aggiornandole, esperienze positive quali l'antico Genio Civile o i Consorzi di Bonifica che avevano veste privata e funzioni pubbliche, superando attribuzioni generiche con obiettivi troppo diversificati e confusi e con sproporzione fra fini e mezzi; è opportuno inoltre rivitalizzare il modello dei Parchi che in molti casi hanno operato bene, soprattutto quando hanno trovato equilibrio tra protezione e promozione E sarebbe auspicabile varare un Piano Nazionale del Territorio che riunisca volontà e risorse in un disegno coordinato e soprattutto con un respiro temporale coerente con le dimensioni delle tematiche da affrontare. 

In sede UE, infine, le risorse destinate a interventi di solidarietà in caso di emergenze dovrebbero essere affiancate da sostegni alle opere di prevenzione e dovrebbe essere introdotto - se concordato con gli altri partner - un meccanismo di deroga ai vincoli sul pareggio dei bilanci nazionali per le spese di messa in sicurezza dei territori

Nichi Vendola 

Elemento imprescindibile dell'agenda di chi si candida a governare il Paese è occuparsi del dissesto idrogeologico, dell'erosione della costa e dell'urgenza di custodire il territorio. In un Paese in cui 8 comuni su 10 sono ad alto rischio quando piove e nevica, il tema del dissesto idrogeologico ha valore paradigmatico di quali debbano essere le politiche necessarie per curare l'Italia

Dal 1996 al 2008 sono stati spesi per le emergenze, per rincorrere le calamità naturali, quasi 30 miliardi di euro, cioè 2-3 miliardi all'anno contro i 250 milioni di Euro all'anno spesi per la prevenzione. Dal 1950 ad oggi contiamo 6.500 vittime. Siamo stati l'Italia della furbizia, delle sanatorie, dei condoni, un bilancio assolutamente inaccettabile. Dobbiamo invertire definitivamente e con efficacia questa rotta. L'Italia sta sprofondando letteralmente nel fango. Bisogna mettere in campo la più grande opera pubblica dal dopoguerra ad oggi: un Piano straordinario di messa in sicurezza, manutenzione e tutela del territorio

In sintesi estrema 

Con accenti diversi, tutti i cinque candidati si sono impegnati per l’istituzione di un piano a lungo termine per la messa in sicurezza del territorio dal rischio sismico e geologico. Per tutti è necessario uscire dalla logica dell’emergenza e passare a quella della prevenzione. Tutti stigmatizzano le politiche di condoni degli abusi edilizi. 

Bersani, Renzi e Tabacci propongono anche interventi a breve-medio termine. Puppato e Renzi associano l’aumento di alluvioni e dissesti ai cambiamenti climatici. Bersani sottolinea il ruolo consultivo di scienziati e tecnici e vuole riorganizzare l’organizzazione della Protezione Civile, Puppato e Renzi sottolineano il ruolo che devono avere le amministrazioni locali, mentre Tabacci propone organismi più centralizzati a carattere pubblico-privato, con competenze tecniche e meno dipendenti dalla politica. 

Di risorse per realizzare tutto ciò parlano Bersani (sgravi fiscali), Puppato (risorse dall'emergenza alla prevenzione, fondi comunitari), Renzi (risorse da nuove infrastrutture verso manutenzione territoriale e mobilità sostenibile) e Tabacci (utilizzo mirato e riveduto dei fondi comunitari, sgravi fiscali, esclusione dai vincoli di stabilità per le spese di messa in sicurezza dei territori). 

Commento

Indipendentemente dalle mie opinioni politiche personali, valutando solo l’aspetto tecnico delle risposte, quelle di Bersani, Renzi, nonostante l’estrema sintesi, e Tabacci mi sono sembrate le più articolate. Puppato e Vendola, soprattutto quest’ultimo, sono andati poco al di là delle petizioni di principio, anche se dette con forza. Da laureato in scienze geologiche e parente di ingegneri civili, mi è piaciuta l’idea del candidato a me politicamente più lontano, cioè Tabacci, di istituire un organismo nazionale tecnico scientifico, indipendente della politica, tipo il vecchio Genio Civile. Non ho invece capito che cosa intende per consumi virtuosi.

Sottolineo positivamente i punti comuni, che a questo punto considero un impegno di tutto il centrosinistra. Se poi si allea con forze più affini nelle tematiche ambientali e la smette di inseguire i mercati è meglio.

martedì 20 novembre 2012

Riti di amore e matematica? Mah!


Cioè: c’è un matematico americano che si innamora di un cortometraggio di Yukio Mishima, se ne innamora e decide di ispirarsi per parlare di matematica.

 

A Parigi trova anche dei complici cinematografari. La bellissima storia di un samurai costretto dall'imperatore a uccidere i suoi amici, che decide di suicidarsi per non farlo, e la sua amata che decide per amore di seguirlo nella morte, diventa così la storia di uno che ha trovato la formula matematica dell’amore e per non farla cadere in cattive mani, decide di tatuarla sul corpo dell’amata, che è anche una bella figa.

Poi scrive un articolo su ArXiv per dire che l’ha fatto per amore della matematica e che lui vuole divulgarla, la matematica, uno spot e nessuna ricerca nuova: solo una sua formula del 2006 sugli "istantoni",  speciali soluzioni della teoria del campo quantistico nelle quali si minimizza l'"azione". La formula è abbastanza complicata da poter essere utilizzata nella lunga e cruciale scena del tatuaggio. Allora non si capisce che cacchio c’entrano gli "istantoni" con la formula dell’amore, che mi sembra una storia di quello di Ifix Tchen Tchen. Poi trova anche la maniera di fare proiettare il film al simposio annuale Matematica e Cultura del 2012 a Venezia, dove coinvolge persino Michele Emmer. Vuoi vedere il film? Devi pagare cinque euri per scaricarlo o ti compi il DVD e poi lui pubblicherà l’articolo completo in un libro per Springer Verlag. Io i cinque euri non li spendo e vi faccio vedere solo il trailer. Ma che c’entra la matematica?


