martedì 7 febbraio 2023

Nat Tate: una creatura di carta da Sotheby’s

 


Nel 1998 la 21 Publishing, la casa editrice fondata da David Bowie, pubblicò una raffinata monografia scritta dallo scrittore e sceneggiatore britannico William Boyd dedicata a un pittore sconosciuto alla comunità artistica internazionale: Nat Tate. Corredata da foto del pittore e da immagini di suoi disegni, la monografia ricostruiva la breve e tragica esistenza di un artista di cui, in apparenza, non rimanevano che esili tracce. Al momento del lancio del romanzo, Boyd in qualche modo incoraggiò la convinzione che Tate fosse davvero esistito."Nat Tate" è una combinazione dei nomi di due gallerie d'arte londinesi, la National Gallery e la Tate Gallery. Boyd e i suoi “complici” (tra i quali Gore Vidal, lo stesso Bowie e John Richardson, biografo di Picasso) tentarono di convincere le élite artistiche e sociali di New York che la reputazione di questo influente espressionista astratto doveva essere rivalutata.

Tate sarebbe nato nel New Jersey nel 1928, rimase orfano all’età di otto anni e fu adottato da una ricca coppia di Long Island presso i quali la madre, morta in un incidente, lavorava come domestica. Mostrò presto un grande talento per la pittura e i genitori adottivi gli pagarono gli studi presso una scuola d’arte. Frequentò poi l’ambiente del Greenwich Village, dove riscosse un certo successo come giovane esponente dell’Espressionismo astratto. Tate divenne una figura rispettata, anche se minore, della scena artistica di New York, apprezzata dai suoi coetanei, anche se alquanto oscura al grande pubblico. Un motivo ricorrente nelle sue opere era la rappresentazione dei ponti. L’abuso di alcol, tuttavia, e il fatale incontro con due geni della pittura, Pablo Picasso e George Braque, conosciuti entrambi in Francia nel 1959 nel suo unico viaggio all’estero, durante il quale ebbe anche una fugace relazione con Peggy Guggenheim, lo gettarono in una profonda prostrazione. Tate cominciò a dubitare del suo talento, cercò di ricomprare i suoi quadri per “correggerli” e, durante un fine settimana in cui cadde preda della più cupa disperazione, diede fuoco alla quasi totalità delle sue opere. Il 12 gennaio 1960 si suicidò gettandosi da un traghetto nelle acque del fiume Hudson. Il suo corpo non fu mai trovato.

La monografia ebbe subito una vasta risonanza sulle pagine culturali dei giornali e sulle riviste d’arte anglosassoni. Il primo di aprile del 1998 David Bowie organizzò un party per la presentazione del libro a Manhattan, nello studio dell’artista pop Jeff Koons, dove accorsero gli esponenti più in vista del mondo dell’arte newyorchese. Durante l’avvenimento, Vidal e Richardson raccontarono falsi aneddoti per dare credibilità alla burla. Fin qui non c’è nulla di strano e siamo in un campo prettamente letterario e artistico. Esistono centinaia di false biografie di personaggi di ogni tipo, magari in parte basate su dati reali.

Circa una settimana dopo, il giornalista David Lister riferì su The Independent che "alcuni dei più grandi nomi del mondo dell'arte sono stati vittime di una bufala letteraria", e la storia fu ripresa da altri giornali, incluso il New York Times. Lister scrisse che nessuno con cui aveva parlato sosteneva di conoscere bene Tate, ma nessuno disse di non aver sentito parlare di lui. Affermò di aver annusato qualcosa di sospetto dal momento che sembrava essere l'unica persona nella stanza che non aveva mai sentito parlare di Tate. I suoi sospetti furono confermati quando scoprì che nessuna delle gallerie menzionate nel libro esisteva realmente.

In realtà, sembra che pochi si siano fatti ingannare e la maggior parte dei grandi nomi del mondo dell'arte (tra cui artisti, collezionisti, storici dell'arte, mercanti d'arte, scrittori e editori di riviste letterarie) presto si resero conto che Nat Tate era un’invenzione e che erano stati vittime di una elaborata burla. Sembra che alcuni dei quadri presenti nel libro fossero stati dipinti da Boyd stesso e la burla era resa più credibile dalla presentazione di Gore Vidal scritta sulla quarta di copertina. Inoltre, le fotografie di Nat Tate che compaiono nella "biografia" sono di persone sconosciute della collezione fotografica di Boyd. Il libro è stato pubblicato anche in Italia da Neri Pozza nel 2020 con la traduzione di Laura Prandino.


La falsa biografia, una burla, diventò una vera bufala il 10 novembre 2011, quando venne battuto all’asta da
Sotheby’s, con grande eco, un disegno dell’artista: Bridge no. 114. L'offerta vincente per il dipinto era di 7.250 sterline, ben al di sopra del prezzo previsto. L'acquirente in seguito si rivelò essere il personaggio televisivo inglese Anthony McPartlin. Il denaro fu donato all'Istituto di beneficenza generale degli artisti.