venerdì 28 ottobre 2022

Paul Masson, il grande mistificatore

 


Paul Masson, alias Lemice-Terrieux, nato il 14 luglio 1849 a Strasburgo, e morto il 31 ottobre 1896, a soli 47 anni, nella stessa città, fu un avvocato, magistrato, scrittore e soprattutto eccelso burlone e mistificatore. Seguì questa vera e propria vocazione dopo aver capito il potere della stampa nel condizionare l'opinione pubblica. Ne approfittò per disorientare le personalità del mondo politico, della borghesia parigina e della letteratura di fine Ottocento.

Si formò al collegio dei Gesuiti dell'Abbazia di Saint-Clément a Metz, studiò legge a Nancy nel 1872 e ottenne il dottorato dalla Facoltà di Giurisprudenza di Parigi. Si affermò come avvocato a Vesoul.

Nel 1875 fu assegnato alla procura di Algeri, poi nominato nel 1877 vice giudice a Bona. Divenne giudice istruttore a Tlemcen il 27 febbraio 1880. Si distinse alla Corte d'Assise di Orano, durante un processo per corruzione che coinvolse l'ex sottoprefetto di Tlemcen e quattro dipendenti della sottoprefettura.

Fu trasferito nell'aprile 1880 a Chandernagor, piccola colonia francese in India, come presidente del tribunale dove svolgeva anche funzioni di giudice. Qui incominciò a manifestare il suo talento. Per vendicarsi di questo incarico non voluto, applicava prontamente il massimo della pena a tutti gli sfortunati litiganti che si presentavano davanti a lui. Nello stesso anno organizzò una burla, infatti il ​​Figaro del 27 agosto 1880 pubblicò la lettera di un corrispondente, Joseph de Rozario, proprietario immobiliare, che raccontava la storia della cacciata dei Gesuiti da Chandernagor, un territorio così abbandonato all'idolatria di Kali, presentata nella missiva come la "dea dell'omicidio", e del fallico Lingam. Il governo di Jules Grévy, all'origine dei decreti che ordinavano lo scioglimento delle congregazioni, non poteva che essere scosso dal trattamento umiliante descritto dal corrispondente, finché non ci si accorse che non c'era più un solo Gesuita nell'India francese dal XVIII secolo. Per trovare l'autore della lettera, venne svolta un'indagine, affidata naturalmente a Paul Masson, lui stesso autore dell'inganno. A dicembre presentò un rapporto sostenendo che tutto era una burla di ignoti.

Il 26 dicembre 1880 fu trasferito a Pondichéry, altro insediamento francese in India, dove continuò le sue bizzarrie, come entrare nel suo ufficio nel Palazzo di giustizia su un carro indù trainato da bufali. Comunicò in patria l'introduzione delle gondole veneziane su un affluente del Gange, dicendo di aver remato egli stesso a bordo di una di esse. Nel dicembre 1881 gli fu concesso un permesso di tre mesi per partecipare a un simposio e colse l'occasione per visitare successivamente Ceylon, l'Egitto e la Sicilia. Nel 1882 lasciò la colonia. Durante questi due anni in India si cimentò a suo dire anche in esperimenti sull'incrocio delle scimmie e della specie umana e fu iniziato ai misteri di una setta a Lahore da cui trasse lo pseudonimo Le Yoghi.

Fu pubblico ministero del tribunale di primo grado di Guelma in Algeria e poi fu trasferito nel marzo 1883 a Tunisi, in qualità di sostituto procuratore della Repubblica, e dove ebbe modo di incontrare il generale Georges Boulanger, allora comandante della forza di occupazione. Il bey di Tunisi gli conferì la più alta onorificenza della colonia.

Si dimise il 28 giugno 1884. Dopo questa data si trasferì a Meudon, vicino a Versailles, dove acquistò una villa moresca disseminando il giardino di piante velenose e carnivore e riempiendo l’abitazione di ninnoli indù e tappeti orientali. Prese in affitto anche un pied-à-terre a Parigi, in boulevard Saint-Michel.

Tra il maggio 1889 e l'aprile 1895 collaborò a L'Intermédiaire des chercheurs et curieux, con piccoli enigmi posti alla sagacia dei lettori. Inaugurò nel 1890 per la rivista Art et Critique, con l'aiuto dello scrittore Willy, la sezione Attraverso la stampa che continuò su L'Ermitage dove si trovò molto vicino al suo fondatore, Henri Mazel. Lavorò a La Plume, dove divenne amico del giovane poeta Georges Fourest, che poi gli dedicò la raccolta La Négresse Blonde nel 1909. Partecipava alle serate che la rivista organizzava al Caveau du Soleil d'or con l'amico Willy. In tutti questi giornali si firmava Trissotin o Le Yoghi. Divenne amico di Colette nel 1888.

Dal 27 gennaio 1890 lavorò come catalogatore presso la Biblioteca Nazionale di Francia, dove inventò numerose schede di opere false, tra cui Ricerche sui pittori ciechi, Dizionario della lingua attica, Dizionario dei diminutivi, Saggio sulle biblioteche dei Merovingi, Dizionario dei tetti, Dizionario dei diminutivi, Dizionario delle frasi fatte, Dizionario delle perifrasi, Dizionario dei formaggi, Le comiche involontarie, Trattato sull'immortalità dell'anima dei violini, Dizionario dei poeti morti di fame e Pensieri di uno Yoghi. Quest’ultima opera uscì in forma anonima nel 1896.

Nel maggio 1890, ebbe luogo il concorso annuale dell’Académie Française, dove gareggiarono tredici illustri candidati, tra i quali Pierre Loti, Émile Zola, Henry Houssaye, Henry Becque, Paul Thureau-Dangin. Quest’ultimo risultò primo, con otto voti, ma non erano sufficienti. Dopo sette votazioni, entrò in gioco Paul Masson. Conoscendo perfettamente i termini di chiusura e l’impossibilità della giuria di verificare in tempo le informazioni, inviò a tredici testate giornalistiche una falsa lettera di rinuncia di ciascuno dei tredici candidati. Il caso ebbe ampie ripercussioni.

Seguì poi una serie di altre bufale. Usò le lettere inviate a tutti gli editori, usurpando nomi e firme di personaggi noti, che spesso furono pubblicati sotto forma di comunicati stampa, generando una serie di malintesi, correzioni, con un bellissimo effetto comico. Quando non falsificava i nomi delle personalità, lo faceva con lo pseudonimo di Lemice-Terrieux. Le vittime furono diversi letterati e, soprattutto, buona parte della stampa parigina. Fece anche credere di aver creato un'azienda per la fabbrica di conserve di cavallette.

Convocò con falsi messaggi ventiquattro deputati della maggioranza all'Eliseo per il primo aprile con il pretesto che il presidente stava preparando un rimpasto di governo e li aspettava urgentemente per affidare loro un portafoglio. Di loro, diciannove ebbero l'ingenuità di presentarsi.

Il 12 luglio 1891, Georges Montorgueil, con il quale ebbe una lunga corrispondenza e che apprezzava le sue imposture, ricevette una lettera da un Lemice-Terrieux che sosteneva che Lemice-Terrieux non era Paul Masson. Georges Montorgueil chiese quindi informazioni direttamente a Paul Masson che, nel mese di novembre rispose di essere infastidito da questo omonimo.

Scrisse Riflessioni e pensieri del generale Boulanger, Estratti dalle sue carte e dalla sua corrispondenza intima. La prefazione a questo volume di 296 pagine, pubblicato dall'editore Albert Savine in forma anonima, firmato con tre asterischi. Il quotidiano Le Gaulois dell'8 luglio 1891 garantiva l'autenticità dell'opera e affermava che le note furono classificate e redatte con la massima cura dallo stesso generale, ex ministro della guerra, e oggetto di un mandato di cattura per alto tradimento. Il generale aveva lasciato la Francia per rifugiarsi a Bruxelles con la sua amante, Madame de Bonnemains, il 1 aprile 1889. Non appena il libro fu pubblicato, la de Bonnemains morì di tisi il 16 luglio. Incapace di sopravvivergli, il generale si suicidò sulla sua tomba nel cimitero di Ixelles (Bruxelles), il 30 settembre 1891. Molte riflessioni nel volume a lui attribuito avevano come oggetto, proprio il suicidio. L'editore Savine, con o senza l'autorizzazione del vero autore, modificò la copertina e il frontespizio del libro, che divenne Pensées d'un faussaire, sempre senza il nome dell'autore, ma con la stessa prefazione.