Edward Frenkel (2012). Mathematics, Love, and Tattoos To be published by Springer Verlag arXiv: 1211.3704v1


Il mio primo articolo RIFIUTATO da Research Blogging!

sabato 17 novembre 2012

Autoritratto del blogger compulsivo

Ho già parlato del volume collettivo degli Oulipiani C'est un métier d'homme. Autoportraits d’hommes et de femmes au repos quando ho proposto la mia traduzione dell’Autoritratto della radice di due della matematica Michèle Audin, da cui è tratto.

Il libro, uscito nel 2010 presso Mille et une nuits, è una raccolta di una ventina di “autoritratti” (del seduttore, del tiranno, dello psicanalista, ecc.) scritti da dieci autori diversi, tutti congegnati sulla falsariga dell'Autoportait du descendeur (Autoritratto del discesista) di Paul Fournel, racconto breve che ha costituito il canone e la matrice testuale per gli altri. Così, in tutti i racconti, la contrainte è stata quella di seguire lo sviluppo del racconto di Fournel e di adottarne la successione logica e certe frasi chiave (“È un lavoro da uomini”; “Ora ci sono io”; “una condizione che richiede il dono assoluto di sé stessi e una concentrazione totale”, ecc.). L’autoritratto del discesista, di Paul Fournel, inizia per esempio così:

Il mio lavoro consiste nel discendere dall'alto della montagna fino in basso. Nel discendere il più in fretta possibile. È un lavoro da uomini. 

Mentre l’autoritratto della radice di due, di Michèle Audin, inizia con: 

 Il mio lavoro consiste nell'essere estratta ed esibita. Nell'essere estratta con il maggior numero di decimali possibile. È un lavoro da numero. 

E quello del filosofo televisivo, di Hervé Le Tellier:

Il mio lavoro consiste nel comparire in mezzo al paesaggio audiovisuale. Nel farmi vedere da più lontano possibile. È un lavoro da uomini. 

Ho provato anch'io a misurarmi con un autoritratto secondo il modello degli oulipiani. Ne è uscito questo raccontino, che vi propongo sperando che piaccia.


Il mio lavoro consiste nel comparire sulla rete il più possibile. Per vivere il mio quarto d’ora di celebrità almeno una volta al giorno. È un lavoro da uomini. Prima di tutto perché bisogna pubblicare anche quando non si ha voglia, o non si ha tempo. Poi, perché, quando ce ne sono tanti come te, ciascuno vuole avere più lettori e commenti degli altri, per soddisfare il suo ego. È un lavoro stressante. 
Sono un blogger compulsivo. 

Ci sono quelli che twittano, quelli che hanno migliaia di amici su Facebook, quelli che compaiono in centinaia di cerchie su Google Plus, e poi ci sono io. Sono il blogger più presente, il più dedito alla causa e, se faranno le olimpiadi della specialità, vincerò la medaglia d’oro, altro che le classifichine italiane e i loro stupidi algoritmi. 

Sono il blogger più interessante, divertente e popolare della rete e il mio lavoro, il mio unico scopo nella vita, consiste nello scrivere articoli che siano letti dal maggior numero di persone. 

Essere letti e popolari. Scrivere frasi e pubblicare immagini e video che abbiano successo, che vengano condivisi, rilanciati, diffusi, commentati, segnati col dito pollice alzato o con il +1. Nel mio lavoro non importa la qualità, importa il numero. 

All'inizio ci sono stati i blogger americani, che hanno dominato la scena con la loro reputazione di “innovatori della comunicazione”, di avanguardie del diario elettronico, al punto che dopo un anno i primi cinquanta blogger innovavano e scrivevano come loro.  
Ora ci sono io. 

Essere un blogger presenzialista è una condizione che richiede il dono assoluto di sé stessi e una concentrazione totale. Sono un blogger a tempo pieno. Non si tratta solo di scrivere e pubblicare, ma anche di controllare se ci sono contatti e commenti, eventualmente rispondere, guardare chi si collega e da dove, da quale pagina proviene, per quale pagina mi lascia, quanto tempo è stato sul blog: tutto ciò ora dopo ora, minuto dopo minuto. 

Io batto tutti i blogger più famosi della politica, dello spettacolo, del giornalismo, della scienza e della letteratura, che non valgono niente, perché so che ciò mi aiuterà a essere il blog di me stesso. Prendete due blogger, a parità di pagine lette e di commenti ricevuti, che scrivono nella stessa lingua e degli stessi argomenti, e sarò sempre io il migliore. 

Mi preparo ad aprire altri tre blog oltre ai cinque che già gestisco, diversificando gli argomenti per raggiungere persone differenti, per soddisfare ogni tipo di lettore, sperimentando nuovi linguaggi verbali e iconici, perché il Web 2.0 oramai è un relitto del passato e sono pronto per il 2.73, persino per il 3.14. Conosco a memoria ogni segreto dell’html e penso con i tag, dalla mattina alla sera, almeno mille volte, e vedo scorrere le istruzioni al rallentatore se chiudo gli occhi. 
Tutto conta nella carriera di un blogger. 

Un bel giorno l’essenziale diventa un piccolo particolare, un trucchetto che conosci solo tu e pochi altri al mondo, sul quale ti sei esercitato mille volte, e sai che da quel trucchetto dipende il tuo successo sugli altri. Un trucchetto informatico che ti avrebbe permesso di essere il primo a fare una certa cosa in un articolo e invece c’è arrivato prima un canadese, mentre tu aspettavi l’argomento buono e l’occasione buona di usarlo.

