martedì 5 febbraio 2013

Non avvalersi dell’IRC è un diritto

Tempo di iscrizioni per l’anno scolastico 2013–2014. Tempo di anniversari, come quello dei Patti Lateranensi, siglati l’11 febbraio 1929 tra il Fascismo e la Chiesa Cattolica. Tempo di scegliere se usufruire oppure no dell’insegnamento della religione cattolica (IRC) e di indicare una delle quattro opzioni alternative. Il numero delle famiglie e degli studenti che scelgono di non frequentare l’ora di religione è in continua ascesa, ma spesso la loro volontà è ostacolata dalle istituzioni scolastiche e formative, che adottano comportamenti illegittimi o ricorrono a mezzucci e scuse ridicole. La meritoria Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni ha pubblicato un utilissimo Vademecum che mi è sembrato utile riprodurre quasi integralmente, con una piccola mia postilla riguardante i corsi triennali di Formazione Professionale attivati in alcune Regioni. Spero che questo post si riveli utile. 


Vademecum per chi non sceglie l'insegnamento della religione cattolica 

Al fine di garantire una corretta informazione in merito alla scelta se avvalersi o meno dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole e soprattutto di vedere concretamente garantite le 4 opzioni (compresa quella delle materie alternative) a disposizione di chi non intenda avvalersene, si pubblica questo breve Vademecum informativo complessivo su tutta la vicenda dell'insegnamento della religione cattolica (IRC) e dell'ora alternativa. 

Si ricordi che IRC: 
- è un insegnamento confessionale cattolico, in quanto gli insegnanti sono selezionati dalla curia, con titoli di studio conseguiti presso istituti riconosciuti dalla Santa Sede e non con concorsi pubblici. 
 - si tratta di una condizione di privilegio nei confronti di una confessione, sia pure la più numerosa nel paese, che spesso si traduce nella presenza di una forte simbologia cattolica in una scuola che dovrebbe essere laica e pubblica. 
- è una materia pienamente facoltativa (Nuovo Concordato del 1984; sentenze che la Corte Costituzionale ha emesso sulla questione: n. 203/1989, n. 13/1991, n. 290/1992 e relative circolari applicative): avvalersi o non avvalersi dell’IRC (insegnamento della religione cattolica) è una libera scelta. L’art. 9 della legge n. 121 del 1985, che recepisce il neo-Concordato del 1984, dispone che il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi dell’IRC è garantito a ciascuno e che tale scelta non può dare luogo ad alcuna forma di discriminazione. 
- la scelta va fatta all’atto dell’iscrizione ed «ha effetto per l'intero anno scolastico cui si riferisce e per i successivi anni di corso nei casi in cui è prevista l'iscrizione d'ufficio, fermo restando, anche nelle modalità di applicazione, il diritto di scegliere ogni anno se avvalersi o non avvalersi dell'Irc» (Intesa tra la CEI e il MPI :Punto 2.1 del DPR 751/85; DL 297/94 artt..310-11, Testo Unico sulla legislazione scolastica). La scuola deve ogni anno fornire un'adeguata e tempestiva informazione per garantire la possibilità di modificare o confermare la scelta: quindi i genitori o gli studenti che intendono cambiare la scelta per l'anno scolastico successivo devono notificarlo espressamente alla scuola entro gennaio-febbraio, mesi delle iscrizioni. 