L'assimilazione di Lemice-Terrieux a Paul Masson deriva dall’articolo À travers l’actualité, Lemice-Terrieux, firmato Marcel Huart, pubblicato su La Revue contemporaine del 15 maggio 1890. Marcel Huart, che non menziona mai il nome di Paul Masson, afferma di aver trovato Lemice-Terrieux al noto locale Il Gatto Nero. Marcel Huart presenta Lemice-Terrieux come: “una bella testa di vecchio, il viso è appena rasato, gli occhi brillano di malizia, la fronte è scoperta, i capelli bianchi sono ancora abbondanti e lunghi. Il vestito semplice, un po' trasandato”. Marcel Huart sembra molto ben documentato. Nel suo libro Mes apprentissages, Colette parla di Paul Masson come di uno scapolo, di giovane età. Nel racconto Le Képi, racconta la scena seguente: "Paul Masson, che sgusciava tra la piccola folla in tumulto, prendeva dalla valigetta d’avvocato immaginette che non erano di pietà e le distribuiva, imparziale nel delitto, a scolaretti e scolarette. Per occupare le lunghe veglie invernali, sussurrava loro…”

Tra le sue bizzarrie ci sono i "treni-sperone", novità delirante che egli propose, con progetto allegato e disegni tecnici, all'Accademia delle Scienze in seguito alla morte di una sua parente nello scontro di due treni alla stazione di Saint-Mandé. Per evitare il ripetersi di una simile tragedia, Masson consigliava di attrezzare i treni in modo che potessero saltare uno sopra l’altro nel caso si trovassero a urtare frontalmente!

Masson pubblicò nel 1893 presso Flammarion un falso “Diario giovanile” firmato dal principe Otto von Bismarck, in cui elencava, con un dispositivo di note che sottolineavano le difficoltà di traduzione dal tedesco, massime assurde: "L'unica nozione che la donna ha del tempo si manifesta nella sua costante preoccupazione di imitare nella sua persona, come può, la forma di una clessidra”. L’effetto fu di provocare quasi una crisi diplomatica tra la Francia e la Germania.

Nell'aprile del 1894 Paul Masson tenne una conferenza su “La Fumisteria dalle origini ai giorni nostri” (l’arte di raccogliere i fumi, ma anche quella di vendere fumo). Henri Mazel ne riferì in L'Ermitage dell'aprile 1894. Essendo Masson il rappresentante per la Francia di una marca inglese di stufe e caminetti, gli ospiti dovettero ascoltare uno studio molto serio, molto tecnico, sullo scarico industriale dei fumi e su tutti i metodi storici di riscaldamento, dal braciere di Giuliano l'Apostata al crematorio di Milano. La conclusione era naturalmente a favore del marchio rappresentato da Masson, superiore a tutte le altre stufe. Otto mesi dopo, Le Voltaire del 29 novembre 1894 avrebbe affermato che il convegno non ebbe mai luogo. Burla di una burla?

Nel 1894 soggiornò tutta l'estate a Belle-Île-en-Mer, in Bretagna, con Willy e Colette che, dopo una grave malattia, si stava riprendendo. Paul Masson passava regolarmente al capezzale di Colette, e facevano insieme giochi verbali che lei considerava divertenti e dotti. Colette dirà di lui: ``Il mio primo amico, il primo amico della mia età di donna” e grande mistificatore.

Lo stesso anno scrisse al presidente Jean Casimir-Perier, eletto dopo l’assassinio di Marie François Sadi Carnot. Riferendosi alla sua estrema severità a Chandernagor, presentò la sua candidatura alla carica di carnefice in sostituzione di Louis Deibler, esecutore dei due anarchici Ravachol e Caserio. Nel 1896 fu pubblicato il libro Les Voyants de Tilly-sur-Seulles, scritto dal visconte de Granville, pseudonimo di Arnould Galopin e la cui prefazione era di Pierre Maurer, cappellano dell'ospizio dei fratelli Saint-Jean de Matha, un altro pseudonimo di Masson. Nel volume affermava di aver ispirato Henriette Couédon, una delle veggenti più famose dell'epoca, e che lei era una sua allieva.

Paul Masson fu intervistato per il quotidiano Le Soir nell'aprile dello stesso anno e si difese dicendo che alcune bufale erano opera di altre persone, Le Gaulois del 23 luglio 1896 pubblicò una lettera di Paul Masson in cui annunciava la sua candidatura all'Académie Goncourt.

Il 18 giugno 1896, Monsieur Geoffroy, giudice istruttore presso il tribunale di primo grado della Senna, inviò una lettera al prefetto di polizia chiedendo un campione della calligrafia di Paul Masson. Geoffroy voleva confrontare la calligrafia di Masson con l'originale di un telegramma inviato sotto la firma di monsieur Vigné al sindaco di Sète, per annunciargli che monsieur Salis era gravemente malato. Il giudice Geoffroy desiderava smascherare Lemice Terrieux. Paul Masson forse si spaventò, perché sapeva quanto gli sarebbe costata una causa in cui erano coinvolti due influenti deputati, Jacques Salis e Paul Vigné d'Octon, che egli fosse o meno questo Lemice-Terrieux.

Una testimonianza di Pierre Dufay, pubblicata su Le Progrès de Loir-et-Cher del 22 novembre 1896, riproduceva una lettera di Paul Masson del 22 ottobre 1896 in cui affermava di essere affetto da un'atroce malattia nervosa. Era scritto che Paul Masson era in famiglia, lontano da Parigi.

Partì per una cura ad Aix-les-Bains, ma le sue condizioni non migliorarono, si recò a Strasburgo per stare dai suoi fratelli. Si suicidò nella stessa città il 31 ottobre 1896, all'età di 47 anni. Il suo suicidio è raccontato da Colette nel suo libro Mes apprentissages: “Ha fatto la classica fine di un uomo faceto: sulle rive del Reno, si è applicato un tampone imbevuto di etere contro le narici, fino a perdere l'equilibrio. Cadde e annegò in un piede d'acqua”. Il certificato di morte di Paul Masson indica che il suo cadavere fu portato via dall'Ill, vicino alla diga di Robertsau, il 7 novembre.

Se non c'è alcuna prova che ci sia un nesso tra l'indagine avviata contro di lui, la malattia e poi il suicidio di Paul Masson, ci si può però chiedere se il grande mistificatore, l'umorista compulsivo, non sia stato vittima della sua opera. Non è raro che talvolta il gusto della burla e della facezia sia una risposta a un sotterraneo disagio di vivere.

La notizia della sua morte non convinse nessuno e venne pubblicata sui giornali una lettera firmata Lemice-Terrieux che la negava. Il giorno dopo fu tuttavia riportato dal quotidiano Le Temps il suo certificato ufficiale di morte. Non si era mai sposato, e non ebbe figli. È sepolto nel cimitero di Saint-Urbain a Strasburgo.

martedì 25 ottobre 2022

Jacques Deprat e i trilobiti boemi in Vietnam




Il 23 maggio 1909 Jacques Deprat (1880-1935) lasciò la Francia per Hanoi con la sua giovane famiglia per iniziare la carriera di geologo nel Service Géologique de l'Indochine. Il suo posto era stato vinto contro ogni pronostico. I suoi inizi furono umili, anche se rispettabili, ed era progredito in virtù del duro lavoro. Aveva pubblicato articoli brillanti sulla struttura geologica della Corsica, che alla fine gli era valsa il rispetto di un illustre sponsor, il professor Termier all'Ecole des Mines di Parigi. All'inizio del secolo, la gerarchia accademica in Francia era rigida e dominata dalle classi, e Deprat non sarebbe arrivato da nessuna parte senza un mecenate. Nel servizio coloniale lo snobismo era aggravato; con il giusto ambiente non dovevi fare molto per sopravvivere e prosperare: un'afosa indolenza favoriva gli intrighi sociali e scoraggiava lo sforzo intellettuale.

