lunedì 5 aprile 2010

Il nemico dei farfadets


Alexis Vincent Charles Berbiguier (de Terre-Neuve du Thym) era un proprietario terriero di Carpentras, dove nacque nel 1765–66 e morì il 3 dicembre 1851. Fu l’autore di una vasta autobiografia in tre volumi e 274 capitoli pubblicata a sue spese nel 1821 e intitolata Les farfadets ou Tous les démons ne sont pas de l'autre monde. Ossessionato per tutta la vita da creature demoniache che chiamava farfadets, curato senza successo all’ospedale psichiatrico parigino della Salpêtrière da Philippe Pinel, pionere della psicoterapia, è considerato da Raymond Queneau e André Blavier come un archetipo del folle letterario.

Mentre la psicosi di Berbiguier si è meritata un posto negli annali della psichiatria francese e i suoi farfadet continuano ad alimentare i dizionari di demonologia, è nel campo letterario che si evoca più di frequente il suo nome. Se è vero che Berbiguier si situa alla frontiera tra medicina e letteratura, egli può essere considerato un precursore di un Nerval o di un Nodier, che avrebbero fatto della follia dello scrittore e dell’intrusione del soprannaturale nel quotidiano il duplice tema di una importante corrente della letteratura romantica. D’altro lato, la sua opera ispirò Théophile Gautier per il racconto parodistico Onuphrius e Gustave Flaubert la consultò per la stesura del Bouvard et Pécuchet, la sua summa sull’idiozia umana.

I farfadet incominciarono a tormentare l’uomo dopo lo sfortunato incontro avvenuto in gioventù con due “sibille” o veggenti, che aveva consultato in un periodo difficile. Per questo “peccato”, finì prigioniero di questi demoniaci tormentatori, il cui capo si chiamava Rothomago. L’immediato superiore di questi era Belzebù in persona. Berbiguier dichiarò di aver intrattenuto corrispondenza scritta con tutti questi dignitari infernali. In lunghi anni di tormenti escogitò un certo numero di rimedi, soprattutto erboristici, che avevano il potere di confondere e tenere a bada i farfadet, ma i rimedi migliori si rivelarono lo zolfo e il timo. L’uso dello zolfo durante un suo soggiorno parigino gli procurò anche, come egli stesso scrisse, una visita dei pompieri, chiamati dagli allarmati vicini. Berbiguier sosteneva di essere riuscito a catturare alcuni piccoli tormentatori mettendoli in bottiglia (celebrando l’avvenimento con i versi che ho messo a chiusura di questo articolo), ma le loro attività infami continuarono a tormentarlo e tentarlo. Il suo fiuto affinato dall’esperienza gli consentì anche di smascherare come farfadet delle persone con le quali era entrato in contatto: Moreau, un occultista parigino, era Belzebù in persona.

Presento qui di seguito la prefazione dell’autobiografia scritta da questo folle letterario. Il testo è preceduto da una presuntuosa dedica a tutti i regnanti delle quattro parti del mondo, a quali si rivolge perché uniscano i loro sforzi ai suoi per distruggere l’influsso di demoni, stregoni e farfadet che affliggono gli sfortunati abitanti dei loro regni.

Berbiguier si è ritenuto per tutta la vita investito della missione di liberare la terra dalla razza demoniaca dei farfadet. Lo spazio in cui si muove è popolato da queste malefiche creature. Con il suo fedele scoiattolo Coco, egli è il Grande Inquisitore dei fantasmi, che si nascondono sotto l’aspetto di amici, di vicini, ma soprattutto di una coorte di medici di cui il capo supremo è lo psichiatra Pinel, che lo ebbe in cura senza successo alla Salpêtrière. Con lo scopo di apportare loro un colpo fatale smascherandoli, egli decide di redigere le sue memorie. Il suo testo è inoltre presentato come un’enciclopedia del “farfaderismo”, nella quale i costumi e i comportamenti di questi demoni sono abbondantemente commentati. Lo scopo dello scritto di Berbiguier è sia quello di svelare la scienza occulta dei farfadet sia quello di esporre i mezzi più efficaci per annientarli.