Se non ci si avvale dell’IRC ci sono quattro diverse possibilità, che le scuole sono tenute a garantire tutte
1) “attività alternative” all’IRC (indicate nei moduli delle scuole come “attività didattiche e formative”) . Per la difficoltà di gestire l’orario degli insegnanti, per la carenza di fondi, per i tagli al personale, le scuole tendono a non attivarle. Ma, se sono richieste (anche da un solo studente, così come per l’IRC), la scuola è tenuta ad organizzarle. Sono deliberate dal Collegio dei docenti,sentito il parere di alunni e genitori, e prevedono un programma e un docente apposito, oltre alla valutazione del profitto sotto forma di giudizio (escluso dalla media dei voti). Occorre chiarire che l’attività alternativa è dovuta e, qualora non ci fossero i docenti, si deve procedere alla chiamata di un incaricato, come si farebbe per qualsiasi altra disciplina. Le attività sono finanziate con i fondi di appositi capitoli di spesa stabiliti ogni anno, regione per regione, con la Legge Finanziaria ("Spese per l'insegnamento della religione cattolica e per le attività alternative all'insegnamento della religione cattolica, con esclusione dell'IRAP e degli oneri sociali a carico dell'amministrazione"). 
2) studio individuale: la scuola deve individuare locali idonei ed assicurare adeguata assistenza. 
3) libera attività di studio e/o ricerca senza assistenza di personale docente. La scuola è comunque tenuta a garantire la sicurezza e la vigilanza. 
4) non essere presente a scuola: chi non ha scelto l’IRC non ha alcun obbligo, e quindi non è tenuto ad essere presente a scuola durante l’ora di IRC.. Naturalmente i genitori degli allievi minorenni devono dichiarare per iscritto che consentono ai figli di assentarsi dalla scuola in quelle ore. Questa possibilità è stata inizialmente definita dalla circ. min. 9/1991 applicativa delle sentenze della Corte costituzionale n.203/1989,n.13/1991 per le quali chi non segue l’insegnamento della religione cattolica è in uno "stato di non obbligo". 

Non obbligo significa non essere costretti a nulla contro la propria volontà. (ad es. non si può essere trasferiti in classi diverse dalla propria, non si può essere costretti a stare in classe durante l’IRC, non si può essere costretti a scegliere l’uscita dalla scuola se non è una libera scelta, non si può essere costretti a fare un’attività alternativa se non si è liberamente scelta quell’opzione). Ovviamente l'insegnante di RC non deve partecipare agli scrutini di chi non si avvale. Per chi si avvale, il DPR 202 /1990 al punto 2.7 recita : “nello scrutinio finale, nel caso in cui la normativa statale richieda una deliberazione da adottarsi a maggioranza, il voto espresso dall’insegnante di religione cattolica, se determinante, diviene un giudizio motivato iscritto a verbale”, ciò al fine di evitare promozioni (o bocciature) determinate soltanto dalla scelta dell’IRC. Tale norma vale anche, allo stesso modo, per i docenti di materia alternativa. 

Anche se questa disposizione non dovrebbe dare adito a interpretazioni controverse, vi sono sentenze discordanti emesse da Tribunali Amministrativi Regionali. Che il giudizio motivato, trascritto a verbale, non sia rilevante sul piano del computo effettivo dei voti è chiaramente affermato nella Sentenza n. 780 del 16 ottobre 1996 emessa dalla prima sezione del TAR del Piemonte, oltre che dalla limpida interpretazione del ministro P.I. on. Giancarlo Lombardi, in carica nel 1990. 

COMPORTAMENTI ILLEGITTIMI

Sulla base di quanto detto e in rapporto alla laicità della scuola pubblica, alcuni comportamenti tenuti dalla scuola sono illegittimi. Ad esempio: 
• non organizzare le attività previste e scelte in alternativa all'IRC 
• consegnare moduli che non prevedono rigorosamente le 4 opzioni 
• convincere i genitori a cambiare la scelta espressa 
• impedire di cambiare la scelta da un anno all'altro 
• impedire all'allievo di uscire dalla scuola durante l'ora di religione e/o fissare l'IRC in un orario che impedisca l'uscita da scuola (in particolare nella scuola materna ed elementare) 
• utilizzare l'ora di religione per altre attività scolastiche 
• fare propaganda religiosa all'interno della scuola (visite pastorali, pellegrinaggi, benedizioni...) 
• valutazione in pagella dell'IRC e/o delle attività alternative 
• richiesta di pagamento per usufruire delle attività alternative. A tale proposito in una nota del 7 marzo 2011 del ministero dell’Economia e delle Finanze concordata con il MIUR si evidenzia che : Al riguardo, poiché a seguito della scelta effettuata dai genitori e dagli alunni, sulla base della normativa vigente, di avvalersi dell'insegnamento delle attività alternative, le stesse costituiscono un servizio strutturale obbligatorio, si ritiene che possano essere pagate a mezzo dei ruoli di spesa fissa. 

Non avvalersi dell’IRC è un tuo diritto: esigi che sia pienamente rispettato! 