Penso al blog quando lavoro, quando sono in bagno, mentre viaggio; sono sul blog persino quando dormo. Chi vuole avere successo come blogger deve sapere che lo scotto da pagare è molto alto: bisogna rinunciare agli amici, al relax davanti al camino, alla serata in pizzeria con la fidanzata o la moglie, persino alla fidanzata o la moglie. È la regola. 

Poi viene il momento che arriva immancabilmente per tutti. Il momento in cui la vita torna ad essere apprezzata nella sua pienezza e il campo visivo non è più circoscritto da uno schermo, la tua giornata non dipende dalla scelta del browser più efficiente o dai capricci del modem. Il momento del riposo assoluto. Il riposo del blogger. Un riposo immenso, in cui ogni fibra del corpo si rilascia, gli occhi finalmente si possono chiudere, gli alberi tornano a essere fatti di tronco, rami e foglie e producono ossigeno vero e non sono più fatti di pixel. Bisogna solo sperare che quel momento arrivi prima della morte.

giovedì 15 novembre 2012

Elezioni: e se parlassimo di scienza?

Cari candidati, scusate l’insistenza,
ma vogliamo che parliate di scienza: 
senza preconcetti, 
ma per essere eletti 
non pensiate che potete farne senza. 

La cosa è nata su Facebook. Si è riunito virtualmente un gruppo di giornalisti scientifici, blogger, ricercatori e cittadini, i quali, constatata la mancanza di domande ai cinque candidati alle primarie del centrosinistra sulle loro posizioni politiche in materia di scienza e ricerca, ritenendo invece che da queste politiche dipenderà il futuro sociale ed economico a medio e lungo termine del paese, ha deciso di chiedere ai candidati di rispondere a sei temi di grande respiro, in modo da offrire ai cittadini un panorama più completo della loro proposta politica.

Le domande sono queste: 


Nel gruppo, con più di un paio di centinaia d’altri, c’ero anch'io. C’era anche Marco Cattaneo, il direttore di Le Scienze, indubbiamente la più prestigiosa rivista scientifica italiana. Così, stamattina le domande sono comparse sul sito del periodico, che si è offerto di dare supporto e visibilità all'iniziativa (che può essere ripresa e amplificata da chiunque lo ritenga opportuno) e pubblicherà le risposte di Bersani, Puppato, Renzi, Tabacci e Vendola via via che arriveranno. 

Naturalmente queste domande, e altre che saranno formulate nel frattempo, saranno sottoposte a tutti i candidati premier delle elezioni politiche prossime venture (compresi quelli dei partiti che non hanno fatto le primarie). 

Per ora non ci resta che attendere le risposte dei candidati alle primarie del centrosinistra, con l’osservazione che anche il silenzio è una notizia.



lunedì 12 novembre 2012

La naissance de l’Oulipo


L’Oulipo (Ouvroir de la Littérature Potentielle) fu fondata da Raymond Queneau e François Le Lionnais e una decina di altri letterati e matematici al ristorante Le vrai Gascon di Parigi il 24 novembre 1960 (22 As, giorno di St. Lautréamont, secondo il calendario ‘patafisico perpetuo). All'approssimarsi del cinquantaduesimo genetliaco della meritoria congrega, ho deciso di scrivere qualche verso celebrativo in francese, che l’amica Tania Sofia Lorandi, artista ed esperta ‘patafisica, ha riveduto e corretto a tal punto che la pa(ta)(ma)ternità dell’operina è attribuibile a entrambi. Qual è la contrainte? Beh, il fatto che l’abbia scritto in francese non vi sembra abbastanza? 

Cheval Parthénon 
reste à la maison 
et joue bien au Go 
avec le Queneau. 

Couteau à la main,
arrivait soudain 
une Reine Aztèque 
suivie de Perec. 

«Roubaud a la clé 
disait Le Lionnais 
pour gagner le lot 
contre le Queneau!» 

Perec se dit «Merdre! 
Pas envie de perdre : 
il faut écrire, quoi, 
Le Go, mode d’emploi?» 

«Nous en avons marre 
de ce jeu bizarre.
Quittons donc le Go, 
créons l’Oulipo» 

Cheval Parthénon, 
à Bens hennissons,
disons «Tout va bien, 
fous ces Oulipiens!»




venerdì 9 novembre 2012

Un’erudita disputa irlandese

L’irlandese Flann O’Brien (1911-1966) è uno degli scrittori più divertenti che abbia mai letto. Dopo aver presentato in un articolo precedente l’idiota erudito De Selby, uno dei protagonisti de Il terzo poliziotto (Adelphi, 1992), torno sulla sua esilarante critica al sapere nozionistico e fine a se stesso riportando un brano tratto da Una pinta d’inchiostro irlandese (Adelphi, 1993), nella bella traduzione di J. Rodolfo Wilcock. Il romanzo è costruito con un sistema a scatole cinesi, per cui c’è un romanzo che è dentro un romanzo a sua volta dentro un romanzo. L’originale uscì nel 1939 con il titolo originale At Swim-two-birds e non ebbe un grande successo commerciale. Le critiche furono piuttosto discordi: vi fu chi lo giudicò piacevole ma superficiale, mentre altri individuarono nella sua prosa singolare e scoppiettante, virtuosistica e surreale, la promessa di un rinnovamento della letteratura irlandese. Piacque a Dylan Thomas e James Joyce e, più tardi anche a Graham Greene e Anthony Burgess. 


Il seguente e imperfetto riassunto o sommario può dare un’idea approssimativa del livello erudito della conversazione che senza sforzo apparente tennero in quell'occasione i nostri tre galantuomini. 

