Confesso che ho studiato, che ho speso molta parte della mia giovinezza a leggere libri, a fare esercizi, a riflettere su quanto imparavo. Senza rinunciare al divertimento e agli amici, allo sport, senza rinunciare a un po’ di impegno politico, ho capito per esperienza, prima ancora di conoscerle, le parole che Gramsci scriveva nel 1932 dal carcere: “Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza”. Una gran fatica (e un grande investimento e sforzo della mia famiglia), ma premiata dal piacere incomparabile della scoperta, della conoscenza, di una dignità conquistata.
Confesso che ho studiato anche perché credevo che la conoscenza fosse, com'era sempre stata, un mezzo di promozione sociale, sia per la possibilità che offre di inserirsi più facilmente nel mondo del lavoro, sia perché la cultura è libertà, libertà dai condizionamenti palesi e occulti, libertà di criticare con cognizione di causa, libertà del dubbio. Più si conosce e più ci si accorge di non sapere. Ciò spinge a voler conoscere di più (la cultura è curiosità), ma anche alla critica di ogni verità precostituita, basata sull'autorità o il potere di qualcuno (umano o celeste che sia) o sulla sua diffusione nella società.
Confesso che ho studiato e mi accorgo che in parte ho vissuto di illusioni. Confesso di sentirmi sempre più estraneo in un paese dove non si premia il merito ma la fedeltà a un potente, un paese popolato di ignoranti vincenti che impongono i loro modelli fatti di soldi, sesso e successo, dove non si investe più in ricerca e istruzione, dove i dati di fatto sono considerati come opinioni alla stregua delle false speranze, dei sogni, delle bufale, scientifiche oppure no, propalati attraverso ogni mezzo di comunicazione, dove un idiota sicuro di sé (come lo sono gli idioti) ha più ascolto e considerazione sociale di un ingegno dubbioso, di uno che esige da sé e dagli altri onestà intellettuale.
Confesso che ho studiato e sono stanco di dovermi confrontare con cafoni ignoranti in molte situazioni sociali (in posta, a scuola, sul treno, ecc.), sono stanco che la fatica e i soldi investiti per decenni alla fine valgano così poco. Se fossi giovane me ne andrei all'estero, o farei la rivoluzione, finalmente. Ma ho 57 anni e crescono solo la sfiducia e il disincanto.
Confesso che ho studiato e mi ritrovo cinico e misantropo.
allora, caro Marco, per la tua salute, evita di leggere il curriculum della ministra carrozza, di come con un corso on-line si passi da associato a rettore e poi ministro. oppure evita ... oppure evita ancora ... oppure evitiamo ... ma se ci arrendiamo noi cosa resterà? confidano nella nostra stanchezza. ma ti capisco, oh se ti capisco
RispondiEliminaTi leggo da un po', e mi ero ripromesso di leggere tutto il tuo blog prima di commentare (ho già letto tutto il 2009, in effetti!). Oggi però non potevo non dirti che condivido in pieno quello che hai scritto, che descrive esattamente anche il mio sentire. Ho (solo?) 44 anni e se potessi me ne andrei via. Anche se, a pensarci bene, non saprei nemmeno dove.
RispondiEliminaLa rivoluzione, dici? Mi danno ancora del cinico quando dico che spero che il crollo (inevitabile) arrivi presto, per poter vedere almeno la ricostruzione, e sperare in qualcosa di meglio.
Accidenti, non è un bel modo di iniziare il weekend, proprio no.
Ciao, a presto.
T.
Non ci resta che sperare che sia vero ciò che ha scritto un autore che tu conosci mooolto bene:
EliminaL'italiana è quella gente
che non studia e non impara,
per un po' subisce ignara,
poi s'incazza e fa un macell.
Grazie, Tiziano R., benvenuto tra i miei lettori!
Confesso che ho studiato anch'io, e ancora non mi sembra di aver finito. Confesso di rimpiangere di non essermene andata quando potevo, ma ormai ho messo radici. I figli, però, spero che un giorno se ne possano andare.
RispondiEliminaSai una cosa, anzi due: 1) bellissimo, nel senso di vero, condivido in pieno; e 2) davvero avrei voluto scriverlo io!
RispondiEliminaLo confesso anch'io: la lettura e lo studio sono l'unica "fede" in cui sono stata educata e mi confortano. Grazie per la generosità con cui ti proponi.
