mercoledì 15 novembre 2023

Il sordido Merezhkovsky

 


Le storie che si raccontano sugli scienziati sono spesso eroiche. La figura la cui idea rivoluzionaria viene rifiutata, dimenticata e poi confermata è un classico di tale narrazione. A mio parere, uno dei principali difetti della divulgazione in rete delle conquiste della scienza è quello di presentare molti scienziati e scienziate come individui eccezionali, spesso in lotta contro ambienti sociali e intellettuali ostili, talvolta illuminati da improvvisi lampi di genio e da considerare come nuovi maestri di saggezza, di cui si ricordano frasi celebri come meme o si citano aneddoti edificanti. Va bene, alcuni lo sono stati, ma in realtà gli uomini e le donne di scienza sono esseri umani come tutti gli altri, con i loro pregi e difetti, che talvolta possono essere addirittura dei crimini.

Lasciamo perdere le frodi accademiche, oramai tanto diffuse da sembrare banali, in cui ambizione, sete di profitto e di carriera, hanno portato e portano tuttora alcuni a plagiare le scoperte di altri, a truccare o aggiustare i dati sperimentali, a pubblicare su riviste a pagamento di dubbia affidabilità, addirittura a minacciare fisicamente o a denunciare chi li sbugiarda (per fortuna la comunità scientifica ha sviluppato per sua natura un cospicuo apparato di anticorpi e di metodi per scoprire le truffe, che prima o poi vengono smascherate).

Lasciamo anche perdere i casi più clamorosi e citati in cui, in particolari momenti della storia, mossi dal nazionalismo e dall’ideologia, con scopi fatti addirittura passare per “umanitari”, alcuni singoli o gruppi di scienziati hanno progettato e propugnato armi di distruzione di massa per finire in fretta una guerra (i gas nelle trincee, la bomba atomica) o addirittura evitarne altre (alcuni tra gli “alieni ungheresi” emigrati negli USA furono tentati dall’idea di bombardare preventivamente l’Unione Sovietica con le bombe A prima che i russi potessero averle anch’essi, per evitare una Terza guerra mondiale).

No, in questo caso parlo di crimini più comuni e odiosi.

Prendiamo il caso di Konstantin Merezhkovsky (1855-1921), considerato il “padre” della simbiogenesi (termine da lui coniato). Nei primi decenni del ventesimo secolo, suggerì che gli organelli cellulari come i mitocondri e i cloroplasti si fossero originati dalla simbiosi di organismi più semplici simili ai batteri. Presentò questa teoria nel 1910, nel suo lavoro “La teoria dei due plasmi come base della simbiogenesi, un nuovo studio sulle origini degli organismi”, sebbene i fondamenti dell'idea fossero già apparsi nel 1905 nel precedente articolo, “La natura e le origini dei cromatofori nel regno vegetale”. Le sue idee furono a lungo respinte e considerate eccentriche. Eppure, i suoi articoli a lungo dimenticati, ridicolizzati o emarginati, hanno in seguito ricevuto consensi in tutto il mondo. Eppure, eppure, questo geniale naturalista fu anche una spia zarista, un proto-nazista antisemita e un pedofilo seriale.

Nato nella famiglia di un alto funzionario imperiale, Konstantin Sergeevic Merezhkovsky (Константи́н Серге́евич Мережко́вский, poi traslitteratelo come più vi piace), ricevette una buona educazione. Il padre, Sergei Ivanovich, prestò servizio sotto gli imperatori Nicola I e Alessandro II nell'ufficio del dipartimento di corte. La madre era la figlia del direttore dell'ufficio del capo della polizia di San Pietroburgo. La famiglia contava cinque fratelli e tre sorelle, di cui uno, Dmitrij Sergeevic, diventò poeta simbolista e scrittore di romanzi impregnati di religiosità tipicamente russa.