ORA ALTERNATIVA ALL’IRC: UN DIRITTO CHE DEVE ESSERE GARANTITO 

La C.M. n. 9 del 18 gennaio 1991, sulla base degli accordi di revisione del Concordato stipulati nel 1984 fra lo Stato italiano e la Santa Sede ed in ottemperanza alla sentenza della Corte Costituzionale n°13/1991, chiarisce il carattere pienamente facoltativo della frequenza dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche. In particolare, stabilisce per coloro che non intendono avvalersi di tale insegnamento la possibilità di scegliere fra quattro differenti opzioni: non presenza a scuola durante le ore di IRC, studio assistito da parte di personale docente, studio non assistito nei locali dell’istituto scolastico, attività didattiche e formative (meglio note come “ora alternativa”). 

Il mondo laico, com’è noto, rifiuta in linea di principio la presenza all’interno della scuola pubblica di un insegnamento di natura confessionale (non si tratta infatti di una storia delle religioni o del fatto religioso) impartito da docenti scelti dalle autorità ecclesiastiche ma pagati dallo Stato italiano con i soldi di tutti i contribuenti (si noti, fra l’altro, che i tagli previsti dai nuovi quadri orari legati alla riforma “Gelmini” risultano ancor più consistenti se si tiene conto che in essi viene conteggiata anche l’ora di religione, la quale, essendo facoltativa, non dovrebbe essere computata nell’offerta formativa). Negli ultimi anni il dibattito si è fatto particolarmente vivace e si è intrecciato con quello più ampio sull’opportunità di introdurre nella scuola pubblica un insegnamento del fatto religioso o di storia delle religioni (e non solo di quella cattolica) non confessionale e fondato su criteri di scientificità; e, in caso di risposta affermativa, sull’alternativa fra l’ipotesi che tale insegnamento venisse diluito all’interno delle discipline già esistenti e quella che esso fosse una disciplina pienamente autonoma con tanto di docenti, voto e orario specifici. In effetti, sono stati praticati alcuni esperimenti miranti a introdurre tale insegnamento proprio nell’ambito dell’ora alternativa. Si tratta di tentativi interessanti e da incentivare, ma è importante ribadire che in nessun caso essi devono portare ad indebolire l’assoluta facoltatività dell’IRC, ed in particolare l’effettiva possibilità di scegliere di non avvalersi di alcun insegnamento ad esso alternativo. 

Resta il fatto che attualmente il problema principale è quello di garantire l’effettiva agibilità di tutte le scelte previste dalla normativa. In particolare, appare preoccupante il fatto che negli ultimi anni è diventato sempre più difficile per studenti e famiglie ottenere l’attivazione dell’ora alternativa; cosa che appare assai grave sia in linea di principio che per le sue concrete conseguenze. Innanzitutto, infatti, l’esigibilità di un diritto garantito dalla legge deve essere difesa da tutti i laici, anche da coloro che non nutrono particolari entusiasmi per l’ora alternativa. In secondo luogo, mentre nelle scuole superiori la non attivazione dell’ora alternativa si traduce perlopiù nell’uscita da scuola, la situazione è ben diversa nel caso della scuola primaria e media inferiore. (…) In molte scuole l’ora alternativa non viene attivata, anche a fronte di un numero di richieste non sempre irrilevante. Soprattutto nelle scuole primarie il risultato concreto è che durante le ore di IRC i bambini non avvalentisi vengono spesso parcheggiati in altre classi o invitati ad essere presenti come uditori alle lezioni di religione; quando non sono gli stessi genitori, timorosi di vedere i propri figli abbandonati a se stessi, a preferire da ultimo farli frequentare l’IRC. 

Il pretesto addotto dai dirigenti scolastici per non attivare l’ora alternativa è che le scuole, a maggior ragione in questo periodo di tagli dei finanziamenti, non sarebbero in grado di sostenerne i costi. In realtà i decreti del Ministero dell’Economia e delle Finanze stanziano ogni anno cifre cospicue per il pagamento sia dei docenti di IRC a tempo determinato, sia degli insegnanti di ora alternativa: in particolare, a livello piemontese sono disponibili ogni anno circa 38 milioni di euro ripartiti fra i vari ordini di scuola. Pertanto non c’è alcun bisogno che i dirigenti scolastici raschino il fondo di bilanci di istituto sempre più dissestati; è sufficiente che, a fronte di richieste di ora alternativa, richiedano i fondi necessari disponibili a livello regionale. 

