lunedì 4 giugno 2012

La Monacologia


Ho tra le mani un libretto godibilissimo, che ho ripreso in questi giorni, forse per esorcizzare l’evento mediatico della visita del papa a Milano, con mezza città bloccata, divieto di aprire le finestre lungo il percorso cittadino, cecchini sui tetti, uscite delle tangenziali bloccate, palco da gruppo rock, voli annullati o posticipati per i comuni mortali e altri illuminanti esempi di semplicità e povertà cristiana. Il libretto, dalla copertina marrone segnata dal tempo, viene così presentato da una delle librerie antiquarie online che lo offrono: 

Fisiofilo, Giovanni
La Monacologia 
 ossia descrizione metodica de' frati. 
Roma, Edizioni degli Antipodi s.d. (1979). - In-16 di pp. 84 con 6 tavv. f.t., Dalla latina nell'italiana favella recata da C. Botta. Scritto - forse - dal naturalista Ignazio barone di Born, ma voluta da Giuseppe II, elenca con pesante ironia ordini monastici e caratteristiche dei frati ("Animale antropomorfo, incappucciato, urlante di notte, sitibondo"). Ristampa anastatica con testo latino a fronte. 

Si tratta della ristampa anastatica della traduzione dall’originale latino curata dallo storico, medico e politico piemontese Carlo Botta (1766-1837), che fu pubblicata a Torino nel 1801, durante la seconda Campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte, sancita dalla vittoria di Marengo nel giugno 1800. 

Non si sa chi fosse l’autore che, nel 1782, sotto lo pseudonimo di Giovanni Fisiofilo, pubblicò a Vienna questo trattatello satirico sui frati, suddivisi per ordine con una classificazione e una descrizione fortemente ispirati da quella del grande naturalista svedese Linneo. Si è fatto il nome di Ignaz Edler, Barone di Born (1742-1791), che fu insigne mineralogista, metallurgo e scienziato poliglotta, aveva studiato in gioventù nel collegio dei Gesuiti di Vienna e aveva scritto due opere satiriche, tra le quali una indirizzata contro l’astronomo reale, il gesuita Maximilian Hell. Altri ascrivono l’opera a un certo consigliere Hermann, altri ancora a “tre letterati tedeschi” che l’avrebbero redatta su indicazione del Born. 

Di certo c’è che un libello del genere non sarebbe potuto venire alla luce se non durante il regno dell’imperatore austriaco Giuseppe II (1741-1790) despota illuminato e riformatore in vari campi, tra cui quello religioso. La sua politica nei confronti dell’influenza della chiesa nell’Impero, nota come giuseppinismo, fu particolarmente risoluta, e, tra le altre cose, portò alla soppressione di due terzi dei conventi, alla riduzione alla metà degli appartenenti agli ordini religiosi, all’istituzione di seminari statali per la formazione del clero, alla fine delle discriminazioni verso protestanti e ortodossi, all’emancipazione degli ebrei, al controllo statale sulle spese del clero. Insomma, Giuseppe II volle ridurre la Chiesa sotto il completo controllo dell'autorità statale, rendendo inoltre più difficili se non impossibili i rapporti dei vescovi con Roma. Il risultato di questa politica, per certi versi fallimentare perché toccava troppi interessi consolidati, fu soprattutto culturale: in tutta Europa il prestigio e i privilegi del clero furono messi in discussione, con esiti rilevanti nella Francia rivoluzionaria e nel periodo napoleonico. 

