sabato 24 aprile 2021

La deriva dei continenti prima di Wegener

Basta osservare un planisfero o una carta dell’Oceano Atlantico per osservare come i margini dei continenti che vi si affacciano, soprattutto a Sud, sembrano combaciare come le tessere di un puzzle. Quando si impara (a me capitò alle medie) che la teoria della deriva dei continenti fu proposta da Alfred Wegener nel 1912, sorge subito la domanda: ma perché non ci hanno pensato prima? Sembra così evidente! Poi si scopre che il cammino della scienza non è così lineare e che, perché un’idea emerga e si affermi, è necessaria una concomitanza di fattori culturali, ideologici (compresi quelli religiosi), scientifici, tecnici che evidentemente prima non si era mai realizzata. Per esempio, l’osservazione della corrispondenza tra i margini geografici dell’America meridionale e dell’Africa occidentale poteva essere fatta solo dopo che erano diventate disponibili delle carte affidabili, almeno a grandi linee, delle loro coste e fossero note le rispettive latitudini.

In effetti, l’idea che i continenti non siano sempre stati fissi nelle loro posizioni attuali e che avrebbero potuto "andare alla deriva" era stata avanzata tre secoli prima che Alfred Wegener presentasse la sua teoria proprio da un esperto in materia. Il cartografo e geografo fiammingo Abraham Ortelius (1527–1598) discusse la leggenda di Atlantide di Platone nella terza edizione del suo Thesaurus Geographicus (1596). Ortelius suggerì che Platone avesse descritto un'antica separazione dei continenti, e usò questa interpretazione per spiegare la corrispondenza delle coste del Vecchio e del Nuovo Mondo. Egli ipotizzò che le Americhe sono state "strappate via dall'Europa e dall'Africa (...) da terremoti e alluvioni " e che "le vestigia della rottura si rivelano se qualcuno considera una mappa del mondo e guarda attentamente le coste dei tre [continenti]". Egli notò che la costa orientale del Sud America e la costa occidentale dell'Africa potevano combaciare perfettamente se fossero solo state più vicine o se l'Oceano Atlantico fosse chiuso. Riconobbe pure che i continenti si stavano muovendo, come si può vedere dalla sua dichiarazione “strappata dall'Europa e dall'Africa (...) da terremoti e inondazioni"

Ortelius usò per la sua idea una mappa del mondo, che pubblicò nel 1570 nel suo atlante Theatrum Orbis Terrarum, il primo atlante del mondo. Sfortunatamente, egli visse qualche secolo troppo presto e la sua idea innovativa non fu ulteriormente esplorata fino al XIX secolo.

Ci fu comunque un movimento continuo di idee riguardo alla precedente connessione geografica tra il Vecchio e il Nuovo Mondo. Nel 1650, il geografo tedesco Bernhardus Varenius (1622–1650/51?) osservò nel suo libro Geographia Generalis che in passato l'America e l'Europa erano state un unico continente. Scrisse che in seguito l'America fu strappata dall'Europa e che gli indiani d'America erano quindi anche loro figli di Adamo. 

Altri notarono che le forme dei continenti sui lati opposti dell'Oceano Atlantico, in particolare Africa e Sud America, sembrano combaciare. Theodor Christoph Lilienthal (1717–1781), un teologo luterano di Königsberg, pensava di aver scoperto nella Bibbia la presunta conferma di una disgregazione dei continenti dopo il diluvio di Noè attraverso il quale si formò l'Oceano Atlantico. Egli fondò la sua idea, tra gli altri, sul versetto biblico 25 nel capitolo 10 della Genesi "Ad Eber nacquero due figli; il nome dell'uno fu Peleg, perché ai suoi giorni la terra fu divisa, e il nome di suo fratello fu Joktan". La parte più interessante è la seguente: “Plinio testimonia che un tempo molti paesi erano separati dal mare gli uni dagli altri. Ciò è probabile anche per il fatto che le coste opposte, sebbene separate l'una dall'altra dal mare, hanno un profilo corrispondente, in modo che si adatterebbero quasi insieme, come se fossero una accanto all'altra, ad esempio, la parte meridionale di America e Africa”.

Alexander von Humboldt (1769-1859), il celebre geografo prussiano (considerato uno dei due fondatori della moderna scienza della geografia, naturalista ed esploratore, e certamente uno dei più famosi scienziati del suo tempo, compendiò la sua vasta gamma di conoscenze nei diversi volumi del Kosmos: Nel volume 1, scrisse "Il nostro Oceano Atlantico porta tutti i tratti di una grande valle. È come se le inondazioni avessero diretto le loro scosse successivamente a nord-est, poi a nord-ovest e poi di nuovo a nord-est. Il parallelismo delle coste opposte a nord da 10° di latitudine sud, i loro angoli di avanzamento e ritirata, la convessità delle coste del Brasile opposte a quelle del Golfo di Guinea, la convessità dell'Africa sotto gli stessi paralleli di latitudine della profonda rientranza formato dal Golfo del Messico, tutti attestano questa visione apparentemente audace. In questa valle atlantica, come quasi ovunque nella configurazione di grandi masse di terra, la costa frastagliata e costellata di isole si trova di fronte a coste non frastagliate. È da tempo che ho rivolto l'attenzione alla circostanza quanto fosse notevole dal punto di vista geologico il confronto delle coste occidentali dell'Africa e del Sud America entro i tropici'.

