Seduto sul cappello di un grosso boleto
assieme al cugino, venuto da Rapallo,
il rospo di Gallura chiacchierava faceto
della resistenza elettrica in un metallo.
Il batrace sardo, con sguardo intelligente,
tornava volentieri a fare il professore
iniziando col dire che si ha corrente
se c’è potenziale diverso in un conduttore.
“Fluiscono allora le cariche, gli elettroni,
che nei metalli non han vincoli esagerati:
si muovon numerosi, a milioni di milioni
(ai rispettivi atomi negli isolanti son legati).
Ma la corrente che procede nel suo veicolo
incontra sempre una certa resistenza:
essa fluisce tra gli atomi disposti a reticolo
che gli elettroni possono urtare con frequenza.
Gli urti sono numerosi se il tragitto dura
e la resistenza è funzion dalla lunghezza –
proseguì dicendo il rospo di Gallura –
e della sezione (se è sottile non c’è scioltezza).
Se passi in un corridoio assai affollato
con gente che si agita continuamente
il tuo cammino sarà più complicato:
lo stesso accade alla nostra corrente.
Se ti ricordi come aumenta il movimento
disordinato degli atomi del conduttore,
saprai allora dirmi in un momento
che la resistenza nasce da un terzo fattore”.
“Cugino mio, come posso dimenticare
la tua vecchia lezione sulla temperatura:
se T cresce, il movimento fa aumentare
e per il flusso di cariche si fa più dura!”
Cantavano infine i cugini con gaiezza:
“La resistenza in un filo è proporzionale
direttamente a temperatura e lunghezza
e in modo inverso alla sezion trasversale!”.
Questo rospo è parente delle rane di Galvani?
RispondiEliminaLPN: credo di sì, anche se sul continente ha solo un cugino a Rapallo e nessun parente a Bologna. ;-)
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