Guido Almansi (1931–2001) è stato saggista, scrittore, traduttore, nonché docente di Letterature Comparate all’East Anglia University di Norwich. Critico teatrale per Panorama e critico d’arte per Repubblica, ci ha lasciato articoli e libri eleganti ed eruditi, scritti con brio e ironia, su molti temi artistici e letterari, tra i quali un memorabile studio su Achille Campanile.
Appassionato di limerick e di giochi con le parole, si è occupato in modo sia tecnico sia giocosamente pepato di sesso in letteratura. Sua è ad esempio la raccolta di saggi Estetica dell’osceno (Einaudi, Torino, 1974 e 1980), con postfazione di Italo Calvino, nella quale ha esplorato gli impervi territori dell’osceno letterario, spesso oscurati e trascurati dalla critica più benpensante, esaminando i sonetti profondamente indecenti e misogini del Belli, le fanfaronate erotiche di Henry Miller, il fallo parlante di Moravia o ancora gli aspetti erotici di alcune opere di Dante, Boccaccio e Baudelaire. Suo ancora è il limerick delle Tre civette sul comò che Umberto Eco attribuisce scherzosamente al poeta pornografico inglese Palmiro Vicarion ne Il secondo diario minimo:
There were three old Owls of Cochoers
screwing a girl onto a big chest of drawers.
But the maid was the Daughter
of a Doctor, and their Mother
cried “Come back, lousy old Owls of Cochoers
E che io ho provato a ritradurre così:
C’erano tre vecchie civette a Zerbolò
che trombavano una ragazza su un gran comò.
Ma lei era la figlia
di un dottore, e in famiglia
si gridò: “Via di lì, laide civette di Zerbolò”.
I divertimenti ludolinguistici di Almansi, che traspaiono anche dal gusto per gli ossimori nei titoli delle sue opere più serie (ad esempio L’incerta chiarezza) sono contenuti in Imimitazioni (Cooperativa scrittori, Roma, 1974), antologia di poesie bizzarre scritta con Bruce Merry, da cui traggo questo “andata e ritorno” in puro stile oulipiano, in cui il passaggio da una lingua all’altra porta a continue sfumature di significato che alla fine fanno dell’opera risultante solo l’ombra del testo originale.
Torquato Tasso
Gerusalemme liberata
Jerusalem delivered
Gerusalemme consegnata
Jerusalem consigned
Gerusalemme consegnata in caserma
Jerusalem held in the barracks
Gerusalemme tenuta in caserma
Jerusalem kept in the barracks
Gerusalemme mantenuta in una caserma
Jerusalem a kept woman who lives in the barracks
Gerusalemme una mantenuta povera che vive nelle baracche
Jerusalem a poor prostitute who lives in a hovel
Gerusalemme prostituta da pochi soldi che vive in un tugurio
Jerusalem a cheap whore from the slums
Gerusalemme marchettara di periferia
Jerry the cheapest whore in town
Geralda la puttana più a buon mercato della città
Geraldine the golden hearted whore who gave herself away for a song
Gerarda prostituta dal cuor d'oro che si dava per amore
Golden-hearted Geraldine who loved and loved to love
Geraldina dal buon cuore che si dava per amore
Good and sweet Jerry she is going to get married
Dolce e buona Geraldina che magnifica sposina
Geraldine holy and pure is the bride all men adore
La Geralda immacolata è la sposa più adorata
Immaculate like the Virgin Geralda bride of heaven
Gerusa immacolata vergine celeste
Immaculate Jerusalem celestial virgin
La Vergine Immacolata della Gerusalemme celeste
In the heavenly Jerusalem they found a Virgin
La Vergine è sbocciata nella Gerusalemme liberata
Jerusalem has been freed by the Virgin
Gerusalemme liberata da Dio
Dio! Gerusalemme liberata
God! Jerusalem delivered
Gerusalemme liberata
Anche Maramao (Longanesi, Milano, 1989) è un gioco e uno sberleffo alla tradizione culta della letteratura, che nasce dal “sadico” desiderio dell’autore di fantasticare con la parola e “cambiarle i connotati”. In questa raccolta prosegue la divertita constatazione dello slittamento semantico della traduzione, che Almansi porta al paradosso. La sezione intitolata Mistraduzioni si apre con questa dedica:
A David O’C., studente di primo anno a University College, Dublino, che gloriosamente mistradusse le prime due parole degli Indifferenti di Alberto Moravia, “Entrò Carla”, con “He entered Carla”.
e prosegue con alcune mistraduzioni da John Keats:
St. Agnes’ Eve – Ah, bitter chill it was! – La Eva della via Agnese, ah!, l’amaro Cile!
No, no, go not to Lethe, neither twist… – No, no! va’ no ‘ntel Lete, e bala minga el twist…
Season of mists and mellow fruitfulness! – Stagione di brume e molli fruttiferinità!
Nella sezione intitolata Variazioni sulla Vispa Teresa c’è una splendida e difficilissima versione omofonica in inglese della nota poesiola per bambini di Luigi Sailer:
La vispa Teresa
avea tra l'erbetta
a volo sorpresa
gentil farfalletta
e tutta giuliva
stringendola viva
gridava a distesa:
"L'ho presa! L'ho presa!"
Lay, wispier tea, razor
O’Biafra, laird, better
Oliver, lonesome praiser:
Gentle fur, follow it all.
