martedì 24 marzo 2009

William Jevons: cicli economici e macchie solari



Diceva Gramsci, a proposito delle eccentricità sistematiche di Achille Loria, che «ogni periodo ha il suo lorianismo più o meno compiuto e perfetto e ogni paese ha il suo».

Nell'Inghilterra dell’800 troviamo un altro di quegli intellettuali tratteggiati dal fondatore del partito comunista italiano, almeno per quanto riguarda la teoria delle fluttuazioni economiche: si tratta di William Stanley Jevons (1835-1882), pioniere della statistica descrittiva, logico ed epistemologo di notevole livello, oltre che uno dei grandi ispiratori della cosiddetta teoria economica marginalista, secondo la quale è il valore del prodotto e non la quantità di lavoro che definisce il valore dei fattori produttivi, tra cui il lavoro stesso. Jevons espose nella Teoria dell'economia politica (1871) il principio fondamentale di questa dottrina: “il valore di tutte le cose dipende dalla loro utilità”.

L’economista ha conosciuto recentemente una nuova fama in campo ambientalista e tra i sostenitori della “decrescita”, a causa di quello che è noto come il “paradosso di Jevons”: man mano che i miglioramenti tecnologici aumentano l'efficienza nell'uso di una data risorsa, il consumo totale della stessa tende ad aumentare invece di diminuire, fino all’esaurimento della risorsa stessa. L'aumentata efficienza va infatti a favorire in vari modi un uso accresciuto di quella risorsa, fino a farla terminare. Ciò determinerebbe la necessità del risparmio delle risorse, soprattutto di quelle energetiche.

Tuttavia qui mi occupo di lui per un altro motivo: la sua audace ipotesi nota come «teoria delle macchie solari». Attraverso un’attenta osservazione dei cicli economici, egli stabilì una connessione tra il ritmo dei raccolti, ipotizzato come determinato da periodiche fluttuazioni meteorologiche, e l’andamento altrettanto ciclico del commercio, in ciò preceduto da altri studiosi.

Jevons però andò oltre: notò la «meravigliosa coincidenza» fra l’intervallo medio (circa 10,466 anni) con cui le principali crisi commerciali si susseguirono dall’inizio del Settecento fino al 1878 ed il ciclo delle macchie solari (10,45 anni), secondo quanto calcolato dall’astronomo tedesco Samuel Heinrich Schwabe (1789-1875) e confermato su base storica dallo svizzero Rudolf Wolf (1816-1893). Il nucleo di questa brillante intuizione si trova in diversi scritti dell’economista inglese, fra cui The Solar Period and the Prince of Corn (1875), The Periodicity of Commercial Crises and Its Physical Explanation (1878) e Commercial Crises and Sun-Spots, quest’ultimo apparso sul numero XIX del novembre 1878 di Nature.

L’economista, colto dalla vivace e spesso insana passione degli economisti per le «leggi fisiche» della società, fu affascinato da quel suggestivo parallelismo, al punto da esprimersi nei seguenti termini:

«È curioso notare la varietà di spiegazioni offerte dagli economisti sulle cause dell'attuale situazione commerciale. La competizione straniera, il consumo di birra, la sovrapproduzione, il sindacalismo, la guerra, la pace, la mancanza di oro, la sovrabbondanza di argento, Lord Beaconsfield, la politica di governo, i dirigenti della Glasgow Bank, Edison e l'elettricità sono alcune delle felici e abituali argomentazioni portate per spiegare l'attuale crollo disastroso dell'industria e del credito. Capita solo a poche persone di ricordare che quello che sta succedendo ora, altro non è che una specie di ripetizione di quello che è di volta in volta successo precedentemente. La periodicità di questi eventi è così evidente che convinse i ricercatori scientifici, pur non avendo nessuna informazione che convalidasse le toro teorie, che doveva essere all'opera una qualche profonda causa».

