martedì 25 agosto 2009

Pericalypsis, una babelica pseudo-recensione

L’incipit più bello che ho letto quest’estate: “Joachim Fergenseld è tedesco, ma ha scritto la sua Pericalypse in olandese (idioma che quasi non conosce, come egli stesso ammette nell’introduzione) e l’ha pubblicata in Francia, paese famoso per le sue catastrofiche bozze di stampa. Neppure chi redige questa nota conosce l’olandese, ma in base al titolo del libro, all’introduzione in inglese e ai molti vocaboli comprensibili del testo s’è persuaso di potersene proporre come recensore”.

(da Pericalypsis, in Vuoto assoluto di Stanisław Lem)

Il polacco Stanisław Lem (1921–2006) è stato scrittore abile e riconosciuto di racconti di fantascienza e meno noto autore di saggi filosofici e parodistici. In Italia è noto per Solaris, il romanzo del 1961 da cui Andrei Tarkowsky trasse infedelmente l’omonimo film del 1971, allora considerato la risposta russa a 2001, Odissea nello spazio. Le opere di Lem esplorano temi filosofici, speculazioni sulla tecnologia e le macchine, la natura dell’intelligenza, l’impossibilità di comunicazione e comprensione tra gli uomini, il rammarico per i limiti dell’uomo. Queste tematiche ricorrono sia nelle opere di fiction, sia nei saggi, filosofici e satirici al tempo stesso. Ammiratore dell’opera e dello stile di Borges, Lem pubblicò nel 1974 un’antologia di recensioni immaginarie di libri inesistenti, cui diede il titolo di Vuoto Assoluto (Doskonała próżnia nell’originale). Si tratta di un’opera complessa, in cui sono presenti idee per racconti di fantascienza, riflessioni filosofiche su argomenti scientifici, dalla cosmologia alla pervasività dei computer, satire e parodie di mode e generi letterari. Il libro fu tradotto in italiano da Alberto Zoina e pubblicato dagli Editori Riuniti nel 1990. Mai più ristampato, il testo è oggi di assai difficile reperimento: personalmente ho dovuto ricorrere all’acquisto online da una libreria antiquaria e dell’usato, consorziata nell’utilissimo portale Maremagnum. È un vero peccato che il pubblico italiano non abbia accolto questa singolare e preziosa opera come meritava.

Vuoto assoluto si apre con una recensione del libro stesso, curata dallo stesso autore, che parla di Lem in terza persona: inutile dire che si tratta di una stroncatura. Pericalypsis, sarebbe stato scritto da Joachim Fergenseld, un profeta che è muto come chi, essendo un tedesco, sceglie di rivolgersi ai francesi in olandese dopo un’introduzione in inglese. L’assunto del testo è che il mondo è invaso dalla spazzatura dei vuoti a perdere e degli imballaggi sul piano materiale e da quella dell’inutile chiacchiericcio sul piano letterario e spirituale. “Se nel Sahara fossero nascosti quaranta granelli di sabbia dal cui ritrovamento dipendesse la salvezza dell’umanità, nessuno li troverebbe, così come sarebbero introvabili quaranta libri di salvezza, scritti da chissà quanto tempo e sommersi da montagne di carta straccia. Che quelle opere siano veramente state scritte, ce lo garantisce, con metodo statistico e matematico, ma in olandese, Joachim Fergenseld, e il recensore non può qui che credergli sulla parola, ignorando del tutto sia il linguaggio degli olandesi che quello dei matematici”. Di questa situazione nessuno se n’è accorto, anche se essa è già avvenuta. La profezia è dunque una retrofezia: perciò si chiama Pericalisse e non Apocalisse. La proposta dell’autore è radicale: chi scrive libri deve pagare di tasca propria e deve essere disincentivato da una forma di tassazione proporzionale al numero di opere, così pubblicherà solo chi ha qualcosa di davvero importante da dire ed è disposto a pagare di persona per dirlo. Per l’esistente egli propone roghi di tutta la cultura del XX secolo, roghi non reazionari come quelli del passato, di cui non gli sfugge l’infamia, ma roghi di salvataggio, progressivi, redentori. Coerentemente Fergenseld suggerisce al lettore nell’ultimo paragrafo di fare a pezzi e consegnare al fuoco la sua stessa Pericalypsis. Questo articolo è dedicato all’amica Perfida Nera.