Deprat entrò in questo ambiente con energia illimitata e determinazione a lasciare il segno. Erano i giorni eroici della geologia, quando per la prima volta si decifravano le strutture di remote regioni del mondo; eroico anche in senso letterale, poiché i geologi erano obbligati a scalare vette e scogliere mentre tracciavano le loro stratigrafie. Non era un ostacolo per Deprat, che era un esperto alpinista fin dall'infanzia. Si rallegrava dei pericoli e sembrava esultare nel visitare zone più remote di quelle che erano state raggiunte prima. Il terreno che percorreva in ogni stagione sul campo era prodigioso. I suoi studi ora si trovano nelle parti più polverose delle biblioteche di riferimento, anche se quando furono pubblicati per la prima volta furono accolti dai geologi contemporanei con entusiasmo. Abbastanza rapidamente, Deprat divenne famoso a livello mondiale. Al Congresso geologico mondiale del 1913, si sedette accanto al presidente per la fotografia ufficiale. Era brillante, aveva solo 33 anni, e il mondo era pieno di promesse. Honoré Lantenois, il direttore del Service Géologique de l'Indochine, era ai margini della stessa immagine, "il più lontano possibile dal centro". La fotografia riassume il modo in cui il vecchio ordine cedeva il passo alla nuova meritocrazia. La scienza globale non si curava delle sottigliezze della società francese e cominciava a dare più importanza ai risultati che ai privilegi. È ragionevole supporre che Lantenois fosse amareggiato per la sua eclissi da parte di Deprat: dopotutto, l'uomo più anziano aveva costruito il rilevamento geologico dell'Indocina quasi dal suo inizio.

Il 20 marzo 1917 Lantenois convocò Deprat nel suo ufficio e lo accusò di aver inserito deliberatamente esemplari fossili di origine europea tra quelli che sosteneva di aver raccolto da una remota regione dell'Annam. Si trattava di esemplari di importanza cruciale, poiché fornivano la prova che gli strati più antichi di tutta questa vasta regione risalgono al periodo dell'Ordoviciano, circa 470 milioni di anni fa. I primi tra loro erano fossili di trilobiti: artropodi marini con un'indicazione del tempo assolutamente affidabile. L'accusa di Lantenois si basava sulle prove di Henri Mansuy, paleontologo al servizio geologico di Hanoi, i cui accurati resoconti della paleontologia del Vietnam sono ancora oggi citati. Il suo compito era descrivere e nominare i nuovi fossili che Deprat aveva recuperato dal suo lavoro sul campo e che avevano fornito la base fattuale per gran parte della speculazione geologica su cui era fondata la reputazione di Deprat. Mansuy era stato sorpreso di scoprire che i fossili di Deprat coincidevano esattamente con specie provenienti dalla Boemia. Erano troppo belle per essere vere, e in seguito affermò che non erano vere: Deprat, a quanto pareva, era stato un po' troppo desideroso di dimostrare la sua tesi.

Le accuse iniziali di Lantenois erano moderate; a questo punto sarebbe stato possibile per Deprat effettuare una ritirata tattica. "Ho lavorato così duramente", avrebbe potuto dire. "Un errore, una confusione generata dall'esaurimento". Deprat era sul filo del rasoio tra la confessione dell'errore e la difesa di un'invenzione. Era un uomo intelligente e di talento, e le sue innovazioni geologiche erano abbastanza reali. Probabilmente disprezzava il rigido Lantenois. Forse il riconoscimento mondiale lo aveva reso troppo sicuro di sé. Rispose difendendosi in modo aggressivo: come osavano mettere in dubbio il suo racconto su come e dove erano stati trovati i fossili? Iniziò così il lento processo della disgrazia di Deprat, Una commissione d'inchiesta succedette a un'altra, e man mano che i grandi nomi della Société Géologique de France furono chiamati a giudicare, il self-made man Deprat perse, uno dopo l'altro, gli amici che aveva stretto nel suo cammino dall'oscurità alla fama.

Fu un affare prolungato. Deprat dovette tornare sul campo sotto l'occhio di Lantenois nel tentativo di replicare le sue scoperte, ma fallì. I controversi trilobiti furono inviati in Francia, dove la loro probabile origine nelle rocce della Boemia fu confermata da un'autorità di primo piano. Nel 1918 Deprat aveva cambiato posizione. Era, affermò, Mansuy che aveva sostituito i fossili per rovinarlo e sostituirlo nel servizio. Sembra anche possibile che la spiegazione di Deprat potesse essere vera: non tutti esaminano ogni esemplare nel corso del lavoro sul campo.

La pesante macchina della giustizia francese si fermò. Deprat affermò che Lantenois era in combutta con Mansuy. Lantenois a sua volta divenne più vendicativo, tirando le fila per assicurarsi la caduta del suo fastidioso subordinato. La reputazione di Mansuy fu pubblicamente approvata. Fu solo nel novembre 1920 che Deprat fu infine rimosso dal servizio. Umiliato e rovinato, apparentemente scomparve, e quella avrebbe dovuto essere la fine della vicenda.

Ma è più interessante di così. Nel 1926 fu pubblicato un romanzo intitolato Les Chiens aboient ("I cani abbaiano"), di un certo Herbert Wild. Racconta la vicenda di un giovane e brillante geologo che ha subito le umiliazioni seguite alle accuse di aver sostituito esemplari fossili. I nomi sono stati modificati (l'eroe si chiama Dorpat) ma è evidentemente un resoconto dettagliato dell'affare Deprat. Non sorprende che i dettagli siano stati così riccamente osservati. Perché "Herbert Wild" era in realtà Jacques Deprat, e Les Chiens aboient era il suo tentativo di dare la sua versione degli eventi. "Wild" era un bravo scrittore e forniva un'argomentazione convincente. Né Lantenois né Mansuy avevano presentato obiezioni comparabili. Attraverso Les Chiens possiamo chiaramente immaginare l'indignazione provata da un giovane e talentuoso geologo, e, a seguito delle presunte macchinazioni di Lantenois. Non è strano rilevare la curiosità di una situazione in cui qualcuno bollato come bugiardo scientifico tenta di rivendicare la sua reputazione con un'opera di narrativa scritta sotto pseudonimo. Il romanzo potrebbe anche essere un mezzo per Deprat per giustificare la sua colpa, raccontando la storia con un eroe innocente.


"Herbert Wild" continuò a guadagnarsi da vivere modestamente come scrittore di narrativa. Divenne famoso anche come alpinista e unì le sue nuove vocazioni in romanzi sull'alpinismo. Che fosse colpevole o meno, bisogna ammirare la sua tenacia e ingegno. Ma resta il fatto che Les Chiens aboient è un racconto intrigante e ambiguo. Se Deprat era innocente, allora altri dovevano essere colpevoli: ma perché Mansuy, altrimenti sincero, avrebbe dovuto mentire in questa unica occasione? E se Lantenois era l'ultimo sospettato, perché ha mostrato una vera vendetta solo quando Deprat aveva iniziato a lanciare accuse? L'unica verità a cui ora abbiamo accesso risiede negli esemplari fossili e alcuni dei controversi trilobiti sono sopravvissuti, essendo stati originariamente inviati in Francia al culmine dello scandalo. Alcuni anni fa furono esaminati dall’esperto di trilobiti Jean-Louis Henry, il quale era dell'opinione che provenissero davvero dalla Boemia e non dal Vietnam. Dalle prove scientifiche, sembrerebbe che Deprat stesse mentendo, tutto il resto è congettura.

lunedì 24 ottobre 2022

Mencken e la storia della vasca da bagno in America

 


“Non un idraulico ha fatto un saluto o appeso una bandiera. Non un governatore ha proclamato un giorno di preghiera”, scrisse Henry Louis Mencken il 28 dicembre 1917 sul New York Evening Mail. L'occasione per il lamento del giornalista fu A neglected Anniversary (Un anniversario trascurato), così intitolato perché, come dichiarò Mencken, l'America aveva dimenticato di celebrare il 75° anniversario della prima installazione della moderna vasca da bagno, avvenuta il 20 dicembre 1842, a Cincinnati, in Ohio.