Non tutti sanno, osservò Mr. Furriskey, che il coefficiente di espansione è identico per tutti i gas. Un gas si espande nella misura di un centosettantatreesimo del suo volume per ogni grado centigrado di aumento di temperatura. Il peso specifico del ghiaccio è 0,92, quello del marmo 2,70, quello del ferro (ghisa) 7,20, (battuto) 7,79. Un miglio equivale a 1,6093 chilometri, con un'approssimazione dell’ordine di un decimillesimo. 

Certo, Mr Furriskey, osservò Mr Paul Shanahan, con un calmo sorriso che metteva in mostra il candore dei suoi denti, ma colui la cui scienza si riduce alla conoscenza delle formule necessarie alla risoluzione di problemi algebrici o simili, merita di venir ucciso con un fucile, oppure con un moschetto leggero, ormai antiquato. L'utilità della scienza non può non essere che di carattere squisitamente pratico. Consideri lei questo fatto, che il sale in soluzione acquosa è un eccellente emetico e può venir somministrato senza pericolo alle persone che sono solite mangiare bacche velenose, oppure fanno consumo di cacodile, un composto maleodorante di arsenico e metile. Una chiave piatta, fredda, applicata sul collo, serve a fermare le emorragie nasali. Non c'è nulla di meglio di una buccia di banana per lucidare le scarpe marroni. 

Dire che il sale, in soluzione acquosa, è un piacevole emetico, obiettò argutamente Lamont, costituisce una trivialità che soltanto riguarda circostanze effimere e senza importanza, quali sono i sempre perituri plasmi del corpo umano. Il corpo è un recipiente troppo transitorio, sul quale non si possono eseguire che ricerche superficiali. Da un punto di vista soltanto il corpo è importante: perché offre alla mente un punto di partenza per la speculazione e la congettura. Mi permetto di raccomandarle, Mr. Shanahan, quella profilassi spirituale, assai più vera, che celano le matematiche di Mr. Furriskey. La possibilità di ragionare sulla base ordinata dell'aritmetica, quello è il vero passaporto dell'uomo per l'infinito. Dio è la radice di meno uno. Egli è una profondità troppo immane per lasciarsi circoscrivere da un cervello umano. Ma il Male è finito e comprensibile, e ammette il calcolo. Meno Uno, Zero e Più Uno sono i tre enigmi insolubili della Creazione.

Mr. Shanahan emise una risatina colta. L'enigma dell'universo, sarei in grado di risolverlo, se volessi, disse, ma alla risposta preferisco la domanda. Costituisce per gli uomini un pretesto inesauribile di erudite discussioni. 

Altri particolari degni di menzione, menzionò Mr. Furriskey con aria distratta per quanto raffinata, sono i seguenti: la grande piramide di Gizeh misura 150 metri d'altezza ed è considerata una delle sette meraviglie del mondo; le altre sei sono i giardini pensili di Babilonia, la tomba di Mausolo nell'Asia Minore, il colosso di Rodi, il tempio di Diana, la statua di Giove in Olimpia e il Faro di Faro edificato da Tolomeo Filadelfo circa trecentocinquanta anni prima di Cristo. L'idrogeno si congela a meno 253 gradi centigradi, ciò che equivale a meno 423 gradi nella scala di Fahrenheit. 

Nomi popolari o di uso corrente di alcune sostanze chimiche, osservò Mr. Shanahan, cremore di tartaro = bitartrato di potassio, gesso = solfato calcico idrato, acqua = ossido di idrogeno. Tocchi di campana e guardie a bordo di una nave: prima mezza guardia = dalle quattro di pomeriggio alle sei, seconda mezza guardia = dalle sei di sera alle otto, pomeridiana = da mezzogiorno alle quattro. Paride, figlio di Priamo, re di Troia, rapì la moglie di Menelao, re di Sparta, e questo provocò la Guerra di Troia. 

Il nome della moglie, disse Lamont, era Elena. Il cammello non è in grado di nuotare per via della curiosa distribuzione anatomica del suo peso: se la bestia viene immessa in acque profonde, la testa rimane sott'acqua. La capacità, nello studio dell'elettricità, si misura in farad; un microfarad equivale a un milionesimo di farad. Un carbonchio è un'escrescenza carnosa che somiglia ai bargigli di un tacchino. Sfragistica è lo studio delle impronte dei sigilli. 

Eccellente, osservò Mr. Furriskey con quel calmo sorriso che lo rendeva così simpatico a tutti coloro i quali avevano a che fare con lui, ma non bisogna trascurare il fatto che la velocità della luce in vacuo è di 298.000 chilometri al secondo. La velocità del suono nell'aria è di 332 metri al secondo, nello stagno di 2757 metri al secondo, nel legno di noce, di mogano e in altri legni pesanti di 3352 metri al secondo circa; nel legno di abete, di 6096 metri al secondo. Il seno di 15 gradi è uguale alla radice di sei meno la radice di due, il tutto diviso per quattro. Percentuali di una lira sterlina: 1 1/4 per cento, tre pence; 5 per cento, uno scellino; 12 1/2 per cento, mezza corona. Alcuni equivalenti metrici: un miglio è uguale a 1,6093 chilometri; un pollice è uguale a 2,54 centimetri; un'oncia è uguale a 28,352 grammi. Il simbolo chimico del Calcio è Ca e quello del Cadmio, Cd. Un trapezoide può essere definito come un quadrilatero che si può dividere in due triangoli mediante una diagonale. 

Qualche fatto curioso riguardante la Bibbia, menzionò educatamente Mr. Lamont: il capitolo più lungo è il Salmo 119 e quello più breve, il Salmo 117. Gli Apocrifi contengono 14 Libri. La prima traduzione inglese fu pubblicata nell'anno 1535 dopo Cristo. 

