Strano destino quello dei personaggi letterari. C’è chi è stato creato da un autore e poi viene rifiutato prima ancora che abbia inizio la rappresentazione, e allora s’arrangia da solo, c’è chi continua la sua vita semplicemente cambiando autore, ma rimanendo nella stessa storia, c’è chi torna vent’anni dopo, c’è infine (ma questo infine non esaurisce la casistica, è solo che non posso andare avanti così per tutto l’articolo), c’è infine, dicevo, chi torna nella vita normale e affronta la quotidianità come tutte le altre persone, solo che non può dimenticare quella che è stata, nel bene e nel male, la sua esperienza.
Di questi ultimi si occupa Enrico Mazzardi, che è andato ad indagare il destino post–letterario di alcuni di essi, in un libro che, portandoli a nuova vita e facendoli vivere nuove vicende, li ha restituiti al mondo della letteratura, in un gioco di rimandi e slittamenti che alla fine il lettore non sa più se Renzo Tramaglino è vissuto felice e contento con Lucia Mondella oppure è stato lasciato, se Mattia Pascal diventa Adriano Meis dopo essere “morto” oppure i due personaggi convivono in un delirio bulimico e schizofrenico, se il professor Van Helsing continua ad essere il nemico di Dracula oppure un vecchio paranoico che diffida anche dell’AVIS.
Il libro di Mazzardi si intitola Soggetti smarriti (Questi non sono i Promessi Sposi) ed è uscito in aprile presso le Edizioni Il Foglio di Piombino con una dotta postfazione di Paolo Albani. Ora, chiunque conosca Albani sa che è un gran giocherellone e le sue preferenze vanno ai giocherelloni come lui, a coloro che non considerano mai un’opera letteraria qualcosa di intoccabile, ma un materiale che può essere riscritto e riciclato, con una concezione molto ecologica della letteratura che tanto bene farebbe al nostro panorama editoriale. Anch’io condivido questa idea.
Di Mazzardi già conoscevo gli interventi su Tupolev! (una volta Teflon), l’intelligente rivista letteraria online che ha fondato assieme a quell’altro strano soggetto, per ora non ancora smarrito, che risponde al nome di Mattia Filippini. Così ho ordinato il libro e l’ho letto, scoprendo che la signorina Provvidenza, tanto esaltata dal Manzoni, è in realtà un gran puttana e che sbagliare a sillabare il cognome Bartegazzi può cambiare una vita. Sono cose che lasciano il segno e per le quali val la pena spendere i 12 euri del prezzo di copertina.
Mi sa che sì, anche se ultimamente non riesco più a leggere tutto quello che vorrei. Perdo troppo tempo con i blog. No non questo.
RispondiEliminaJuhan, puoi leggerlo sotto un bersò mentre le donne vangano.
RispondiEliminainteressante! ;)
RispondiEliminaSono rimasto colpito dalla scoperta - fatta sulla postfazione dell'Albani - che anagramma di Alessandro Manzoni è "sa darmi sonnolenza". La mia domanda è dunque: ma siamo sicuri sicuri sicuri che non siano i Promessi Sposi?
RispondiEliminaCerto, tant'è vero che l'anagramma di Alessandro Manzoni, secondo alcuni, è Enrico Mazzardi.
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