L’articolo offriva una storia della vasca da bagno negli Stati Uniti. Il presidente Millard Fillmore aveva installato il primo esemplare alla Casa Bianca nel 1851. Era stato un atto coraggioso da parte di Fillmore, poiché i rischi per la salute derivanti dall'uso di una vasca da bagno erano stati oggetto di grandi controversie all'interno dell'establishment medico. In effetti, osservò Mencken, "Boston all'inizio del 1845 rese illegale il bagno se non dietro consiglio medico, ma l'ordinanza non fu mai applicata e nel 1862 fu abrogata".

Ecco alcuni dei "fatti" che Mencken scrisse sulla storia della vasca da bagno:

- Un aristocratico britannico, Lord John Russell, aveva inventato la vasca da bagno nel 1828, ma nel 1835 si diceva che fosse "l'unico uomo in Inghilterra" che faceva il bagno ogni giorno.

- La prima vasca da bagno americana fu installata il 20 dicembre 1842 a Cincinnati. Era rivestita di piombo e pesava quasi ottocento chili.

- Le vasche da bagno, dopo la loro introduzione, erano molto discusse: gli esperti ritenevano che fossero un'invenzione non democratica o malsana.

- Filadelfia e Boston cercarono entrambe di mettere fuori legge i bagni per motivi di salute. Ma Mencken sosteneva che la vera ragione derivava dalla disuguaglianza di reddito: i ricchi potevano permettersi le vasche da bagno, e quindi i poveri erano intrinsecamente sospettosi nei loro confronti.

Alla fine, il presidente Millard Fillmore divenne un appassionato del bagno e istallò una vasca alla Casa Bianca. Ciò sollevò di nuovo la controversia: "Gli oppositori hanno tenuto molto al fatto che non c'era la vasca da bagno a Mount Vernon, o a Monticello [le prime residenze presidenziali], e che tutti i presidenti e gli altri grandi del passato lo erano stati senza tali lussi monarchici".

"Un anniversario trascurato" fu il risultato diretto della propaganda anti-tedesca che dominava i giornali negli anni prima e durante il coinvolgimento dell'America nella Prima Guerra mondiale. Mencken (1880-1956) era un giornalista affermato e rispettato. Aveva iniziato la sua carriera come giornalista per il Baltimore Morning Herald nel 1899, diventando caporedattore della città nel 1904. Nel 1906 iniziò la sua lunga collaborazione con il Baltimore Sun. Tuttavia, durante il periodo anti-tedesco dell'America, non riuscì a far pubblicare materiale sulla prima guerra mondiale a causa delle sue opinioni filo-tedesche, che scaturivano dall'amore per la cultura piuttosto che dalla sua politica (era anche di origine tedesca). Mencken era infuriato per la rappresentazione popolare dei tedeschi come "unni barbari" che compivano atrocità come il massacro dei bambini belgi a colpi di baionetta. Questa accusa, assolutamente accettata dal popolo americano, in seguito si dimostrò pura propaganda alleata.

Mencken tentò di infondere una prospettiva del mondo reale sulla guerra nei giornali americani. Verso la fine del 1916 viaggiò come giornalista sul fronte europeo per descrivere le ostilità, ma la rottura delle relazioni diplomatiche tra Germania e America lo costrinse a tornare. Al ritorno scoprì con disappunto che la maggior parte dei suoi dispacci non era stata pubblicata. Edward A. Martin scrive in H.L. Mencken and the Deunkers: “Era il 1917; Mencken, filo-tedesco, si sentiva soffocato dagli eccessi del patriottismo che dominavano l'atteggiamento degli americani". La rubrica "Free Lance" [la rubrica quotidiana di Mencken sull'Evening Sun] era stata vittima, nel 1915, delle sue opinioni impopolari sulla guerra. La guerra e tutte le sue implicazioni furono escluse dai suoi scritti fino a dopo il 1919.

Così, Mencken, un animale politico fino al midollo, si rivolse alla scrittura apolitica per pubblicare. A Book of Prefaces, una raccolta di critica letteraria, apparve nel 1917. Il suo libro sulla condizione delle donne nella società, In Defense of Women, fu pubblicato nel 1918. E la prima edizione dell'opera magna di Mencken, The American Language, uscì nel 1919. Scrisse anche per la rivista letteraria che curava insieme a George Nathan, The Smart Set.

Ma Mencken era tutt'altro che contento che le sue opinioni politiche fossero censurate. Si lamentò con Ellery Sedgwick, editore di The Atlantic Monthly, le cui pagine gli erano state chiuse: “In effetti, è fuori questione per un uomo della mia formazione e simpatia evitare la guerra. (...) Come posso predicare sulle pericolose isterie della democrazia senza citare l'evidente paura delle spie con il suo tipico destinare la credulità pubblica a usi politici e personali?”

La sua inquieta frustrazione trovò sfogo in Un anniversario trascurato. Come gran parte della scrittura di Mencken, l'articolo non era proprio quello che sembrava essere in superficie. Aveva diversi livelli di significato. Era una satira destinata a diventare un classico di questo genere letterario, più o meno allo stesso modo di A Modest Proposal di Jonathan Swift, che metteva alla berlina la politica inglese in Irlanda. Nell'articolo, Mencken parla con un tono sicuro da finto erudito, supportato da citazioni fasulle e statistiche fabbricate.

In breve, la sua storia della vasca da bagno era una vera bufala ambientata nel quadro di fatti storici.

La moderna vasca da bagno non era stata inventata a Cincinnati. Fillmore non l’aveva introdotta alla Casa Bianca. Le leggi contro le vasche da bagno citate da Mencken erano, per usare una delle sue parole preferite, "stupidaggini".

Definendo la bufala "una straordinaria miscela di fatti ovvi e finzione difficile da confutare", l'autore di An Un-Neglected History, PJ Wingate, osserva: "La storia diceva che Millard Fillmore divenne presidente nel 1850. Vero. È stato facile cercarlo. Diceva anche, obliquamente, che il generale Charles M. Conrad era segretario alla guerra sotto Fillmore. Di nuovo vero.” Per quanto riguarda la "finzione difficile da confutare", Wingate continua: "Mencken ha teso un paio di trappole molto accuratamente nascoste. Riportò citazioni dal The Western Medical Repository del 23 aprile 1843 e dal Christian Register del 17 luglio 1857. Nessun editore o studioso del paese riuscì a trovare questi giornali immaginari, ma avevano nomi plausibili. Inoltre, la citazione di Mencken di date specifiche conferiva credibilità alle citazioni in modo che gli storici potessero presumere che i loro archivi fossero incompleti.”

Lo scopo del giornalista non era "un facile divertimento", anche se è certo che Mencken abbia apprezzato la bufala. Un anniversario trascurato era un atto di allegro disprezzo diretto ai giornalisti che riportavano senza controlli la finzione come realtà e ai lettori che erano così creduloni da credere a notizie palesemente false. Come scrisse in seguito, “Si ricordano i giorni sfarzosi del 1914-1918. Quanto quello che fu poi divorato dai lettori dei giornali del mondo era vero in realtà? Probabilmente non l'uno per cento. Da quando la guerra finì, uomini dotti e laboriosi hanno lavorato per esaminare e smascherare le sue finzioni”.

