Io sono un cetriolo, provengo da una stirpe di cetrioli. Trascorro le giornate pacifico nel mio orto, e faccio il cetriolo. La mattina sorge il sole, la sera tramonta, e quando il sole tramonta vuoi dire che il giorno è finito, lo so. C'è la notte, anche questo lo so. tanto poi torna il sole. Non pensiamo molto, non diamo problemi, noi cetrioli. Un po' d'acqua, la luce, concime naturale qualche volta: non ci serve davvero molto per fare i cetrioli.
Stamattina un tizio che si chiama Pierluigi, che dice di voler mettere d’accordo tutti, è venuto nell'orto, si è guardalo un po' attorno, e mi ha scelto. Mi prende, mi pulisce dalla terra con un panno e mi mette sul carro. Sul carro ci sono quattro posti: per Pierluigi, per un imprenditore, per un lavoratore e per me, che naturalmente faccio il cetriolo.
Chi traina il carro? Un qualsiasi animale che l’imprenditore non mangi, o il gioco non funziona, diciamo una pariglia di ippogrifi. Pierluigi ha un bastone per picchiare l’imprenditore, che vuole mangiare il lavoratore, che vuole mangiare me, che sono un cetriolo e che non voglio mangiare nessuno perché sono pacifico e pacificamente mi nutro di acqua e di sole. Sul carro ci guardiamo tutti sospettosi (l’imprenditore, il lavoratore, il cetriolo), tranne Pierluigi, che sorride e ammicca. Nessuno parla: con tutto questo appetito in giro l'atmosfera è un po' tesa.
C'è una strada, la strada porta al fiume, sul fiume si trova una barca. Chi vuole attraversare il fiume deve prendere la barca, ma la barca è piccola, ci si sta al massimo in due: Pierluigi con l’imprenditore, o con il lavoratore, o con me, che sono il cetriolo. Pierluigi deve fare attenzione all’imprenditore, che sennò mangia il lavoratore, che sennò mangia il cetriolo. Il cetriolo sono io, e comincio ad avere nostalgia del mio orto.
Pierluigi prende il lavoratore, lo mette sulla barca e la porta sull'altra sponda. L’imprenditore mi annusa e stabilisce che non sono di suo gradimento.
Pierluigi ritorna, prende l’imprenditore, lo mette sulla barca e lo porta sull’altra riva del fiume. Sono rimasto solo.
Pierluigi ritorna con il lavoratore, lo fa scendere a terra, prende me e mi porta sull'altra sponda.
Pierluigi mi lascia con l’imprenditore, l’imprenditore mi annusa e, abituato com’è a cibi ben più prelibati, decide anche stavolta che non vale la pena mangiarmi. Ora non sono più solo, ma mi annoio lo stesso. Sono un cetriolo.
Pierluigi ritorna con il lavoratore. Finalmente siamo tutti sull’altra sponda.
Pierluigi posa il bastone per stringere la mano all’imprenditore, ma improvvisamente questi colpisce Pierluigi, che cade a terra tramortito. Ottenuto il passaggio, Pierluigi non gli serve più.
Quello che l'imprenditore fa con me al lavoratore non lo dico.
aaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh
RispondiElimina"...C'é che noi, caro Popiiinga, - commentò con un improvviso ìmpeto di orgoglio il Rag. Ugo Fantozzi - ceeerte cooose ormai abbiam imparato a farle da soooli! Ci abbiam mica più bisogno del sior imprenditore...noooi...hhaaaahhhh...hhoooohhhhh....."
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