RispondiEliminaOhggi ti sento un po' in depression! Mangiato pesante? digerito male, o solo dato un'occhiata alla proposta di legge sui soldi ai partiti? Dai che è (quasi) primavera e l'erba del vicino non è poi così verde come sembra.
RispondiEliminaIo me ne sono andata. Sto meglio? no. Rispetto a come starei se fossi rimasta in Italia, sto sicuramente meglio, anche se guardando i miei compagni di liceo in qualche modo una nicchia l' hanno trovata tutti, più o meno, e magari l' avrei trovata pure io. Ma non è un' attenuante, io per prima cosa me ne volevo andare.
RispondiEliminaDove sto, faccio e vengo pagata a livello di quello che farebbe un qualsiasi autoctono con il mio curriculum? No, neanche questo. Non dico che sono a livello della laureata rumena che fa da badante, ma non ci sono neanche troppo lontana.
Faccio cose che mi piacciono e che in Italia non avrei potuto fare, prima di tutto perché mi sarebbero mancati i presupposti per acquisirle certe competenze, e mi sarebbe poi mancato il network per realizzarle e talvolta venderle, e infine la struttura tributaria che mi consente di fare quello che faccio emettendo fattura e pagando le tasse.
Se potessi tornare indietro con il senno di poi, me ne sarei andata lo stesso? Forse si. Avrei fatto diversamente parecchie cose? Sicuramente. Ne avrei avuto vantaggio? Ovvio. Mi dispiace quello che ho letto, studiato, imparato? Neanche per sogno. Continuo a fare la badante, ma quello che so non me lo toglie nessuno, nemmeno il finto potere d' argilla del raccomandato ignorante. Poi, mi può sempre venire un ictus, non discuto, e allora davvero sarebbe tutto perso.
E' esattamente quello che volevo dire. L'erba del vicino non è mai poi davvero così verde. E alla fine anche quando va tutto bene c'è sempre un piccolo, leggero, ma antipatico velo di tristezza. In ogni caso è sempre meglio avere un lavoro decente ed essere colti che disoccupati e anche ignoranti.
EliminaPerfettamente d'accordo con questa risposta di Enrico Bo. Ad ogni modo anch'io spero che mio figlio lasci l'Italia. Ma non per resa, ma semplicemente perché conoscere il mondo è uno dei piaceri più grandi che possano esistere. Anche se costa una gran fatica. Io mi sono limitata a girovagare per l'Italia, senza uscirne principalmente per limiti economici prima, e per circostanze di vita poi. E vorrei che conoscesse il mondo dopo aver studiato qui, in Italia. Anche io, confesso che ho studiato, e non me ne pento. Senza dubbio è servito, e starei peggio, molto peggio, se non lo avessi fatto.
EliminaResisti, per favore, e continua a condividere quell'inestimabile patrimonio che cafoni arricchiti spesso non riconoscono come valore e disprezzano perché non potranno mai comprarlo in quanto si costruisce gradualmente con intelligenza, tempo, costanza e soprattutto passione.
RispondiEliminaQuesto salto di qualità non è da tutti.
Ti voglio bene.
RispondiEliminaPerò hai potuto studiare. Ed è una cosa meravigliosa.
RispondiEliminaIo non ce l'ho fatta a studiare da giovane (o meglio, non me l'hanno fatto fare), ho voluto farlo da solo piu tardi, ma non é la stessa cosa. Non poteva servirmi comunque, perché ad una certa età non lo puoi cambiare il mestiere che fai da trent'anni. Serve invece a peggiorare la percezione di quanto ti circonda, dalla superficialità di un capofficina ignorante e vigliacco, al servilismo dei colleghi, al paternalismo di un signore che sembra voler campare per sempre. E capisci che nonostante il tuo 100/100esimi resti sempre "quello strano", che le cose serie le facciamo fare agli altri. Ma non rinnego quegli anni di scuola serale, mi hanno comunque offerto degli ottimi occhiali con i quali guardare una realtà diversa da come la interpretavo, e anche se adesso sono diventato cinico e misantropo come te, almeno posso ridere della crassa ignoranza altrui, anche se non ne godo. Sursum corda, Pop!
RispondiEliminaCondivido...