Alcune date notevoli della storia mondiale, osservò Mr. Shanahan, 753 a.C., fondazione di Roma per opera di Romolo, 490 a.C., battaglia di Maratona, 1498 d.C., Vasco de Gama circumnaviga il Sudafrica e raggiunge l'India, 23 aprile 1564, nasce Shakespeare. 

Fu allora che Mr. Furriskey sorprese e, infatti, deliziò i suoi compagni, per non parlare dei nostri due amici, con una piccola dimostrazione che allo stesso tempo confermava le risorse del suo ingegno e l'ansia sua generosa di diffondere i benefici del sapere. 

Con la punta del suo pregiato bastone di malacca, spazzò via le foglie morte ai suoi piedi e tracciò il disegno di tre quadranti o sfere d'orologio sulla terra fertile, nel seguente modo: 


Come leggere il contatore del gas, annunciò. In qualunque contatore del gas si possono osservare quadranti simili a questi che piuttosto rozzamente ho tracciato ai miei piedi. Per verificare il consumo di gas, bisogna procurarsi matita e carta e segnare i numeri più prossimi all'indice o lancetta di ciascun quadrante; per esempio, nel presente caso ipotetico, 963. A questa quantità bisogna aggiungere due zeri, così che diventa 96.300. Questa è la risposta al quesito e rappresenta il consumo di gas in piedi cubi. La lettura del contatore della corrente elettrica, per accertare il consumo in chilowattora, è più complicata della lettura precedente e richiederebbe l'aiuto di sei quadranti ai fini della dimostrazione, per i quali però non c'è spazio abbastanza nel tratto di terreno che ho sgomberato di foglie secche, anche ammettendo che i quadranti già esistenti potessero venir adattati allo scopo. 

Dopo di che questi tre scienziati o saggi dell'Oriente cominciarono a parlare tra di loro piuttosto rapidamente, spargendo nel frattempo una pioggia di perle di sapere e di erudizione, gioielli senza prezzo, carbonchi di valore incalcolabile di sofistica e di scienza scolastica, massime tomistiche, complicati teoremi di geometria piana e lunghi brani della Kritik der reinischen Vernunft di Kant. (…)

martedì 6 novembre 2012

La fisica di Cthulhu


ResearchBlogging.org«Viviamo su una placida isola d'ignoranza in mezzo a neri mari d'infinito e non era previsto che ce ne spingessimo troppo lontano. Le scienze, che finora hanno proseguito ognuna per la sua strada, non ci hanno arrecato troppo danno: ma la ricomposizione del quadro d'insieme ci aprirà, un giorno, visioni così terrificanti della realtà e del posto che noi occupiamo in essa, che o impazziremo per la rivelazione o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicurezza di una nuova età oscura.» 

(Howard Phillips Lovecraft, Il richiamo di Cthulhu


Nel 1928 fu pubblicato un manoscritto redatto dal defunto Francis Wayland Thurston, in cui si riportavano le conclusioni di un’indagine sconvolgente. Le sue testimonianze, considerate assieme a quelle riportate dal Dr. William Dyer dopo la sua spedizione del 1930-31 sul continente antartico, disegnano un quadro incredibile, secondo il quale nelle profondità del Pacifico meridionale abita una razza dormiente di antichi mostri ciclopici.  

Sia il testo di Thurston sia quello di Dyer furono accolti con grande incredulità. I resoconti delle avventure di Dyer in Antartide sono stati archiviati come allucinazioni indotte da un edema cerebrale dovuto all'altitudine. Il manoscritto di Thurston è stato spesso interpretato come l’opera creativa di una mente paranoica in preda a qualche tragico delirio. Egli trascorse l’anno prima della sua morte (e della pubblicazione del suo manoscritto) vittima di un’ossessione maniacale che lo esaurì mentalmente e fisicamente. 

Non è cosa strana che queste due persone abbiano raccontato storie simili. Entrambi, come risulta evidente dai rispettivi resoconti, conoscevano bene il culto di Cthulhu. Se vogliamo credere che i due fossero davvero allucinati, è certo che la conoscenza della mitologia di questo culto sia servita come alimento per le loro fantasie. Per di più, le due storie considerate assieme si avvalorano a vicenda. Uno scettico potrebbe giustamente concludere che, poiché entrambe le illusioni si svilupparono dalla stessa fonte, è naturale che esse si giustificassero reciprocamente. Inoltre, Dyer era professore di geologia alla Miskatonic University, a quei tempi rifugio di accademici occultisti. Non è infine irragionevole chiedersi se Dyer conoscesse direttamente gli scritti di Thurston prima di partire per la sua fatidica spedizione. 

Tra le cose di interesse raccolte da Thurston a sostegno della sua tesi è degna di nota la testimonianza di Gustaf Johansen, un marinaio norvegese che raccontò la sorte della Emma, una goletta neozelandese. Johansen era il capitano in seconda della nave, ed è stato descritto dal Sydney Bulletin come uomo sobrio e di una qualche intelligenza. 

Johansen descrisse una vicenda, capitata tra il 22 marzo e il 12 aprile 1925, nella quale egli e il suo equipaggio scoprirono un’isola non segnata sulle mappe, dove tutti tranne lui incontrarono la morte. La perdita della Emma e la scomparsa del suo equipaggio sono ben documentati, e gli studiosi che hanno studiato il documento di Johansen hanno confermato che fu scritto di suo pugno. Per questo possiamo essere certi dell’affidabilità dei documenti di Thurston. 

