I casi di concepimento miracoloso costellano mitologie e religioni. L’epoca moderna sembrava aver fatto giustizia di credenze irrazionali, ma talvolta quelli che Jung avrebbe chiamato archetipi affiorano dallo sterminato oceano della mente umana, adattandosi ai tempi. Nel novembre 1874 un articolo insolito comparve nel numero 19 dell’American Medical Weekly, una rivista medica di Louisville, nel Kentucky. Era firmato da L. G. Capers, chirurgo di Vicksburg, Mississippi, che era stato medico militare durante la Guerra di Secessione dalla parte dei confederati. Ne riporto gli elementi principali.
Ginecologi attenzione! – Note dal diario di un chirurgo di campo e d’ospedale
(7 novembre 1874)
(…) Fino ad ora, mi sono astenuto dal portare di fronte al pubblico, e più particolarmente della Professione, una qualsiasi delle mie temerarie imprese o rimarchevoli procedure chirurgiche; e anche ora provo un sentimento di pudore nel presentare il caso notevole, la cui relazione è stesa solo per un senso di dovere verso il mio credo professionale. Di sicuro molti definiranno i fatti qui descritti come insoliti o impossibili; a queste persone i devo solo dire: se no, perché no?
Ecco le prove. Il 12 maggio 1863 si combatté la battaglia di R. [Raymond, in Virginia, NdR]. La brigata del Generale Gregg [delle forze sudiste] incontrò l’avanguardia dell’armata di Grant, sotto il comando del Maggiore Generale Logan, più o meno a un miglio dal villaggio di R. A circa trecento iarde a lato del mio reggimento era situata un’elegante residenza, i cui occupanti erano una signora, le sue due figlie e la servitù (il capo famiglia era impegnato in un'altra unità dell'esercito). Circa alle tre del pomeriggio, quando la battaglia stava infuriando, la sopra menzionata signora e le sue due figlie (di età rispettivamente di quindici e diciassette anni), piene di interesse e entusiasmo, stavano coraggiosamente davanti al loro portico, pronte e desiderose di soccorrere i soldati feriti che fossero caduti nella terribile lotta.
I nostri uomini stavano combattendo con onore, ma, pressati da forze superiori, si erano progressivamente ritirati a circa centocinquanta iarde dalla casa. Essendo la mia posizione vicino al reggimento, improvvisamente vidi un nobile e valoroso giovane commilitone barcollare verso di me, e poi cadere al suolo. Nello stesso istante un urlo penetrante dalla casa raggiunse il mio orecchio! Fui subito a fianco del giovane e, esaminandolo, trovai una frattura composta, con estensiva comminuzione della tibia sinistra. Il proiettile era poi rimbalzato e, nella sua traiettoria in avanti, aveva attraversato lo scroto, portando via il testicolo sinistro. Avevo appena finito di curare le ferite di questo povero ragazzo, quando giunse correndo la signora, implorandomi di andare da una delle sue figlie, la quale, mi disse, era stata severamente ferita qualche minuto prima. Affrettandomi verso la casa, trovai che la maggiore delle signorine presentava una ferita assai seria. Un proiettile di fucile (1) era penetrato nella parete addominale sinistra, circa a metà tra l’ombelico e il processo spinale anteriore dell’ilio, e si era perso nella cavità addominale, lasciando dietro di sé una ferita lacerata. Ritenendo che c’era poca o nulla speranza in un ricovero, ebbi solo il tempo di prescrivere un anestetico (2) quando il nostro esercito si ritirò, lasciando sia il campo di battaglia che il villaggio nelle mani del nemico.
Essendo rimasto con i miei feriti al villaggio, ebbi l’opportunità di visitare la signorina il giorno successivo e, di tanto in tanto, nei due mesi successivi, alla fine dei quali si era completamente ristabilita, senza evidenti sintomi durante il trattamento, salvo una severa peritonite. Sembrava in salute come prima!
Circa sei mesi dopo la sua guarigione, i movimenti del nostro esercito mi portarono di nuovo al villaggio di R., e fui inviato ancora a vedere la signorina. Appariva in uno stato eccellente, sia di salute che di morale, ma il suo addome si era enormemente allargato, a tal punto da far pensare a una gravidanza al settimo o all’ottavo mese. In effetti, non avessi conosciuto la famiglia e l’episodio della ferita addominale, avrei così diagnosticato il caso. Nelle circostanze descritte, evitai di dare una diagnosi positiva, decidendo di tenere il caso sotto controllo. Così feci.
