Hans Magnus Enzensberger (1929), scrittore, poeta, traduttore, editore tedesco, è un acceso fautore dell’incontro tra la cultura scientifica e quella umanistica. Presso il pubblico italiano è conosciuto soprattutto per il suo libro per ragazzi Il mago dei numeri (Einaudi, 1997), in cui Roberto, un ragazzino che odia la matematica, è condotto alla scoperta del paese incantato dei numeri da Teplotaxl. un diavoletto rosso dalla grande capacità affabulatoria e dalle mille risorse creative. Così il mondo della matematica, compresi concetti ostici come i numeri triangolari o i diversi tipi di infinito, raccontato come una fiaba, smette di essere ostile per il giovane protagonista e per il lettore, anche se questi è un adulto. I cinefili ricordano poi che Enzensberger è citato in Caro Diario di Nanni Moretti come esempio di intellettuale che rifiuta la cultura televisiva di massa.
Come poeta, Enzensberger, che in Germania molti considerano uno dei più grandi dei nostri tempi, possiede uno stile assai conciso e accessibile, con forti interessi sociali, spesso trattati con sarcasmo e ironia. Nella sua poesia Blues della classe media, ad esempio, un elenco di luoghi comuni è utilizzato come pretesto per una feroce critica all’attuale assetto politico ed economico. La frase "non possiamo lamentarci", ripetuta all’interno dell’opera come il ritornello di una canzone, rafforza il senso dell’assoluto conformismo predominante, cui si contrappone la domanda finale:
Blues della classe media
Non possiamo lamentarci.
Abbiamo da fare.
Siamo sazi.
Mangiamo.
Cresce l’erba,
il prodotto sociale,
l’unghia delle dita,
il passato.
Le strade sono vuote.
Le chiusure sono perfette.
Le sirene tacciono.
Passa.
I morti hanno fatto il loro testamento.
La pioggia è cessata.
La guerra non è stata dichiarata.
Non è urgente.
Noi mangiamo l’erba.
Noi mangiamo il prodotto sociale.
Noi mangiamo le unghie.
Noi mangiamo il passato.
Non abbiamo nulla da nascondere.
Non abbiamo nulla da perdere.
Non abbiamo nulla da dire.
Abbiamo.
L’orologio è caricato.
La vita è regolata.
I piatti sono lavati.
L’ultimo autobus sta passando.
È vuoto.
Non possiamo lamentarci.
Cosa aspettiamo ancora?
Se le sue idee politiche hanno trovato, com’è logico che sia, diversi critici ed estimatori, pochi invece hanno messo in dubbio le sue straordinarie capacità di trattare con proprietà unita a chiarezza i temi filosofici e scientifici che caratterizzano la parte più recente della sua opera. Anche Gödel, cui Enzensberger dedica un poetico omaggio dopo aver corrisposto direttamente con lui sull'argomento, dimostra come la logica matematica possa essere spunto per le riflessioni di un uomo intelligente e sensibile, non semplicemente un letterato. Nella poesia, le scoperte di Gödel sull’incompletezza dei sistemi formali sono accostate, sulla scorta delle riflessioni di Hans Albert, all’episodio delle avventure del celebre nobile fanfarone che riuscì a tirarsi fuori da una pozza di fango tirandosi per i capelli. Così gli spacciatori di certezze, bugiardi patologici come il Barone di Münchhausen, devono essere smascherati a partire dalle loro stesse, inevitabili, contraddizioni.
Omaggio a Gödel
Il teorema di Münchhausen*
(cavalli, palude e codino)
è delizioso, ma non dimenticare:
Münchhausen era un bugiardo.
Il teorema di Gödel sembra a prima vista
Piuttosto insignificante, ma ricorda:
Gödel ha ragione.
"In ogni sistema abbastanza complesso
si possono formulare proposizioni
che all'interno del sistema stesso
non si possono né provare né refutare,
a meno che il sistema
non sia di per sé incoerente".
Si può descrivere il linguaggio
nel linguaggio stesso:
in parte, ma non completamente.
Puoi analizzare il tuo cervello
col tuo stesso cervello:
ma non del tutto.
E così via.
Per giustificare se stesso
ogni possibile sistema
veve trascendersi
E quindi distruggersi.
Essere "sufficientemente" ricco o no:
la coerenza è
o un difetto
o una contraddizione.
(Certezza = Contraddizione)
Ogni possibile cavaliere,
come Münchhausen
o te stesso, è un sottosistema
di una palude sufficientemente ricca.
E un sottosistema di questo sottosistema
è il proprio codino,
questa specie di leva
per riformisti e bugiardi.
In ogni sistema sufficientemente ricco,
Quindi anche nella nostra palude
si possono formulare proposizioni
che all'interno del sistema stesso
non si possono né provare né refutare.
Prendile in mano queste proposizioni
E tira!
Come poeta, Enzensberger, che in Germania molti considerano uno dei più grandi dei nostri tempi, possiede uno stile assai conciso e accessibile, con forti interessi sociali, spesso trattati con sarcasmo e ironia. Nella sua poesia Blues della classe media, ad esempio, un elenco di luoghi comuni è utilizzato come pretesto per una feroce critica all’attuale assetto politico ed economico. La frase "non possiamo lamentarci", ripetuta all’interno dell’opera come il ritornello di una canzone, rafforza il senso dell’assoluto conformismo predominante, cui si contrappone la domanda finale:
Blues della classe media
Non possiamo lamentarci.
Abbiamo da fare.
Siamo sazi.