Attraverso la sua bufala, Mencken ha dimostrato che il pubblico americano avrebbe creduto a qualsiasi assurdità, purché facesse appello alla loro immaginazione o alle loro emozioni. Avrebbero creduto persino che un inventore inesistente di Cincinnati, Adam Thompson, aveva assunto dei neri per trasportare l'acqua "dal fiume Ohio in secchi" alla sua vasca da bagno perché la città allora non aveva acqua corrente.

Soddisfatto del suo scherzo, Mencken rimase in silenzio sulla bufala fino a quando un articolo successivo, Melancholy Reflections, apparve sul Chicago Tribune il 23 maggio 1926, circa otto anni dopo. Era la confessione di Mencken. Era anche un appello alla ragione per il pubblico americano.

A Neglected Anniversary era stato stampato e ristampato centinaia di volte negli anni successivi. Mencken aveva ricevuto lettere di conferma da alcuni lettori e richieste di maggiori dettagli da altri. La sua storia della vasca da bagno era stata citata più volte da altri e stava iniziando a farsi strada nelle opere di consultazione. Come notava Mencken in Melancholy Reflections, i suoi "fatti" "cominciarono a essere usati dai chiropratici e da altri ciarlatani del genere come prova della stupidità dei medici. Cominciarono a essere citati dai medici come prova del progresso dell'igiene pubblica. E, poiché la presidenza di Fillmore era stata così tranquilla, nella data del suo compleanno i calendari spesso citavano l'unica informazione interessante che potevano trovare: Fillmore aveva introdotto la vasca da bagno nella Casa Bianca. (Anche la successiva rivelazione accademica che Andrew Jackson aveva installato una vasca da bagno proprio lì nel 1834 - anni prima che Mencken affermasse che fosse stata inventata - non ha sminuito la convinzione dell'America che Fillmore fosse il responsabile).

Mencken aveva ipotizzato la probabile risposta alla sua confessione: "I cafoni di Cincinnati, che si sono vantati molto del fatto che l'industria delle vasche da bagno, che ora arriva a 200.000.000 dollari all'anno, è stata avviata nella loro città, mi accuseranno di aver diffuso bugie contro di loro. I chiropratici mi oltraggeranno per aver fatto esplodere le loro munizioni. I medici, avendo ingoiato la mia ciarlataneria, mi denunceranno come un ciarlatano per averli smascherati”. Si chiedeva se rivelare la verità sulla vasca da bagno avrebbe portato a una campagna per la sua deportazione in Russia come bolscevico.

Si può solo ipotizzare se la risposta effettiva a Melancholy Reflections abbia sorpreso Mencken, che a quel tempo era diventato un cinico inveterato. Molte persone credevano che la sua confessione, e non l'articolo originale, fosse una bufala. Mencken si sentì spinto a scrivere un secondo appello, intitolato "Inno alla verità". Scrivendo sul Chicago Tribune del 25 luglio 1926, commentava: “The Herald ha stampato il mio articolo [Melancholy Reflections] a pagina 7 della sua sezione editoriale (...) con una vignetta a due colonne etichettata in modo satirico, "Il pubblico americano ingoierà qualsiasi cosa". E poi il 13 giugno, tre settimane dopo, nella stessa sezione editoriale ma promossa a pagina 1, questo stesso Herald ha ristampato il mio scherzo di 10 anni fa in modo finto e sobrio e come una notizia!”


La storia di Mencken della vasca da bagno americana era stata costruita in modo così raffinato e affascinante che le persone desideravano semplicemente crederci. Da allora, ricercatori curiosi hanno completamente screditato i "fatti" della vasca da bagno di Mencken. Le biografie di Mencken presentano la bufala come congegnata così bene che nemmeno lui poteva sfatarla. Tuttavia, si possono ancora oggi trovare riferimenti alla prima vasca da bagno di Fillmore. Quel pezzo di fiction è persino entrato nell'era di Internet. La pagina della
Internet Public Library su Fillmore, parte della sua serie sui presidenti degli Stati Uniti, elenca sotto "Punti di interesse" quanto segue: "La prima biblioteca, vasca da bagno e il primo fornello da cucina della Casa Bianca sono stati installati da Fillmore".

È facile ridere e perdere di vista il motivo dietro Un anniversario trascurato. Mencken ha voluto dimostrare le drammatiche inesattezze di molti resoconti di giornali, che troppo spesso vengono inghiottiti per intero da lettori acritici. "Per anni gli storici americani hanno indagato sulle leggende ortodosse. Quasi tutte si sono rivelate assurde sciocchezze. Eppure rimangono nei testi scolastici di storia e ogni sforzo per tirarle fuori provoca una terribile lite, e coloro che lo fanno sono accusati di ogni sorta di tradimento e ruberia", scrisse. "La verità, in effetti, è qualcosa che l'umanità, per qualche misteriosa ragione, istintivamente detesta."

Niente lo dimostra in modo più definitivo della storia della vasca da bagno. Nonostante la smentita di Mencken, la bufala ha continuato a circolare per decenni. Nel 2001 il Wall Street Journal ripeteva ancora il mito, che dovette ritrattare.

Questo fenomeno è particolarmente diffuso nei periodi di guerra, quando si fanno grandi sforzi per suscitare le emozioni del pubblico in modo che supporti indiscutibilmente le politiche del governo, o degli alleati. Quando si leggono i resoconti di guerra, è utile considerare la stima di Mencken secondo cui "probabilmente non l'uno per cento" di essi è vero.

A questo link è possibile leggere tutto A neglected Anniversary in originale:

giovedì 13 ottobre 2022

I Canti di Ossian, la mezza bufala che cambiò la letteratura





I Canti di Ossian sono un fenomeno unico nella storia letteraria europea. Sono stati indicati come una "pseudotraduzione", e infatti erano originali solo in parte, eppure la loro monumentale influenza sulla letteratura, l'arte visiva e la musica è innegabile. Le poesie non erano certamente la traduzione di un unico testo, ma un costrutto editoriale che scosse alle fondamenta il sistema letterario della fine del XVIII secolo e contribuì a inaugurare lo spirito romantico, oltre a dirigere l'attenzione verso le tradizioni nazionali, soprattutto nell’Europa settentrionale. Il numero di traduzioni e imitazioni sottolinea l'enorme impulso creativo delle poesie, che può essere visto come un importante cambio di paradigma nella prospettiva letteraria.

Quando James Macpherson (1736–1796) pubblicò il suo primo piccolo volume, Fragments of Ancient Poetry collected in the Highlands of Scotland, and translated from the Galic or Erse Language, nell'estate del 1760, poteva aver avuto la speranza di un giovane ventiquattrenne di diventare noto come letterato, almeno in Scozia. Niente di più sbagliato, perché divenne famoso, famigerato, esaltato e detestato nel corso di pochi anni, e non solo nel suo paese, la Gran Bretagna, ma in tutta Europa e non solo. Inoltre, la sua ascesa sociale e finanziaria da povero insegnante nelle Highlands scozzesi a intellettuale, servitore dell'impero e parlamentare ricorda più una celebrità moderna che la carriera di "uomo di lettere" nel suo secolo.


Dopo la pubblicazione dei
Fragments, l'élite di Edimburgo, composta da figure come Adam Smith, David Hume, Hugh Blair e Adam Ferguson, si entusiasmò per la possibile esistenza di un'epopea delle Highlands scozzesi. Dopo aver raccolto i fondi necessari, il giovane girò per il paese e le isole, dove raccolse poesie popolari, ballate, manoscritti che trascrisse. Dopo il viaggio, lavorò alla loro traduzione, con l'assistenza del capitano Morrison e del reverendo A. Gallie. Più tardi, nello stesso anno, fece una spedizione verso l'isola di Mull, nella contea di Argyll, dove raccolse altri manoscritti. Fingal, la prima epopea, fu pubblicata alla fine del 1761 e un'altra edizione seguì all'inizio del 1762. L'anno successivo fu pubblicata la seconda epica Temora, con nuove edizioni complete che apparvero nel 1765 e nel 1773.