Proprio 278 giorni dalla data in cui era stata ferita dal proiettile di fucile, sgravai la stessa giovane signorina di un bel bambino, del peso di otto libbre. Non rimasi eccessivamente sorpreso; ma immaginate la sorpresa e la mortificazione della giovane donna e della sua famiglia. Ciò può essere meglio immaginato che descritto. Sebbene nella mia visita prima del parto avessi trovato l’imene intatto, non diedi credito alle oneste e ripetute affermazioni della giovane sulla sua innocenza e purezza virginale.
Circa tre settimane dalla data di questa nascita eccezionale, fui chiamato a vedere il bambino, poiché la nonna insisteva nel dire che “c’era qualcosa che non andava riguardo ai genitali”. La visita rivelò uno scroto ingrossato, gonfio, sensibile, che conteneva sul lato destro una sostanza dura e ruvida, evidentemente estranea. Decisi subito di operare per la sua rimozione e, nel farlo, estrassi dallo scroto un proiettile di fucile, schiacciato e battuto come se avesse incontrato nel suo tragitto qualche dura e non cedevole sostanza.
Sarebbe impossibile tentare di descrivere la mia sorpresa! Ciò che può sembrare già chiarissimo ai miei lettori fu per me, all’epoca, misterioso. Fu solo dopo parecchi giorni e notti di insonne riflessione che la soluzione mi brillò davanti, e da allora mi è apparsa chiara come la luce del sole.
Qual è? Il proiettile che prelevai dallo scroto del bambino era lo stesso che, il 12 maggio, aveva fracassato la tibia del mio giovane commilitone, e, [deviato da questa] era penetrato nel suo testicolo, portando con sé particelle di seme e spermatozoi nell’addome della giovane signorina, poi attraverso la sua ovaia sinistra e nell’utero, così mettendola incinta! Non ci può essere altra soluzione del fenomeno! Ho espresso queste convinzioni alla famiglia e, su loro insistenza, ho fatto visita al mio giovane amico, esponendogli il caso nel modo più consono. All’inizio, assai naturalmente, egli apparve scettico, ma si convinse a visitare la giovane madre. Convinto o no che fosse, assai presto la sposò, quando il piccolo aveva compiuto il suo quarto mese.
Come elemento di interesse ulteriore, devo riferire di aver ricevuto l’anno scorso una lettera che confermava un matrimonio felice e tre bambini, nessuno dei quali tuttavia assomigliava come il primo al nostro eroe, al pater familias!
(1) Nell’originale minnie ball, che era il termine con il quale i soldati americani designavano il proiettile Minié (dal nome dell’inventore dell’omonimo fucile, il francese Claude Etienne Minié), una sorta di precursore in piombo dei proiettili dum-dum, dai devastanti effetti. Il fucile Minié fu assai utilizzato durante la guerra civile americana e nella guerra di Crimea.
(2) All’epoca si utilizzavano gli oppiacei.
Ginecologi attenzione! – Note dal diario di un chirurgo di campo e d’ospedale
(7 novembre 1874)
(…) Fino ad ora, mi sono astenuto dal portare di fronte al pubblico, e più particolarmente della Professione, una qualsiasi delle mie temerarie imprese o rimarchevoli procedure chirurgiche; e anche ora provo un sentimento di pudore nel presentare il caso notevole, la cui relazione è stesa solo per un senso di dovere verso il mio credo professionale. Di sicuro molti definiranno i fatti qui descritti come insoliti o impossibili; a queste persone i devo solo dire: se no, perché no?
Ecco le prove. Il 12 maggio 1863 si combatté la battaglia di R. [Raymond, in Virginia, NdR]. La brigata del Generale Gregg [delle forze sudiste] incontrò l’avanguardia dell’armata di Grant, sotto il comando del Maggiore Generale Logan, più o meno a un miglio dal villaggio di R. A circa trecento iarde a lato del mio reggimento era situata un’elegante residenza, i cui occupanti erano una signora, le sue due figlie e la servitù (il capo famiglia era impegnato in un'altra unità dell'esercito). Circa alle tre del pomeriggio, quando la battaglia stava infuriando, la sopra menzionata signora e le sue due figlie (di età rispettivamente di quindici e diciassette anni), piene di interesse e entusiasmo, stavano coraggiosamente davanti al loro portico, pronte e desiderose di soccorrere i soldati feriti che fossero caduti nella terribile lotta.