«Se ci fosse permesso di trarre qualche conclusione immediata da queste analisi
- prosegue Jevons - si dovrebbe sottolineare la necessità urgente di osservare direttamente il variare della forza e del carattere dei raggi del sole. Mentre gli astronomi discutono animatamente e dedicano illimitate energie al duecentesimo planetoide, la vera fonte di calore, di luce e di vita è lasciata inosservata. Ma perché menare il can per l'aia quando tutto quello che si richiede è una mezza dozzina di pireliometri di Pouillet e di osservatori capaci, che vogliano sfruttare ogni giorno terso per determinare direttamente la forza-calore del sole? Verrà il tempo in cui la più importante notizia del Times sarà il cablogramma quotidiano che riporta i dati dell'energia solare. Si dovrebbero situare osservatori solari sugli altipiani di Quito o Cuzco, nel Cashmere, nell'osservatorio di Piazzi Smith sulla vetta di Teneriffe, nell'Australia Centrale o laddove si possa osservare il sole senza offuscamenti nell'atmosfera. Un impero sul quale il sole non tramonta mai e il cui commercio si diffonde in ogni porto e in ogni insenatura del soleggiato sud, saggiamente non può tralasciare di dare uno sguardo alla grande fonte di energia. Dallo stesso sole, che è veramente of this great world both eye and soul, noi traiamo la nostra forza e la nostra debolezza, i nostri successi e insuccessi, la nostra euforia nei momenti di febbre commerciale, la nostra depressione e rovina nei momenti di crollo commerciale. Un astronomo di fiducia e qualche semplice calcolo basteranno dunque per determinare il momento più opportuno per prendere o per lasciare il potere».

Nelle opere citate la confusione tra ambiti diversi regna sovrana. La cosa singolare non è tanto che l’idea dell’influenza delle macchie solari sui cicli economici si sia rivelata un fallimento, bensì che Jevons, quell’idea, l’abbia potuta semplicemente architettare, plasmare nella sua mente per tanto tempo, fino a darle una forma elegante, una parvenza di dignità scientifica. La cosa che a me pare ancor più strana è che degli epigoni israeliani di Jevons possano essere riusciti a pubblicare sul New Scientist del 18 novembre 2004 un articolo che investiga storicamente il rapporto tra il ciclo solare e il prezzo del grano, concludendo che “il ciclo solare influenza il clima e i raccolti sulla Terra, probabilmente cambiando i livelli della copertura nuvolosa”.

L'influsso solare sull'economia viene invocato anche dall'americano M.W. Mandeville, "studioso dei sistemi dell’universo", che si era già interessato con "approccio olistico" ai cicli cosmici e agli allineamenti dei pianeti, il quale ha pubblicato nel 2004 un testo dal profetico titolo Il crollo economico del 2006-2007 (Macro edizioni), pubblicizzato su siti come Scie Chimiche o Disinformazione, libro cult di un certo mondo new age pure in casa nostra. Il poliedrico Mandeville (qui un suo sconcertante curriculum) si è anche occupato di terremoti e tettonica, mettendoli in relazione con un ciclo di 6,5 anni nella rotazione dell'asse terrestre. Il suo omonimo Bernard de Mandeville, empirista e materialista nel XVII secolo, era più moderno.


5 commenti:

  1. Ma alla fine i cicli economici sono influenzati dalle macchie solari?

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  2. Esattamente come gli allineamenti di Marte, Giove e Saturno: manco p'o cazz.

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  3. Sto leggendo or ora il testo di "Economia politica" di Jevons e non mi sembra un testo così assurdo, intendo come questa teoria delle macchie solari. La sua teoria del valore, inteso come utilità marginale o finale di un prodotto, mi sembra addirittura più fondata di quella ricardiana e marxiana di valore come quantità di lavoro. Pensi che le teorie di Jevons, e marginaliste in genere, siano così assurde?

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    1. Nient'affatto. Ho messo in evidenza all'inizio i suoi indubbi meriti. Ho trattato la sua idea delle macchie solari per sostenere come anche nelle menti più brillanti spesso alberghino idee balzane.

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  4. Numerose università prestigiose, come quella di Tel Aviv, stanno studiando assiduamente l'influenza del ciclo solare sulla salute dell'uomo, infarto, pressione sanguigna, addirittura numero di suicidi. Uno studio durato ben 12 anni, effettuato dagli scienziati israeliani, ha dimostrato ADDIRITTURA che c'è una correlazione tra il ciclo solare e il numero di bambini che nascono affetti dalla sindrome di Down. Se vuole le invio tutti i riferimenti. Prima di denigrare una teoria, forse è meglio documentarsi.
    Potrebbe essere in arrivo una nuova scoperta, che ne dice?

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