Mangiamo.
Cresce l’erba,
il prodotto sociale,
l’unghia delle dita,
il passato.
Le strade sono vuote.
Le chiusure sono perfette.
Le sirene tacciono.
Passa.
I morti hanno fatto il loro testamento.
La pioggia è cessata.
La guerra non è stata dichiarata.
Non è urgente.
Noi mangiamo l’erba.
Noi mangiamo il prodotto sociale.
Noi mangiamo le unghie.
Noi mangiamo il passato.
Non abbiamo nulla da nascondere.
Non abbiamo nulla da perdere.
Non abbiamo nulla da dire.
Abbiamo.
L’orologio è caricato.
La vita è regolata.
I piatti sono lavati.
L’ultimo autobus sta passando.
È vuoto.
Non possiamo lamentarci.
Cosa aspettiamo ancora?
Se le sue idee politiche hanno trovato, com’è logico che sia, diversi critici ed estimatori, pochi invece hanno messo in dubbio le sue straordinarie capacità di trattare con proprietà unita a chiarezza i temi filosofici e scientifici che caratterizzano la parte più recente della sua opera. Anche Gödel, cui Enzensberger dedica un poetico omaggio dopo aver corrisposto direttamente con lui sull'argomento, dimostra come la logica matematica possa essere spunto per le riflessioni di un uomo intelligente e sensibile, non semplicemente un letterato. Nella poesia, le scoperte di Gödel sull’incompletezza dei sistemi formali sono accostate, sulla scorta delle riflessioni di Hans Albert, all’episodio delle avventure del celebre nobile fanfarone che riuscì a tirarsi fuori da una pozza di fango tirandosi per i capelli. Così gli spacciatori di certezze, bugiardi patologici come il Barone di Münchhausen, devono essere smascherati a partire dalle loro stesse, inevitabili, contraddizioni.
Omaggio a Gödel
Il teorema di Münchhausen*
(cavalli, palude e codino)
è delizioso, ma non dimenticare:
Münchhausen era un bugiardo.
Il teorema di Gödel sembra a prima vista
Piuttosto insignificante, ma ricorda:
Gödel ha ragione.
"In ogni sistema abbastanza complesso
si possono formulare proposizioni
che all'interno del sistema stesso
non si possono né provare né refutare,
a meno che il sistema
non sia di per sé incoerente".
Si può descrivere il linguaggio
nel linguaggio stesso:
in parte, ma non completamente.
Puoi analizzare il tuo cervello
col tuo stesso cervello:
ma non del tutto.
E così via.
Per giustificare se stesso
ogni possibile sistema
veve trascendersi
E quindi distruggersi.
Essere "sufficientemente" ricco o no:
la coerenza è
o un difetto
o una contraddizione.
(Certezza = Contraddizione)
Ogni possibile cavaliere,
come Münchhausen
o te stesso, è un sottosistema
di una palude sufficientemente ricca.
E un sottosistema di questo sottosistema
è il proprio codino,
questa specie di leva
per riformisti e bugiardi.
In ogni sistema sufficientemente ricco,
Quindi anche nella nostra palude
si possono formulare proposizioni
che all'interno del sistema stesso
non si possono né provare né refutare.
Prendile in mano queste proposizioni
E tira!
* "Il Münchhausen-Trilemma è un termine coniato dal filosofo Hans Albert (1904-1973) per definire l'impossibilità di provare alcuna verità assolutamente certa. È definito trilemma perché pone tre possibilità, di cui nessuna riesce a soddisfare l'assoluta certezza necessaria a fondare una conoscenza, ed il suo nome proviene ironicamente dal Barone di Münchhausen, che si dice sia riuscito a tirarsi fuori da una pozza di fango tirandosi per i capelli. Albert pose il problema in questi termini:
- Ogni affermazione, per essere assolutamente certa, deve essere giustificata, ma, a loro volta, queste giustificazioni devono essere giustificate. Questo processo, tuttavia, non ha fine, dato che ogni giustificazione dovrebbe essere giustificata, arrivando ad una situazione per cui le giustificazioni dovrebbero moltiplicarsi all'infinito;
- Esiste un principio autoevidente, o accettato dal senso comune, o ritenuto vero per il principio di autorità. In questo caso, però, l'intenzione di fondare una conoscenza assolutamente certa viene a crollare e si cade nel dogmatismo
- Qualsiasi affermazione viene provata tramite un'argomentazione circolare e, quindi, errata.
Questo trilemma scardinò l'idea classica dell'esistenza di una verità assoluta, eliminando anche il problema della giustificazione delle teorie. Albert non fu tuttavia uno scettico assoluto: egli accettò l'impossibilità da parte dell'uomo di giungere ad una conoscenza assolutamente certa, ma contemporaneamente affermò la possibilità di avvicinarsi il più possibile ad essa in modo asintotico, ovvero in base al controllo critico, infatti nessuna attività conoscitiva può pretendere di sottrarsi alla critica razionale". (modificato, da Wikipedia)
Mi piaceva di più la... come si chiama... picture (?) precedente... ma non è per questo.
RispondiEliminaDove hai postato (se hai già postato, ma mi sembra di si) poesie chimiche, per quel Lamberto, laggiù da Bressanini?
Desolé, Zeb, amarcord brisa. Poesie chimiche? Sono in progetto, ma ancora nella mente della Musa. Ciao.
RispondiEliminaMo veh, che ero convinto...!Aavrò fatto un'estensione da quelle geometriche: sai, la stechiometria e tutte quelle balle lì...
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