I nostri uomini stavano combattendo con onore, ma, pressati da forze superiori, si erano progressivamente ritirati a circa centocinquanta iarde dalla casa. Essendo la mia posizione vicino al reggimento, improvvisamente vidi un nobile e valoroso giovane commilitone barcollare verso di me, e poi cadere al suolo. Nello stesso istante un urlo penetrante dalla casa raggiunse il mio orecchio! Fui subito a fianco del giovane e, esaminandolo, trovai una frattura composta, con estensiva comminuzione della tibia sinistra. Il proiettile era poi rimbalzato e, nella sua traiettoria in avanti, aveva attraversato lo scroto, portando via il testicolo sinistro. Avevo appena finito di curare le ferite di questo povero ragazzo, quando giunse correndo la signora, implorandomi di andare da una delle sue figlie, la quale, mi disse, era stata severamente ferita qualche minuto prima. Affrettandomi verso la casa, trovai che la maggiore delle signorine presentava una ferita assai seria. Un proiettile di fucile (1) era penetrato nella parete addominale sinistra, circa a metà tra l’ombelico e il processo spinale anteriore dell’ilio, e si era perso nella cavità addominale, lasciando dietro di sé una ferita lacerata. Ritenendo che c’era poca o nulla speranza in un ricovero, ebbi solo il tempo di prescrivere un anestetico (2) quando il nostro esercito si ritirò, lasciando sia il campo di battaglia che il villaggio nelle mani del nemico.
Essendo rimasto con i miei feriti al villaggio, ebbi l’opportunità di visitare la signorina il giorno successivo e, di tanto in tanto, nei due mesi successivi, alla fine dei quali si era completamente ristabilita, senza evidenti sintomi durante il trattamento, salvo una severa peritonite. Sembrava in salute come prima!
Circa sei mesi dopo la sua guarigione, i movimenti del nostro esercito mi portarono di nuovo al villaggio di R., e fui inviato ancora a vedere la signorina. Appariva in uno stato eccellente, sia di salute che di morale, ma il suo addome si era enormemente allargato, a tal punto da far pensare a una gravidanza al settimo o all’ottavo mese. In effetti, non avessi conosciuto la famiglia e l’episodio della ferita addominale, avrei così diagnosticato il caso. Nelle circostanze descritte, evitai di dare una diagnosi positiva, decidendo di tenere il caso sotto controllo. Così feci.
Proprio 278 giorni dalla data in cui era stata ferita dal proiettile di fucile, sgravai la stessa giovane signorina di un bel bambino, del peso di otto libbre. Non rimasi eccessivamente sorpreso; ma immaginate la sorpresa e la mortificazione della giovane donna e della sua famiglia. Ciò può essere meglio immaginato che descritto. Sebbene nella mia visita prima del parto avessi trovato l’imene intatto, non diedi credito alle oneste e ripetute affermazioni della giovane sulla sua innocenza e purezza virginale.
Circa tre settimane dalla data di questa nascita eccezionale, fui chiamato a vedere il bambino, poiché la nonna insisteva nel dire che “c’era qualcosa che non andava riguardo ai genitali”. La visita rivelò uno scroto ingrossato, gonfio, sensibile, che conteneva sul lato destro una sostanza dura e ruvida, evidentemente estranea. Decisi subito di operare per la sua rimozione e, nel farlo, estrassi dallo scroto un proiettile di fucile, schiacciato e battuto come se avesse incontrato nel suo tragitto qualche dura e non cedevole sostanza.
Sarebbe impossibile tentare di descrivere la mia sorpresa! Ciò che può sembrare già chiarissimo ai miei lettori fu per me, all’epoca, misterioso. Fu solo dopo parecchi giorni e notti di insonne riflessione che la soluzione mi brillò davanti, e da allora mi è apparsa chiara come la luce del sole.
