Nei primi decenni del secolo scorso, il mondo artistico e letterario americano ed europeo era popolato da una moltitudine di scuole in competizione, ciascuna con il suo manifesto e la sua teoria estetica. Alcune di queste scuole sorsero come deliberate prese in giro di altre, ad esempio quella di cui parlo in questa puntata. È una storia che per molti aspetti ricorda quella che ho già raccontato della burla del
falso poeta australiano Ern Malley, sia perché l’obiettivo era lo stesso, cioè attaccare la poesia modernista e le avanguardie, sia perché, anche in questo caso, lo scherzo andò oltre le intenzioni degli autori.
Nel 1916 Witter Bynner e Arthur Davison Ficke, due poeti americani di scuola classica che già avevano pubblicato separatamente, decisero di averne abbastanza dei versi liberi della poesia moderna di inizio secolo e si unirono per dar vita a una finta corrente letteraria nota come quella degli Spettristi. Bynner and Ficke erano stati studenti di college assieme ad Harvard, entrambi appassionati di scherzi goliardici, così architettarono la burla con talento e umorismo. Da principio i due si riunivano a casa di Ficke a Davenport, nello Iowa, ma le loro continue sessioni di scrittura, durante le quali camminavano per la casa declamando versi in stile modernista, stancarono le moglie del padrone di casa che li cacciò costringendoli a concludere l’opera in una camera d’albergo.
Dopo una settimana, generato da vis satirica e scotch whisky, era pronto il volume Spectra: A Book of Poetic Experiments, attribuito agli inesistenti Emanuel Morgan e Anne Knish. Morgan, un poeta metà Whitman metà bardo dai termini altisonanti, era l’alter ego poetico di Bynner, mentre Knish, la poetessa oracolare, enigmatica e vagamente sensuale, era quello di Ficke. Dei due autori inesistenti, Bynner e Ficke si erano spinti persino a immaginare una biografia e le fattezze fisiche, per dare maggiore credibilità alla loro opera poetica. Le poesie erano prive di titolo, ma erano riconoscibili da un numero. Con una certa sorpresa per i falsari, il cui intento era stato quello di scrivere versi decisamente brutti, il volume fu accettato da un editore. Spectra fece la sua comparsa sulla scena letteraria e ricosse successo, nonostante versi come:
L’asparago è alto e piumoso
e la canna dell’acqua giace
marcendo presso il muro del giardino.
La prefazione, firmata da Anne Knish, costituiva anche il manifesto del sedicente gruppo. In essa si sosteneva che
“lo scopo del gruppo Spettrico [è]
spingere le possibilità dell’espressione poetica in una nuova regione, raggiungere la fresca brillantezza di espressione di un metodo non molto differente da quelli della Pittura Futurista”. Il nome scelto dal gruppo era così giustificato:
“Spettrico ha (…)
tre significati associati, separati ma strettamente collegati. Innanzitutto parla alla mente di quel processo di diffrazione per il quale sono disarticolati i diversi raggi colorati dai quali è composta la luce. Esso indica il nostro pensiero che il tema di una poesia dev’essere visto come un prisma, sul quale la bianca luce priva di colori dell’infinita esistenza cade e viene scomposta in ardenti, meravigliose e intelleggibili tinte. Nel secondo senso la parola spettrico si riferisce alle vibrazioni riflesse della vista fisica, e suggerisce l’aspetto luminoso che si vede dopo che l’occhio è stato esposto a una luce intensa e, per analogia, i colori di sfondo della visione iniziale del poeta. Nel suo terzo senso, spettrico connota le sfumature, le ombreggiature, gli spettri che per il poeta avvolgono tutti gli oggetti, sia del mondo visibile sia di quello invisibile (…)
Questi spettri sono l’incanto molteplice e la vera essenza degli oggetti, come la magia che inevitabilmente doveva circondare uno specchio in mano a Elena di Troia”. Proprio come i colori dello spettro luminoso si ricombinano nella luce bianca, i riflessi della visione ritrovano il riposo, i fantasmi che circondano la realtà sono la parte vitale dell’esistenza, così la visione spettrica avrebbe potuto, in caso di successo, sintetizzare, prolungare, moltiplicare le immagini emozionali del lettore. L’arte spettrica dichiarava la propria attrazione verso la sensibilità dell’arte cinese (entrambi i due burloni erano davvero esperti l’uno in letteratura e l’altro in pittura cinese), in grado di rivelare la grottesca vanità dell’individuo di fronte all’Assoluto. Il metodo spettrico era nella sua infanzia, e i poemi contenuti nel libro dichiaratamente degli esperimenti, tra i quali come più significativi erano indicati l’
opus 41 di Emanuel Morgan e l’
opus 76 di Anna Knish. Eccoli (l’intero volume originale si trova a
questo link):
Opus 41
GLI SPETTRI arrivano danzando con il vento,
arrampicandosi sull’erba alta,
gridando forte, indisciplinati,
per raggiungere il sole e vederti passare…
I colori del vetro aguzzo.
