martedì 28 maggio 2013

La lucida saggezza del Saggio sulla lucidità

«Come gli altri presidenti di seggio nella città, questo della sezione elettorale numero quattordici aveva chiara coscienza che stava vivendo un momento storico unico. Quando, già avanti nella serata, dopo che il ministero dell'interno aveva prorogato di due ore la fine della votazione, periodo cui fu necessario aggiungere un'altra mezz'ora affinché gli elettori che si accalcavano dentro l'edificio potessero esercitare il diritto di voto, quando infine i membri del seggio e i rappresentanti di lista, estenuati e affamati, si ritrovarono davanti alla montagna di schede che erano state rovesciate fuori dalle due urne, la seconda requisita d'urgenza al ministero, la grandiosità del compito che avevano davanti li fece rabbrividire di un'emozione che non esiteremo a definire epica, o eroica, come se i mani della patria, redivivi, si fossero magicamente materializzati in quei fogli di carta. Era passata la mezzanotte quando lo scrutinio terminò. I voti validi non arrivavano al venticinque per cento, distribuiti fra il partito di destra, tredici per cento, il partito di mezzo, nove per cento, e il partito di sinistra, due e mezzo per cento. Pochissimi i voti nulla, pochissime le astensioni. Tutte le altre schede, più del settanta per cento del totale, erano bianche». 

Nel racconto lungo (o romanzo breve) di José Saramago (1922-2010), Saggio sulla lucidità (Einaudi, 2005, poi Feltrinelli, 2011) una sorta di continuazione di Cecità, l’autore sviluppa la narrazione, come è uso fare, partendo da una premessa surreale. Nella capitale di un paese non precisato, i cittadini chiamati alle urne votano in massa scheda bianca: le schede intonse raggiungono il 74 per cento. Le elezioni sono annullate e la polizia usa metodi duri contro i cittadini, creando un clima di intimidazione. Si torna alle urne, e l’esito è ancor più sconcertante: il voto di protesta raggiunge l’82 per cento. Nell'unica occasione concessa loro da un sistema sedicente democratico, retto da un potere arrogante e sordo alle critiche crescenti, gli elettori manifestano così il loro totale dissenso verso i tre partiti in lizza, il p.d.d. (partito di destra), il p.d.m. (partito di mezzo), il p.d.s. (partito di sinistra). In questo modo reagisce il Presidente, il Napolitano di quella ignota repubblica: 

«Siete voi, sì, soltanto voi, i colpevoli, siete voi, sì, che ignominiosamente avete disertato dal concerto nazionale per seguire il cammino contorto della sovversione, della indisciplina, della più perversa e diabolica sfida al potere legittimo dello stato di cui si abbia memoria in tutta la storia delle nazioni » 

La cosa che più preoccupa il sistema politico è il fatto che non si tratta di assenteismo, magari dettato dal maltempo, da pigrizia o indifferenza. L’affluenza ai seggi è stata altissima. I cittadini sono andati a votare e hanno votato scheda bianca, sfiduciando così l’intera classe politica. Non è mio intento raccontare come prosegue la vicenda (c’è anche un uomo con la cravatta blu e i pallini bianchi), voglio solo sottolineare ancora una volta la lucida preveggenza e l’attualità della grande letteratura. 

2 commenti:

  1. non conoscevo, istruttivo come sempre. con le schede bianche, però, c'è sempre il pericolo di brogli. anche di questo bisogna tener conto nei paesi a sangue caldo.

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  2. la realtà è però diversa. I partiti politici, appena dopo il voto rilevano con commenti gravi e contriti l'assenteismo al voto (le schede bianche o nulle non entrano neppure nella statistica e praticamente non vengono menzionate)e poi il giorno dopo se ne catafottono allegramente in quanto una volta terminato il voto chissenefrega se gli eletti hanno preso meno della metà dei voti degli aventi diritti. Ormai governano a tutti gli effetti e fanno quello che a loro conviene, anche se fossero stati eletti solo da parenti, amici e clientes.

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