lunedì 30 dicembre 2013

Matematica del pianeta Terra: un piccolo esempio


Quando in una stazione sismologica si registra un terremoto, dal tracciato del sismogramma è possibile risalire alla distanza dell’epicentro, sulla base della differenza tra il tempo di arrivo delle onde P (primarie, o longitudinali, più veloci) e delle onde S (secondarie, o trasversali, più lente). Poiché si conoscono le velocità medie di propagazione delle onde P e S, il calcolo della distanza corrisponde alla risoluzione di una semplice equazione di primo grado. Facendo centro nel punto in cui è collocato il sismografo, si traccia così un cerchio che delimita la massima distanza del sisma. Incrociando i dati di almeno tre stazioni, centrate in A, B e C, è agevole localizzare l’area, o addirittura il punto (epicentro E), in cui è avvenuto il sisma (la zona più scura dello schema). Una volta questi calcoli si facevano a mano, adesso fanno tutto i computer, che sono capaci di risolvere in poche frazioni di secondo sistemi di equazioni nello spazio tridimensionale e individuare anche la profondità del sisma (l’ipocentro). Tutto ciò per dire, banalmente, che anche nel campo della sismologia e della geofisica, senza matematica non si farebbe nulla.

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