28 commenti:

  1. TRovato su Amazon.co.uk in inglese. Lo ordino fra qualche giorno. Grazie della dritta! :D

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  2. Lem è conosciuto (poco) da noi come autore di fantascienza. Ma non è americano o inglese e quindi è un pessimo autore (di fantascienza). Almeno io la vedo così: gli autori di SF si conoscono tutti, frequentano tutti le stesse convenzioni e si mettono d'accordo su cosa scrivere. Altrimenti non verranno pubblicati da Urania.
    (In realtà non so se Urania si pubblichi ancora e abbia ancora il monopolio della fantascienza in Italia, sono appena tornato da un viaggio nel tempo e mi devo aggiornare su un po' di cose: c'è ancora Andreotti?)

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  3. GRAZIE. Stupendo (compreso il disegno di Escher, ovvio).
    Un abbraccio

    LPN

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  4. Ehi, mi sono connessa a Maremagnum e ho subito trovato "Il vagabondo delle stelle" di Jack London, che tanto mi era piaciuto da bambina, e che non avevo più ritrovato in nessun catalogo! Ora cercherò altri vecchi amici.
    Grazie ancora.

    LPN

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  5. Juhan, ciò che temo è che tu parli di Andreotti di ritorno da un viaggio nel futuro. In certi ambienti si mormora che lui sia, semplicemente, eterno.
    Lem fu per un certo tempo membro della società americana degli scrittori di SF, da cui fu espulso per aver dichiarato che l'unico scrittore degno di questa associazione fosse Philip K. Dick. Hai ragione.
    Urania c'è ancora. Di Lem ha pubblicato Cyberiade (n. 1258) e Pace al mondo (n. 1271)

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  6. Più che bruciarli dopo sarebbe meglio non pubblicarli prima, così si risparmia la carta, vero valore di certi libri. Però chiaramente la visione di Lem è paradossale: trasferisce sull'intera produzione libraria l'incapacità, di questa, di fornire risposte alle domande fondamentali. Che poi nemmeno si sanno, le domande.
    E poi il 'vuoto assoluto' è mica solo dei libri inesistenti, anzi, questi hanno sicuramente qualcosa di lodevole (capito cosa?) rispetto agli altri.
    :)
    bye

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  7. Paopasc, ti rispondo con due altre recensioni immaginarie di Vuoto assoluto, che descrivono una il troppo e l'altra il nulla. Bulimia letteraria contro anoressia. In confronto la posizione di Fergenseld è persino moderata (il rogo è solo per il secolo trascorso):

    In Gigamesh, l’immaginario autore, l’irlandese Patrick Hannahan, percorre lo stesso cammino di Joyce, che riscrisse con il suo Ulysses l’Odissea, ambientandola a Dublino. Ma Hannahan vuole andare oltre, pertanto ambienta in America l’epopea sumerica di Gilgamesh, introducendo milioni di riferimenti letterari, numerologici, storici e scientifici, con l’intento di farne una summa del sapere umano. L’apparato critico del volume, curato dallo stesso Hannahan, presenta un numero di pagine doppio rispetto al racconto.

    Rien du tout, ou la conséquence è il romanzo estremo della francese Solange Marriot, che cerca di raggiungere il grado zero della scrittura scrivendo di niente ed esprimendosi soltanto attraverso negazioni. L’incipit del testo dice infatti: “Il treno non arrivò” e nel periodo successivo “Egli non venne”. Il vuoto circonda da ogni lato la narrazione di una storia che non c’è, un flusso di non-pensieri che annulla anche la stessa autrice come soggetto narrante.

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  8. Popinga,
    e comunque il mondo al negativo di Marriot qualcosa contiene, il treno, che non arrivò, esiste da qualche parte, egli, che non venne, pure esiste in qualche luogo, non è dunque un mondo di vuote essenze bensì di vuoti arrivi: qualcosa esiste, ma è irraggiungibile, appunto perchè non viene a noi. E' il dilemma della passività gnoseologica: andiamo incontro al treno, e prima o poi arriverà. Il mondo è situato ai confini, distribuito lungo una superficie finita ma illimitata e noi siamo al centro...ma solo per esserne equidistanti.
    (Non so quel che ho detto. Non l'ho detto. Non so scrivere...)
    :)
    bye

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  9. Paopasc, concordo. Un conto è negare la venuta del treno, un altro è negare la sua esistenza. Mi viene quasi in mente di scrivere un racconto ferroviario in un mondo assolutamente privo di treni, o Moby Dick dopo l'estinzione dell'ultima balena. :-)

