Hamletmachine (omaggio a Nevio Gàmbula)
Il dramma non ha avuto luogo. Il testo si è perduto.
I volti degli attori appesi nel guardaroba. Muto,
nella sua fetida buca, marcisce il suggeritore.
Ofelia si strappa l'orologio che le faceva da cuore.
In platea cadaveri irrigiditi, spettatori divenuti pazzi.
Non si può certo dire che sia l’Amleto di Albertazzi.
‘63 + ‘77 = ‘48!
Colto da ebete straniamento.
da illusionistica epifania,
con rizomatico travestimento,
m’inabissai nella poesia.
Con Bachtin sul comodino
e mise en abyme cognitiva,
gustai Celati con Arbasino,
e Balestrini appena usciva.
Fumata Malerba con gli Indiani,
tergendo un po’ di Sanguineti,
mi risvegliavo l’indomani
territorializzando i miei secreti.
Farsesco nonsenso della vita
e sbeffeggiante batter d’ali,
decisi un giorno di farla finita
con siffatte seghe mentali.
Balestriniana
Specchio del tempo, il bello di cattivo gusto,
è la merda, del mezzobusto, del bellimbusto,
del pubblico di merda che paga per applaudire,
stelline di merda, conduttori da interdire.
È difficile ribellarsi al letame che passa:
vivere in sintonia con la cultura di massa
è vivere nel miglior mondo oggi possibile.
Per tutti la merda pare ormai irresistibile.
Culex pipiens
Si posa, bilanciandosi alta
su trampoli segmentati,
curvando in basso gli estremi,
per nostalgia della gravità.
Decolla con ali sottili,
le zampe oscillanti, silenziosa,
fastidioso coagulo d’aria,
fluttuante frantume di spettro.
Si avvicina furtiva,
invisibile nucleo di una forza
che intorpidisce, fiaccando
l’umana diffidenza.
In un lampo succhia il suo liquore,
il sangue rosso e vivo:
il tempo di assaporarlo rapita,
con un sorriso di trasgressione.
Ondeggia soddisfatta,
petulante kazoo nell’orecchio,
quando va in cerchi e spirali,
a ribadire il suo potere.
Uno spruzzo l’avvolge,
e cade gonfia e attonita:
il suo cadavere traslucido
si unisce a decine di altri.
Dicono che le sue impronte
paiono visi di potenti:
giurano alcuni di aver visto
quelle facce di Culex.
La fine (lessico per vincere un premio letterario)
Pena, tristezza,
mestizia, dolore,
sfinimento, lacrime,
incomprensione.
Rimpianto,
attesa vana,
speranze infrante,
separazione.
Cielo grigio,
sforzi inutili,
sudori freddi,
magone.
Afa insopportabile,
malattia,
solitudine,
delusione.
I nostri poveri morti,
requiem aeternam,
corona di spine,
prostrazione.
Occasioni perdute.
Suicidio? No,
lenta
consunzione.
Il dramma non ha avuto luogo. Il testo si è perduto.
I volti degli attori appesi nel guardaroba. Muto,
nella sua fetida buca, marcisce il suggeritore.
Ofelia si strappa l'orologio che le faceva da cuore.
In platea cadaveri irrigiditi, spettatori divenuti pazzi.
Non si può certo dire che sia l’Amleto di Albertazzi.
‘63 + ‘77 = ‘48!
Colto da ebete straniamento.
da illusionistica epifania,
con rizomatico travestimento,
m’inabissai nella poesia.
Con Bachtin sul comodino
e mise en abyme cognitiva,
gustai Celati con Arbasino,
e Balestrini appena usciva.
Fumata Malerba con gli Indiani,
tergendo un po’ di Sanguineti,
mi risvegliavo l’indomani
territorializzando i miei secreti.
Farsesco nonsenso della vita
e sbeffeggiante batter d’ali,
decisi un giorno di farla finita
con siffatte seghe mentali.
Balestriniana
Specchio del tempo, il bello di cattivo gusto,
è la merda, del mezzobusto, del bellimbusto,
del pubblico di merda che paga per applaudire,
stelline di merda, conduttori da interdire.
È difficile ribellarsi al letame che passa:
vivere in sintonia con la cultura di massa
è vivere nel miglior mondo oggi possibile.
Per tutti la merda pare ormai irresistibile.
Culex pipiens
Si posa, bilanciandosi alta
su trampoli segmentati,
curvando in basso gli estremi,
per nostalgia della gravità.
Decolla con ali sottili,
le zampe oscillanti, silenziosa,
fastidioso coagulo d’aria,
fluttuante frantume di spettro.
Si avvicina furtiva,
invisibile nucleo di una forza
che intorpidisce, fiaccando
l’umana diffidenza.
In un lampo succhia il suo liquore,
il sangue rosso e vivo:
il tempo di assaporarlo rapita,
con un sorriso di trasgressione.
Ondeggia soddisfatta,
petulante kazoo nell’orecchio,
quando va in cerchi e spirali,
a ribadire il suo potere.
Uno spruzzo l’avvolge,
e cade gonfia e attonita:
il suo cadavere traslucido
si unisce a decine di altri.
Dicono che le sue impronte
paiono visi di potenti:
giurano alcuni di aver visto
quelle facce di Culex.
La fine (lessico per vincere un premio letterario)
Pena, tristezza,
mestizia, dolore,
sfinimento, lacrime,
incomprensione.
Rimpianto,
attesa vana,
speranze infrante,
separazione.
Cielo grigio,
sforzi inutili,
sudori freddi,
magone.
Afa insopportabile,
malattia,
solitudine,
delusione.
I nostri poveri morti,
requiem aeternam,
corona di spine,
prostrazione.
Occasioni perdute.
Suicidio? No,
lenta
consunzione.