lunedì 26 luglio 2010

Cronaca di un incontro mai avvenuto


È cominciata così. Io, avevo mai detto niente. Niente. È Louis che mi ha fatto parlare. Louis, uno studente, un fagiolo anche lui, un compagno. Ci troviamo dunque a Place Clichy. Era dopo pranzo. Vuol parlarmi. Lo ascolto. "Non restiamo fuori! mi dice lui. Torniamo dentro!". Rientro con lui. Ecco. "'Sta terrazza, attacca lui, va bene per le uova alla coque! Vieni di qua". Allora, ci accorgiamo anche che non c'era nessuno per le strade, a causa del caldo; niente vetture, nulla. Quando fa molto freddo, lo stesso, non c'è nessuno per le strade; è lui, a quel che ricordo, che mi aveva detto in proposito: "Quelli di Parigi hanno sempre l'aria occupata, ma di fatto, vanno a passeggio da mattino a sera; prova ne è che quando non va bene per passeggiare, troppo freddo o troppo caldo, non li si vede più; son tutti dentro a prendersi il caffè con la crema e boccali di birra. È così! Il secolo della velocità! dicono loro. Dove mai? Grandi cambiamenti! ti raccontano loro. Che roba è? È cambiato niente, in verità. Continuano a stupirsi e basta. E nemmeno questo è nuovo per niente. Parole, e nemmeno tante, anche le parole che son cambiate! Due o tre di qui, di là, di quelle piccole..." Tutti fieri allora d'aver fatto risuonare queste utili verità, siamo rimasti là seduti, incantati, a guardare le dame del caffè.

D’improvviso attacca, con l’aria di quello che si deve sfogare. Sopra le labbra i baffetti tremano al ritmo delle sue emozioni. “Dopo che Einstein ha introdotto i fotoni nell’onda luminosa, si sa che la luce contiene delle concentrazioni d’energia incorporate nell’onda”. Gli dico che lo so, che me l’ha già detto. Temendo che la cosa vada per le lunghe, cerco lo sguardo del cameriere per ordinare del caffè. “Sì, ma io penso che questa caratteristica sia comune a tutte le particelle. Anche l’elettrone è associato a un’onda. La mia idea è che bisogna estendere a tutte le particelle questa coesistenza di onde e corpuscoli”. Il cameriere mi ha visto, gli faccio segno con le dita: due, indicando le tazze di caffè sul tavolo vicino. Annuisce e se ne va. Louis riprende, allentando leggermente il nodo della cravatta. “Sia le onde che le particelle possono muoversi da un luogo ad un altro con una velocità ben determinata. E sia le onde che le particelle possono trasportare energia da un punto ad un altro. Dati allora due punti A e B, possiamo trasferire impulsi, fornire energia, da A a B in due modi: con un'onda o con una particella”. Louis prende un pezzo di carta e disegna velocemente i due schemi:


Subito sotto incomincia a scrivere una formula. “A ogni particella materiale di massa m e di velocità v deve essere associata un’onda reale, legata alla quantità di moto da questa relazione:


Dove λ è la lunghezza d’onda, h la costante di Planck, p la quantità di moto, m la massa a riposo, v la sua velocità e c la velocità della luce nel vuoto”. Gli prendo il foglietto dalle mani e guardo la formula. Intanto il cameriere ha portato i due caffè. Verso l’acqua bollente nei filtri di carta posti sopra le tazze. “Bella”, faccio io. È la prima volta che vedo associate la quantità di moto, che è una caratteristica corpuscolare, con la lunghezza d'onda, che è una proprietà ondulatoria. Lui sorride, toglie il filtro e comincia a sorseggiare il caffè. Gli dico che la sua formula è elegante. Noto che da questa relazione si vede che le particelle "lente", cioè con bassa velocità v hanno grandi lunghezze d'onda λ e, viceversa, particelle "veloci" hanno piccole λ. Gli dico però che nessuno ha finora visto un elettrone comportarsi come un’onda.

Mi accendo una sigaretta e lo guardo pensare. Ha cambiato espressione. La tristezza del mondo assale gli esseri come può, ma ad assalirli sembra che ci riesca quasi sempre. ”Co… cosa mi consigli di fare, allora?” Ha il vizio degli intellettuali, è inconsistente. Sa troppe cose 'sto ragazzo, e quelle cose lo incasinano. Ha bisogno di un sacco di trucchini per eccitarsi, per decidersi. Glielo dico io cosa fare. “Ne hai parlato con Perrin?” “Sì, mi ha fatto la tua stessa obiezione, ha detto come intendo far vedere quest’onda ipotetica, ma non ho saputo che cosa rispondergli”. “Digli di che si può fare attraverso i fenomeni di diffrazione, come hanno fatto von Laue e i Bragg, padre e figlio, con i raggi X”. I suoi occhi si illuminano. Non mi dà neanche il tempo di finire il caffè. Si alza, chiama il cameriere, paga in fretta il conto e se va con un rapido saluto, senza neanche ringraziarmi. Immagino che corra dal suo relatore. Io rimango seduto. Meglio così. Esistono certi posti così nella città, tanto stupidamente brutti che ci stai quasi sempre da solo. Chissà se racconterà mai a qualcuno di questo nostro incontro. Tutto quello che è interessante accade nell'ombra, davvero. Non si sa nulla della vera storia degli uomini. Presto racconterò la mia.

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Louis De Broglie si laureò nel 1924 con la tesi Recherches sur la théorie des quanta, che conteneva per la prima volta l’idea della natura ondulatoria dell’elettrone. Il suo relatore fu il grande chimico-fisico e premio Nobel, Jean Perrin. Nel 1927 gli americani Clinton Joseph Davisson e Lester Halbert Germer, scoprirono la diffrazione degli elettroni sulla superficie di un cristallo di nickel, dimostrando la correttezza dell’equazione di De Broglie. Egli vinse il premio Nobel per la fisica nel 1929.


Louis-Ferdinand Céline pubblicò la sua opera più famosa, Viaggio al termine della notte (Voyage au bout de la nuit) nel 1932. L’incipit e molte frasi dell’articolo sono citazioni dal suo capolavoro.

4 commenti:

  1. "Ma in sostanza giravo sempre intorno ad uno stesso insolubile problema che consisteva nell'insegnare senza sapere che cosa".

    E' bellissima la cosa che hai fatto, Popinga, secondo me

    B

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  2. "Tutto quello che è interessante accade nell'ombra, davvero. Non si sa nulla della vera storia degli uomini. Presto racconterò la mia."

    Ecco, una frase come questa per me ha il valore di un assioma. Punto.

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  3. Secondo me De Broglie si congedò sbrigativamente da Celine per il fulminante effetto lassativo che gli fece il caffé. Chissà quanta energia avevano le onde e le particelle della sua evacuazione.

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  4. Un post bellissimo, letto con grandissima piacevolezza. Complimenti!

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