Alberto Cavaliere (1897-1967): sì, proprio lui, l’autore della Chimica in versi (per la quale rimando anche a uno storico articolo di Dario Bressanini), scrisse centinaia di poesie sui più svariati argomenti, nelle quali l'elegante e arguto umorismo, unito a una buona capacità tecnica, rende accessibile la materia trattata mediante versi ligi alla tradizione, talora deliberatamente ottocenteschi, e lontanissimi dagli sperimentalismi.
Presento una piccolissima selezione delle sua poliedrica opera poetica: tre componimenti. Il primo è di grande attualità, dopo la nascita deprecabile di un movimento politico che ha fatto del localismo e del razzismo uno dei suoi punti di forza. Nel secondo il protagonista è il desiderio di fuga dalla banalità delle persone, dal loro vuoto chiacchiericcio, in cerca di una solitudine che è semplicemente il bisogno di ritrovare un senso. L’ultima poesia, che definirei a’livella di un chimico, è una spassosa analisi chimica dei componenti del corpo umano, che si conclude con la constatazione che da morti siamo tutti uguali e la gloria mondana è pura illusione.
Rataplaplan!!!!!!
C' è chi ignora che molti "terron"
rinomanza, splendore e fortune
hanno dato alla Patria comune
nella lingua che Dante parlò:
Bernardino Telesio, Tommaso
Campanella, il Divino Torquato;
e quel Vico, dal mondo acclamato,
e quel Bruno che il rogo affrontò.
Tra i moderni fu Verga terrone
fu terrone anche lui, Pirandello.
E D'Annunzio? Terrone anche quello!
Diaz e Orlando? Terroni anche lor!
Tutta gente che ad un grande cervello
spesso univa un grandissimo cuor.
Senza dir di tant' altri intelletti,
come il sommo filosofo Croce,
la cui grande magnifica voce,
sol da poco è venuta a mancar.
E i terroni patrioti famosi?
(..)
Molti intanto non voglion capire
che sian nati a Palermo o a Vercelli,
gl' italiani son tutti fratelli,
assiepati fra l'Alpi ed il mar.
Perché dunque insultare il terrone?
Perché dunque dobbiamo dolerci
se, in mancanza di industrie e commerci,
egli ha vinto un concorso statal,
o se in cerca di un povero pane
è qui giunto dal suolo natal?
Poi si sposa con vostra cugina,
mette al mondo sei figli gagliardi,
e son questi che, nuovi lombardi,
del terrone daranno a papà.
Dunque, via quelle scritte dai muri,
d' un sapore grottesco e stantio!!
Zitti là!! Son terrone pur io,
rataplan, rataplan, rataplà!!!!!!
Monotonia
Sono anni ed anni che puntualmente,
ligio a un dovere che mi s'impose,
incontro sempre la stessa gente,
ascolto sempre le stesse cose;
che, prigioniero della mia vita,
sogno la fuga come un forzato
e senza tregua cerco un'uscita,
con l'ossessione d'un forsennato.
Sono ormai stanco di queste vie,
di queste piazze, di queste chiese,
di queste vecchie malinconie
che son la gloria del mio paese:
di questo sole così fulgente,
di queste mura così famose
e, soprattutto, di questa gente,
che dice sempre le stesse cose.
Oh!, dileguarsi, fuggire altrove,
senza una mèta, per non tornare;
andare in cerca di cose nuove;
dimenticato, dimenticare:
in una terra qualunque sia,
però, soltanto, molto remota,
di cui non sappia la geografia,
di cui la lingua mi resti ignota;
dove sia freddo, dove ci piova
però, soltanto, ch'io non capisca
se mi si chieda : «come si trova?»
o se all'inferno mi si spedisca.
Poter girare per ore intere
senza un incontro: felicità!
Poter uscire tutte le sere,
né domandarsi dove si andrà.
Non avvertire questo tiranno
che chiaman tempo, vecchio barbogio,
che ti sta addosso come un malanno,
ma fare a meno dell'orologio,
ed ingannare l'ore distratte,
e viver, solo, perché... chi sa !...
perché c'è un cuore, dentro, che batte
e che, un bel giorno si fermerà.
E allora scender nel nero suolo,
senza mendaci cerimoniali,
senza aver dietro tutto uno stuolo
di dilettanti di funerali,
senza che ancóra, tenacemente,
dietro un ingombro vano di rose,
debba seguirti la stessa gente,
che dice sempre le stesse cose...
Il corpo umano
Ecco un'analisi
non troppo amena,
che ha fatto un màcabro
dottore a Jena:
preso un cadavere,
l'ha decomposto,
con molto scrupolo
stimando il costo.
L'ossa forniscono
tanta calcina
dal far l'intonaco
d'una cucina,
e si ricupera
tanta grafite
da far al massimo
cento matite
I grassi abbondano
‒ strano contrasto! ‒
pure in chi è solito
saltare il pasto.
Da tutto il fosforo,
piedi compresi,
al più ci scappano
mille svedesi,
mentre distillasi
dal corpo vile
d'acqua…potabile
tutto un barile.
Il ferro è in minime
tracce, di modo
che non ci fabbrichi
neppure un chiodo:
fatto stranissimo
perché da vivi
di chiodi, in genere,
non siamo privi.
Ma ciò che supera
le previsioni
più catastrofiche
sono i bottoni;
ne ottieni un numero
fenomenale,
sì che un legittimo
dubbio t'assale:
fece l'analisi
quell'alchimista
sopra lo scheletro
d'un giornalista?
Volendo vendere
questi elementi
ai poco modici
prezzi correnti,
ci si ricavano
venti lirette:
alcune scatole
di sigarette!
Che cifra misera!
Solo conforto,
se si considera
che l'uomo morto,
oscuro o celebre,
ricco o pezzente,
sciocco o filosofo,
vale ugualmente.
Ed è ridicolo,
in fondo in fondo,
che, mentre vivono
su questo mondo,
sia dian cert'arie
tanti mortali,
se poi gli scheletri
son tutti uguali!
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