Insomma, la situazione è in grande movimento e va tenuta costantemente sotto controllo, per evitare abusi e inadempienze e l’associazionismo laico è pronto a continuare la propria battaglia anche su questo terreno, al servizio dei diritti degli studenti, delle famiglie e della laicità della scuola. 

Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni 


NOTA SUI CORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE TRIENNALI 

Aggiungo che il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione è assicurato anche mediante la frequenza di percorsi di istruzione e formazione professionale attivati presso alcune regioni e gestiti da Enti di Formazione e/o dalle istituzioni scolastiche. L'obbligo di istruzione, nel rispetto delle norme e delle leggi nazionali, è assolto anche attraverso la frequenza dei primi due anni di tali percorsi. Pertanto gli standard formativi minimi dei primi due anni di tali percorsi rispondono alle finalità e ai curricula definiti dal MIUR, che ne assicurano l'equivalenza formativa, compreso l’insegnamento delle religione cattolica e la facoltà di non avvalersi di tale insegnamento. Le regioni hanno recepito la normativa nazionale anche a tale proposito, per cui gli Enti di Formazione (in gran parte di ispirazione cattolica) sono tenuti sin dall'atto dell’iscrizione ad assicurare la possibilità di scelta degli studenti e delle loro famiglie di avvalersi oppure no dell’IRC e di richiedere le attività alternative previste.

12 commenti:

  1. Non sono d'accordo con molte delle cose che dici.
    Che esista un problema, è vero. Ma la situazione non è così semplice come viene presentata.
    Innanzitutto, dopo il concordato-Craxi, la scelta degli insegnanti di RC non è più in balìa dell'assoluto arbitrio delle Diocesi. I titoli di studio devono rispondere a criteri precisi e precisati. Che non esistano nelle università italiane cattedre o corsi di laurea in teologia, è un portato del laicismo risorgimentale, con tutto quello che ne è conseguito. Oggi ci si deve accontentare, ed è già un passo avanti,che siano laureati in filosofia, lettere o cose simili. Le pressioni verso le famiglie sono spesso citate, ma nella mia esperienza emiliana, quella che ho percepito è proprio la situazione opposta. La scuola spinge per la scelta del "far nulla", arrivando a contattare individualmente le famiglie che scelgono di "avvalersi". Ovviamente, quando, specie alle superiori, e per varie motivazioni, il numero dei richiedenti è minoritario. Un aspetto paradossale, del tutto contrario allo spirito e alla lettera del concordato, è il dare per scontato che i giovani non cristiani (e in molte scuole, i figli di musulmani non sono pochi) debbano astenersi.
    La conoscenza della religione cattolica, e l'IRC ne è la conseguenza, è invece ritenuto, nel Concordato, come condizione necessaria per la conoscenza della storia della cultura dell'arte italiana. Lo stesso spirito, e la stessa laicità, che non possono costringere nessuno a "essere religioso", a battezzare i figli, a sposarsi in chiesa...esige che certe nozioni vengano in un qualche momento, impartite ai bambini e ai giovani. Non un insegnamento anodino di "storia delle religioni", che sè i può e si deve fare in Storia e Filosofia, ma proprio la religione cattolica deve essere conosciuta. Possiamo immaginare futuri italiani, di origine maghrebina, che debbano studiare Dante, Manzoni, Petrarca, ma anche i Lumi, Nitsche, Croce... senza sapere nulla della religione cattolica ?
    A noi riesce difficile immaginare che effetto faccia visitare gli Uffizi a chi è, oltre che legittimamente ateo, del tutto all'oscuro di nozioni per "noi" ovvie, quasi innate.
    Chi sono quelle persone con un bambino in un rudere di capanna, con strani personaggi inturbantati? E quella bella signora elegante che guarda amorosa due bambinelli seminudi che giocano con un cardellino? O quella giovane inginocchiata che guarda dubitosa un essere alato ?
    E non parliamo della miriade di segni simboli, allusioni e richiami sparsi in quasi tutte le opere d'arte, almeno fino a un paio di secoli fa.
    Paradossalmente, tenderei a dire che l'IRC dovrebbe restare facoltativo per le famiglie cattoliche, e divenire obbligatorio per atei e appartenenti ad altre religioni.
    Enrico D.

