Paul Masson, alias Lemice-Terrieux, nato il 14 luglio 1849 a Strasburgo, e morto il 31 ottobre 1896, a soli 47 anni, nella stessa città, fu un avvocato, magistrato, scrittore e soprattutto eccelso burlone e mistificatore. Seguì questa vera e propria vocazione dopo aver capito il potere della stampa nel condizionare l'opinione pubblica. Ne approfittò per disorientare le personalità del mondo politico, della borghesia parigina e della letteratura di fine Ottocento.
Si formò al collegio dei Gesuiti dell'Abbazia di Saint-Clément a Metz, studiò legge a Nancy nel 1872 e ottenne il dottorato dalla Facoltà di Giurisprudenza di Parigi. Si affermò come avvocato a Vesoul.
Nel 1875 fu assegnato alla procura di Algeri, poi nominato nel 1877 vice giudice a Bona. Divenne giudice istruttore a Tlemcen il 27 febbraio 1880. Si distinse alla Corte d'Assise di Orano, durante un processo per corruzione che coinvolse l'ex sottoprefetto di Tlemcen e quattro dipendenti della sottoprefettura.
Fu trasferito nell'aprile 1880 a Chandernagor, piccola colonia francese in India, come presidente del tribunale dove svolgeva anche funzioni di giudice. Qui incominciò a manifestare il suo talento. Per vendicarsi di questo incarico non voluto, applicava prontamente il massimo della pena a tutti gli sfortunati litiganti che si presentavano davanti a lui. Nello stesso anno organizzò una burla, infatti il Figaro del 27 agosto 1880 pubblicò la lettera di un corrispondente, Joseph de Rozario, proprietario immobiliare, che raccontava la storia della cacciata dei Gesuiti da Chandernagor, un territorio così abbandonato all'idolatria di Kali, presentata nella missiva come la "dea dell'omicidio", e del fallico Lingam. Il governo di Jules Grévy, all'origine dei decreti che ordinavano lo scioglimento delle congregazioni, non poteva che essere scosso dal trattamento umiliante descritto dal corrispondente, finché non ci si accorse che non c'era più un solo Gesuita nell'India francese dal XVIII secolo. Per trovare l'autore della lettera, venne svolta un'indagine, affidata naturalmente a Paul Masson, lui stesso autore dell'inganno. A dicembre presentò un rapporto sostenendo che tutto era una burla di ignoti.
Il 26 dicembre 1880 fu trasferito a Pondichéry, altro insediamento francese in India, dove continuò le sue bizzarrie, come entrare nel suo ufficio nel Palazzo di giustizia su un carro indù trainato da bufali. Comunicò in patria l'introduzione delle gondole veneziane su un affluente del Gange, dicendo di aver remato egli stesso a bordo di una di esse. Nel dicembre 1881 gli fu concesso un permesso di tre mesi per partecipare a un simposio e colse l'occasione per visitare successivamente Ceylon, l'Egitto e la Sicilia. Nel 1882 lasciò la colonia. Durante questi due anni in India si cimentò a suo dire anche in esperimenti sull'incrocio delle scimmie e della specie umana e fu iniziato ai misteri di una setta a Lahore da cui trasse lo pseudonimo Le Yoghi.
Fu pubblico ministero del tribunale di primo grado di Guelma in Algeria e poi fu trasferito nel marzo 1883 a Tunisi, in qualità di sostituto procuratore della Repubblica, e dove ebbe modo di incontrare il generale Georges Boulanger, allora comandante della forza di occupazione. Il bey di Tunisi gli conferì la più alta onorificenza della colonia.
Si dimise il 28 giugno 1884. Dopo questa data si trasferì a Meudon, vicino a Versailles, dove acquistò una villa moresca disseminando il giardino di piante velenose e carnivore e riempiendo l’abitazione di ninnoli indù e tappeti orientali. Prese in affitto anche un pied-à-terre a Parigi, in boulevard Saint-Michel.
Tra il maggio 1889 e l'aprile 1895 collaborò a L'Intermédiaire des chercheurs et curieux, con piccoli enigmi posti alla sagacia dei lettori. Inaugurò nel 1890 per la rivista Art et Critique, con l'aiuto dello scrittore Willy, la sezione Attraverso la stampa che continuò su L'Ermitage dove si trovò molto vicino al suo fondatore, Henri Mazel. Lavorò a La Plume, dove divenne amico del giovane poeta Georges Fourest, che poi gli dedicò la raccolta La Négresse Blonde nel 1909. Partecipava alle serate che la rivista organizzava al Caveau du Soleil d'or con l'amico Willy. In tutti questi giornali si firmava Trissotin o Le Yoghi. Divenne amico di Colette nel 1888.
Dal 27 gennaio 1890 lavorò come catalogatore presso la Biblioteca Nazionale di Francia, dove inventò numerose schede di opere false, tra cui Ricerche sui pittori ciechi, Dizionario della lingua attica, Dizionario dei diminutivi, Saggio sulle biblioteche dei Merovingi, Dizionario dei tetti, Dizionario dei diminutivi, Dizionario delle frasi fatte, Dizionario delle perifrasi, Dizionario dei formaggi, Le comiche involontarie, Trattato sull'immortalità dell'anima dei violini, Dizionario dei poeti morti di fame e Pensieri di uno Yoghi. Quest’ultima opera uscì in forma anonima nel 1896.
