mercoledì 17 giugno 2009

Le rane



Oggi è domenica e c’è il sole. Prendiamo la bici e ci allontaniamo dalla città, verso la bassa, zona di abbazie e risorgive, di campagne ordinate e di stagni. Ci accorgiamo che rispetto a quando eravamo bambini la bassa è più in basso, cioè è arretrata di una decina di chilometri. Forse non è la bassa che è arretrata, ma è la città che è avanzata, ma, ai fini pratici, è lo stesso: venti chilometri a/r di pedalate in più. Raggiungiamo un piccolo stagno che si è fatto notare per il gracidare delle sue rane. Ci togliamo scarpe e calze e mettiamo i piedi a mollo per vedere le rane e i girini, tornando un attimo a sognare di diventare delle Giovani Marmotte, come facevamo in quinta elementare. Improvviso, un pensiero si fa strada nella nostra mente, e il bambino e la Giovane Marmotta scompaiono per far posto al solito adulto razionale.

Tutti sanno che la rana depone le uova. E tutti sanno che le uova diventano girini che poi diventano rane. Il processo è continuo. L’uovo lentamente, inesorabilmente, senza eventi improvvisi, si girinizza e comincia a sguazzare nell’acqua dello stagno. Altrettanto lentamente, altrettanto inesorabilmente, il girino poi si ranizza e incomincia a gracidare. Ma quando un uovo è diventato un girino? E quando un girino è diventato una rana? Siamo in grado di stabilire l’accadere di un evento emergente in una serie continua di eventi discreti? In realtà, a ben pensarci, non sapremo mai quando un uovo diventa un girino e quando un girino diventa una rana. Non riusciamo a stabilire un prima (l’uovo) e un dopo (il girino), anche se sappiamo sin dall’inizio che l’uovo diventa un girino. Lo stesso discorso potremmo farlo per la seconda parte dello sviluppo dell’essere anfibio chiamato rana e stabilire il prima (il girino) e il dopo (la rana).

In realtà sappiamo già dall’inizio che l’uovo alla fine diverrà una rana. Possiamo già dire allora che l’uovo è una rana? Beh, l’uovo contiene in sé i presupposti che lo faranno diventare una rana, va bene, ma non è certo una rana. Una rana saltella, gracida in coro con le altre rane, allunga la lingua e cattura insetti, si fa pescare dai francesi e dagli italiani che la mangiano (cosa che fa inorridire gli inglesi). Un uovo di rana tutte queste cose non le fa. Anzi, riflettendo sulla fine della rana, possiamo legittimamente pensare, siccome tutte le rane muoiono, indipendentemente dal loro destino gastronomico, che l’uovo contenga in sé il destino di diventare un cadavere di rana. In questo caso possiamo stabilire, con un certo grado di certezza, un prima (rana viva) e un dopo (rana morta)? La morte è la fine di una continuità, è un evento drammatico anche secondo la logica. Mah! Pensandoci bene, che cosa ci fa dire che la rana è morta? Il fatto che ha smesso di muoversi? O perché non gracida più? O perché il suo cuore ha smesso di battere? O perché il suo cervello non pensa più stagni e rane dell’altro sesso e insetti da mangiare? Ci sembra di essere tornati all’inizio. Non sappiamo né quando un uovo diventa girino, né quando un girino diventa una rana, e ora non siamo neanche in grado di stabilire quando una rana viva diventa una rana morta. Bell'affare!

Usciamo dall’acqua, ché a lungo andare vengono i reumatismi. Ci sediamo sulla piccola spiaggia che si è formata ai bordi dello stagno. Raccogliamo un granello di sabbia: è un mucchio? Certamente no. E due granelli costituiscono un mucchio? Tre granelli? Diecimila granelli? Per la miseria, quando un numero n di granelli di sabbia costituisce un mucchio? Decidiamo di stabilire noi quando, dicendo che il mucchio è costituito da un minimo di mille granelli. Va bene, ma allora 999 granelli non lo costituiscono. Strana questa cosa, che n granelli costituiscano un mucchio e n-1 granelli non lo costituiscono.