Sotto un labirinto di salice andasti
Non amareggiata… ma un raggio violetto
cadde sul viso bianco, piegato all’indietro,
di un corpo in una corrente.
Nel sole arrivasti di nuovo,
di rossa luce solare i tuoi piedi erano calzati…
e intorno a te stava un anello di uomini piumati
con braccia nude venerando un dio.
Uccelli color indaco, e scoiattoli sull’albero
e rigogoli lampeggiati dentro e fuori…
il giallo contorno di Euridice
attesa da Orfeo in una nera ridotta.
Con una felce perlinata tu scacciasti un moscerino…
E le fanciulle, appese con vivide palline di verde,
mentre una di loro portava in braccio un gatto arancione,
tenevano palme come per una regina.
Poi eri persa alla vista
e alberi chiusi divennero per te le nubi,
finché comparisti di nuovo, la luna sopra la tua spalla, e la notte
fiorì di blu.
Opus 76
GLI ANNI sono nulla;
solo i giorni contano;
questi, e le notti.
Ho visto le grigie stelle marciare,
e le bolle verdi nel vino,
e ci sono volte gotiche del sonno.
La mia cattedrale
Possiede una grande spira
Fulva nella luce del sole.
Doccioni popolano la sua navata;
alte tra le sue oscure crociere
canzoni dimenticate vivono come ombre.
Oro e sardonico abbigliano i suoi altari.
Il suo tetto possente
è rame che incanala la pioggia.
Domani spade di fulmine verranno
e tuono di cannone.
Essi schioderanno questo tetto
di rame possente.
Prima degli occhi dei miei doccioni,
nel suono delle mie canzoni dimenticate,
lo prenderanno via.
E mentre la pioggia cade torrenziale
dovrò seguire il mio tetto nella guerra.
Insomma un gran guazzabuglio di idee e di associazioni mentali. Se Gli spettri sembra raccontare l’ascesa al cielo dell’amata, tra scene a metà strada tra un’Assunzione della Vergine e Lucy in the sky with diamonds, Gli anni descrive un sogno di rovina in cui l’io narrante si paragona a una cattedrale gotica privata del tetto dalla tempesta. Versi singolari, senza dubbio, ma davvero goffi anche in lingua originale.
Eppure poeti di fama come Amy Lowell e William Carlos Williams giudicarono con favore gli spettristi, e Harriet Monroe, editor dell’autorevole rivista Poetry, accettò cinque loro poesie. Il duo truffaldino aveva scelto di far vivere Morgan, Knish e lo spettrismo a Pittsburgh, città nella quale giunsero numerose lettere di lettori entusiasti all’indirizzo di un amico di Bynner che era stato messo a conoscenza della burla. Edgar Lee Masters, autore dell’Antologia di Spoon River e premio Pulitzer, scrisse una lettera a “Emanuel Morgan” elogiando il volume con queste parole: “Voi avete un’idea di come i luoghi possano avere un’essenza, tutto ha un noumeno dietro la sua apparenza ed è ciò che la poesia deve scoprire (…) Lo spettrismo, se così lo si chiama, è al nucleo stesso delle cose”. Ficke e Bynner si giocarono a dadi la lettera che sanzionava il loro successo.