Nel 1857 Richard Owen (1810-1890), professore di chimica e geologia a Nashville, Tennessee, USA, pubblicò l'idea che l'intero continente americano un tempo avesse formato uno strato superiore in cima alla parte occidentale del Vecchio Mondo e fosse scivolato via per aprire l'Oceano Atlantico. Scrisse (...) per portare le rocce ipogee dell'America e quelle del nord Europa a formare una curva regolare. (...) non dobbiamo solo portare i due continenti in contatto effettivo, ma dobbiamo far scorrere una parte del Nord America nell'Europa occidentale, la massa settentrionale del Sud America nel grande deserto sabbioso del Sahara, quando affondò (…) sotto le acque dell'oceano". Owen notò anche che "La crosta terrestre, così espansa e interrotta, separata, a volte verticalmente, interamente attraverso tutti i suoi strati depositati, a volte (...) mediante rimozione orizzontale di uno strato superiore, lasciando uno strato inferiore, o viceversa: questo può spiegare (…) varie peculiarità geografiche. Quando ripristiniamo le parti presumibilmente interrotte (…) poi troviamo formazioni geologiche, così come catene montuose geografiche, ecc., che si adattano alle loro posizioni originali”

Antonio Snider-Pellegrini (1802-1885), noto come Antonio Snider, un geografo e scienziato francese, propose nella sua La création et ses mystères dévoilés che tutti i continenti erano un tempo collegati insieme durante il tardo carbonifero e che l'Atlantico era stato squarciato durante il diluvio biblico. Tuttavia, nessuna delle teorie sopra menzionate ha trovato un pubblico nella comunità delle scienze della Terra.

Snider nel 1859 compilò due mappe descrivendo la sua versione di come i continenti africano e americano possano essersi combinati insieme prima di essere successivamente separati: (a) assunta configurazione dei continenti nel tardo periodo carbonifero e (b) la configurazione attuale. Queste mappe furono rese famose dalle pubblicazioni del geologo ginevrino Albert V. Carozzi, che le fece conoscere ai lettori di geologia negli anni '70 del Novecento come una delle prime teorie della deriva dei continenti.

Il geologo austriaco Eduard Suess (1831-1914) era un esperto delle Alpi. Gradualmente sviluppò opinioni sulla connessione tra Africa ed Europa e giunse alla conclusione che le Alpi a nord erano una volta sul fondo di un oceano, di cui il Mediterraneo era un residuo. Suess è accreditato di aver scoperto la Tetide, che così chiamò nel 1893 dal nome della Titana Teti, figlia di Urano e Gaia e sorella e consorte di Oceano, l'antico dio greco dell'oceano. La sua altra importante scoperta fu che la flora di Glossopteris - un gruppo estinto di felci che si sviluppò durante il Permiano e si estinse alla fine del Triassico - era stata trovata in Sud America, Africa, India e Australia. La sua spiegazione era che le tre terre erano un tempo collegate a un supercontinente, che chiamò Gondwana-Land (proposto nel 1885). Si noti che il nome Gondwana era già stato introdotto nel vocabolario geologico nel 1872 dal geologo irlandese Henry Benedict Medlicott (1829-1905), quando era direttore del Geological Survey of India, per il sistema stratigrafico Gondwana dell'India.

Eduard Suess credeva che gli oceani inondassero gli spazi attualmente posti tra quelle terre quando questi affondarono. Pubblicò una sintesi completa delle sue idee in tre volumi in cinque parti tra il 1883 e il 1909, dal titolo Das Antlitz der Erde, uno dei testi fondamentali della geologia moderna. Suess coniò anche molti termini che oggi parte del vocabolario consolidato delle scienze della Terra (come ad esempio Monti Caledoniani, Panthalassa, biosfera, litosfera, idrosfera, eustasia, avamposto, entroterra, Horst e Graben).

Ultimo in ordine di tempo tra i principali precursori di Wegener fu il parmigiano Roberto Mantovani (1854 - 1933), geologo e violinista, che propose un modello di deriva dei continenti in cui un singolo supercontinente che copriva l’intero pianeta più piccolo si era rotto e i continenti erano stati spostati dall'espansione termica della Terra alimentata dal vulcanismo, ma di lui mi occuperò una prossima volta.

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