PREFAZIONE

VOGLIO FARE PRECEDERE LA MIA OPERA da qualche osservazione preliminare che invoglierà i miei lettori a leggere ed apprezzare le mie Memorie. La mia prefazione non deve essere lunga.

Ho serbato il silenzio per lungo tempo, persino quando io fui perseguitato dalla razza dei farfadet; mi sono deciso a rompere questo silenzio solo quando i miei nemici hanno spinto fino in fondo le loro tresche. Quando essi hanno turbato l’ordine pubblico con le loro visite notturne, quando hanno distrutto tutti i nostri raccolti, suscitato le tempeste e le piogge, fatto agire l’influsso dei pianeti, fatto cadere la grandine, invertito l’ordine delle stagioni, corrotto molte donne e fanciulle, rotto l’armonia delle relazioni, procurato morti segrete, allora mi sarei sentito colpevole senza aver rivelato le loro imprese criminali. Ho perciò messo in ordine tutti i miei appunti, e ne ho tratto un’opera che oggi dedico a tutti gli imperatori, re, principi, sovrani delle quattro parti del mondo.

È nell’interesse del genere umano che agisco, voglio che tutti i farfadets siano ridotti alla ragione, e il mio scopo sarà raggiunto.

La terra non sarà più popolata da questi vampiri abominevoli, tutti i matrimoni raranno felici, le fanciulle non saranno più esposte alle visite criminali di questi mostri; il corso delle stagioni sarà ristabilito, tutti gli uomini e tutte le donne diventeranno virtuosi, perché non avranno più al fianco questi istigatori che ci conducono sulla strada del vizio, sarà allora che si vedrà che il dominio dei farfadet è stato così lungo solo perché nessuno, prima di me, ha avuto il coraggio di attaccarli con la perseveranza che mi caratterizza. I miei lettori sapranno inoltre in quale modo li affronto dopo circa ventitré anni; quante volte sono stato esposto alle loro tentazioni e come ho saputo resistere loro. È al mio Dio creatore che ne sono debitore; non cadrò mai nei tranelli che mi sono stati tesi. Quando renderò a Dio quest’anima che gli appartiene, gli apparirà pura, come lo è stata all’indomani del mio battesimo.

Ho creduto necessario, nell’interesse della mia causa, designare per nome i più crudeli dei miei nemici. I Pinel, i Moreau, i Prieur, gli Chaix, i Vandeval, e tutti coloro che mi hanno inflitto le più crudeli sofferenze, sono i primi farfadet del regno. Quando saranno conosciuti da tutti i sovrani, non sapranno più dove riposare le loro teste criminali. Crudeli! Mi hanno proprio perseguitato! E sempre sotto il pretesto di agire per il mio bene che mi hanno agitato. Quando si presentavano davanti a me in forma umana, si poteva prenderli per le migliori persone del mondo; ma è quando si introducevano invisibilmente in casa mia per farmi soffrire che sono stati i degni agenti di Belzebù, di cui formano il corpo segreto e d’elite. Tremano ora che sono sicuri della mia risoluzione! Hanno voluto, con tutti i mezzi possibili, impedirmi di far stampare la mia opera. Mi hanno fatto minacciare, dall’infame Chaix, di condurmi davanti al Tribunale di Polizia Correzionale come calunniatore, ma la prova dei fatti che cito contro di loro sarà per me assai facile da dimostrare, la vedranno loro stessi amministrare. Durante il giudizio si introdurranno nelle narici, nelle orecchie dei miei giudici: pizzicheranno loro le gambe, si nasconderanno nelle maniche dei loro vestiti, si insinueranno sotto i loro berretti quadrati. La conoscenza che ho dei loro progetti li distoglierà dalla via giuridica. D’altra parte, quando ingiurio i miei nemici, e assegno loro l’epiteto d’infami, di briganti, ecc. ecc., non pretendo di attaccare le loro qualità personali, come individui, ma piuttosto la loro cattiveria in quanto farfadet sotto mentite spoglie. Non lo segnalo alla giustizia degli uomini, ma a quella di Dio.