Ci furono anche episodi davvero curiosi: Thomas Raymond, il candidato repubblicano alla carica di sindaco di Newark, nel New Jersey, decise di evitare i discorsi politici di prammatica, limitandosi a leggere dal palco poesie di Walter Pater o tratte dal volume di Spectra. Dopo la sua elezione, lesse le poesie di Anne Knish durante il party che seguì la cerimonia d’insediamento! Lo spettrismo funzionò così bene che Bynner e Ficke allargarono il numero dei membri della congiura a Marjorie Seiffert, una poetessa che aveva già pubblicato poesie sul New Yorker con il nome di Angela Cypher. Anche l’opera fittizia della Seiffert, che assunse in questa occasione lo pseudonimo di Elijah Hay e pubblicò in volume alcune sue poesie assieme ad altre scritte con il proprio vero nome, ebbe buona accoglienza.
Quando scoppiò la prima guerra mondiale, Ficke fu inviato in Europa, mentre Bynner rimase negli Stati Uniti. Cominciarono tuttavia a correre voci sempre più frequenti che lo spettrismo era uno scherzo. Il dibattito interno fu avviato da Marjorie Seiffert, il falso Elijah Hay, che notò come l’eccessivo coinvolgimento di Bynner nella burla lo aveva portato ad approfittare di ogni occasione per parlare degli spettristi, attirando troppa attenzione. La Seiffert si ritirò dalla congiura e smise per sempre di pubblicare sotto falso nome.
Ficke raccontò poi che, mentre si trovava sul fronte francese, un ufficiale di alto grado gli chiese che cosa ne pensasse delle poesie di Spectra. Quando egli rispose con una mezza verità che secondo lui si trattava di una specie di burla, il graduato si complimentò con lui per l’intuito. Alla domanda “Ma come fate a sapere che si tratta di uno scherzo, signore?”, l’ufficiale rispose: “Perché io sono Anne Knish!” Ficke ricordava quella conversazione come uno dei momenti più dissennatamente felici della sua vita.
Durante una conferenza nel 1918 Bynner fu costretto ad ammettere l’imbroglio. Si disse che l’uomo che dal pubblico gli chiese di confessare pubblicamente provenisse dall’Università del Wisconsin, proprio dove il locale Literary Magazine aveva pubblicato l’anno precedente una parodia dello spettrismo (un’inconsapevole parodia di una parodia) chiamata Scuola Poetica dell’Ultra-violetto, fondata da tali Manual Organ e Nanne Pish, i cui nomi erano evidenti storpiature di quelli dei falsi poeti di Spectra. La notizia provocò un certo scandalo e privò Bynner e Ficke di molte amicizie. Alfred Kreymborg, editore del giornale letterario Others e prima persona a ricevere direttamente la confidenza della Seiffert sulla realtà di Spectra, commentò scherzosamente che, nonostante fossero delle burle, i versi degli spettristi erano un sicuro miglioramento rispetto a quanto Bynner e Ficke avessero mai pubblicato in precedenza. Naturalmente omise di ricordare che nei mesi antecedenti aveva dichiarato di aver personalmente incontrato Anne Knish e di averla trovata bellissima!
I due artefici della burla continuarono la loro attività poetica anche dopo lo smascheramento di Spectra. Bynner affermò che Emanuel Morgan, con il cui nome continuò a firmare le proprie opere, influenzava sempre la sua poesia. Lo scherzo e la deliberata presa in giro della poesia modernista finirono con influenzare l’opera successiva dei due autori al di là delle loro stesse intenzioni, perché entrambi trovarono una forma d’espressione più libera che aveva un suo affascinante pregio. Alcuni critici posteriori sostennero che la poesia di Spectra era di qualità migliore di quella delle opere “serie” dei due. Un commentatore giunse a dire che i “brutti” versi della burla erano apprezzabili perché erano l’espressione vera e inconscia dello sfrenato spirito giovanile di Bynner e Knish, mentre i versi delle loro opere serie erano belli per gli standard convenzionali, ma troppo seri. È davvero spudorata e imperturbabile la tendenza di certa critica letteraria di giustificare con grandi giri verbali tutto e il suo contrario, senza alcun senso di vergogna.