Qual è? Il proiettile che prelevai dallo scroto del bambino era lo stesso che, il 12 maggio, aveva fracassato la tibia del mio giovane commilitone, e, [deviato da questa] era penetrato nel suo testicolo, portando con sé particelle di seme e spermatozoi nell’addome della giovane signorina, poi attraverso la sua ovaia sinistra e nell’utero, così mettendola incinta! Non ci può essere altra soluzione del fenomeno! Ho espresso queste convinzioni alla famiglia e, su loro insistenza, ho fatto visita al mio giovane amico, esponendogli il caso nel modo più consono. All’inizio, assai naturalmente, egli apparve scettico, ma si convinse a visitare la giovane madre. Convinto o no che fosse, assai presto la sposò, quando il piccolo aveva compiuto il suo quarto mese.
Come elemento di interesse ulteriore, devo riferire di aver ricevuto l’anno scorso una lettera che confermava un matrimonio felice e tre bambini, nessuno dei quali tuttavia assomigliava come il primo al nostro eroe, al pater familias!
(1) Nell’originale minnie ball, che era il termine con il quale i soldati americani designavano il proiettile Minié (dal nome dell’inventore dell’omonimo fucile, il francese Claude Etienne Minié), una sorta di precursore in piombo dei proiettili dum-dum, dai devastanti effetti. Il fucile Minié fu assai utilizzato durante la guerra civile americana e nella guerra di Crimea.
(2) All’epoca si utilizzavano gli oppiacei.
Il tono generale e lo stile dell’articolo avrebbero dovuto indicare al lettore accorto che si trattava di una burla. Esistevano inoltre alcuni elementi che avrebbero potuto smascherare lo scherzo. Il bambino era nato con “qualcosa che non andava riguardo ai genitali” e la visita del chirurgo aveva rivelato che il proiettile che aveva ferito il soldato e ingravidato la donna era alloggiato proprio nello scroto del neonato. Ancora meno plausibile era poi il fatto che il soldato, appena informato della sua miracolosa paternità, abbia rapidamente sposato la madre del bambino. E poi la locuzione sun of a gun era già usata nello slang inglese e americano per indicare i casi di incerta paternità (pare a causa dei figli delle prostitute imbarcate sulle navi da guerra per il sollazzo dell’equipaggio) in caso di sorpresa o approvazione, un po’ come il romanesco fijo de ‘na mignotta. "Son of a gun" è anche il titolo di una canzone dei Nirvana.
Per tutti coloro che ancora non si fossero resi conto della natura dell’articolo, una nota dell’editore fu pubblicata sullo stesso giornale due settimane più tardi:
Nota dell’editore
(21 novembre 1874)
Il dottor L. G. Capers, di Vicksburg, declina ogni responsabilità sulla verità di quel caso rimarchevole di fecondazione attraverso un proiettile, come riportato nel numero 19 di questa rivista. Egli afferma di raccontare la storia così come gli è stata riferita. Non dice che è falsa, ma mi ricorda a questo proposito il vecchio adagio che “capita anche nelle migliori famiglie”. Il vero scherzo è che il dottore riportò il caso senza alcuna firma, ma poiché l’editore non è disposto a essere vittima di falsi racconti, e avendo riconosciuto la sua scrittura, non ha voluto privarlo del divertimento previsto, permettendogli così ancor più spasso di quanto avesse immaginato. I lettori hanno molto apprezzato la storia, ma non abbastanza da mettersi a ballare dopo averla letta.
La vicenda di un burlone burlato, dunque. Ma la storia non finisce qui. Ripresa da Lancet l’anno successivo (n. 476/1875), riferita di bocca in bocca, modificata, ingrandita, arricchita di particolari, la leggenda della donna messa incinta da un proiettile ha attraversato i tempi e i luoghi, arrivando fino ai nostri giorni. Ancora nel 1959 un tal dottor F. Donald Napolitani del dipartimento di Ostetricia dell’ospedale di Harlem prendeva sul serio la storia, in un articolo del New York State Journal of Medicine dal titolo "Due insoliti casi di ferite d’arma da fuoco all’utero". La frase nell’abstract iniziale “Both cases have been authenticated” non è purtroppo ironica. Alcuni giornali popolari americani ancora riportavano la storia come vera nel 1982.
Concludo con una curiosità: in un episodio di House, il geniale e scontroso patologo racconta la leggenda con finta seriosità rispondendo a una paziente che gli chiede come una vergine può essere messa incinta.
