martedì 26 maggio 2009

Ricordo di Mario Benedetti



Lo scrittore e poeta uruguaiano Mario Benedetti, di lontane origini umbre, uno dei più importanti della letteratura sudamericana contemporanea, è morto il 17 maggio scorso nella sua casa di Montevideo all'età di 88 anni, dopo una lunga malattia polmonare. Che fosse consapevole di essere vicino alla morte lo si capisce non solo dai travagli che lo hanno afflitto negli ultimi due anni, ma ancor di più dalle rare interviste che concedeva, nelle quali il tema della fine era dominante. «Negli ultimi tempi lavoro meno e contemplo di più (…) Lo stato del mondo mi deprime, oltretutto presto compirò 88 anni, non si può dire che stia andando a ballare (…) In questa situazione rimpiango di non essere religioso, sarebbe più facile. Ma non lo sono, e non lo voglio essere» aveva dichiarato un anno fa a Juan Cruz del «País» che, ricordando lo scrittore, ha messo in risalto le contraddizioni della sua figura, sempre in bilico tra uno spirito fortemente malinconico e una sorridente ironia. Tratti, questi, che caratterizzano tutta la sua ricca opera, un’ottantina di libri tra romanzi, saggi, racconti e poesie, che lo hanno reso molto celebre nel suo paese e in tutto il mondo di lingua spagnola.

La varietà della sua opera (ha scritto anche testi di canzoni e saggi politici) potrebbe rendere difficoltoso ogni tentativo di classificazione. Tuttavia, in questa diversità di registri, palpita una segreta unità che dà coerenza a tutta la sua opera, uno stile personale che deriva dalla sua vocazione comunicante, vale a dire, secondo la definizione data dallo stesso Benedetti, l’interesse a stabilire un clima nel quale il lettore si senta parte di un dialogo con l’autore, sviluppato in un piano di mutua fiducia e di apprendimento reciproco. Benedetti diceva di non scrivere per i posteri, ma per i lettori contemporanei, nel tentativo di conquistarli letterariamente perché agiscano umanamente. Il successo di questa vocazione comunicante è dimostrata dal fatto che pochi poeti contemporanei godono di un pubblico così fedele e numeroso, anche in settori abitualmente lontani dalla letteratura.

L’impegno manifesto di raggiungere un vasto pubblico non si realizza attraverso concessioni alla banalità o al sentimentalismo superficiale. Nella sua relazione con il lettore, il poeta uruguaiano ha ben chiaro il suo ruolo di “provocatore”, che vuole aprire gli occhi al prossimo e non coprirli. Naturalmente una comunicazione di questo tipo si realizza attraverso un codice di facile comprensione per il destinatario, fatto di linguaggio accessibile, semplicità sintattica e stile vicino al registro colloquiale. Questa familiarità letteraria deriva dall’ossessione, che fu anche di Antonio Machado, di “parlar chiaro”. Lo scopo dichiarato è di creare una complicità con il lettore, far nascere in lui un vincolo affettivo con l’opera letteraria, affinché si operi in lui una trasformazione. L’opera letteraria, per attuare questa trasformazione, non deve fornire verità rassicuranti, ma, al contrario, suscitare dubbi e domande, rivelare contraddizioni, spingere alla curiosità e alla ricerca. Ma non è un invito ad assumere un atteggiamento scientifico?

Tra le forme poetiche che meglio si sono prestate agli intenti di Benedetti c’è sicuramente l’epigramma, che egli ha abbigliato da haiku in una fortunata raccolta (Rincón de haikus, Madrid: Visor, 1999; México: Alfaguara, 1999). Eccone alcuni:

La muerte invade
de vez en cuando el sueño
y hace sus cálculos.

La morte invade
di quando in quando il sogno
e fa i suoi calcoli.

Las religiones
no salvan / son apenas
un contratiempo


Le religioni
non salvano / sono appena
un contrattempo.