Si avvicina un altro perdigiorno come noi. Ci chiede se non siamo troppo vecchi per giocare con la sabbia. Gli facciamo allora le stesse domande che ci eravamo posti prima. Secondo lui, quanti granelli di sabbia costituiscono un mucchio? Uno, due, tre, mille, diecimila? Ci pensa un po’ e poi ci dice “Io un’idea ce l’avrei, ma sono sicuro che è diversa dalla vostra”. – “E quale sarebbe?” – “Per me un mucchio deve essere costituito da un minimo di cento granelli”. – “Senta signore, la sua idea è lecita quanto la nostra, che abbiamo pensato mille. Ma non possiamo con la stessa parola definire due cose diverse: un insieme di duecento granelli sarebbe un mucchio per lei ma non per noi”.- “Caspita, è vero. Allora, sa cosa facciamo? Perché non ci mettiamo d’accordo? Stabiliamo assieme quando un certo numero di granelli diventa un mucchio!” – “Va bene, così la prossima volta che ci incontriamo sappiamo bene a cosa ci riferiamo quando parliamo di un mucchio di sabbia.” – “Ci siamo. Le sta bene se facciamo grosso modo una media tra i nostri due pensieri, diciamo 500 granelli?” – “Ottimo, conveniamo che un mucchio di sabbia deve essere costituito da almeno 500 granelli, non uno di meno.” – “Però sappiamo che il nostro è un accordo, una convenzione, perché non c’è nessun motivo che privilegi un numero piuttosto di un altro”. – “Ovviamente, ma l’importante è intendersi! Ora devo però salutarvi, devo andare di nuovo ad aiutare quello strano signore là in fondo che mi ha chiesto qualcosa che ha a che fare con un essere che cambia il numero di gambe a seconda dell’età. Buongiorno!” – “Buongiorno a lei!”.

Tornando a casa troviamo davanti alla chiesa un banchetto del Movimento per la vita. Ci si avvicina una ragazza che vuole darci un pieghevole a colori. Ha il tipico aspetto della ciellina: capelli tagliati a sfiorare le spalle, abiti casual senza essere sciatti, occhiali, solo un filo di trucco, scarpe senza tacco. Ci chiede se vogliamo firmare per la difesa della vita e contro l’aborto. Le rispondiamo che in alcuni casi l’aborto dovrebbe essere consentito entro l’ottantesimo anno dal concepimento. Ingenua o gran furbastra, finge di non aver capito: “Per i milioni di bambini uccisi prima ancora di vedere la luce, contro la legge sull’aborto che è un delitto contro la vita dell’embrione e del feto.”

Ribattiamo chiedendo se è in grado di dirci quando un ovulo fecondato diventa un embrione e quando quest’ultimo diventa un feto e quando il feto diventa un nascituro. “Di sicuro la vita c’è sin dall’inizio, un essere umano nasce nell'istante del concepimento”, - risponde sorpresa e stizzita. Scendiamo dalla bici e la rendiamo partecipe delle nostre riflessioni sulle rane e i girini, sul fatto che un uovo fecondato è vita ma non è ancora un essere completo, che portare in sé la vita vuol dire portare in sé anche la morte, che è impossibile stabilire quando un ammasso di cellule diventa un essere umano, a meno di mettersi d’accordo, ma che questo accordo non c’è. Quando si attacca alla parete dell’utero? Quando si forma la retina? Quando si forma il cervello? E nell’istante immediatamente precedente a questi eventi che cosa possiamo dire? Concludiamo sostenendo che in realtà è difficile stabilire anche quando muore un essere vivente, rana o uomo, a meno di stabilire convenzionalmente dei parametri. Ci lascia in mano il volantino e se ne va, senza neanche salutare. Mentre ci allontaniamo, vediamo che ci indica ai suoi soci. Se disponessero ancora di un braccio secolare, lo userebbero.