Il mito di Giove e Danae? Il proiettile della burla moderna è la versione yankee della pioggia d'oro, tu cosa dici Popinga? A me viene in mente questo, forse però da Klimt, più che altro. Sai io ho dei sottobicchieri coi quadri di Klimt e il mio preferito è proprio la Danae e ci sono tanto affezionata. Poi avevo anche i sottobicchieri coi gatti disegnati, ma quelli li ho regalati (che non c'entra poi).
RispondiEliminaIo sapevo di un'altra vergine rimasta incinta da uno spirito, non si accorge di nulla e allora arriva un angelo a dirle della cosa. Il marito, ovviamente cornuto, viene indicato come modello per i padri. E la storia circola ancora adesso.
RispondiEliminaPooop,
RispondiEliminaspassosissimo! Ho riso da matti!! :D :D
g
B., l'immaginazione dei Greci non teme il confronto con quella degli Ebrei (oddio, spero che non mi diano dell'antisemita!). Vuoi mettere una pioggia d'oro con un banale angelo? Klimt mi piace sempre meno da quando è entrato in tutte le case come poster o sottobicchiere (poveretto, gli hanno fatto fare la fine del Che). Non so che età tu abbia: a me viene in mente Claudio Rocchi, che nel 1970 cantava "venderanno le magliette, stamperanno i manifesti: ne han venduti proprio tanti, ne han venduti proprio tanti". Poi è finito con gli Hare Krishna, ma questo è un altro discorso.
RispondiEliminaJuhan: è perchè non avevano ancora inventato le armi da fuoco (anche per la storia del delitto d'onore). :D
Giovanna: sei sempre troppo buona con me, grazie!
Beh, sai Popinga, il Che campeggia tatuato sui polpacci pelosi di tutti i tin eger marittimi che nemmeno lo sanno pronunciare, in effetti... Però dai i miei sottobicchieri sono carini: vuoi mettere un bel bicchiere di Lambrusco che poggia sul Bacio? E poi la democrazia ha i suoi lati antisnobistici, anche per chi è stato allevato dai Nomadi alle feste col gnocco fritto puzzolente e col Pueblo Unido degli Intillimmmmmmani eccetera, secondo me. Benjamin, ne "L'opera d'arte eccetera (dai non farmi citare che sennò indovini la mia età) ce lo aveva preannunciato, che cosa ci vuoi fare... E quelli che sono finiti tutti a "meditare" allora? Ho degli amici che si rintanano una volta l'anno a mangiare miglio e si sentono "depurati" nel silenzio. Certo sempre meglio di quelli che andavano alla ricerca di se stessi a Londra, a friggere patatine. Andavano tutti a Londra nel lontano.... quando trovai il mio primo cent nel Klondike.
RispondiEliminaPopinga noi che abbiamo una certa età forse ne abbiamo viste troppe: come quello dei CCCP o altri piccoli e pelosi o rosso-pel-di-carota finiti male. Ma non togliamo ai giovani il piacere di scoprirlo da soli.
RispondiEliminaChe poi il mio angelo (nel senso di quello a cui faccio riferimento io, non che mi sia affine o cosa) ha avuto un ruolo nell'arte anche superiore a Klimt. Peraltro mai usato per sottobicchieri che io sappia.
Se questo commento ti sembra buttato giù alla meno peggio è perché il tuo blog (solo il tuo) non mi consente di copiancollare qualcosa scritto fuori! E non è colpa di Blogger o di Ubuntu, dev'essere un'opzione tua (o la vendetta, preventiva, del boss dell'angelo di cui sopra). Capita anche a altri? Io, prima o poi, proverò con Windoze. Ma sono quisquiglie ormai keeppopopinga (?) sulla toppa. :-D
B., L'opera d'arte nell'era della sua riproducibilità tecnica Benjamin l'ha scritta in un anno che non posso credere indichi in qualche modo la tua età. Sarò un po' elitario (cioè profondamente piccolo-borghese - le origini sono quelle), ma a me l'opera d'arte in serie alla Andy Wharol (o come diavolo si scrive) non mi ha mai convinto. La cosa migliore di Warhol(o come diavolo si scrive) è quella di aver lanciato i Velvet Underground.