Nel maggio 1890, ebbe luogo il concorso annuale dell’Académie Française, dove gareggiarono tredici illustri candidati, tra i quali Pierre Loti, Émile Zola, Henry Houssaye, Henry Becque, Paul Thureau-Dangin. Quest’ultimo risultò primo, con otto voti, ma non erano sufficienti. Dopo sette votazioni, entrò in gioco Paul Masson. Conoscendo perfettamente i termini di chiusura e l’impossibilità della giuria di verificare in tempo le informazioni, inviò a tredici testate giornalistiche una falsa lettera di rinuncia di ciascuno dei tredici candidati. Il caso ebbe ampie ripercussioni.
Seguì poi una serie di altre bufale. Usò le lettere inviate a tutti gli editori, usurpando nomi e firme di personaggi noti, che spesso furono pubblicati sotto forma di comunicati stampa, generando una serie di malintesi, correzioni, con un bellissimo effetto comico. Quando non falsificava i nomi delle personalità, lo faceva con lo pseudonimo di Lemice-Terrieux. Le vittime furono diversi letterati e, soprattutto, buona parte della stampa parigina. Fece anche credere di aver creato un'azienda per la fabbrica di conserve di cavallette.
Convocò con falsi messaggi ventiquattro deputati della maggioranza all'Eliseo per il primo aprile con il pretesto che il presidente stava preparando un rimpasto di governo e li aspettava urgentemente per affidare loro un portafoglio. Di loro, diciannove ebbero l'ingenuità di presentarsi.
Il 12 luglio 1891, Georges Montorgueil, con il quale ebbe una lunga corrispondenza e che apprezzava le sue imposture, ricevette una lettera da un Lemice-Terrieux che sosteneva che Lemice-Terrieux non era Paul Masson. Georges Montorgueil chiese quindi informazioni direttamente a Paul Masson che, nel mese di novembre rispose di essere infastidito da questo omonimo.
Scrisse Riflessioni e pensieri del generale Boulanger, Estratti dalle sue carte e dalla sua corrispondenza intima. La prefazione a questo volume di 296 pagine, pubblicato dall'editore Albert Savine in forma anonima, firmato con tre asterischi. Il quotidiano Le Gaulois dell'8 luglio 1891 garantiva l'autenticità dell'opera e affermava che le note furono classificate e redatte con la massima cura dallo stesso generale, ex ministro della guerra, e oggetto di un mandato di cattura per alto tradimento. Il generale aveva lasciato la Francia per rifugiarsi a Bruxelles con la sua amante, Madame de Bonnemains, il 1 aprile 1889. Non appena il libro fu pubblicato, la de Bonnemains morì di tisi il 16 luglio. Incapace di sopravvivergli, il generale si suicidò sulla sua tomba nel cimitero di Ixelles (Bruxelles), il 30 settembre 1891. Molte riflessioni nel volume a lui attribuito avevano come oggetto, proprio il suicidio. L'editore Savine, con o senza l'autorizzazione del vero autore, modificò la copertina e il frontespizio del libro, che divenne Pensées d'un faussaire, sempre senza il nome dell'autore, ma con la stessa prefazione.
L'assimilazione di Lemice-Terrieux a Paul Masson deriva dall’articolo À travers l’actualité, Lemice-Terrieux, firmato Marcel Huart, pubblicato su La Revue contemporaine del 15 maggio 1890. Marcel Huart, che non menziona mai il nome di Paul Masson, afferma di aver trovato Lemice-Terrieux al noto locale Il Gatto Nero. Marcel Huart presenta Lemice-Terrieux come: “una bella testa di vecchio, il viso è appena rasato, gli occhi brillano di malizia, la fronte è scoperta, i capelli bianchi sono ancora abbondanti e lunghi. Il vestito semplice, un po' trasandato”. Marcel Huart sembra molto ben documentato. Nel suo libro Mes apprentissages, Colette parla di Paul Masson come di uno scapolo, di giovane età. Nel racconto Le Képi, racconta la scena seguente: "Paul Masson, che sgusciava tra la piccola folla in tumulto, prendeva dalla valigetta d’avvocato immaginette che non erano di pietà e le distribuiva, imparziale nel delitto, a scolaretti e scolarette. Per occupare le lunghe veglie invernali, sussurrava loro…”
Tra le sue bizzarrie ci sono i "treni-sperone", novità delirante che egli propose, con progetto allegato e disegni tecnici, all'Accademia delle Scienze in seguito alla morte di una sua parente nello scontro di due treni alla stazione di Saint-Mandé. Per evitare il ripetersi di una simile tragedia, Masson consigliava di attrezzare i treni in modo che potessero saltare uno sopra l’altro nel caso si trovassero a urtare frontalmente!