Eh…tut…ah… jolly vestry,
In th’agenda, “La vie”, vagrant
dove, Addis Abeba.
Low pray, Sir! Low pray, Sir!
Belli sono anche i Distici Ibridi che aprono il testo. Ne trascrivo alcuni, con i versi, nell’ordine, di Montale, Manzoni, Foscolo e Leopardi:
Il gatto
Maramao, perché sei morto
Nel meriggiare pallido e assorto?
Bella bionda
Come porti i capelli, bella bionda
Soffermata sull’arida sponda
All’ombra de’ cipressi
Evitando il calor dell’ore diurne
All’ombra de’ cipressi o dentro l’urne.
Novantasei gradini
Fin sulla vetta della torre antica
Novantasei gradini: che fatica!
Immancabili le sezioni deliziosamente volgari, come Erotica, da cui traggo Dora, preceduta da una epigrafe di Freud:
Dora
“L’attenzione prestata dalla donna ai contorni dei genitali maschili
percepibili attraverso i vestiti diviene, dopo la sua rimozione,
motivo di molti casi di ritrosia e di timore nella società”
(S. Freud, Frammento di un’analisi di isteria, 1901)
Ei fu. Siccome immobile
S’appisola il pisello
Dietro la patta, immemore
Del turgido martello:
Osserva Dora attonita,
s’appiana il dislivello.
In omaggio all’attuale situazione politica e sociale del nostro paese, concludo questa presentazione dei giochi linguistici di Guido Almansi con un gioiello tratto dalla sezione intitolata Il culo e il suo prodotto:
La manna
Se Dio dal cielo
Piscia bel bello
Prendi rifugio
Apri l’ombrello
Se cade la cacca
Dio forse t’inganna
Assaggiane un poco
Potrebbe esser manna.
L’articolo per tutti si concluderebbe qui. Per i soli cultori del genere, e solo per loro, con tutte le avvertenze del caso, riporto una poesia decisamente oscena, che accompagno con una dedica postuma alle belle donne miracolate dal presidente del coniglio e divenute politiche:
Signora dal sistema idraulico dissestato
Fica pelosa da vecchia caprona
Tetta vaccacea e penzolona
Culo gigantico espanso e flaccido
Chioma bisuntica e fiato rancido
Pancia tremblacea cosce a venuzze
Tu esali il tanfo di mille puzze
Vecchiaccia immonda baldracca antica
Pisci a torrenti ma caghi a fatica.
sei un grande ....
RispondiEliminaVedo Peppe e rilancio di mille.
RispondiEliminaSolo una domanda: che significa "tremblacea"? Scusa la curiosità e l'ignoranza. E scusami per avere iniziato questa frase con la congiunzione "e".
Oggi da me niente commenti. OPS!!!
RispondiEliminaColapesce: e interpreto tremblacea come "tremolante". E mi sembra un anglicismo da trembling. E ciao.
RispondiEliminaIl presidente del "coniglio" era voluto?
RispondiEliminaCiao
LPN: nato come strafalcione involontario, ho deciso di lasciarlo così.
RispondiEliminaStrabiliante! Devo rileggere tutto...
RispondiEliminaTremblacea mi sembra l'aggettivo più consono alla descrizione della cellulite femminea.
RispondiEliminaGrande Pop.
A noi maschi piace rivoltolarci nel brago.
Scusami Enrico, ma ti sbagli, per tua fortuna si vede che non pratichi la categoria di cui io NON faccio parte, era solo per dire... La cellulite femminea è graniticomalefica: non vi si conficca nemmeno un becco di colibrì. Tremblaceo attiene invece all'età, casomai, o ai post-dieta (che quelli son sempre da rifuggere come la peste... "bubbonica", appunto).
RispondiEliminaPopinga, ma almeno un Botero di quelli teneri potevi metterlo, eh?...
Per la risposta non fa niente: tremulo tutta, son tremante, tremebonda e tremendamente tremula, come la carne di qualcuno.
Radice di "tremors"?
B
1) Una delle mie paure è che la cellulite deturpi il mio cervello più di quanto faccia con le cosce femminee.
RispondiElimina2) Anche se la cellulite è granitica io la posso sempre tagliare con un grissino del pianeta Krypton.
3) "Love comes trembling", cantava Bono degli U2, mi pare, in un concerto alle isole Tremiti.
Ha ragione B.: tremblacea è una pancia che non regge più se stessa.
RispondiEliminaColapesce: 1) Timori e tremori ;)
ho capito, tremblacea è come la mia pancia e sulla cellulite, carissima B. tranquilla che chiudiamo un occhio, siamo uomini di mondo.
RispondiEliminaSono con Enrico. Non avrei saputo dirlo meglio. E se posso usare il gergo dei giovani hackers 'tagliani: Popinga rulez, Enrico rocks!
RispondiEliminaBrindo con Juhan, alla salute di tutte quelle che si sentono un po' cellulitiche! Le amiamo lo stesso!
RispondiEliminaBellissimo post - Guido aveva anche scritto una sua epigrafe funeraria:
RispondiEliminaIl ricordo non si perda
del poeta della merda
Mi pare sia anche in Maramao, ma non ho il volume sottomano.
Claude Almansi
Sì, ricordo di aver letto l'epigrafe proprio su Maramao. Grazie della visita e dei complimenti.
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