8 commenti:

  1. La lingua batte dove il dente duole... Ma dovevi proprio tirare in ballo girini e rane? Poveracci, che c'entrano loro?
    Ma forse ti capisco. Dalle vostre parti certe presenze devono essere ossessionanti. Si fa fatica a mantenere la calma. La Natura per fortuna resta ancora un punto di riferimento solido, inattaccabile, sovrano. Sì, è cosa buona e giusta ricorrere alla sua forza...

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  2. Poi siete entrati in casa, vi siete dati ognuno un sacco di sberle duplice mano per conto proprio ululando in qual Mondo ci capita di vivere, e infine consumata una cenetta a base di gamberi di fiume (surgelati, che si trovano pure quelli..) avrete trombato fino all'alba, spero...

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  3. caro Popinga
    manca tuttora una definizione convincente di organismo vivente. Penso però si possa essere d'accordo che l'uovo (di rana) lo sia. Infatti, a differenza di un uovo di marmo, quello di rana non solo mantiene per un certo periodo il suo stato ma addirittura, allo scopo di impedire che la sua fragile struttura deperisca per forza termodinamica, trasforma parte dei suoi componenti per fargli raggiungere una forma più stabile, che possa resistere più dell'uovo insomma. Per farlo (sembra) deve passare per vari stadi, non può nascere già completo come adulto. Perchè?
    Si può dire che il processo di sviluppo immediato richiederebbe una quantità di energia troppo elevata per fragili strutture biologiche e che quindi "è conveniente" farlo a tappe?
    Ma dallo stadio di uovo fecondato in poi noi sappiamo che quell'escamotage, di cui sopra, appartiene a un vivente, in questo caso un anfibio, in altri un mammifero. La sua, dell'uovo, è solo una strategia di dilazione per evitare un surplus energetico che lo ucciderebbe. (Negheresti la laurea ad uno che se la merita solo perchè dodicenne?)
    Detto questo sono favorevole all'aborto (al 70% ...va) ma per altri motivi.
    Bye

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  4. ma + o meno in ke mese si riproducono le rane ?? Ho urgenza di saperlo !! Grazie

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  5. @ Anonimo: La maggior parte delle specie delle zone temperate si riproduce nel tardo autunno o nella primavera. In Europa il mese più fecondo è febbraio, quando la temperatura dell’acqua è relativamente bassa (tra i 4 e i 10 gradi). La riproduzione in queste condizioni aiuta lo sviluppo dei girini a causa del fatto che l’ossigeno disciolto nell’acqua è più abbondante che a temperature più elevate. Inoltre la riproduzione all’inizio della primavera assicura la disponibilità di cibo quando le rane si sviluppano e crescono nella bella stagione.

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  6. Immagino che tu sappia che dallo stesso discorso si potrebbe tranquillamente arrivare a conclusioni opposte. Senza contare che volendo quelli che ti hanno lasciato il volantino un evento istantaneo e preciso da indicare ce lo avrebbero (la formazione dello zigote, cioè di un nuovo DNA, cioè, estremizzando, di un nuovo individuo).

    Ma non è di questo che volevo parlare. Mi interessava la tua frase: Anzi, riflettendo sulla fine della rana, possiamo legittimamente pensare, siccome tutte le rane muoiono, indipendentemente dal loro destino gastronomico, che l’uovo contenga in sé il destino di diventare un cadavere di rana.
    Da biologo la vedo in maniera leggermente differente: L'uovo contiene in sé il destino di diventare non una rana morta, bensì un altro uovo. È ovvio che potrebbe non riuscirci (potrebbe anche non diventare mai un girino), ma il suo termine ultimo quello. Per dirla con S. J. Gould, "una gallina altro non è che il sistema usato da un uovo per produrre un altro uovo".

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    1. GGG: Immagino che avrai colto il tono paradossale del post. Io sono d'accordo con Gould.

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    2. Me oui, si diceva così per chiacchierare.

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