Vogliono, mi hanno assicurato, farmi passare per pazzo; diranno a coloro che leggeranno le mie Memorie: leggete le Memorie di un pazzo. Sarei matto se non avessi avuto la forza che ho avuto di resistere a tutti i vostri attacchi! Ma, se fossi matto, voi non sareste tormentati, come lo siete tutti i giorni, dai miei lardi, le mie spille, il mio zolfo, il mio sale, il mio tabacco, il mio aceto e i miei cuori di bue; non sarò un esempio di religione per le persone che mi conoscono; non avrei scritto le Memorie che state per leggere, e nelle quali invertirò spesso l’ordine dei dati, perché i vostri nomi siano rivelati dall’inizio fino alla fine dell’opera, ciò che le darà più varietà. Se fossi stato pazzo non avrei raccolto tutti i tratti e gli aneddoti che ho citato nei miei scritti per confondervi, avrei fatto del male a qualcuno, e nessuno si lamenta di me, non si parla che della mia bontà e della mia pazienza.

No, non sono per niente pazzo, i sovrani della terra ve lo insegneranno presto vi puniranno, e io, io vi confonderò. Ve lo ripeto, non inverto l’ordine degli avvenimenti che mi sono capitati che per evitare la monotonia. Leggetemi, e se c’è ancora tempo correggetevi, non attendete la punizione che vi minaccia e che vi sarà inflitta dalla giustizia umana e divina. Le mie Memorie esporranno i vostri crimini; il mio stile non sarà sempre degno dei miei lettori, sarò semplice nei miei racconti, sublime allorché parlerò del mio Creatore, terribile nelle mie imprecazioni, buono e supplicante nelle mie preghiere.

Ho aggiunto al mio nome di Berbiguier quello di Terre-Neuve du Thym, perché non voglio essere confuso con gli altri Berbiguier che si sono lamentati con mio zio. So di non poter prendere questa qualità negli atti pubblici; obbedirò alla Legge, ma ricorrerò presso Monsignor Guardasigilli per poter, in ogni circostanza, aggiungere al mio nome quello di Terre-Neuve du Thym. Acquisterò per questo scopo un piccolo appezzamento dove coltiverò sempre questa pianta aromatica.

Ho creduto necessario, per rendere il mio stile degno del mio soggetto, declinare, coniugare e girare in tutti i modi la parola farfadet. Che non mi si rimproveri allora d’aver detto farfaderismo, farfadizzare, farfadeano. Ho voluto giustificare il mio titolo con tutte le locuzioni possibili.


Je vous tiens, je vous y tiens,
Dans la bouteille,
À merveille,
Farfadets, magiciens;
Enfin , je vous y tiens.
Je vous donne vinaigre à boire,
Tabac et poivre pour manger;
Un tel régal, je dois le croire,
Ne doit pas trop vous arranger.
Vous aimez fort la danse,
Et pour votre plaisir
Vous venez en cadence
Sur moi vous divertir.
Je vous tiens, etc.

Pour mieux vous régaler encore
Mes cœurs de bœuf et de mouton
Sur un grand feu qui les dévore
Grillent souvent sur du charbon.
La grêle et le ravage,
Pour vous tous n'est qu'un jeu;
Mais je sais à l'orage
Opposer mon grand feu.
Je vous tiens, etc.

Mes lardoires sont très pointues,
Elles vous percent, c'est fort bien;
Si mes aiguilles sont aiguës,
Elles ne le sont pas pour rien.
Pourquoi donc vous en plaindre?
Mais vous n'y pensez pas,
Voudriez-vous me contraindre
À marcher sur vos pas?
Je vous tiens, etc.