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    1. Enrico, ti rispondo per punti:
      a) insegnanti di religione: ci mancherebbe altro che non siano laureati. Resta il fatto che non sono assunti per concorso, come tutti gli altri, ma sono indicati dalle Curie;
      b) condizionamenti: forse l'Emilia è diversa, ma in tutto il resto d'Italia avviene il contrario. Al Sud poi esistono intere città dove non vengono attivate le ore alternative. Nella cattolicissima Lombardia gran parte degli enti di formazione professionale non distribuiscono neanche il modulo per la scelta.
      c) storia dell'arte: perché allora non fare direttamente storia dell'arte? Quello che so di arte cristiana, dalle icone alla madonna che appare al beato Simeon Stock, l'ho imparato facendo storia, italiano e storia dell'arte. I preti che mi insegnavano religione non avevano studiato nelle accademie, ma nei seminari;
      d) allievi di altre religioni: è chiaro lo scopo non sarebbe l'integrazione, ma l'indottrinamento. La cultura di un popolo è anche la sua religione, sono d'accordo, ma di Agostino, Tommaso d'Aquino, San Francesco me ne hanno parlato i prof di lettere. Quelli di religione, se non facevano dottrina, si limitavano all'aneddoto edificante. Oppure, spesso, non facevano un cazzo.

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    2. Sì,ora sta a vedere che la storia dell'arte è fatta solo di madonne e crocefissi...
      Chissà perché poi il problema è quello di chiedersi "chi è quel bambino nella capanna" mentre invece può trascurare di sapere perché "quella ragazza nuda sulla conchiglia ha dei tizi che le sbuffano addosso e le gettano addosso una coperta" O forse che durante le ore di religione cattolica si insegna anche la nascita di Venere con le mitologie elleniche annesse?

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  2. A parte le possibili differenze regionali, mi sembra che nell'affrontare il problema si rischi di mescolare la "teoria" con le applicazioni pratiche e le degenerazioni applicative.
    A Bologna, la quasi toatlità delle scuole ha bandito il presepio. Chi spiegherà ai bambini ignari il senso storico di una tradizione che si basa su una credenza, su una fede, di cui sono intrisi secoli di storia e di cultura?
    A Bologna da mezzo secolo, gli insegnanti di religione sono laici in grande maggioranza; e spesso devono fare salti mortali per coprire lacune prodotte dai prof di lettere.
    Parli di san Francesco: il prof di lettere medio lo presenta come un bizzarro ecologista ante-litteram, un po' hippy, privo di qualsiasi visione morale o religiosa.
    Se l'esperienza tua (e di altri) è così divergente, significa proprio che abbiamo tutti la tendenza a confrontare la "teoria" che ci piace con la degenerazione della posizione contraria.
    Qualcosa del genere accadeva con la diatriba servizio militare-servizio civile, in cui si presentavano sempre gli esempi deteriori della posizione contraria alla preferita, di cui si dipingeva l'affresco idilliaco...
    Enrico

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  3. Mia esperienza (Toscana)
    Per 3 anni (dalla prima alla terza elementare) la materia alternativa è partita in ritardo (a febbraio) e fin lì le opzioni erano: disegnare stando per terra, senza sedia, nel corridoio. Essere spostati in una auletta-sgabuzzino attrezzata per una compagna disabile che ha bisogno di uno spazio personale ed essere assistiti dall'insegnante di sostegno. Essere spostati nella classe parallela, stando seduti, ma senza banco, con il divieto di partecipare alla lezione. Essere spostati in palestra, ma con il divieto di muoversi.
    Poi inizia l'attività: per 3 anni "educazione alimentare".
    Quest'anno (dopo richiami, avvisi, e pesanti lettere "minacciose") l'attività è partita con "solo" due mesi di ritardo. Forse anche perché il preside è un po' meno bacchettone del precedente.