Ciò nonostante, anche se il documento è vero, quanto lo sono le parole che vi sono scritte? Da una parte, i dettagli della sua esperienza sono veramente straordinari e incredibili, e, nel momento del suo salvataggio, Johansen era fuori di senno. D’altra parte, molte circostanze associate all'evento diedero alla storia un certo grado di credibilità. Nel presente articolo si sostiene che la scienza moderna può dare una spiegazione delle descrizioni apparentemente insensate del marinaio, che potrebbe essersi imbattuto in una regione di curvatura anomala dello spazio-tempo. La geometria dello spazio-tempo possiede infatti tutte le proprietà che, esaminate singolarmente, possono spiegare l’enigmatica esperienza di Johansen e giustificare le sue parole.

Nel raccontare le sue avventure sull'isola, Johansen rileva diverse volte le spaventose caratteristiche geometriche del posto. Thurston le descrive come non-euclidee. Di solito, il suo uso del termine è interpretato come riferito all'architettura degli edifici , ma questa interpretazione ortodossa potrebbe essere sbagliata. Nessuno infatti definirebbe anche il più ardito progetto architettonico come angosciante o ciclopico. L’interpretazione ortodossa ritiene che Johansen stia descrivendo un’architettura che può essere disegnata con linee curve su un piano. È invece più corretto pensare a linee rette su una superficie curva: non sono le pareti degli edifici dell’isola a possedere curvatura, ma lo spazio stesso. 

Se le straordinarie esperienze di Johansen sono davvero dovute alla curvatura dello spazio-tempo, allora in quale modo è curvato? Un dettaglio della sintesi di Thurston ci fornisce un’informazione fondamentale:

... Johansen giura che [Parker] fu inghiottito da un angolo di muratura che non avrebbe dovuto essere in quel posto; un angolo che era acuto, ma si comportava come se fosse ottuso. 

È evidente che Johansen descrive un evento nel quale il suo compagno è passato tra una trave rettilinea (o  una colonna o una parete) e il terreno (o qualche altra superficie sufficientemente piana). La sua sorpresa è determinata dall'ampio spazio tra la trave e il terreno. Siccome è ragionevole supporre che le rispettive superfici abbiano solo piccole curvature intrinseche, l’anomalia non risiede nelle pareti, ma piuttosto nella natura dello spazio del luogo, che possiede esso stesso una curvatura. 

Siamo abituati a uno spazio privo di curvatura: le relazioni e le leggi che descrivono linee, superfici e volumi sono quelle stabilite da Euclide molti secoli fa, per questo uno spazio piatto è detto euclideo. Al contrario, le leggi geometriche che riguardano linee, aree e volumi in uno spazio curvo sono definite non-euclidee

Nella geometria euclidea, con curvatura assente (Ω0 = 1) l’area triangolare compresa tra due rette che si intersecano secondo un angolo acuto ϑ sarà Apiatta = ½ ℓ2 tan(ϑ), dove è la lunghezza del segmento alla base del triangolo (secondo Euclide, le due rette si incontrano in un solo punto e uno solo).  

Invece, nella geometria ellittica, con curvatura costante positiva (Ω0 > 1), come avviene ad esempio sulla superficie di una sfera, le rette si comportano localmente come cerchi massimi sulla sfera. Così, due rette qualsiasi sono destinate a incontrarsi in due punti, e l’area del triangolo tra tali due linee deve soddisfare Aellittica < ½ ℓ2 tan(ϑ). Se lo spazio sull'isola di Johansen avesse una curvatura ellittica, la sua sorpresa si sarebbe riferita al piccolo spazio tra la trave e il terreno a parità di angolo di intersezione, mentre è avvenuto il contrario. 

La terza geometria spaziale possibile è detta iperbolica, con curvatura costante negativa (Ω0 < 1), come avviene sulla superficie di una sella. In tale situazione, le linee rette locali giacciono come iperboli sulla sella. Nella geometria iperbolica, due linee che si intersecano in un punto si allontanano con ragione maggiore di quanto farebbero nella geometria euclidea. L’area compresa tra due di queste linee deve soddisfare Aiperbolica > ½ ℓ2 tan(ϑ). È proprio questo il caso che si verificato sull'isola di Johansen: l’area tra la trave e il terreno, più grande del previsto, è giustificata da una geometria iperbolica. 

La curvatura dello spazio-tempo ha molte conseguenze ben conosciute. La più comune di esse è poeticamente descritta come lente gravitazionale. Un esempio di questo effetto nell'esperienza di Johansen è contenuto in una citazione (dal compendio di Thurston):

Una porta colossale … essi non sapevano decidere se essa era piana come una botola o obliqua come la porta esterna di una cantina… la geometria del posto era tutta sbagliata. Non si poteva essere sicuri che il mare e il suolo erano orizzontali, quindi la posizione relativa di ogni cosa sembrava spettralmente variabile… tutte le regole della materia e della prospettiva sembravano sconvolte. 

Da questa descrizione risulta chiaro che i raggi luminosi, che ci aspetta siano rettilinei, sono curvati in modi inattesi. Mentre vagano sull'isola, i marinai vedono il mondo esterno (e altri oggetti distanti sopra l’isola) come attraverso una grande boccia per pesci. Così, l’orizzonte non è più diritto, e il sole e la luna fluttuano disordinatamente nel cielo a seconda della posizione dell’osservatore. Il fatto è sufficiente a portare alla pazzia un esperto in navigazione. L’ipotesi che è lo spazio-tempo stesso a essere curvo (e non invece la forma degli edifici) consente di decifrare l’enigma della grande porta. 

Allora Donovan la toccò delicatamente intorno al bordo, premendo ogni punto separatamente man mano che procedeva. Egli si arrampicò interminabilmente sulla grottesca modanatura di pietra – a dire il vero la si chiamerebbe chiamata arrampicata se la cosa non fosse stata dopo tutto orizzontale – e gli uomini si chiedevano se nell'universo fosse esistita una porta tanto grande come quella. 

