mercoledì 26 ottobre 2011

I rebus descritti di Edoardo Sanguineti

Mi sono imbattuto proprio oggi nell’intelligente blog di Salvatore Lo Leggio, che porta la dicitura “Politica, storia, letteratura e varia umanità. Pezzi vecchi e pezzi nuovi. Ogni lunedì una poesia. Borghesi e reazionari, pretonzoli e codini, reggicode e reggisacchi, ruffiani e pecoroni, tremate!”. Lo segnalo ai lettori di queste mie note. In un post dell’anno scorso, Salvatore riporta una dichiarazione di Edoardo Sanguineti (1930–2010) tratta da un intervista all’Europeo del 9 maggio 1987, in cui il grande poeta parlava dei suoi rebus in versi:

“La mia ultima raccolta di poesie, non ancora pubblicata integralmente, si chiama Rebus. Ma la nozione di rebus è al fondo di tutte le mie poesie, non solo di queste. Detto più chiaramente: io penso che ogni testo poetico nasconda un sottotesto, sia in qualche modo un indovinello, e perciò mobiliti tanto l'interpretazione che la critica. La differenza tra un indovinello in senso enigmistico e un indovinello in senso poetico è che il primo ha una solo soluzione e il secondo ne ha infinite. Ci sono diecimila modi di leggere L'infinito di Leopardi e in ciascuno di essi abita una parte di verità".

Dell’amore di Sanguineti per la sperimentazione verbale, la ludolinguistica, l’enigmistica e della sua adesione all’Oplepo, filiazione italiana dell’Oulipo, di cui fu anche presidente, ho già avuto modo di parlare (qui, qui e qui), ma mai avevo avuto occasione di leggere i suoi rebus descritti. L’occasione mi è giunta con la lettura della raccolta di raccolte Il Gatto Lupesco. Poesie 1982–2001, Feltrinelli, Milano, 2002, che contiene, tra le moltissime opere (testimonianza di vent’anni di straordinaria, multiforme, sperimentale, impegnata, giocosa, disperata, erotica attività poetica), la raccolta Rebus, uscita nel 1984, oltre ad altre poesie enigmistiche scritte qua e là negli anni.

Dal punto di vista enigmistico, i rebus in poesia di Sanguineti aggiungono al rebus classico, illustrato, e al rebus descritto a parole, una difficoltà ulteriore, che è quella del linguaggio poetico, che cela nei versi, in modo direi inevitabile, le immagini che dovrebbero aiutare il lettore, con l’ausilio delle lettere maiuscole, nella risoluzione dell’enigma. Non si tratta di rebus facili, nel senso che la frase risolutiva, spesso breve e banale, richiede uno sforzo di decodificazione molteplice. Non sono stato capace di risolverli tutti.

Lo stesso Sanguineti, in Genova per me (Guida Editori, Napoli, 2004), piccolo libro di ricordi, versi, ispirazioni, luoghi dedicato alla sua città natale, diceva:

“Nell'84 presi a comporre una serie di poesie che ebbe per titolo Rebus. Era un titolo ambiguo. Per un verso, intendevo indicare una poetica di assoluta impersonalità, per tanta parte che potesse tenere, nei testi, il detestabile io dello scrivente. Avevo in mente una poesia che, per così dire, desoggettivandosi a fondo, nascesse dalle cose stesse, quasi esentata da qualunque intervento autoriale. È una poetica che, in me, era già operante, nemmeno troppo occultamente, da tanto, e forse dovrei dire da sempre, e che, per molti riguardi, caratterizza radicalmente tutti i miei tentativi in versi. Ma, tra gli altri testi di questa sequenza, alcuni erano in forma, letteralmente, di rebus. Nel gergo dell'enigmatistica, si tratta di rebus descritti”.

Nel volumetto, il poeta dava un esempio, a mio dire scoraggiante per un solutore, di spiegazione del rebus nascosto in una sua poesia, la numero 7 di Rebus, che ricorda l’incontro con una giovane segretaria spagnola all’Ambasciata Italiana di Madrid in presenza dell’ambasciatore M.M., del quale per carità non si fa il nome:
che dovrebbe portare alla frase (8, 7): GE nove sega L ante = Genovese galante.

Altri rebus di Sanguineti sono meno sconfortanti. Di uno propongo l'enunciato e la mia soluzione:

Da Glosse (1986–1991), numero 5:

Sono Esse Ci, se vedo bene (in codesto endecasillabico 9, 4, 3, 2, 3, 6), in piedi,
le mani in tasca, ringiovanito tutto: (il mio amico si china, per raccogliere adesso,
lì in terra, un non so che):
                                      il paesaggio è grande, molto fluviale, e così mi ricorda,
ma vagamente, con quel Ti che mi scorre lentamente, un mio viaggio a Colonia,
tempo fa: (c’è persino un castello, ma non c’entra):
                                                                             e poi c’è un tavolino,
in primo piano, c’è una collana di non so chi, che si spezza, c’è una minimissima
sferruzza, una O che rotola (e si posa, così vagando, oziosa, sopra un libro illustrato
spalancato, dove una coppia di A (due trampolieri ittiofagi, detti anche sgarze o nonne)
punta, in un’acqua immaginaria, le zampe zufolesche:
                                                                               fatto l’autoritratto, mi allontano:

SC ritto Reno TO perla su aironi A = Scrittore noto per la sua ironia

Ne propongo altre due che sono riuscito a risolvere, lanciando ai miei lettori il guanto di sfida: ne siete capaci anche voi?

Da Glosse (1986–1991), numero 6:

Da Rebusnumero 21:

Aggiornamento del 27/10/2010, ore 19.00: 

Fornisco le soluzioni dei due rebus sanguinetiani che ho proposto:

Glosse, numero 6:  LA mento S oca NT ile N are = Lamentoso cantilenare.

Rebusnumero 21: Azza R dardi SC orsi = Azzardar discorsi.


Il secondo è stato risolto da Anonymous nei commenti qui sotto e da Fabrizio Guy su Facebook. Il primo, un po' stiracchiato per la verità, non ha avuto solutori.

4 commenti:

  1. Intanto grazie a Popinga e al suo inesauribile interesse per la Cultura; mi permetto di tentare la soluzione al secondo rebus:

    AZZA R DARDI S C ORSI = Azzardar discorsi

    A.

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  2. Forse ho capito l'ultimo, ma dal punto di vista puramente enigmistico mi pare un po' forzato.
    Ti scrivo la mia soluzione a parte, non mi piace sciupare il divertimento altrui.

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  3. Anonymous: That's correct! :-) La soluzione mi è stata fornita anche da Fabrizio Guy su Facebook. Foza, c'è ancora il primo!

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  4. Ho risolto il numero 25!!!(non è che mi ci sian voluti 5 anni, eh, giusto questa mattina, ma il giubilo sorge spontaneo...)

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