Nel 1869 Konstantin entrò alla Facoltà di Giurisprudenza, poiché il padre voleva che suo figlio maggiore continuasse le tradizioni familiari e diventasse un funzionario, ma nel 1875 fece domanda all'Università Imperiale di San Pietroburgo per il dipartimento di scienze della natura della Facoltà di Fisica e Matematica. Mentre era ancora studente, sotto la guida dello zoologo degli invertebrati Nikolai Petrovich Wagner, iniziò a condurre studi scientifici (principalmente zoologici): si interessò alle diatomee e pubblicò i suoi primi lavori. Conseguì il diploma universitario il 20 novembre 1880.

Dopo la laurea fu mandato all'estero per due anni, dove studiò antropologia, zoologia e in parte botanica a Berlino, Parigi e Lipsia, oltre che alla stazione di biologia marina di Napoli. Al ritorno dall'estero, nel 1883 discusse la sua tesi "Materiali per la conoscenza dei pigmenti animali" e tenne lezioni di zoologia all'Università di San Pietroburgo (1884) e ai corsi superiori femminili. Nel 1880-1886 fu collaboratore di Wagner, e poi suo assistente. Le principali ricerche di questo periodo riguardavano i celenterati, gli idrozoi e le spugne.

Nel 1883 sposò Olga Petrovna Sultanova. Nel 1886 emigrò improvvisamente dalla Russia per motivi inspiegabili, forse collegati ad atti di violenza sessuale su minori per i quali fu alla fine perseguito penalmente. La famiglia si stabilì in Crimea, dove Konstantin trovò lavoro come botanico studiando le varietà di uva; creò anche una consistente collezione di diatomee del Mar Nero.

Il periodo di Crimea (1886-1898) fu segnato da studi speciali sulle diatomee del Mar Nero e del Mar d'Azov, nel 1897 lavorò alla stazione di Sebastopoli, poi andò alla stazione russa di Villefranche-sur-Mer presso Nizza, dove studiò le alghe. In questo periodo furono redatte le sue principali opere sulle diatomee. Contemporaneamente pubblicò articoli sulla viticoltura; nel 1898 gli fu commissionato uno studio fondamentale con illustrazioni, “Ampelografia [studio dei vitigni] della Crimea”. Nel 1898 lasciò la moglie e il giovane figlio in Crimea ed emigrò improvvisamente in America, dove prese il nome di William Adler.

Merezhkovsky rimase in America per 4 anni (1898-1902); lavorò all'Università di Berkeley vicino a San Francisco e visse per qualche tempo a Los Angeles sotto pseudonimo. Studiò le alghe, scrisse “Studi sull'endocromo delle diatomee”, pubblicò una serie di lavori che descrivevano nuovi taxa. Durante la sua permanenza negli Stati Uniti, scrisse Il paradiso terrestre, o sogno di una notte d'inverno, una favola ambientata nel ventisettesimo secolo: essenzialmente un’utopia fascista-eugenetica, con la riproduzione di una nuova razza umana secondo la sua forma ideale pedofila e l'utilizzo di schiavi asiatici e africani.

Nel 1902 tornò in Russia. Il 18 febbraio 1902 prese il posto di curatore del museo zoologico dell'Università di Kazan. Nel 1903 discusse la sua tesi sul tema "Sulla morfologia delle diatomee" e conseguì un master in botanica, dove sviluppò il suo nuovo interesse per i licheni. Il 14 gennaio 1904 Merezhkovsky fu nominato assistente professore nel dipartimento di botanica. Il 14 ottobre 1906 fu nominato professore straordinario ad interim presso l'Università Imperiale di Kazan. Il 17 gennaio 1907 fu confermato dottore in botanica e dal 1° gennaio 1908 divenne professore ordinario.

La duplice natura dei licheni come funghi e alghe, segnalata per la prima volta dal botanico svizzero Simon Schwendener nel 1867, aveva portato diversi biologi a considerare il ruolo della simbiosi nell'evoluzione. I licheni mostrano come nuovi organismi possano essere sintetizzati da due diversi tipi di organismi che vivono in intima associazione. Herbert Spencer aveva utilizzato la simbiosi dei licheni come microcosmo della sua visione super-organismica della vita. Lo vedeva come un “accordo comunista” basato su una divisione del lavoro tra pianta e animale. Ma le interpretazioni del rapporto tra alghe e funghi variavano, poiché i botanici impiegavano una varietà di metafore antropomorfe: Schwendener vedeva il lichene in termini di schiavitù da parte di un padrone fungino sulle alghe catturate, Johannes Reinke interpretava il rapporto come un consorzio.