Cada comarca
tiene los fanatismos
que se merce.


Ogni territorio
ha i fanatismi
che si merita.

Drama cromático:
el verde es un color
que no madura.

Dramma cromatico:
il verde è un colore
che non matura.

Cuando me entierren
por favor no se olviden
de mi bolígrafo

Quando mi seppelliranno
per favore non si dimentichino
la mia biro.

Cuando prometen,
los políticos ríen
con los suplentes

Quando promettono,
i politici ridono
con i collaboratori.

El preso sueña
algo que siempre tiene
forma de llave.

Il prigioniero sogna
qualcosa che ha sempre
forma di chiave.

Eran los brazos
de la Venus de Milo
los que aplaudían.

Erano le braccia
della Venere di Milo
quelle che applaudivano.

Sòlo los náufragos
valoran con justicia
la natación.

Solo i naufraghi
valutano con giustizia
il nuoto.

Sé de un ateo
que en las noches rezaba
pero en francés

So di un ateo
che di notte pregava,
però in francese.

Un pessimista
es sólo un optimista
bien informado.

Un pessimista
è solo un ottimista
ben informato.

Dicevo dell’ironia che caratterizza molta dell’opera poetica di Mario Benedetti, e che si ravvisa negli haiku-epigrammi che ho proposto. Questo accattivante aspetto lo si riscontra anche nelle sue poesie d’amore, come questa, dal titolo che già muove al sorriso (traduzione di Federico Guerrini):

Lovers go home

Ahora que empecé el día
volviendo a tu mirada
y me encontraste bien
y te encontré más linda,
ahora que por fin
esta bastante claro
donde estas y donde
estoy,
se por primera vez
que tendré fuerzas
para construir contigo
una amistad tan piola
que del vecino
territorio del amor,
ese desesperado,
empezarán a mirarnos
con
envidia
y acabaran organizzando
excursiones,
para venir a preguntarnos
cómo hicimos.


Lovers go home

Oggi che ho iniziato la giornata
tornandoti sott’occhio
e mi hai trovato bene
e ti ho trovato ancora più bella,
adesso che finalmente
è abbastanza chiaro
dove sei e dove
sono,
per la prima volta so
che avrò la forza
di costruire con te
un’amicizia così sottile
che dal vicino
territorio dell’amore,
questo disperato,
inizieranno a guardarci
con invidia
e finiranno per organizzare
escursioni,
per venire a chiederci
come facciamo.

Benedetti ha saputo spesso additare con la sua ironia pungente anche lati inaspettati del progresso scientifico e tecnologico. Questi temi, uniti al suo invito allo spirito critico, ne fanno indubbiamente una figura che non poteva mancare nella mia proposta di poeti interessati al rapporto tra scienza e letteratura.

¿Por qué no hay más viajes a la luna?

Cuando el bueno de Armstrong dio aquellos pasos
todos registramos cómo se movía
tosco / pesado / en un suelo blancuzco
¿o era de piedra pómez? ¿quién se acuerda?

Durante un rato estuvo cavillando
y la escafandra o como se llamase
impedía que viéramos sus ojos
pero juraría que su mirada era
de pereza o abulia.

Algo debió explicar a su regresso,
algo diferente al discurso de gloria
que le ordenaron pronunciar eufórico
entre medallas, flores vítores y guirnaldas.

Algo debió decir en privado a sus jefes,
algo importante inesperado.

Verbigracia / Cuando estaba allá arriba,
caminando como un zoombie en la Luna,
mi general mi coronel pensé en ustedes
y se me ocurrió no sé por qué
que debía matarlos con urgencia
uno a uno / dos a dos / etcétera.

O verbigracia dos / Cuando andaba allá / eroico,
pisando las feísimas arrugas del satélite,
imaginé que así debía ser la muerte
es decir el paisaje de la muerte.