Le poesie provocarono un'immediata controversia nelle Isole Britanniche che era di duplice natura. La prima contestazione venne dagli intellettuali irlandesi, che accusarono Macpherson di furto culturale poiché le poesie, su cui si basava l'epopea, erano recitate e scritte in Irlanda da generazioni. A sud del confine, la risposta fu molto più stizzita, senza dubbio a causa dell'importanza di una grande epopea nazionale per la Scozia in un momento in cui il Lord scozzese John Stuart di Bute era al timone del governo e un sentimento anti-scozzese era diffuso nella capitale. Lì, l'accusa era che la traduzione fosse una bufala e che non fosse mai esistita un'epopea del genere. La controversia andò avanti per anni e portò persino a una faida personale tra Macpherson e Samuel Johnson, che è esemplificata da un aneddoto raccontato da molti. Al dottor Johnson fu chiesto se pensava che un uomo vivente potesse scrivere versi sublimi come quelli dell'antico cantore scozzese. Il lessicografo rispose che sì, pensava che "molti uomini, molte donne e molti bambini" potessero produrre una scrittura buona come quella di Ossian, e che chiunque avrebbe potuto farlo se solo avesse "abbandonato" la propria mente ad esso.

Questa diversità di pareri è arrivata a dominare il discorso letterario e accademico sulle opere di Macpherson e da allora ha oscurato tutti i dibattiti sul fenomeno legato a Ossian e sulla sua influenza sulla letteratura europea, che nell'ultima parte del XVIII e fino al XIX secolo è probabilmente seconda solo a Shakespeare. Un ottimo esempio è l’opera di Johann Gottfried Herder, un importante filosofo della letteratura tedesca. Fu assolutamente conquistato da The Poems of Ossian e convinto che queste opere contenessero la chiave per una nuova visione della poesia popolare nel nord. Il suo famoso Von deutscher Art und Kunst si apre con un saggio sulla poesia antica in cui cita anche Ossian e la poesia norrena, mentre il saggio successivo è su Shakespeare. Questo snello volume, con un contributo, tra gli altri, del giovane Johann Wolfgang Goethe, è spesso visto come il manifesto del periodo Sturm und Drang e restò influente fino al XIX secolo.

L'opera contiene molti temi cari alla cultura preromantica: tra questi l'esaltazione della virtù guerriera e cavalleresca, il mito della bontà originaria dell'uomo, storie di amori appassionati ma fatalmente infelici, descrizioni di paesaggi cupi e desolati, la natura selvaggia nelle sue manifestazioni più ostili all’umano. Ma la novità dell'opera sta soprattutto nella descrizione di una società primitiva, di un'atmosfera malinconica, spesso anche notturna e spettrale.

Il fascino provato da Herder per Ossian era dovuto soprattutto al fatto che Macpherson aveva raccolto il materiale per i poemi epici dalla tradizione popolare e poi lo aveva utilizzato per costruire la propria versione di un poema epico al meglio delle sue capacità, in linea con quella che era considerata la critica testuale dell'epoca. Che Macpherson usasse fonti che esistevano da tempo per i suoi poemi epici è stato dimostrato molte volte, innanzitutto dalla relazione del Committee of the Highland Society nel 1805. Nel 1952 Derick Thomson pubblicò The Gaelic Sources of Macpherson's "Ossian", in cui fu ancora in grado di rintracciare materiale di partenza relativo ai poemi ossianici pubblicati circa 200 anni prima. Studi recenti hanno anche evidenziato che Macpherson aveva lavorato da una varietà di fonti, orali e scritte.

Herder e Goethe furono i pionieri nella ricezione di Ossian in Europa, nel senso che ne trassero ispirazione quasi istantaneamente (Herder anche prima di vedere la versione originale inglese). Goethe usò i Canti di Selma nel suo Werther e, per Herder, Ossian fu la principale fonte di ispirazione per la raccolta di canti popolari Stimmen der Völker in Liedern. Entrambi cercarono anche di tradurre direttamente dal gaelico con l'aiuto di un dizionario.

A volte si dice che l'imitazione sia la forma più sincera di adulazione. La risposta nelle isole britanniche fu, nonostante l'ostilità in molti ambienti, in parte anche positiva. Molti contemporanei, anche tra coloro che condannarono I canti di Ossian, iniziarono a collezionare e a curare essi stessi poesie popolari. Il risultato fu una raffica di pubblicazioni in Irlanda, Galles e in Inghilterra, dove le opere di Macpherson avevano effettivamente contribuito a cambiare la prospettiva della ballata popolare e della tradizione poetica. Un tempo un elemento della cultura "bassa", ora era diventato una caratteristica della cultura "alta". Questa tendenza si affermò in tutta Europa nel corso del secolo successivo e produsse poemi epici, raccolte di poesie, racconti popolari e altro materiale storico in gran parte ignorato dalle élite fino a quel momento.

La traduzione e la critica delle poesie di Ossian si diffusero infatti come una sorta di incendio in tutta Europa nell'ultima parte del XVIII secolo e oltre. La prima traduzione francese dei Frammenti apparve già nel 1760. Questo fu solo l'inizio di una lunga serie di traduzioni e dibattiti critici su Ossian in Europa. Il ritmo di traduzione accelerò negli anni successivi alla pubblicazione dei poemi epici. Si può dedurre dalla voluminosa ricezione, attraverso la traduzione diretta, il dibattito critico e anche la ricezione creativa, che queste poesie abbiano toccato un nervo scoperto tra gli intellettuali europei.


L’erudito padovano Melchiorre Cesarotti (1730–1808) pubblicò la sua prima traduzione italiana di
Fingal nel 1763, solo un anno dopo la sua pubblicazione in inglese. Il suo lavoro si sarebbe protratto per quasi quattro decenni, fino all’edizione definitiva dei Canti nel 1801. Cesarotti afferma, nel Discorso premesso all'edizione del 1772, di non avere avuto all'inizio che «qualche tintura della lingua inglese», sicché si avvalse del giovane Charles Sackville (il quale aveva a sua volta fatto conoscere i poemi all'abate padovano), della «sua perpetua assistenza per l'intelligenza letterale del testo», per poi versificare l'opera in endecasillabi sciolti. Quando incluse i canti ossianici comparsi dopo l'edizione del 1763 nella versione uscita nove anni più tardi, continua Cesarotti, poté tradurre direttamente l'originale macphersoniano, facendo poi rivedere il suo lavoro all'irlandese Trant. La sua traduzione fu talmente apprezzata che influenzò scrittori come Vittorio Alfieri, Ugo Foscolo, Ippolito Pindemonte, Vincenzo Monti e Giacomo Leopardi. Napoleone Bonaparte portava sempre con sé (anche sui campi di battaglia) una copia di tale traduzione.
Tempestosa notte, 
notte atra: rotolavano le querce 
dalle montagne; il mar infin dal fondo 
rimescolato dal vento mugghiava 
terribilmente, e l’onde accavallandosi 
le nostre rupi ricopriano, il cielo 
mostravaci la felce inaridita 
col suo frequente balenar. Fercuto, [Fergus]
vidi lo spirto della notte; ei stava 
muto sopra la spiaggia; errava al vento 
la sua vesta di nebbia; io ne distinsi 
le lagrime; ei sembrava uom d’anni grave, 
e carco di pensier.

(Da Culanto e Cutona, vv. 52-64)
come d’autunno il sol qualora ei move 
nella sua veste squallida di nebbia 
a visitar di Lara i foschi rivi; 
goccia d’infetto umor l’appassita erba, 
e benché luminoso, il campo è mesto.

(Da Temora, II, vv. 361-365)
Parte del fascino delle poesie è il fatto che furono accolte dalla maggior parte degli intellettuali e dei poeti in Europa come una sorta di prototipo o modello per le loro letterature nazionali in erba all'epoca. In quanto "terremoto" letterario, le opere di Macpherson scossero le fondamenta del vecchio sistema letterario classico e segnarono un cambio di paradigma offrendo una valida alternativa per le "nuove" nazioni a nord delle Alpi.