La Monacologia, frutto divertente del giuseppinismo, si apre con la constatazione che la Storia Naturale si deve occupare anche di materie poco gradevoli, di insetti (Monastici) ad esempio, in modo che dalla conoscenza anche degli esseri più abbietti si possano trarre cure e rimedi. L’uomo fa parte della natura e l’autore, spinto dall’invito a conoscere sé stesso, si è messo “ad indagare più attentamente la natura dell’Uomo, e paragonando la varie spezie antropomorfe col medesimo, ad un tratto ho discoperto un genere nuovo, che l’uomo, fra tutte creatura nobilissima, con la scimia, che è sì odioso animale congiunge; e il vano che è tra l’uno e l’altra riempie. Voglio parlare del Frate, il quale ha forma d’uomo, e non lo è”

Fisiofilo afferma di aver colmato un vuoto negli studi dei Filosofi naturali, e si dice convinto che la sua opera è solamente un inizio della creazione di un accurato compendio de “l’innumerabile razza de’ Frati”, descritti secondo genere e specie, “a norma del metodo de’ Mammali di Linneo”. Così “i caratteri delle specie si dedurranno dal capo, piedi, culo, cappuccio, abito”. Ad esempio, il capo “è peloso, o setoloso, o raso. Varia per capigliatura emisferica, corolla pelosa, solcata; mento barbato o sbarbato”. Dopo la descrizione per caratteri esterni, in pratica un’anatomia sistematica, sono presi in considerazione i caratteri esterni, fisiologici ed etologici, delle specie fratesche, come l’andatura, il portamento, i suoni emessi, i costumi, l’alimentazione. Prima di descrivere le specie in cui si suddivide il genere, l’autore ne fornisce una descrizione “scientifica” generale. 

IL FRATE 

DEFINIZIONE 
Animale antropoformo, incappucciato, urlante di notte, sitibondo. 

DESCRIZIONE 
Il corpo del Frate è bipede, ritto, di curvo dorso, di testa china; sempre incappucciato, e vestito per ogni dove, tranne alcune specie, che han testa, mani, piedi e culo nudo. Del rimanente è un animale avaro, fetido, immondo, sitibondo, pigro: più paziente di fame che di fatica. All’alba, e al vespro, e soprattutto di notte, convengono i Frati, e uno sclamando, gli altri sclamano. Al tocco della campana accorron tutti; camminano adduati; vestonsi di lana, vivono di rapina, e questua; predicano il mondo essere creato per loro; s’accoppian di soppiatto; non s’ammogliano, espongono i feti; incrudeliscono contro la propria specie, non assaltano ma insidiano l’inimico. Il diverso sesso appena dal maschio si distingue, se non se che ha la testa sempre velata; ed è più mondo, meno sitibondo; non esce mai casa, la quale mantiene. La giovane è scherzevole, dà di piglio a tutto, guata ovunque, i maschi accennando saluta. L’adulta e la provetta, diventa mordace e maligna; nell’ira colla bocca aperta dimena le mascelle: Chiamate, rispondono ave; data licenza garriscono promiscuamente; al suon della campana ratto ammutoliscono. 

DIFFERENZA
L’Uomo parla, ragiona, vuole. Il Frate talvolta muto, è privo della ragione e volontà. Obbedisce in tutto ai Superiori. L’uomo ha la testa ritta (…), il Frate china, e gli occhi avvallati. L’uomo vive faticando; il Frate ingrassa scioperando. L’uomo abita fra gli uomini; il Frate solitario s’appiatta odiatore di luce. Quindi è palese, il Frate essere un genere dei mammali dall’uomo distinto, mezzano tra l’uomo e la scimmia, prossimi ore a questa, e solo distinto per la voce e per il vitto. La scimmia! Oh che brutta bestia simile a voi!

IL LUOGO 
Abita spontaneamente vars’ostro, costrettamente verso settentrione. Per la moltiplicazione della specie avanza l’Africa ferace di mostri. 

USO 
Peso inutile della terra. Fior di ghiottoni nati sol per isbasoffiare [vivere a sbafo]. 