Farfadets, race abominable,
Que je ne puis trop détester,
Allez-vous-en trouver le diable,
Avec lui vous devez rester.
Vous voulez le désordre,
Vous trouvez cela beau;
Mais moi, l'ami de l'ordre,
Je suis votre fléau.
Je vous tiens, etc.

Vous combattre a pour moi des charmes,
Je vous brave et ne vous crains plus;
Le sel, le soufre sont mes armes,
Et vous serez toujours vaincus.
Vos cris dans la bouteille
Rendent mon cœur joyeux,
Et la nuit, quand je veille,
Je suis moins malheureux.
Je vous tiens, je vous y tiens
Dans la bouteille
À merveille,
Farfadets, magiciens;
Enfin, je vous y tiens.

8 commenti:

  1. Maestro Popinga!
    Non ho ancora letto questo corposo post, lo faccio tra un po', in mattinata probabilmente, ma mi sento in dovere di elevare una vibrata (è la prima volta che uso questa parola, quando ci vuole ci vuole) protesta: ormai richiedi il tempo pieno, con estensioni e prolunghe financo!
    Oggi sarebbe anche festa e io devo ancora riuscire a installare PyQt su Ubuntu!
    L'unica speranza è che piova tremendamente forte, magari ci fosse anche una frisa di grandine o neve o tormenta o un bundle delle tre. (Se ci sono delle parole che suonano strane, Firefox me le sottolinea in rosso, mi sto adeguando alla nuova situassione politica, pota!).
    Preghiera: oggi prendi la famiglia e andate a fare un giro, da qualche parte, pranzate fuori, tu ti svari e non pensi sempre alle stesse cose. Sai che da noi i leghisti, quelli più evoluti, hanno come motto "più si studia più si diventa scemi"? (A richiesta posso fornire la versione originale in padano ovest, FKaP).
    Salüt Padan, e lasa perde 'l 'puter.

    RispondiElimina
  2. Juhan: stai tranquillo, oggi c'è il sole. Ho approfittato della Pasqua piovosa per scrivere un po' di cose che avevo in arretrato. In padano centrale (scritto con grafia tedesca) è "Püssé stüdien püssé diventen urluk", con quella parola finale dalle vaghe assonanze turche. Ciao.

    RispondiElimina
  3. Methinks is "uluk"? == Allocco per i dudisti?

    RispondiElimina
  4. "Luc, urluc" = sciocco, allocco, scemo. Ma "Facia da luc" = faccia da delinquente.

    RispondiElimina
  5. Sì come da noi! vedi che possiamo parlare la lingua padagna anche capendoci! Se poi io non avessi sbagliato a scrivere il testo precedente si capirebbe anche "sudisti", ma è festa e, come dice Françoise Hardy che sto ascoltando in questo momento, "mais il est déja le lendemain".

    RispondiElimina
  6. laperfidanera05/04/10, 13:18

    A quanto pare io sono in salvo, i "farfadets" non potranno colpirmi, in questo periodo ho sempre un vago odore di zolfo addosso (anzi la settimana prossima tocca alla 2ª zolfatura) e in quanto al timo ce l'ho nell'orto; vale anche l'origano?
    Mi pare però che al resto dell'umanità e al mondo non abbia giovato molto l'esternazione del buon Berbiguier: "...tutti i matrimoni saranno felici...il corso delle stagioni sarà ristabilito, tutti gli uomini e tutte le donne diventeranno virtuosi...".
    Dannazione, Maestro, mi costringi a sforzi per leggere il francese, che non ho mai studiato e conosco superficialmente, anche se devo dire che questa volta era abbastanza semplice.
    Ciao

    RispondiElimina
  7. ...azz mi assento un attimo e adesso recuperare! Comunque Urluk si dice anche in alessandrino

    RispondiElimina