Il famoso biologo tedesco Anton de Bary coniò il termine simbiosi nel 1879 come parola neutra semplicemente per indicare la convivenza di due o più organismi con nomi diversi, per abbracciare un continuum di relazioni dal parassitismo al mutualismo. Il termine symbiotismus era stato utilizzato l’anno precedente da Albert Bernard Frank, ricordato oggi soprattutto per i suoi studi pionieristici sulla simbiosi tra funghi e radici di piante da lui denominata “micorriza”. A partire dal 1880, furono trovate prove di alghe che vivevano all'interno dei protozoi e nel tessuto delle spugne, dell'idra e di alcuni vermi. Anche la simbiosi di batteri che fissano l'azoto nei noduli radicali delle leguminose è un fenomeno diffuso.

Quando tali esempi di simbiosi furono considerati alla luce di nuove prove citologiche della continuità fisica dei cloroplasti, portarono molti ricercatori a suggerire che varie parti della cellula (nucleo, citoplasma, cloroplasti, mitocondri e centrioli) si fossero evolute come simbionti. Che i cloroplasti potessero essere sorti come organismi simbiotici indipendenti era stato menzionato da molti biologi negli anni 1880 e 1890, tra cui l'ex studente di de Bary Andreas Schimper, che aveva notato che i cloroplasti delle cellule vegetali somigliavano ai cianobatteri. Merezhkovsky ricordava che l’idea gli era venuta “in modo del tutto spontaneo” dopo aver letto il classico articolo di Schimper del 1885. Schimper aveva anche suggerito che i cloroplasti potrebbero essersi formati per simbiosi nel suo famoso articolo del 1883 in cui coniò il termine “cloroplasto”.

Merezhkovsky sosteneva che gli organelli cellulari, il nucleo e i cloroplasti sono i discendenti di batteri che si sono evoluti in una simbiosi intracellulare con le amebe. Le idee di Merezhkovsky, a lungo rifiutate, diedero però il via una corrente sotterranea che percorse tutto il Novecento, finché sfociò nella moderna teoria della simbiogenesi sviluppata e resa popolare negli anni Settanta dall’americana Lynn Margulis, e ora ampiamente accettata nella visione darwinista come una forma di “evoluzione parallela”. La visione moderna è che si siano verificati due eventi endosimbiotici, uno con l’incorporazione di batteri che divennero i mitocondri di tutti gli eucarioti, e un altro subito dopo, nella linea che portò alle piante, per formare i cloroplasti.


Verso la fine del secolo, Merezhkovsky costituì un considerevole erbario di licheni, contenente oltre 2000 esemplari raccolti dalla Russia, dall'Austria e dal Mediterraneo. La collezione è conservata all'Università di Kazan.

Come molti studenti russi della fine del XIX secolo, Merezhkovsky iniziò ad essere a favore della rivoluzione. Ma finì per diventare un collaboratore della polizia segreta dello zar. Fu anche uno degli organizzatori di un'organizzazione nazionalista e antisemita di Kazan: il "Dipartimento di Kazan dell'Unione del popolo russo", un'organizzazione sostenuta dallo zar, ed era un mediatore segreto per il Ministero degli affari interni. In qualità di "professore di destra", come veniva chiamato, il suo compito era quello di cercare e riferire su tutte le circostanze pericolose e sospette e di sradicare gli ebrei e gli altri "traditori". Molti dei suoi colleghi furono allontanati dopo le sue denunce segrete e persino pubbliche al giornale di Kazan. Infatti, al famoso biologo, ittiologo e geografo fisico Lev Simonovic Berg (1876-1950), fondatore della limnologia in Russia, fu impedito di ottenere una cattedra all’Università di Kazan dopo le denunce pubbliche di Merezhkovsky. Berg era ebreo e Merezhkovsky lo odiava. Nel frattempo, continuò a fare scienza, fino a quando scoppiò lo scandalo.