Inquadrato il genere fratesco, il libretto passa poi in rassegna le sue specie principali. Nell'ordine sono descritti:
I. Il frate benedettino 
II. Il frate domenicano 
III. Il frate camaldolese 
IV. Il frate francescano 
V. Il frate cappuccino 
VI. Il frate agostiniano scalzo 
VII. Il frate trinitario 
VIII. Il frate carmelitano calzato 
IX. Il frate carmelitano scalzo 
X. Il frate servita 
XI. Il frate trappita [sic] 
XII. Il frate paolotta 

Di questi presento al lettore il frate domenicano, forse il più inviso all'anonimo autore della Monacologia

II. 
IL FRATE DOMENICANO 

Il Domenicano è sbarbato; ha il capo raso, corolla pelosa, larga, continua; scarpe, brache; tonaca lana tessuta, bianca, cinta di coreggia tre dita larga, cappuccio voltabile, gobbo verso la cervice, increspato, ottuso-troncato, con punta ; appendice del cappuccio, ossia scudo pettorale, rotundato, dorsale, aguzzato, con sutura longitudinale l'uno e l'altro dividente; maniconi uguali, ripiegati; collare bianco, appena apparente, massime se la cotenna rimpinzata di lardo del mento e collo rigonfia; quando sbuca da' suoi abituri veste mantello nero, lano, lungo, cappuccio, e scudo pettorale, e dorsale nero coprente l'inferior bianco; panni interni i più bianchi, manica interna stretta, sporgente in fuori della più larga. 

I laici non han mantello, mai non posano il cappuccio e lo scapolare nero. 

Ha portamento ipocrito, andamento lascivo, faccia perfida. Latra a mezzanotte con voce rauca, ingrata. Ha l'odorato squisito, sente da lungi il vino, e l'eresia. Onnivoro, sempre affamato. Sperimentansi i giovani per la fame. I veterani, scevri d'ogni cura, attendono alla gozzoviglia; ingojano sugosi cibi, moltamente giacciono, tranquillamente riposano, lungo tempo dormono; imitatori del porco, fanno d'ogni esca grasso. Quindi ostentano le belle e grandi epe, ed hanno in onore i vecchi panciuti. Sprezzatori della sacra verginità, vivono di stupro, adulterio, puttanesimo. 

Razza orribile e malvagia, che nel dì della vendetta creò l'autore della natura. Di lungi la preda guata; avvertita dalle spie vi concorre, con forza ed inganno la prende, e sull'acceso rogo caccia; mentre la circostante turba de' crudeli frati spiranti sangue e morte insulta a' suoi miserabili cruciati, e con orrendi urli, ed esecrande grida applaudendosi le spoglie ne divide. Il crudelissimo fra tutti chiamano Inquisitor generale, che col guardo solo ammazza. Pessimi nella Spagna, Portogallo, ed America meridionale. I nostrali pure non son privi di veleno; mortiferi, trasportati in più caldo clima. 


Di vario colore, or bianco or nero, volle natura ch'ognun li temesse, come si teme delle cose dubbie. Perché troppo non danneggiassero, provvide il Dio benefico che i reggitori delle genti o gli sterminassero, o gl'infrenassero. 

La femmina somiglia il maschio, fuorché ha velo nero, e costumi più miti. 

Segue le leggi di Domenico Spagnuolo, il quale primo incorse gravemente nel genere umano con approvazione del Sommo Pontefice; e perché non mancasse chi questa peste propagasse, nel secolo XIII istituì un ordine di frati predicanti la dottrina con ferro e fuoco. 

Il simbolo loro è un cane arrabbiato, portante in bocca una fiaccola accesa, minacciante tormenti, fuoco e morte.

5 commenti:

  1. Delizioso. Il Papa sembra essersi salvato, però.

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  2. Sostengo da tempo che i monarchi illuminati funzionavano meglio degli attuali parlamenti eletti dal popolo... certo ci voleva la botta di culo di capitare nel regno giusto al momento giusto, come adesso del resto...
    Il libro non lo conoscevo e mi gusta assai, sai dove posso reperirlo ?

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  3. Il libro è facilmente reperibile nelle librerie antiquarie online; la mia preferita è Maremagnum. C'è anche una copia originale del 1801.

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  4. L'edizione alla quale ho fatto riferimento è molto più economica

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  5. grazie, anche se il primo link mi aveva spaventato.

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