La porta, ispezionata accuratamente da vicino, sembrava piatta in ogni punto della sua superficie. Tuttavia, guardata da più lontano, e confrontata con gli oggetti posti alla sua periferia, essa presentava un quadro incoerente riguardo alla sua curvatura e alla sua dimensione. Questo fatto, inquietante per un marinaio, può trovare una giustificazione nel campo della geometria spazio-dimensionale. Estratte dal loro contesto avventuroso, queste parole sembrano descrivere assai bene il fenomeno di lente gravitazionale, in cui l’immagine di oggetti situati al di là di una regione incurvata diventerà deformata e distorta in quanto la gravità incurva le traiettorie dei raggi luminosi. 

In uno spazio-tempo curvo, i raggi luminosi non viaggiano lungo traiettorie rettilinee, e di conseguenza il campo visuale non è più uno strumento affidabile per descrivere le posizioni relative degli oggetti o l’appiattimento di un oggetto esteso. 

Gli effetti descritti da Johansen fanno pensare alla presenza di un’anomalia spazio-temporale sull'isola, alla quale comunemente ci si riferisce con il termine di bolla. La sua esistenza presuppone uno spazio-tempo che consiste di due regioni: una regione sferica interna con curvatura spaziale iperbolica e una regione piatta esterna, con una zona di transizione più o meno regolare. Questa bolla evolve nel tempo fino a un raggio massimo che vale: 
dove il parametro b determina come la bolla sia estesa nel tempo e W determina la larghezza massima della bolla nello spazio. L’evoluzione della bolla spazio-temporale può essere descritta come segue. Al tempo t = −W/b, la bolla di curvatura si espande dal punto r = 0 e continua l’espansione fino a che raggiunge il suo raggio massimo r = W al tempo t = 0. Il raggio della bolla poi inizia a contrarsi, e si restringe al punto r = 0 al tempo t = W/b

Volendo assegnare un valore numerico ai parametri utilizzati, utilizziamo b = 1/40, che dà alla bolla la forma di uno sferoide allungato nello spazio-tempo e W = 5, che stabilisce che il massimo raggio della bolla si collochi alle coordinate r = 5. 

Si può ritenere che forse una bolla di curvatura simile a questa abbia avvolto l’isola non cartografata di Johansen. Non è chiaro dalla sua descrizione a quale stadio dell’evoluzione della bolla egli l’abbia incontrata, se e a quale velocità la bolla si stava espandendo o contraendo. Non è neppure chiaro quanto fosse grande, o il grado in cui l’interno fosse spazialmente curvato. 

Per dimostrare come siano possibili esperienze come quelle riferite da Johansen, chiediamoci come apparirebbe il mondo esterno a un osservatore posto all'interno dello spazio curvo. Consideriamo il caso rappresentato in figura. 


Sull'isola, posta al centro di una bolla spazio-temporale, l’osservatore A è posto al raggio r = 1 e si trova a ovest del centro della bolla. L’osservatore B si trova invece a 30° nord-ovest dal centro. Utilizzando il calcolo numerico, generalizzeremo gli effettivi panorami visti dagli osservatori A e B e per l’osservatore posto a r = 2 lungo gli stessi raggi luminosi di A e B. In questo modo potremo dimostrare che l’effetto della lente cambierà man mano che ci si muove dal centro dell’isola. Per aumentare i riferimenti, ci sono tre oggetti geometrici posti sull'isola: un grande monolite (a nord-ovest), una grande sfera (a nord-est) e un alto cono, più vicino agli osservatori. Il cono si trova vicino agli osservatori e la sua immagine subirà una piccola deformazione, mentre tutti gli altri oggetti, che sono lontani, subiranno in pieno l’effetto della geometria dello spazio-tempo. Oltre la costa si trova l’oceano, sopra il quale si trova una nave (a sud-est). Nel cielo ci sono alcune nuvole. Sopra l’orizzonte di 5° il sole sta sorgendo a est, mentre la luna piena è posta a ovest, anch'essa di 5° sopra l’orizzonte. 

Nella prima illustrazione sono mostrati i panorami visuali da A e da un raggio più ampio. In (a) è mostrato quello in assenza di bolla spazio-temporale, senza lente gravitazionale, in (b) quello visto in A e in (c) quello visto da una posizione più vicina alla linea di costa. Le direzioni cardinali sono illustrate. Si noti come sia accentuato l’effetto della lente al procedere verso la costa. 


Nella seconda illustrazione sono mostrati i panorami visuali da B e da un raggio più ampio, con le stesse modalità. 


Un enigmatico dettaglio dell’avventura di Johansen riguarda il come egli sia potuto sopravvivere nel periodo tra lo sbarco sull'isola e il suo salvataggio. La sintesi di Thurston sostiene che la Emma raggiunse l’isola il 22 marzo. Johansen, rimasto solo, ripartì solo dopo la tempesta del 2 aprile e, dopo un viaggio da incubo, fu recuperato il giorno 12 in uno stato di estrema agitazione. Secondo la cronaca dei fatti, egli sarebbe sopravvissuto per un periodi di 10-15 giorni in uno stato di estrema allucinazione che gli impedì di bere, mangiare e prendere sonno. Tutto ciò sarebbe impossibile, a meno di ipotizzare che egli potrebbe aver sperimentato una dilatazione del tempo. Uno degli effetti della curvatura dello spazio-tempo è infatti che, detto semplicemente, nella bolla il tempo scorre più lentamente. È ragionevole pensare che, mentre nel mondo esterno passarono due settimane, Johansen possa aver vissuto solo una manciata di ore o giorni nel corso della sua bizzarra avventura. 

Le leggi della fisica relativistica ci dicono che il tempo all'esterno della bolla scorre in modo esponenzialmente più veloce che al suo interno. Ciò può significare che eoni innumerevoli all'esterno della bolla corrispondano a pochi momenti all'interno di essa. 