    Certe vigliaccate lasciano il segno. Penso che Dante, già che si parla di lui, questa gente qua l'avrebbe messa in un girone piuttosto basso, a bagno nella cacca e con una palla di piombo al piede: che non sia manco necessario aspettare l'onda!


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    1. Il senso di tutto ciò è che a una legislatura vigliacca e dissennata fanno da contorno scuole piene di persone di cervello poco fino. Prima di sciacquarci la bocca con la cultura, la nostra storia, le nostre tradizioni, la nostra identità culturale ecc., faremmo bene a capire quale segno lascia su un bambino il fatto di essere discriminato e penalizzato con piccole e sottili cattiverie. Che sono piccole per un adulto ma possono essere distruttive per un bimbo. La schifezza di queste meschinità è accentuata dal fatto che esse colpiscono oltre a alcuni bimbi di robusta famiglia laica (in questi casi ciò è positivo e può servire per far crescere in loro un sano anticlericalismo), anche numerosi figlioli di immigrati, che gia' subiscono altre discriminazioni di origine/carattere sociale e economico...
      La vasca di cacca dantesca deve essere profonda almeno un paio di metri.

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  4. Vorrei rispondere anch'io ad Enrico, su un punto: la laurea per gli insegnanti di religione è obbligatoria da poco. E' vero, come dice anche l'autore del blog, che gli insegnanti sono tutti laureati, ma nella maggior parte dei casi non si tratta di lauree vere e proprie: molti di loro hanno seguito corsi parauniversitari di qualche anno che poco hanno a che vedere con una laurea in teologia. Questo spiega perchè molti insegnanti di religione sono in realtù ignoranti sulla religione stessa, nel senso che conoscono poco la Bibbia, specialmente il Vecchio Testamento, e spesso evitano di far lezione seriamente proprio per questo. Paradossalmente era molto meglio quando l'ora di religione era assegnata a un prete, mediamente i laici sono molto più ignoranti. Il mio insegnante di religione era un sacerdote che prendeva appunti in latino, parlava in greco antico e conosceva bene anche l'aramaico, oltre ad essere un grande conoscitore della filosofia, in particolare della Scolastica e della storia dell'arte (e di molto altro). Era però un'eccezione, non solo rispetto ai prof di religione, ma rispetto alla maggior parte dei prof di tutte le altre materie.
    Per quanto mi riguarda, l'ora di religione, per come è strutturata, va a svantaggio dell'immagine della religione stessa (lo diceva anche l'illuminato Cardinale Martini, che la stessa Curia faceva finta di non ascoltare su questa e altre questioni). So di molti genitori contrari all'ora di religione che però non esonerano i figli per la (fondata) paura che questi si sentanon diversi, isolati dal gruppo o in qualche modo svantaggiati (e la testimonianza di Anonimo dalla Toscana offre alcuni esempi).
    La scuola è una istituzione laica, e come tale dovrebbe semmai garantire l'insegnamento della storia delle religioni a chi ha un curriculum specifico, o l'insegnamento dell'etica come proposto in Francia.

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  5. Continua:
    Ricordiamo inoltre che mentre noi insegnanti "comuni" ricopriamo una cattedra fortemente vincolata al numero degli alunni, i colleghi di religione conservano la titolarità in una scuola anche se insegnano in classi nelle quali una grossa parte è esonerata dall'ora di religione (questo succede frequentemente nelle scuole superiori). Inoltre i docenti di religione, al contrario degli altri, maturano gli scatti di anzianità anche da precari. Non superano concorsi pubblici per ottenere un posto di lavoro a tempo indeterminato, ma sono scelti in maniera molto discrezionale dalla Curia (alcune stilano delle graduatorie, ma è una loro scelta).
    Insomma, io non ce l'ho con i colleghi di religione: loro si sono trovati in un sistema con certe regole e si sono inseriti all'interno; sono sicura che molti di loro si rendono conto di ingiuste situazioni di privilegio ma non lo ammetteranno mai (e chi lo farebbe al loro posto?). Quello che non va è l'intero sistema, che permette loro di ottenere privilegi di vario tipo (ad esempio un passaggio di cattedra da religione a filosofia, scavalcando colleghi precari da anni o di ruolo con meno anzianità, è successo in passato!!) grazie al fatto che hanno cominciato la loro carriera e ottenuto il posto di ruolo senza il faticoso e talvolta lungo percorso che tocca a molti di noi laureati in matematica, fisica, storia, lingue...
    Eppure, senza voler colpevolizzare le singole persone che hanno approfittato di una serie di vantaggi di cui non hanno colpa, una volta che certi privilegi sono stati acquisiti è difficilissimo tornare indietro. Per questo è importante vigilare, non essere arrendevoli, stare attenti all'istituto in cui iscrivere i propri figli. Basta informarsi, prima dell'iscrizione, chiedendo se la scuola offre l'ora alternativa e di che tipo. Quando i dirigenti si rendono conto che le iscrizioni possono diminuire in mancanza delle attività alternative, si può star certi che le attività verranno organizzate. La corsa alle iscrizioni da parte delle varie scuole per assicurarsi più fondi e scongiurare gli accorpamenti è uno degli effetti più deleteri dell'autonomia scolastica, ma quest'ultima presenta anche dei vantaggi: basta ottenere le informazioni giuste e il gioco è fatto. Ormai le scuole, pur di non perdere iscritti, istituirebbero pure l'ora di giochi di prestigio.