RispondiEliminaJuhan: le tue parole mi commuovono davvero, grazie. (Sniff)
Popinga, io sono un'allieva di Guido Guglielmi, che purtroppo non c'è più, e se con lui non studiavi Benjamin, ti toccava fare 3 piani di scale a piedi e ritorno per andare a comprargli le sigarette, ecco. Tutta l'opera d'arte moderna è in qualche modo "in serie", secondo me, anche la tua bellissima foto di Playboy. I Velvet Underground non ci sono più, rassegnamoci, e poi lui ora si è pure sposato, altro che camminare sul marciapiede! Per il resto concordo: il biondino malefico non è mai piaciuto nemmeno a me, assolutamente sopravvalutato, Genio da me totalmente incompreso.
RispondiEliminaA juhan, che dice a te una cosa forse per me, vorrei dire: Popinga, potresti dire per favore a Juhan :
Lei parla dell'Angiolo Gabriello di Decameroniane memorie, per caso? Ma perchè è sempre così caustico, ma si rilassi... Le sussurro mestamente che io i sottobicchieri di Klimt ce li ho, si fidi, perciò "esistono", che Le piacciano o no. E anche i sottobicchieri con l'Angelo fatti col tombolo o con l'uncinetto mega kitch esistono (dalla sua frase non capivo a quale dei due si riferisse). Se lei fa così, intimidisce le persone, abbia pietà.. E poi attribuisce loro un'importanza che non hanno: non si vorrà abbassare a snobbare una giovincella imberbe come me? Pace, Juhan? O dovrei dire Peace & Love, per sentirmi in sintonia anagrafica? Mi sa che stasera ognuno è perso per i fatti suoi, ma vogliamo mettere fiori nei nostri cannoni, perdinci? Ecco
B. io il discorso a Juhan non l'ho mica capito, e poi lo puoi fare direttamente, senza rivolgerti a me come intermediario. Non è che si sta parlando proprio dell'Angelus Novus di Benjamin? Oppure dell'inoppugnabile ruolo del simbolo angelico nella storia dell'arte, senz'altro superiore a quello di ogni Jugendstil (o Art Nouveau o Liberty che dir si voglia)? Beh, comunque sia, Peace & Love.
RispondiEliminaPeace & Love ma io sono, come sempre, a un livello più terra-terra. La mia formazione culturale si ferma a Orietta Berti, Mino Reitano e Maria de Filippi. Per l'angelo mi riferivo a Nino D'___.
RispondiEliminaJuhan, non dimenticare Toto Cutugno, di cui posseggo il doppio Cd fatto dal vivo a Villa Literno con la London Simphony Orchestra. E Tony Astarita dove lo metti? (scommetto che non ti ricordavi che c'è stato pure Tony Astarita.
RispondiEliminaCari Popinga e Juhan, Italiani veri,
RispondiEliminaImmaginate che vi stia cantando questa canzone, come un menestrello. Gli accordi metteteli pure voi.
Ehm... Le uniche paroline non frutto di plagio sarebbero quelle tra parentesi, ma non ditelo a nessuno, per favore.
Pronti?
titolo = CANZONE PER POPINGA E JUHAN
Prima di cominciare (a scrivere qui)
(per me) non c'era niente al mondo...
Cento colpi alla tua porta (o Popinga)
questa notte battero'
non mi importa se qualcuno
nella casa svegliero'...
Mo' nun m'abbanduna' dinte ricorde
Ma io che c'e pozzo fa
(...)
voglio pazzia c'ò fuoco (de Juhan)
e si me coce,
me coce e' c'aggia fa...
e sta paura,ca me fa' penza tutte e penziere ca voglio caccia' me sta accirrennu (lasciteme entrà!).
Mario Luzzato Fegiz :
"Cosa l'ha spinta Signorina a presentarsi a San Popinga, Festival della canzone Intelletual Tenzo Ter con questo brano, mi perdoni, orrendo?"
Signorina imbarazzata e semipiangente :
"Lei è sempre tanto cattivo Fegiz, ma tanto lo sapevo, venedo qui... Mi ha spinto il convincimento che così, almeno potrò dire che, se anche non ho passato i provini di "Amici", beh io ce l'ho messa davvero tutta, con devoto studio matto e disperatissimo, per potermi sedere a tavolino con Popinga e Juhan"
Luzzato Fegiz:
"Commovente!" (sorrisetto sardonico) "Vuole aggiungere altro, Signorina?"