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  10. Scrivere di un mondo assolutamente privo di treni: o è un libro di ricordi (di quando i treni esistevano), oppure è un libro di fantascienza (che ipotizza un futuro di treni ora inesistenti). In ogni caso, scrivendone, tu li fai esistere. E parleremo del tuo libro come se esistesse, insieme ai treni di cui tratta, anche se poi potremmo bruciarlo, fingendo che non sia mai esistito perchè di esso non resteranno prove tangibili, ma solo il ricordo di un'esistenza sotto forma di lettura. Le balene estinte invece sono una cosa diversa. Fai esistere Moby Dick narrandone, e penseremo che si tratta di una specie di Nessie, oppure semplicemente che il fatto che le balene siano estinte sia solo un postulato, anch'esso funzionale esclusivamente alla narrazione. Detto così, sembra che qualsiasi cosa venga scritta e letta, alla fine acquisti dignità di esistenza. In realtà io volevo dire che mi piacciono i vostri dialoghi, fini a se stessi, come la migliore filosofia. Infatti non ho letto l'autore di cui parla il post, ma me ne sto qui a commentare, quindi "sul nulla", appunto. Che bella mattinata.

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  11. Cara B., se scrivere di una cosa la fa esistere capisco perché all'inizio c'era il Verbo. Ma il Logos ha lasciato che fosse Adamo a denominare le cose. Secondo te, in che lingua parlava Adamo? Qual era l'idioma prebabelico? (Anch'io adoro parlare di cose senza nessuna utilità pratica, così, come se stessimo passeggiando sotto un portico, verso il tramonto).

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  12. Ciao Popinga, ma.... che Adamo fosse il Fanciullino? Che l'idioma prebabelico fosse un aratro in mezzo alla maggese? Posso fumare, mentre passeggiamo sotto il portico?
    Secondo me Adamo, avendo dovuto "inventarsi" un linguaggio senza altri riferimenti precedenti, lo ha adottato per forza di tipo "onomatopeico", almeno per un primo periodo (che poi parlare di "periodi" nella vita di Adamo mi sembra bellissimo, modestamente...). Secondo me Adamo pensava che le sensazioni e le "cose" fossero uguali, all'inizio del suo essere Adamo: che il concreto cioè, come i frutti, o le nuvole (che c'erano per forza perchè sono poetiche), gli animali del Creato... e gli astrattismi che stava vivendo appartenessero allo stesso pianeta: il suo, l'unico. E quindi denominava i propri sorrisi col nome di "Mmmmm", come "M" poteva essere anche il nome adamitico della foca di pianura, ad esempio...
    Però Popinga, in prima analisi, ad Adamo lo stupore glielo ha regalato Eva, e con esso anche le prime parole, Tu cosa dici?

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  13. Certo che puoi fumare, fumo anch'io (sembro sincero se scrivo "purtroppo"?).
    Penso che il presupposto per un linguaggio sia l'essere almeno in due umani, anche perché parlare solo con dio tutto il tempo doveva essere assai poco gratificante ("Vorrei..." "Lo so già"; "Credo che..." "Tu devi credere solo in me", ecc.). Perciò anch'io ritengo essenziale la comparsa di Eva. Non tanto per il sesso, ma almeno per sentirsi alla pari con qualcuno (la superiorità maschile l'hanno inventata i preti) e scambiare quattro chiacchiere. Poi i due hanno scoperto la "différence", ma questo è un'altro stupore.

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  14. Il problema secondo me fu quando Dio si intromise nei loro dialoghi, quelli tra Adamo ed Eva. Eva diceva ad Adamo: "La foglia di fico che porti è molto bella", Adamo ci credeva e si inorgogliva virilmente (d'altra parte Eva lo diceva apposta). Poi invece Dio tuonava "Eva, sei una bugiarda! In realtà tu non la sopporti la foglia di fico: dì la verità...". E allora giù a litigare, dall'onomatopea fino al turpiloquio, dal dialogo al monologo selvaggio. Il linguaggio tra umani nasce dalla menzogna, lo si sa, altrimenti hai ragione tu Popinga: diventa uno scambio impari tra l'uomo e Dio: soliloquio solipsistico? Sol che arrivi sera, vero?

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  15. Perché la bugiarda dev'essere Eva? Io mi immagino anche un dialogo del tipo: "Ti piace la mia foglia di fico?" "Beh, è uguale alla mia" "Sì, ma sotto c'è anche il tronco" "Ma dài, fa' vedere!" Il linguaggio nasce dalla menzogna? Siccome stiamo passeggiando sotto una stoà ti devo rispondere filosoficamente: sì, la menzogna è credere che la cosa e la parola, il significato e il significante siano consustanziali. Ma, come diceva il buon Magritte, l'immagine di una pipa non è una pipa, così la parola pipa non si può fumare. A proposito, c'hai mica da accendere che ho finito i fiammiferi (l'accendino non è ancora stato inventato)?