A questo punto bisogna affrontare il rischio di avventurarsi in terreni scientificamente infidi per cercare di spiegare l’ultima questione irrisolta. Secondo uno dei concetti fondamentali del culto di Cthulhu, la ciclopica e mostruosa divinità ottopode risiede in una città posta negli abissi dell’oceano, in attesa di tornare a riprendersi il potere che fu profetizzato. Il mito descrive l’entità come né viva né morta. Naturalmente (meccanica quantistica e gatti a parte), l’idea può apparire priva di senno. Tuttavia, con un vocabolario più sofisticato, si potrebbe dire che Cthulhu è in uno stato in cui non avverte il passare del tempo, al centro stesso della bolla spazio-temporale, la cui origine può derivare solo dalla presenza di materia dalle caratteristiche totalmente aliene da ciò che la scienza umana conosce. 


NOTA: Il testo originale è ispirato alla terza parte del racconto Il richiamo di Cthulhu (1928) di Howard Phillips Lovecraft. Di proprietà fisiche anomale nel Pacifico meridionale mi sono occupato anche in La scienza nel Monte Analogo, a proposito del capolavoro di René Daumal.

Benjamin K. Tippett (2012). Possible Bubbles of Spacetime Curvature in the South Pacific ArXiv: 1210.8144 arXiv: 1210.8144v1

giovedì 1 novembre 2012

Paper scientifici e scherzi da russi

A smentire i luoghi comuni che li vogliono seriosi e freddi, talvolta gli uomini di scienza danno sfogo al loro humour proprio nel luogo che dovrebbe rappresentare il massimo della razionalità accademica e ufficiale: l’articolo scientifico, o paper. Ogni tanto infatti compaiono sulle riviste specializzate articoli bizzarri, su argomenti talmente astrusi da aver sollecitato l’invenzione di premi appositi, gli Ig Nobel, i quali “ricompensano le opere che prima fanno ridere la gente e poi la fanno pensare”. Talvolta l’articolo scientifico è talmente surreale da rasentare il puro genio, come nel caso dell’articolo del 1974 dello psicologo canadese Dennis Upper, di cui mi occupai un paio d’anni fa. 

Può capitare anche che l’articolo sia serissimo, ma non lo siano i nomi degli autori. Così il fisico ucraino naturalizzato statunitense George Gamow, uno dei padri della teoria del Big Bang, quando pubblicò sul numero di Physical Review del primo aprile 1948 l’importantissimo articolo sulla cosmogenesi assieme al suo allievo Ralph Alpher, aggiunse di proposito il nome del fisico nucleare Hans Bethe, che non aveva partecipato alla ricerca, in modo che gli autori risultassero Alpher, Bethe e Gamow e la teoria fosse ricordata come α-β-γ! Gamow, che era un buontempone, nel 1954 provò anche a pubblicare un articolo sull'informazione genetica in collaborazione con un certo C.G.H Tompkins, che altri non era che il protagonista di una sua fortunata serie di racconti sul curioso impiegato di banca Mr. Tompkins (Mr. Tompkins in Wonderland), ma gli editori si accorsero della burla e pubblicarono il paper con il solo nome di Gamow.


Il fisico anglo-olandese di origine russa Andre Konstantin Geim, premio Nobel per la fisica nel 2010 per i suoi studi sul grafene, pubblicò nel 2001 l’articolo Detection of earth rotation with a diamagnetically levitating gyroscope assieme a H.A.M.S. ter Tisha, che era il suo criceto (in inglese hamster) di nome Tisha. Purtroppo l’articolo, che si trova su una rivista della contestata editrice scientifica Elsevier, è inavvicinabile senza spendere quasi 42 dollari per scaricarlo. 

Avrete notato che la burla dei nomi è una specialità degli scienziati originari dell’ex Unione Sovietica. Anche nell'ultimo esempio che presento la Russia è coinvolta più o meno direttamente. Il grande matematico e ludomatematico inglese John Horton Conway scrisse nel 1977 con M.S. Paterson e lo sconosciuto U.S.S.R. Moscow un articolo dal curioso titolo A Headache-causing Problem (“Un problema che dà il mal di testa”) riguardante uno dei suoi famosi paradossi nella teoria dei giochi. Il dattiloscritto fu presentato dall’olandese J.K. Lenstra in una miscellanea da lui curata dal titolo Een pak met een korte broek (“Un abito con i calzoni corti”) in occasione del suo esame di dottorato. Su chi fosse Moscow e sul grado di coinvolgimento di Patterson gettano una certa luce i ringraziamenti finali: 

“Il lavoro qui descritto fu realizzato mentre i primi due autori godevano dell’ospitalità del terzo. Il secondo e il terzo autore sono riconoscenti con il primo per i dettagli espositivi. Il primo e il terzo autore sottolineano con gratitudine che, senza il costante stimolo e il saggio incoraggiamento del secondo, questo articolo è stato portato a termine”. 


Siccome Conway ha pubblicato articoli scientifici con il prolifico matematico ungherese Paul Erdős, il suo numero di Erdős è 1. Gli altri due autori, avendo pubblicato con Conway, possono fregiarsi del numero 2. Di sicuro, tra cent’anni, a meno di catastrofi nucleari o climatiche, Moscow sarà l’unico matematico vivente a potersi vantare di avere 2 come numero di Erdős. D’altra parte si sa che è assai longevo, essendo nato nell'anno 1147 da Jurij Dolgorukij. È diventato un matematico solo nel 1977 e nel 1991 ha cambiato iniziali. 

Il problema che dà il mal di testa lo trovate qui, grazie alla cortesia di Conway e all'insistenza della matematica del MIT Tanya Khovanova, un’altra russa emigrata negli Stati Uniti, che cura un blog davvero interessante.