Le poesie di Ossian influenzarono anche le opere di artisti visivi e compositori di musica. La circolazione transnazionale e l'impatto di The Poems of Ossian non si limitava al campo della letteratura, ma ispirò anche tutta l’arte. Questa "traduzione" in altre forme d'arte è forse l'argomento migliore per annoverare le poesie di Ossian nel regno della "letteratura mondiale" (Weltliteratur).

Le opere di Macpherson hanno portato a un cambio di paradigma nella letteratura europea e, cosa più importante, questo effetto è stato ottenuto facendo esattamente ciò per cui Macpherson è stato più criticato: combinando il materiale raccolto nella forma epica.

Il continuo confronto di Ossian con Omero, iniziato con l'influente A Critical Dissertation on the Poems of Ossian (1763) di Hugh Blair, mira forse a qualcosa di più che semplici questioni di grandezza. Le cause di questa giustapposizione possono anche essere ricercate nella natura dell'epopea stessa. Tenendo presente la definizione di "epopea nazionale", la costruzione di Macpherson si è rivelata così influente perché ha effettivamente riportato la tradizione epica in Occidente "alle origini". Di solito i poemi epici nazionali sono definiti come interpretazioni di poemi epici tradizionali che hanno le loro origini nella tradizione orale; Omero è sempre il caso in questione quando si fa riferimento a un'epopea tramandata oralmente. L'Eneide di Virgilio (70–19 a.C.) e The Faerie Queene di Edmund Spenser (ca. 1552–1599) sono alcuni esempi del gran numero di autori che scrissero le cosiddette "epiche nazionali".

Macpherson, tuttavia, raccolse fonti orali e scritte per costruire la sua versione di un'epopea nazionale. Di conseguenza gli intellettuali di tutta Europa cominciarono a percepire le proprie tradizioni sotto una luce diversa. Smisero di imitare i modelli classici e iniziarono a utilizzare fonti nei propri paesi o aree al di fuori della sfera classica, mentre antiquari e poeti raccolsero e pubblicarono ballate e canzoni popolari. Nel XIX secolo i poemi epici nazionali furono scritti semplicemente con questo scopo in mente. L'epopea nazionale finlandese Kalevala di Elias Lönnrot è forse l'opera più importante in questo senso, poiché Lönnrot utilizzava in gran parte gli stessi metodi di raccolta delle fonti di Macpherson.


Il tanto discusso confronto tra Omero e Ossian non è forse così assurdo come alcuni commentatori moderni amano sostenere. Sebbene studiosi e poeti dell'epoca avessero pubblicato fonti "popolari" e le avessero utilizzate per le proprie creazioni, come era successo spesso prima, queste opere non erano "nobilitate" dalla forma epica che Macpherson diede alle ballate e alla poesia popolare del suo popolo. Egli letteralmente tradusse una cultura specifica nella "sfera superiore" della cultura classica. L'antico bardo gaelico non era mai vissuto, ma Macpherson aveva inventato una tradizione così potente da innescare quel miscuglio di nazionalismo, folklore, nostalgia e liberazione spontanea di sentimenti potenti che è stata chiamata Età Romantica.

domenica 9 ottobre 2022

I rinogradi, o nasuti

 


Rhinogradentia
è un ordine di mammiferi simili ai toporagni inventato dallo zoologo tedesco Gerolf Steiner. I membri dell'ordine, noti come rinogradi o nasuti, sono caratterizzati da una caratteristica simile al naso chiamata nasorium, che si è evoluta per svolgere un'ampia varietà di funzioni in specie diverse. Steiner ha anche creato un personaggio di fantasia, il naturalista Harald Stümpke, che è accreditato come autore del libro del 1961 Bau und Leben der Rhinogradentia. Secondo Steiner, è l'unica testimonianza rimasta degli animali, che furono spazzati via, insieme a tutti gli esperti di Rhinogradentia del mondo, quando il piccolo arcipelago del Pacifico in cui vivevano affondò nell'oceano nel 1957 a causa dei test nucleari americani.

Imitando con successo un vero lavoro scientifico, l’articolo sui Rhinogradentia è apparso in diverse pubblicazioni senza alcuna nota della sua natura fittizia.

I rinogradi, il loro arcipelago natale di Hy-yi-yi, lo zoologo Harald Stümpke e una miriade di altre persone, luoghi e documenti sono creazioni immaginarie dello zoologo tedesco Gerolf Steiner (1908–2009). Steiner è conosciuto per il suo lavoro di fantasia come Stümpke, ma era un abile zoologo a pieno titolo. Ebbe una cattedra all'Università di Heidelberg e successivamente all'Università tecnica di Karlsruhe, dove fu direttore di dipartimento dal 1962 al 1973.

Steiner era anche interessato all'illustrazione, e nel 1945 disegnò un'immagine per uno dei suoi studenti. Aveva preso ispirazione da una breve poesia senza senso di Christian Morgenstern (un poeta umoristico seguace di un altro Steiner, l'antroposofo Rudolf), Il Nasone (Das Nasobēm, 1895) su un animale che camminava usando il naso (mio adattamento).


*sono trattati zoologici e una famosa enciclopedia.

Fece una copia per sé del disegno e in seguito utilizzò le creature nelle sue lezioni. Secondo Bud Webster, la motivazione di Steiner per scrivere un libro su di loro era didattica, per illustrare "come gli animali si evolvono in isolamento geografico", anche se non è escluso che il successo della bufala potrebbe averlo spinto verso una carriera parallela.

L'autore immaginario di Steiner, accreditato come "curatore del Museo del Darwin Institute di Hy-yi-yi, Mairuwili", fornisce un resoconto molto dettagliato dell'ordine e delle singole specie, scritto con un tono asciutto e accademico. Michael Ohl ha scritto che il libro è scritto "con un'attenzione ai dettagli davvero divertente e utilizzando ciò che è immediatamente riconoscibile come un gergo scientifico praticato". La voce evidentemente esperta dell'autore, la sua scrittura competente e l'apparente familiarità con le convenzioni della letteratura accademica hanno reso l'opera un raro esempio all'incrocio tra narrativa e scrittura accademica. Steiner si accreditò come illustratore del libro e spiegava come quel ruolo lo avesse portato a possedere l'unica testimonianza rimasta dei Rhinogradentia.

Secondo Stümpke, i Rhinogradentia erano originari di Hy-yi-yi, un piccolo arcipelago del Pacifico comprendente diciotto isole, che occupavano 1.690 Km quadrati; la vetta più alta dell'arcipelago, 2.230 m, era sulla sua isola principale, Hiddudify.

La prima descrizione di Hy-yi-yi pubblicata in Europa sarebbe stata quella di Einar Pettersson-Skämtkvist, un esploratore svedese arrivatoci per caso nel 1941, dopo essere fuggito da un campo di prigionia giapponese. Ognuna delle isole ospitava una fauna particolare, dominata dai Rhinogradentia, gli unici mammiferi oltre all'uomo e una specie di toporagno. Nel dopoguerra, un certo numero di scienziati si interessò ai rinogradi e iniziò una ricerca formale sulla loro fisiologia, morfologia, comportamenti ed evoluzione.

Alla fine degli anni '50, i test sulle armi nucleari nelle vicinanze da parte dell'esercito degli Stati Uniti fecero affondare tutte le isole di Hy-yi-yi nell'oceano, distruggendo tutte le tracce dei rinogradi e del loro ecosistema unico. Morirono anche tutti i ricercatori sui Rhinogradentia del mondo, che in quel momento stavano partecipando a un convegno a Hy-yi-yi. L'epilogo del libro, attribuito a Steiner in qualità di illustratore, spiega che Stümpke gli aveva inviato i materiali del libro per le illustrazioni in preparazione della pubblicazione. Dopo il disastro, è l'unica traccia rimasta degli animali che descrive.