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  16. Popinga, sai, ogni stecca che acquisto, mi regalano un accendino (ora è stato inventato). Conosci la storia del masso e della nuvola che si incontrano, e del castello costruito sul masso? Magritte era un fumatore di pipa e quindi usava la lentezza per pensare. Le sigarette invece sono veloci, come le bugie. Eva poi alla fine diceva "Wow" (perchè era già poliglotta), e mentiva per l'ultima volta.

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  17. Ma siamo proprio sicuri che il linguaggio (simbolico) non nasca proprio come un flusso di coscienza interiore ? (magari all'inizio un flussino, piccolo..."però sta Eva che palle, e qui ho appena pulito, e là non si può stare, e non mi aiuti mai...ma il calcio quando l'inventano?")
    Certo che dopo c'è il problema di sapere come interagivano i due ovvero di come Eva redarguisse Adamo: ma per quello si può sempre ipotizzare il linguaggio corporeo...
    ;)
    bye

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  18. Che il calcio l'abbia inventato proprio Eva, col linguaggio corporeo? Forse per quello il lo detesterei un tantino, memore del Peccato Originale. Un male necessario, via.

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  19. Interessante l'idea che prima del linguaggio possa esserci stato il flusso di coscienza interiore. Ma in quale lingua pensava Adamo, se non c'era ancora un sistema di simboli vocali cui fare riferimento? Io penso in italiano, almeno credo, ma come pensa chi non conosce alcuna lingua? Ci sono: pensa come i miei gatti, per associazioni con stimoli olfattivi, visivi, sonori, tattili, gustativi. Il rumore della scatola delle crocchette indica pappa in arrivo, la visione mia o di mia moglie vuol dire coccole e allora accendono il motorino delle fusa. E' così?

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  20. Popinga, e se Adamo fosse stato cieco, sordo, muto e tetraplegico, allora non avrebbe conosciuto alcun pensiero? Il pensiero di Adamo nasce dal suo essere nell'Eden? E se non sa di esserci? Il tuo gatto non si chiama Kant, secondo me, credo sia un bellissimo esemplare epicureo.

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  21. Vuoi dire che può esistere il pensiero indipendentemente dal contatto con il mondo esterno? Qui chiedo l'aiuto di Paopasc, che se ne intende.
    Nessuno dei miei gatti si chiama Kant. In ordine di età ci sono Bortella, Matisse aka Porfirogenito, Hariri aka Fiulin, Baudolino e Uslìn.

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  22. @B: che calcio intendi? :))
    @ Popinga: le vasche di deprivazione sensoriale di Lilly sembravano dimostrare che in assenza di stimoli esterni la mente comincia a "costruirne" di propri, volatili ed effimeri. Però non vale perchè si tratta pur sempre di individui già formati (dal punto di vista mentale).
    In assenza di qualsiasi rimando sensoriale...si è in stato vegetativo, dato che si è dimostrato che in questa condizione si "percepiscono" gli stimoli senza che questi però attivino nessuna forma di coscienza, nè quella primaria nè quella secondaria (i.e. la coscienza animale e quella culturale).
    @B: se Adamo fosse come tu dici, a parte la contentezza di Eva (non sempre però ;) sarebbe un bel vegetale. Infatti sembra che questi organismi non abbiano sistema nervoso.
    :) a tutti.
    Bye

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  23. Ciao Paopasc: il calcio fu inventato da Eva per contrastare Adamo, che non comprese e lo scambiò per un gioco. Da qui l'interazione di Caino e Abele che fecero confusione tra zona e uomo. Eva era costernata, ma era ormai troppo tardi: il calcio fu. La palla in origine era il frutto proibito, e il serpente era costernato anche lui.
    Adamo poteva annusare, dell'olfatto non era privo infatti, e infatti non l'ho ipotizzato, ma voi lo avete dedotto (era una trappolina linguistico/logica per voi), che sia stato sufficiente per elaborare una qualche forma di pensiero? Un odore/profumo è "evocativo", altrimenti Proust potrebbe essere solo il nome dell'ultimo gatto di Popinga. Intanto ho finito le sigarette... Popinga, vale se non dico "purtroppo"? Fumare è così... esilarante.
    Che compagnia divertente che siete. Grazie.