RispondiEliminaMa studiare fa così male? No, me lo chiedo perché io sono ancora all'inizio e faccio sempre in tempo a smettere. ☺
RispondiEliminaUn post "pieno"... eccome se è arrivato. Thanks
Caro Popinga. Hai scritto cose delle quali discuto quotidianamente con la mia ragazza (phd e disoccupata, tanto per dire), e 5 giorni su 7 con un collega stranamente senziente. Un commento è una goccia in un mare, ma mi sento di sfogarmi.
RispondiEliminaSicuramente non ho studiato tanto come te, e non mi riferisco ai titoli di studio che richiedono progressivamente meno impegno e tendono a valere di conseguenza. Mi riferisco alla coltivazione continua del ragionamento, alla perpetua e famelica curiosità che ti hanno portato in un luogo che non posso permettermi ancora di raggiungere, semplicemente perché hai l'età di mio padre. (Ti ripiglio! Ah se ti ripiglio!)
Cosa sto a fare in Italia? Pensa che la mia è stata una scelta meditata, ritornare dopo tre anni all'estero, per non essere più straniero, lontano da casa, dai famigliari, per vivere in un posto a misura d'uomo, per provare a sistemarmi. Qua il mio phd non sanno neppure cosa sia, ma come accennato sopra mi devo ritenere un privilegiato per avere un posto fisso e guadagnare come un modesto laureato. Quello che non manca intorno a me è la modestia, e mi riferisco a quella di sostanza, non certo degli atteggiamenti.
Ma tanto sono straniero qua come altrove. Sono il diverso che non guarda le partite di calcio, non gli importa cosa mangia purché sia commestibile, non gli importa come si vestono gli altri o del taglio dei capelli. Se, come potrebbe benissimo succedere, deciderò di partire di nuovo, so che sarà per sempre, e so che preferirei evitare.
Anche a me hanno diagnosticato, al di fuori di ogni ragionevole dubbio, la misantropia. Mi piace pensare di potermi illudere che sia curabile. Un minimo di effetto placebo lo ottengo pensando che fanno parte dell'orrida gente, anche alcune persone che migliorano un po' la mia considerazione negativa. Io in primis, sul quale tra l'altro ho un certo ascendente, ma anche altre persone che poco o tanto mi fanno sentire meno solo. Ad esempio, tu con questo post.
Jean
Però dai, Popinga
RispondiEliminaQuesto che hai costruito è un bel posto per misantropi, e anche i cinici diventano gentili, qui da te.
E' questa la rivoluzione che devi continuare a fare, perché tu sei più bello della TV, sei diventato bello come un libro, per me. E sentirsi ignoranti e fragili è sempre divertente.
C'è chi, come te, non arriva mai in nessun posto, e guarda che dietro di te siamo in tanti! E' che non te lo possiamo dire, altrimenti ti risenti e ti schernisci (te che sei contro il Dogma), e ti dai anche delle arie, dopo.
Confessa di darti delle arie, qualche volta. L'aver studiato e lo studiare non significa l'aver vissuto, o forse sì.
Ciao Maestro.
B
Mio Kees,
RispondiEliminahai studiato e gente che non lo ha fatto ha molto più di te.
Però hai studiato e sei Kees, se non lo avessi fatto non saresti tu, saresti una persona diversa, spaventosamente più noiosa.
Tutto quel che dici è verissimo, ma in ultima analisi, 'fanculo a tutto il mondo. Lo studio crea le persone, non le merci.
E questo non possono portarcelo via, neppure in questa disgraziatissima Italia.
Ho 25 anni, ho studiato e sto studiando ancora, senza nessuna garanzia che questo mi permetterà di trovare un lavoro. Tante volte mi sento anch'io come te, mi viene voglia di andarmene altrove, dove ci sono più possibilità per me e i miei coetanei. Ma è davvero così male il nostro Paese?
RispondiEliminaE soprattutto...davvero studiare non serve a niente? Probabilmente non è la via più breve per trovare un impiego, quello sì. Nonostante questo, più studio e più mi viene voglia di continuare a farlo, perché sono tante le cose che non conosco. Sarà la curiosità a salvarci!
Io non ho studiato tanto, pero' sono sempre stata curiosa e pronta ad imparare a cercare di fare ragionamenti che abbiano una logica, e alla fine mi ritrovo a pensare le stesse cose che tu hai scritto così bene. Mi sento un po' meno sola. Grazie.
RispondiEliminaBello. L'ho condiviso su FB... Oddìo, ho fatto bene? Se non va bene lo tolgo subito, ovviamente.
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