I rinogradi sono mammiferi caratterizzati da un’appendice chiamata nasorium, la cui forma e funzione variano in modo significativo tra le specie. Secondo Stümpke, la notevole varietà dell'ordine è stata il risultato naturale dell'evoluzione che ha agito nel corso di milioni di anni nelle remote isole Hy-yi-yi. Tutte le 14 famiglie e le 189 specie di rinogradi conosciute discendevano da un piccolo animale simile a un toporagno, che gradualmente si è evoluto e diversificato per riempire la maggior parte delle nicchie ecologiche dell'arcipelago, da minuscoli esseri simili a vermi a grandi erbivori e predatori. La specie oggetto del nonsense di Morgenstern è il Nasobema lyricum, la cui femmina dà alla luce un piccolo una volta all'anno, che inizialmente viene portato in giro nella parte caudale, poi apre il sacco della gola e si nutre dei capezzoli ascellari della madre.

Molti rinogradi usavano il naso per la locomozione, ad esempio i "saltanasi" come Hopsorrhinus aureus, il cui nasorium era usato per saltare, o gli "orecchioni" come Otopteryx, che volava all'indietro sbattendo le orecchie e usava il naso come timone. I rinogradi con più appendici nasali sono detti polirrine. Alcune specie usavano il nasorium per catturare il cibo, ad esempio per pescare o per attirare e intrappolare gli insetti. Tra le altre specie c’era il feroce Tyrannonasus imperator:
“Il Tyrannonasus imperator è particolarmente degno di nota per due motivi: come tutte le specie di polirrine, l'animale non è particolarmente veloce ad annusare, ma è almeno un passo più veloce dei nasobemoidi. Poiché tutte le specie di polirrine, a causa del loro apparato pneumatico intranasale, emettono un sibilo mentre camminano, che può essere udito da lontano, Tyrannonasus imperator non può avvicinarsi di soppiatto alle sue vittime, ma deve tendere loro un'imboscata in silenzio e poi inseguirle.

Durante questo processo di fuga e inseguimento, che inizialmente fa una strana impressione sull'osservatore a causa dello sforzo rumoroso e della velocità modesta, Tyrannonasus deve spesso inseguire per ore la vittima designata per raggiungerlo, poiché il nasone usa anche la coda come un lazo per sfuggire, la arriccia attorno ai rami e la fa oscillare attraverso fossi o piccoli specchi d'acqua. Anche quando il predatore si è già avvicinato molto all'animale inseguito, in modo che non possa più scappare fuggendo, il Nasone ricorre spesso con successo a quest'ultima risorsa, in quanto – appeso per la coda a un ramo – oscilla all'indietro e avanti vicino al suolo in cerchio o con ampie oscillazioni del pendolo, finché il predatore alla fine diventa stordito e vomita nei suoi continui tentativi di afferrare la preda. In quel momento di disorientamento del predatore, spesso il nasone riesce a scappare”.
Le prime descrizioni di Pettersson-Skämtkvist degli animali che incontrò su Hy-yi-yi portarono gli zoologi a denominarli come la creatura del titolo della poesiola di Christian Morgenstern. Nella poesia, che esisteva già al di fuori di questo universo immaginario e servì da ispirazione per Steiner, il nasone è visto "camminare sul naso" (auf seinen Nasen schreitet).

I libri di Steiner con il nome di Stümpke sono stati tradotti in altre lingue, a volte con altri nomi in base al paese di pubblicazione, mentre i nomi dei traduttori sono autentici. In italiano abbiamo:

Pandolfi, Massimo (1992). I Rinogradi e la zoologia fantastica, Padova: Franco Muzzio, con contributi di Stefano Benni, Giorgio Celli, Marco Ferrari, Alessandro Minelli, Massimo Pandolfi e Aldo Zullini. Pare purtroppo che il libro sia ormai fuori catalogo.


Quella dei
Rhinogradentia è considerata una delle bufale biologiche più riuscite e le opere pseudonime di Steiner sull'argomento continuano a essere ristampate e tradotte. La prima edizione non diceva esplicitamente che si trattava di una bufala.

Dopo la pubblicazione della traduzione francese, George Gaylord Simpson scrisse una recensione apparentemente seria che diffuse la bufala in un numero del 1963 della rivista Science, contestando il modo in cui Stümpke definì gli animali come "violazioni penali del Codice internazionale di nomenclatura zoologica”. Simpson notò anche che Stümpke aveva trascurato di includere un concetto matematico non correlato, una "matrice ruotata".

Dalla pubblicazione originale del libro, diversi scienziati e editori hanno scritto dei Rhinogradentia come se il racconto di Steiner fosse vero, anche se non è chiaro quanti di coloro che hanno continuato e reso popolare lo scherzo lo hanno fatto intenzionalmente. Zoology Primer dello zoologo sistematico Rolf Siewing li elenca come un ordine di mammiferi, notando che la loro esistenza è messa in dubbio. Il neurofisiologo Erich von Holst ha celebrato la scoperta di "un mondo animale completamente nuovo". Il famoso libro di testo Handbook to the Orders and Families of Living Mammals di Timothy E. Lawlor ha una voce per i Rhinogradentia, che non riconosce la loro natura immaginaria. Un giornale della Germania orientale ha preso atto della scomparsa dei rinogradi, scrivendo che sarebbero ancora vivi "se noi, le potenze pacifiche, fossimo riusciti in tempo ad attuare un disarmo diffuso e proibire la produzione e il test di armi nucleari".

Prima della pubblicazione della traduzione inglese di Leigh Chadwick, una versione abbreviata fu pubblicata nell'edizione di aprile 1967 di Natural History, una rivista edita dall'American Museum of Natural History. Comprendeva materiale dall'introduzione del libro, dal primo capitolo, da descrizioni selezionate di generi e dall'epilogo, e fu presentata come la storia principale, senza riserve, dalla rivista, normalmente seria. Il mese successivo, il New York Times pubblicò una storia sui rinogradi in prima pagina, basata sull'articolo di Natural History. Secondo il direttore editoriale della rivista, avevano "ricevuto più di cento lettere e telegrammi sui nasuti, la maggior parte da persone che si erano dimenticate che l'articolo era stato pubblicato il primo d'aprile". Natural History stampò diverse lettere all'editore nel suo numero di giugno-luglio e fece avere al quotidiano il contenuto di molte altre, che vanno da scettici ad affascinati, a continuazioni dello scherzo. Una lettrice, l'entomologa Alice Gray, ringraziò per l'articolo, che aveva permesso alla sua famiglia di identificare un braccialetto di metallo a forma di animale, proveniente dal Pacifico meridionale, modellato su un "rinogrado saltatore", allegando un disegno per preservarne la memoria perché, disse, era stato fuso per errore da un cugino assieme a dei soldatini di piombo.

Decenni dopo, vengono ancora pubblicati articoli che pretendono di continuare la ricerca di Stümpke o altrimenti rendono omaggio alla bufala di Steiner. In un articolo del 2004 sul Russian Journal of Marine Biology, le autrici Kashkina e Bukashkina affermano di aver scoperto due nuovi generi marini: Dendronasus e un taxon parassitario ancora senza nome. Il Max Planck Institute for Limnology ha annunciato una nuova specie scoperta nel Gran Lago di Plön. Il primo aprile del 2012, il Museo francese di storia naturale ha annunciato la scoperta di un genere di nasone simile a una termite mangiatrice di legno, Nasoperferator, con un naso rotante simile a un trapano.


I
Rhinogradentia sono stati inclusi in numerose mostre e collezioni museali. L'annuncio del Nasoperferator del Museo di Storia Naturale francese è stato accompagnato da una mostra di due mesi in onore degli animali, con presunti esemplari di peluche nella sua galleria di specie estinte. Finte tassidermie di rinogradi sono state anche esposte in una mostra al Musée d'ethnographie de Neuchâtel e nelle collezioni permanenti del Musée zoologique de la ville de Strasbourg e della Haus der Natur di Salisburgo.