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  24. @B:la birichina! :)
    vero, ho letto con poca attenzione completando inconsciamente la serie di sensi mancanti. Ma se non erro non gli hai tolto nemmeno il tatto (non quello con la suocera di Eva) e ovviamente il gusto (senò i manicaretti di Eva chi li giudicava?)? Ipotizziamo invece che, come dici tu, Adamo avesse solo l'olfatto. Riesci a immaginare un sistema (seppure primordiale) di comunicazione tra un siffatto uomo e una donna normale (sic)? Lui possiede solo l'olfatto e non può muoversi (essendo tetraplegico potrebbe muovere il capo...se serve glielo facciamo muovere altrimenti no, per rendere la cosa più stuzzichevole) come fa a comunicarle, per esempio, che ha fame, o che non ha più voglia di sentirla?
    Immagina un po'!
    (Immagino che la palla del calcio fosse... essendo tetraplegico)
    :)
    bye

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  25. Oh ma ciao Paopasc (e anche ciao a Popinga che è già ben oltre il nostro sguardo)!
    Adamo annusa ovunque, quindi annusa anche Eva, facciamo così. Per il resto non sappiamo cosa immagini, o percepisca in sè, come pensiero. Eva invece tutto può. Eva possiede un innato/indotto senso materno (pur non essendo mai "derivata" da alcun cordone ombelicale) e quindi se ne occupa, del suo Adamo. Lo nutre, lo coccola, lo educa alla sua presenza. Si crea così una forma di rapporto che, per quanto insoddisfacente possa sembrarci, è comunque l'unico praticabile. Non ci è dato sapere se Eva o Adamo percepiscano da subito un senso di insoddisfazione au ulteriori bisogni eventuali che non possono conoscere, perciò diciamo che sono entrambi "paghi". Potrebbero persino essere felici. Il sorriso poi pare essere forma primordiale di comunicazione tra gli umani, perciò credo che Adamo, attraverso il sorriso, o le lacrime, possa comunicare ad Eva tutta la gamma delle sensazioni e sentimenti possibili, proprio come un neonato (senza ombelico però, lo sappiamo).
    Il capo glielo muove Eva, e così forse inventano anche il sì e il no. Una volta che esiste il sì e il no, non serve altro, ti pare?

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  26. scusa Pops
    ma non si riesce a fare il copia-incolla
    e non ho voglia di riscrivere tutto il commento preparato con blocco note...
    :(
    bye

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  27. @B:siamo d'accordo che Adamo riesca a riconoscere Eva dall'olfatto. Avendo solo quel senso sarà sviluppatissimo, più di quello dei cani. Egli è in grado di percepire ogni minima variazione olfattiva che intervenga in Eva ma non può associarle a niente (di sensoriale) perchè c'ha solo l'olfatto. Tu allora ipotizzi (giustamente credo) che Eva supplisca alla carenza sensoriale adamitica cercando di
    interpretare tutti i suoi stati emotivi. Immagina che possa aver fame, o sete, oppure altre cose sulle quali non ci dilungheremo. Dici che gli fa muovere lei la testa per il sì e il no. Però se lo fa lei non lo
    fa lui: voglio dire che se gli chiede "sei sazio?" (lui non può sentire) e gli fa rispondere si o no, sarà solo una pantomima e non le farà conoscere il suo stato d'animo.
    Ora, Adamo però è in grado, secondo me, pena altrimenti l'estinzione, di sentire, per lo meno, quando è sazio o meno o quando ha o no sete. Solo che non riesce a comunicarlo a Eva. Lei può basarsi, per esempio, su una nutrizione e idratazione simile alla sua e così, ragionando secondo logica sopperire ai suoi bisogni. Ma Adamo? Quell'unica dotazione che gli abbiamo dato lo fa un po'
    diverso da un vegetale o no?
    Egli è in grado di comprendere anche col solo olfatto, secondo me, quello che Eva sta facendo, chiaramente quando è a contatto di naso. Sa se si avvicina, se sta lavando, se gli sta portando del
    cibo e così via: ma in che modo lo sa? Non certo come lo sappiamo noi, dotati di cinque o sei sensi. E' vero che può stabilirsi una relazione anche soddisfacente, ma è molto basata sul versante EVa.
    Devo trovare un modo per farlo comunicare con Eva. Sta buona lì che ci adesso ci penso.
    Per intanto beccati questo
    :)
    bye

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