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    1. PS: a sostegno di quanto scritto (la maggior parte dei docenti di religione non sono in realtà laureati) si legga il seguente articolo:

      http://www.repubblica.it/scuola/2012/06/28/news/insegnanti_religione-38158427/

      Il clero, che sprovveduto non è, si è reso conto che l'insegnamento della IRC è caduto troppo in basso e sta correndo ai ripari. Tuttavia questa misura non è stata presa prima, suppongo perchè trovare laureati in teologia non è semplice, e si aveva bisogno di molti insegnanti per occupare tutti i posti possibili nelle scuola pubbliche (persino nella scuola dell'infanzia!!!). Ora che i posti disponibili sono in minor numero, ecco che si cerca personale più qualificato. Tuttavia, finchè la materia non sarà luogo a una valutazione nello stesso modo in cui funziona con le altre, sarà sempre una materia di serie C mal studiata e mal insegnata. Per finire, appoggio in pieno il secondo commento di Anonimo sulle discriminazioni forse di poco conto per un adulto, ma che incidono profondamente sull'animo di un bambino. Gli insegnanti di religione della scuola dell'infanzia e della primaria dovrebbero essere i primi a preoccuparsene.....

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  6. Sono Tommaso Mirabella, uno studente Catanese esonerato dalla religione che si sente perplesso riguardo alcune parti della legge sull'esonero.
    1- Se non ho segnato una delle 4 opzioni all'inizio dell'anno, perché incerto su quale sarebbe stata l'ora alternativa, ho diritto a scegliere adesso?
    2- Se scelgo l'ora alternativa e sono l'unico studente della scuola a farne richiesta, la scuola è tenuta a fornire il professore, se necessario rivolgendosi al provveditorato, anche a metà anno?
    3- Nel modulo della mia scuola la scelta che prevede l'uscita da scuola recita: << Uscita/entrata anticipata/posticipata nel caso in cui la materia sia a ultima o a prima ora>>. Dunque se io scegliessi questa opzione, avendo l'ora di religione in mezzo alle altre materie, sono costretto a stare in biblioteca come la mia preside sostiene?
    Ringrazio anticipatamente e spero che qualcuno riesca a chiarirmi queste ambiguità.

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  8. Buonasera, mia figlia, iscrivendosi quest'anno al liceo, ha liberamente scelto di partecipare alle lezioni di religione. Altrettanto liberamente, dopo sole tre settimane (e sicuramente non per un capriccio), ci ha chiesto di poter fare un'attività alternativa a scuola.
    Mi sono rivolto alla segreteria chiedendo l'esonero dalle lezioni: mi è stato risposto che ad anno iniziato non si può. Con in più un'aggiunta infelice: "a quest'età i ragazzi spesso vogliono cambiare, ma fare religione gli fa tanto bene..."
    Qualcuno potrebbe chiarirmi se effettivamente la scuola può non accettare la nostra richiesta? Le informazioni che ho trovato in rete sono contradditorie, e non riesco a capire quali siano gli effettivi diritti.
    Grazie mille!
    Un cordialissimo saluto a tutti.
    Mauro

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