domenica 11 marzo 2012

La Canzone del Ripiglino, di James Clerk Maxwell

La filastrocca (Cats) Cradle Song, by a Babe in Knots è, a parer mio, una delle opere poetiche più belle di J. C. Maxwell per ritmo, sonorità ed efficacia delle allitterazioni. È chiaramente ispirata alle Nursery Rhymes, le filastrocche per bambini tanto importanti nella tradizione inglese, dalle quali il fisico-poeta ha anche tratto il nome di uno dei personaggi, Little Jack Horner, mentre il nome del protagonista, Peter the Repeater, è solo un comune gioco di parole.

Come le altre poesie di Maxwell, anche questa merita un piccolo apparato di note, che il lettore troverà ai piedi del mio adattamento. Non si tratta infatti di una traduzione, ma di un adattamento “a senso”, con il quale ho cercato di conservare le rime e la musicalità del testo.

Il titolo merita subito una spiegazione: Cats Cradle può significare “culla dei gatti, cuccia”, e sicuramente Maxwell ha voluto giocare sul fatto che la poesia ha il ritmo di una filastrocca per bambini (A Cradle Song è anche una poesia di William Blake), ma la locuzione indica, nel suo contesto, più propriamente la prima figura del gioco del ripiglino, che si fa tra due o più persone usando la mani ed una cordicella. Il gioco consiste nel formare figure intrecciando a turno la cordicella intorno alle proprie dita. Ciascuno dei partecipanti "ripiglia" il filo dalle mani del precedente ottenendo un nuovo intreccio a partire dalla prima figura, che si chiama appunto “culla”, in inglese Cat’s Cradle.



(Cats) Cradle Song, by a Babe in Knots

Peter the Repeater,
Platted round a platter
Slips of slivered paper,
Basting them with batter.


Flype ’em, slit ’em, twist ’em,
Lop-looped laps of paper;
Setting out the system
By the bones of Neper.


Clear your coil of kinkings
Into perfect plaiting,
Locking loops and linkings
Interpenetrating.


Why should a man benighted,
Beduped, befooled, besotted,
Call knotful knittings plighted,
Not knotty but beknotted?


It’s monstrous, horrid, shocking,
Beyond the power of thinking,
Not to know, interlocking
Is no mere form of linking.


But little Jacky Horner
Will teach you what is proper,
So pitch him, in his corner,
Your silver and your copper.

La Canzone del Ripiglino, di un Bimbo nei Nodi

Pietro l’Ostinato,
intrecciò attorno alla scodella
fettine di foglio tritato
imbastendole con pastella.

Li rovesciò, li tagliò, li intrecciò,
girò la carta a mo’ di zero;
e il sistema determinò
coi bastoncini di Nepero.

La tua spira di nodi ricama
in un perfetto tessuto,
legando ordito e trama
intrecciati dal tuo aiuto.

Perché nel buio malaccorti
truffati, frodati, inebriati
chiamiamo gli intrecci ritorti,
non intricati ma annodati?

È orrendo, brutto, da far paura,
al di là del potere del pensare
non sapere che l’annodatura
non è un mero modo di collegare.

Ma Giannino il birbone
ti dirà che cosa è onesto,
così gettagli nel suo cantone
il tuo soldo e anche il resto.

La poesia si occupa di nodi, una delle ossessioni dei fisici del tempo, soprattutto dello stesso Maxwell e di Peter Guthrie Tait, che è indiscutibilmente il Peter the Repeater al quale la poesia è dedicata. Tait, quando fu scritta l’opera, si stava occupando infatti della classificazione dei nodi, alla ricerca di una conferma dell’ipotesi degli atomi-vortice di Kelvin, cioè di una relazione tra le classi di configurazione dei nodi e le tipologie degli atomi che individuano i diversi elementi chimici e i loro composti. Nelle relazioni che egli diede delle sue ricerche, Tait aveva stabilito un nuovo vocabolario per l’ambito della sua ricerca, introducendo per esempio il termine flype dell’inglese parlato in Scozia e prima sconosciuto sotto il Vallo d’Adriano, che significa più o meno “rovesciare, capovolgere”.

Peter Tait cercava di dare alle sue ricerche una struttura matematica: è a ciò che si riferisce l’accenno ai bones of Neper, i bastoncini di Nepero, lo strumento di calcolo inventato nel 1617 da John Napier (Nepero), costituito da asticelle, spesso d’avorio (da cui il loro nome inglese di ossa di Nepero), su ciascuna delle quali erano incisi i primi multipli di un numero, con le decine e le unità divise da una barra obliqua. Accostando i bastoncini corrispondenti a diverse cifre fino a comporre un certo numero e sommando le cifre che risultavano adiacenti nelle diverse righe, si otteneva la tabellina dei multipli del numero in questione.

Era certo per chi si occupava della classificazione dei nodi che la modalità con la quale un filo si annoda in modi diversi ha importanti conseguenze di natura fisica. Non si trattava di un studio di mera natura geometrica: interlocking / Is no mere form of linking.

Fu proprio l’opera di classificazione da parte di Tait a far emergere una delle prime difficoltà della teoria degli atomi-vortice: l’enorme numero di configurazioni non equivalenti trovate rispetto alla varietà degli elementi chimici noti (con dieci intrecci si hanno 165 nodi diversi, con tredici più di diecimila). Ma, pur evidenziando uno dei limiti del modello, le ricerche in questo ambito costituirono il primo esempio dell’interesse per le possibili implicazioni fisiche di quel settore della matematica che era stato chiamato topologia da Johan Benedict Listing nel 1847 e che dalla fine dell’Ottocento avrebbe acquisito lo status di settore autonomo della matematica.

Di Little Jacky Horner ho già detto. Ma chi era nella realtà quella persona che poteva dare un giudizio competente (Will teach you what is proper) sulle ricerche in corso, tali da essere premiato con silver e copper, cioè monete d’argento e di rame? Jacky è un diminutivo di John e Jacob. Potrebbe essere l’allora giovane fisico Joseph John Thomson, che da lì a pochi anni (1883) avrebbe pubblicato A Treatise on the Motion of Vortex Rings, e più tardi avrebbe scoperto l’elettrone e vinto per questa scoperta il Premio Nobel nel 1906. Potrebbe essere anche il fisico e ingegnere William John Macquorn Rankine, anch’egli poeta dilettante, che, verso la fine degli anni Quaranta, aveva proposto una teoria della materia per interpretare le proprietà termodinamiche dei gas, nella quale le molecole erano spiegate come piccoli nuclei di atmosfere eteree rotanti nello spazio con velocità proporzionale alla temperatura. Non è tuttavia necessario trovare sempre delle corrispondenze reali. Può anche darsi che Giannino non sia altro che il bambino dell’omonima filastrocca nelle Nursery Rhymes:

Little Jack Horner
Sat in the corner,
eating a Christmas pie;
He put in his thumb,
And pulled out a plum,
And said 'What a good boy am I”.

Il piccolo Giannino
sedeva in un angolino
mangiando il panettone:
ci mise dentro un dito,
ci estrasse un candito
e disse“Sono un cannone!”

3 commenti:

  1. sempre post eccellenti, davvero

    RispondiElimina
  2. assolutamente d'accordo con Olympe de Gouges :-)

    RispondiElimina
  3. Questo post mi è stato molto, ma molto utile, per la traduzione delle poesie dello scienziato James Clerk Maxwell. L'ho citato in nota nel volume che è stato pubblicato dall'Archivio Dedalus nel dicembre 2012.
    Complimenti per questa sua attività!

    RispondiElimina