venerdì 28 agosto 2009

L’inno alla stupidità di Enzensberger


Solo i piccoli librai mettono in evidenza libretti preziosi come questo, che ho trovato a Salsomaggiore. Hans Magnus Enzensberger (del quale ho già parlato per una sua poesia in omaggio a Gödel), in 64 pagine ripercorre la storia del concetto di intelligenza, critica ferocemente la possibilità di misurarla (IQ) e il dispotismo della psicometria, deride il sogno che possa diventare una proprietà delle cose (AI). Il testo (Nel labirinto dell’intelligenza, Einaudi, Torino, 2008) si conclude così:

Sicché al termine della nostra breve guida attraverso il labirinto dell'intelligenza si prospetta una conclusione elementare: in effetti non siamo abbastanza intelligenti per sapere che cosa sia l'intelligenza. Per questo motivo anche il poeta farà bene a occuparsi piuttosto della sua eterna antagonista, dedicando alla stupidità alcuni versi pindarici:

Potenza celeste che ti nascondi nelle pieghe dell'encefalo,
dote senza fondo elargita al genere umano
in saecula saeculorum,

tu sei innumere come la via lattea
e molteplice come l'erba.

Potente gemella dell'intelligenza,
mano nella mano
celebri con essa una triste tiritera.

Si, è forte, come tu ci ispiri in sempre nuove guise,
come scemenza femminile e come idiozia maschile,
come sprizzi dagli occhi iniettati di sangue del picchiatore
e muovi passetti con aristocratica boria tossicchiante,

come ci fiati addosso con l'alito cattivo di una musa sbronza
e come polisillabo delirare nel seminano filosofico.

Cosa sarebbe l'uomo d'azione senza di te, stupidità granitica, totale e idiota,
che corri ardente per le sue vene come una overdose di amfetamina,

e cosa il ricercatore senza l'idea fissa che insegue
per i bianchi corridoi del suo istituto come la pantegana nel labirinto?

Senza contare la storia universale : di chi mai si ricorderebbe,
se non dei vincitori, nella sua ottusità napoleonica?

Sicché a noi sarà trasmesso lo stolido orgoglio del vincitore
e il rancore sordo del perdente, solo di quando in quando addolcito
dallo sproloquio ispirato dei sacerdoti delle sette,
dei comici e dei bevitori coatti. Stupidità,

tu spesso diffamata, che nella tua scaltrezza
ti fingi più stupida di quello che sei, protettrice di tutti i menomati,

solo agli eletti concedi il tuo dono più raro,
la benedetta semplicioneria dei sempliciotti.

Essi sono le pagine bianche nel tuo grande libro
che a nessuno di noi tu dissigilli (*)

(*) Hans Magnus Enzensberger, Hymne an die Dummheit, in Kiosk. Neue Gedichte, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1995.

4 commenti:

  1. Il grande Enzensberger! Io ho Gli elisir della scienza, sempre di Einuadi, in cui si confrontano le figure dell'idiot savant e dell'idiot lettrè, con risultati caustici.
    Te lo consiglio!
    Bye

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  2. Ve lo ricordate il Giardiniere di "Being There", dal nome perfetto? Mi sembra che c'entri con questo post, bellissimo (il film, e anche il post di Popinga). Buona serata.

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  3. Bellissima anche questa!
    "Sicché a noi sarà trasmesso lo stolido orgoglio del vincitore
    e il rancore sordo del perdente, ..."
    "Omaggio a Gödel" la conoscevo...
    Tu hai arricchito ... grazie!:-)
    ciao Pop
    g

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