O verbigracia tres / cuando estaba en Selene,
paseando por la nada como un imbécil,
setí el asco infinito de la ausencia del hombre
y me dije qué mierda estoy haciendo aquí.

Algo así debe haber confesado a sus jefes,
con su estrenada voz de robot disidente
y quizá por eso los dueños del poder
postergaron sine die los viajes a la Luna.

Perché non ci sono più viaggi sulla Luna?

Quando quel buon uomo di Armstrong fece quei passi,
tutti registrammo come si muoveva,
grossolano, pesante, su un terreno biancastro,
oppure era di pomice? Chi si ricorda?

Per un attimo stavo pensando
e lo scafandro, o come si chiama,
ci impediva di vedere i suoi occhi
ma giurerei che il suo sguardo era
di pigrizia o abulia.

Qualcosa ha dovuto spiegare al suo ritorno,
qualcosa di diverso dal discorso di gloria
che gli ordinarono di pronunciare euforico
tra medaglie, fiori festosi e ghirlande.

Qualcosa ha dovuto dire ai suoi capi,
qualcosa di importante inaspettato.

Cioé: quando ero lassù
camminando come uno zombie sulla Luna
mio generale, mio colonnello pensavo a voi
e mi venne l’idea non so perché
che dovevo uccidervi con urgenza
uno a uno, due a due, eccetera.

O cioè due: quando camminavo lassù, eroico,
calpestando le bruttissime rughe del satellite,
immaginai che così dev’essere la morte,
vale a dire il paesaggio della morte.

O cioè tre: quando ero su Selene,
passeggiando per il nulla come un imbecille,
provai il disgusto infinito dell’assenza dell’uomo
e mi son detto che cazzo sto facendo qui.

Qualcosa di simile deve aver confessato ai suoi capi
con la sua voce straniata di robot dissidente
e forse per questo i detentori del potere
rinviarono sine die i viaggi sulla Luna.


Windows 98

Antes del fax del modem y el e-mail
la vergüenza era sólo artesanal
la mecha se encendía con un fósforo
y uno escribía cartas como bulas.
Antes los besos iban a tu boca
hoy obedecen a una tecla send
mi corazón se acurruca en su software
y el mouse sale a buscar el disparate.
Cuando me enamoraba de una Venus
mis sentimientos no eran informáticos
pero ahora debo pedir permiso
hasta para escribir con el
News gothic
Te urjo amor que cambies de formato,
prefiero recibirte en
Times new roman
mas nada es comparable a aquel desnudo
que era tu signo en tiempos de la Remington.

Windows 98

Prima del fax, del modem e dell’e-mail
la vergogna era solo artigianale,
lo stoppino si accendeva con un fiammifero
e si scrivevano fogli come bolle.
Prima i baci andavano alla tua bocca,
oggi obbediscono a un tasto “Invia”,
il mio cuore si rannicchia nel suo software
e il mouse esce a cercare sciocchezze.
Quando mi innamoravo di una Venere
i miei sentimenti non erano informatici,
ma ora devo chiedere il permesso
persino per scrivere con il News gothic.
Ti imploro amore di cambiar formato,
preferisco riceverti in Times new roman,
ma niente è paragonabile a quello, nudo,
che era la tua impronta ai tempi della Remington.

3 commenti:

  1. Guarda: se mi dice qualche cosa non lo so: lo devo stampare e leggerlo con calma.
    Però, di dov'era luiqui? Uruguagio? Sudamericano comunque: esattamente quel che mi ci vuole per evitarmi di leggere n'altra roba più pesante e arrivare comunque all'obiettivo prefissato... ehm... di tamponamento... hurrhump... Saresse stato più adatto un post prima, ma è cascato qui, che ci vogliam fare...

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  2. Salve, Popinga.

    E grazie di questo bellissimo post. L'ho citato nel post che oggi dedico a Mario Benedetti sul sito-rivista www.fulminiesaette.it

    Fulmini

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  3. Rincón de haikus: in tre righe, immensa profondità.

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