Signorina microfonata col gelato tremolante in mano:
"Sì, vorrei rivolgermi a Popinga e al suo amico Juhan con questo appello :"Ci sarebbe un Cynar anche per me?"
Buon mercoledì, Popinga e Juhan, lo sapete che il mercoledì la settimana "svolta"? E' bello pensare che poi c'è il giovedì eccetera.
B
Potrei rilanciare con Gianni Meccia e Los Marcellos Ferial ma siamo in Peace & Love per cui mi limito a dire: sì come no!
RispondiEliminaCioè a essere proprio sinceri solo il nome. Ma adesso con una veloce googlata tiro giù tutti i SuoiTubi e so cosa fare per il resto della giornata! Anzi no: ho un'otite molto fastidiosa e sono mezzo sordo (davvero, da ieri ufficialmente ammalato).
Ma da concittadino di Borghezio come non ricordare il Gipo, anche se poi è rinsavito.
Però Popinga invece di dare retta a questi pettegolezzi non sarebbe meglio dedicarci a Qeneau, Perec, Borges, Calvino, Carroll et al.? Sempre a causa dell'otite ieri mi è capitato tra le mani Primo Levi con le sue frasi palindrome, adesso vado a rileggerlo.
Peace & Love, RAmen.
complimenti. anche per il sito. anselmo
RispondiElimina@B
RispondiEliminaah, così a Popinga e Juhan scrivi le canzoni...
brava, brava
;)))
bye
Carciofon per tutti!
RispondiElimina@ B
RispondiEliminaSecondo me hai del talento, nascosto, molto nascosto. In casi come questi vorrei tanto conoscere Fabrizio Corona, Lele Mora, Morgan, ... cioè professionisti seri, qualificati in grado di aiutarti. Ma ahimè! Niente. Nessuno conosce Morgan?
@ Popinga
Invece del Carciofon posso avere un Gingseng, con una scorza di limone?
E poi adesso funziona il copiancolla! misteri della blogomatica!!!11
Cito Cocteau:
RispondiEliminaRappel à l'ordre!
Non è mia abitudine offendere nessuno, e se l'ho fatto me ne scuso, volevo soltanto scherzare, ma si vede che non ho il dono della comicità.
RispondiEliminaBuona serata.
Pissellov! Pissellov!
RispondiElimina[OT] Pop : buon anno scolastico! ;-)
RispondiElimina(avevo scordato l'augurio qui da te!:)
g
Anselmo: grazie, torna più spesso che mi fa piacere. :)
RispondiEliminaB.: io non modero nessuno (a meno di frasi ingiuriose od offensive). Il mezzo che utilizziamo, senza il supporto della presenza fisica, può dare luogo ad equivoci e malintesi. Fa parte del gioco. Non è il caso di prendesela con il blog e il suo "tenutario".
Bentornato, Zeb! Ma "Pissellov! Pissellov!" che cosa vuol dire?
Come on, Pop! Un antico guerrigliero di pace come te! Preferisci Pisellove! Pisellove! forse?
RispondiEliminaAh! A proposito che mi son riletto il tutto capendoci anche meno di ieri notte: ma la "pioggia dorata" non sarà mica la prossima perversioncella rivelata dell'unto nostro, cavalier Cicisbeo Magno?
RispondiEliminaPopinga, le liti telematiche sono di una noia mortale! I commenti lunghi come papiri anche peggio! Le mail epistolari una disgrazia!!! A me basta chiarirmi con te: il blog è il tuo e io non ho un "pubblico" di lettori al quale fornire spiegazioni. Così ti invierò l'ennesima e ultima mail, "in privato", per così dire. Nel vastissimo panorama della "biblioteca dell'etere", io considero il tuo blog una cosa preziosa, un passatempo bellissimo. Mi piace leggerti: sei sempre acuto ed elegante, curioso per i curiosi, anche se devo contraddirti e mi dispiace. Non è vero che non moderi nessuno: tu hai "moderato" me e solo me. Ma io il ruolo di Maestro te lo riconosco decisamente, a te lo riconosco. Non ad altri, qui. Pissellov! Grande Zeb.
RispondiElimina