Il 12 aprile 1914 presso il Dipartimento di Giustizia di San Pietroburgo fu aperto il procedimento penale numero 1303. (Fu chiuso il 22 febbraio 1917 e nel 1931 l'archivio fu distrutto per ordine della Direzione archivistica centrale). Un procedimento penale fu aperto anche a Kazan il 28 aprile da un investigatore del tribunale distrettuale della città. Il ministro della Pubblica Istruzione destituì Merezhkovsky dall'incarico di professore ordinario di botanica all'Università di Kazan e lo mise solo a disposizione. Merezhkovsky rimase ufficialmente in quella posizione fino al febbraio 1917.

Merezhkovsky fu accusato di pedofilia (di aver violentato almeno 26 ragazzine), e fuggì un’altra volta all'estero. Ne seguì uno scandalo di portata nazionale. Casi più vecchi rivelarono che era fuggito da San Pietroburgo nel 1886, poi dalla Crimea nel 1898, per paura di essere perseguito per stupro di giovani ragazze (non è escluso che fosse avvertito in precedenza dai suoi protettori politici). Sembra che anche in California fosse stato sospettato di almeno un episodio di violenza sessuale.

Merezhkovsky era fuggito in Francia nel 1914 dove rimase per gran parte della guerra: Nizza, Mentone e Parigi. Nel febbraio 1918 si rifugiò in Svizzera dove rimase per il resto della sua vita. Viveva molto modestamente grazie al reddito risparmiato, in una stanza dell'Hôtel des Familles a Ginevra. Fu lì, due settimane prima della fine della guerra, il 25 ottobre 1918, che tenne la sua ultima relazione su quello che considerava “il lavoro della sua vita”. Questa presentazione fu la base del suo lungo articolo, La plante considérée comme un complexe symbiotique, pubblicato due anni dopo nel "Bulletin de la Société des Sciences Naturelles de l’Ouest de la France". Merezhkovsky era amareggiato, malato e stanco. Come lamentava, da quando aveva annunciato la sua teoria sulla natura simbiotica dei cloroplasti nel 1905, “aveva fatto pochi progressi”; spesso veniva “completamente ignorato”. Aveva intenzione di scrivere un libro sull'argomento, ma altri lavori lo ostacolarono e poi, durante la lotta politica in Russia prima della guerra, era diventato troppo debole per scriverlo; “alla fine la guerra, la rivoluzione..." Così, osservava, "è solo oggi, alla vigilia di lasciare questo triste mondo, che ho deciso di sviluppare un po' più in dettaglio le mie idee per consolidare e ampliare la base su cui poggiano” . Merezhkovsky riferiva di aver scritto a più di cinquanta scienziati, editori e istituzioni (tra cui la Carnegie Institution) chiedendo loro di pubblicare l'opera, e spiegando loro che essendo privo di ogni risorsa non gli restava molto da vivere.

Il suo ultimo scritto, pubblicato a Ginevra, fu l'opera filosofica cosmogonica “Il ritmo universale come base di un nuovo concetto dell'universo” (1920), dove combinava il suo antisemitismo, l'eugenetica e un afflato spiritualista con l'idea che fosse "un salvatore dell'umanità". In esso prefigurava con approvazione la campagna di sterminio nazista contro gli ebrei europei.


A Ginevra cadde gravemente depresso, rimase senza soldi e il 9 gennaio 1921 fu trovato morto nella sua camera d'albergo dell'Hotel des Families, legato al letto con una maschera alimentata con un gas asfissiante da un contenitore metallico. Sembra che il suo suicidio fosse direttamente collegato alle sue convinzioni utopiche pedofile così come alla sua opinione che stava diventando troppo vecchio e malato per continuare la sua carriera di abusi sulle minorenni. Lasciò un biglietto scritto in latino, che poi andò perduto: "Troppo vecchio per lavorare e troppo malato per vivere" furono le ultime parole.

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