Masson pubblicò nel 1893 presso Flammarion un falso “Diario giovanile” firmato dal principe Otto von Bismarck, in cui elencava, con un dispositivo di note che sottolineavano le difficoltà di traduzione dal tedesco, massime assurde: "L'unica nozione che la donna ha del tempo si manifesta nella sua costante preoccupazione di imitare nella sua persona, come può, la forma di una clessidra”. L’effetto fu di provocare quasi una crisi diplomatica tra la Francia e la Germania.
Nell'aprile del 1894 Paul Masson tenne una conferenza su “La Fumisteria dalle origini ai giorni nostri” (l’arte di raccogliere i fumi, ma anche quella di vendere fumo). Henri Mazel ne riferì in L'Ermitage dell'aprile 1894. Essendo Masson il rappresentante per la Francia di una marca inglese di stufe e caminetti, gli ospiti dovettero ascoltare uno studio molto serio, molto tecnico, sullo scarico industriale dei fumi e su tutti i metodi storici di riscaldamento, dal braciere di Giuliano l'Apostata al crematorio di Milano. La conclusione era naturalmente a favore del marchio rappresentato da Masson, superiore a tutte le altre stufe. Otto mesi dopo, Le Voltaire del 29 novembre 1894 avrebbe affermato che il convegno non ebbe mai luogo. Burla di una burla?
Nel 1894 soggiornò tutta l'estate a Belle-Île-en-Mer, in Bretagna, con Willy e Colette che, dopo una grave malattia, si stava riprendendo. Paul Masson passava regolarmente al capezzale di Colette, e facevano insieme giochi verbali che lei considerava divertenti e dotti. Colette dirà di lui: ``Il mio primo amico, il primo amico della mia età di donna” e grande mistificatore.
Lo stesso anno scrisse al presidente Jean Casimir-Perier, eletto dopo l’assassinio di Marie François Sadi Carnot. Riferendosi alla sua estrema severità a Chandernagor, presentò la sua candidatura alla carica di carnefice in sostituzione di Louis Deibler, esecutore dei due anarchici Ravachol e Caserio. Nel 1896 fu pubblicato il libro Les Voyants de Tilly-sur-Seulles, scritto dal visconte de Granville, pseudonimo di Arnould Galopin e la cui prefazione era di Pierre Maurer, cappellano dell'ospizio dei fratelli Saint-Jean de Matha, un altro pseudonimo di Masson. Nel volume affermava di aver ispirato Henriette Couédon, una delle veggenti più famose dell'epoca, e che lei era una sua allieva.
Paul Masson fu intervistato per il quotidiano Le Soir nell'aprile dello stesso anno e si difese dicendo che alcune bufale erano opera di altre persone, Le Gaulois del 23 luglio 1896 pubblicò una lettera di Paul Masson in cui annunciava la sua candidatura all'Académie Goncourt.
Il 18 giugno 1896, Monsieur Geoffroy, giudice istruttore presso il tribunale di primo grado della Senna, inviò una lettera al prefetto di polizia chiedendo un campione della calligrafia di Paul Masson. Geoffroy voleva confrontare la calligrafia di Masson con l'originale di un telegramma inviato sotto la firma di monsieur Vigné al sindaco di Sète, per annunciargli che monsieur Salis era gravemente malato. Il giudice Geoffroy desiderava smascherare Lemice Terrieux. Paul Masson forse si spaventò, perché sapeva quanto gli sarebbe costata una causa in cui erano coinvolti due influenti deputati, Jacques Salis e Paul Vigné d'Octon, che egli fosse o meno questo Lemice-Terrieux.
Una testimonianza di Pierre Dufay, pubblicata su Le Progrès de Loir-et-Cher del 22 novembre 1896, riproduceva una lettera di Paul Masson del 22 ottobre 1896 in cui affermava di essere affetto da un'atroce malattia nervosa. Era scritto che Paul Masson era in famiglia, lontano da Parigi.
Partì per una cura ad Aix-les-Bains, ma le sue condizioni non migliorarono, si recò a Strasburgo per stare dai suoi fratelli. Si suicidò nella stessa città il 31 ottobre 1896, all'età di 47 anni. Il suo suicidio è raccontato da Colette nel suo libro Mes apprentissages: “Ha fatto la classica fine di un uomo faceto: sulle rive del Reno, si è applicato un tampone imbevuto di etere contro le narici, fino a perdere l'equilibrio. Cadde e annegò in un piede d'acqua”. Il certificato di morte di Paul Masson indica che il suo cadavere fu portato via dall'Ill, vicino alla diga di Robertsau, il 7 novembre.
Se non c'è alcuna prova che ci sia un nesso tra l'indagine avviata contro di lui, la malattia e poi il suicidio di Paul Masson, ci si può però chiedere se il grande mistificatore, l'umorista compulsivo, non sia stato vittima della sua opera. Non è raro che talvolta il gusto della burla e della facezia sia una risposta a un sotterraneo disagio di vivere.
La notizia della sua morte non convinse nessuno e venne pubblicata sui giornali una lettera firmata Lemice-Terrieux che la negava. Il giorno dopo fu tuttavia riportato dal quotidiano Le Temps il suo certificato ufficiale di morte. Non si era mai sposato, e non ebbe figli. È sepolto nel cimitero di Saint-Urbain a Strasburgo.